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Autore: Kasabian_    15/09/2014    3 recensioni
[AU]
- dal secondo capitolo;
Lui non era niente di tutto ciò. Anzi, per lei era perfetto. Loro si amavano in uno strano modo contorto. Erano presenti l'uno per l'altro, come nessun'altro avrebbe mai reputato possibile. Non erano uniti da un legame affettivo particolarmente grande, non riuscivano a sopportarsi a volte, ma la presenza rassicurante che ti segue quando sei in un posto buio e non hai difese. La costante mano tesa verso di te quando cadi e le tue braccia non sono abbastanza forti da sorreggerti; l'uno per l'altra.
[Long./
Alice/Oz. possibile presenza coppie secondarie]
Genere: Generale, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice, Oz Vessalius, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ph 2


- no i can't take one more step towards you, cuz all that's waiting is regret.







2




Break sorrise divorando l'ultimo pasticcino sulla tavola non più imbandita. Girò piano lo sguardo, ammirando la vastità della terra dei Baskerville. Con la leggera brezza primaverile i capelli d'un bianco candido e limpido volteggiavano intorno il viso scavato e perfetto. L'occhio destro lasciato visibile dai folti capelli, era d'una tonalità cremisi e scrutava la figura davanti a lui con scherno. Portò la tazzina da thé vicino le labbra sottili sorseggiando il liquido caldo.
"Allora Alice-kun, ti vedo stranamente raggiante." l'uomo ridacchiò, portando una mano ricoperta dalla grande manica, davanti le sue labbra in un gesto d'educazione.
La ragazza seduta al tavolo davanti a lui aveva un'aria sprezzante. Nell'ultima ora che era passata, Alice si era vestita di fretta, mettendo da sola quel pomposo vestito che le impediva i soliti scattanti movimenti. Aveva urlato mille insulti all'uomo che da venti minuti non faceva altro che bussare alla porta della sua camera, lamentandosi di voler parlare con lei ed alla fin fine era uscita rossa in volto, trascinando il misterioso ragazzo in veranda continuando a borbottare tra se e se.
"Ero raggiante, prego. Esattamente due minuti prima di vederti, pagliaccio." rimbeccò la ragazza, sentendo ridacchiare il suo interlocutore. "Allora cosa vuoi?" domandò secca. La visita di Break non era inaspettata, quello stupido esibizionista egocentrico l'avrebbe accompagnata alla cerimonia. Le domande che rimbombavano nella testa della ragazza, però, erano ben altre.
"Credevo lo sapessi che sono uno dei tuoi accompagnatori." sussurrò Break, posando il viso sulle mani intrecciate. Alice si scostò una ciocca di capelli da davanti il volto, "Certo. Quindi, perché sei qui adesso?" puntualizzò.
"Non posso passare qualche ora con la mia protetta? Aaaaw, mi ferisci Alice-kun!" ridacchiò l'albino.
"Crepa e smettila di raccontarmi balle! Credi ancora che starò buona se mi darai una caramella?" sbuffò seccata l'adolescente.
"Certo che no, ma per le evenienze, le porto ugualmente." mise la mano nella tasca del suo giaccone bianco e nero e ne tirò fuori un sacchettino, lo rovesciò sulla mano destra, dove cascarono alcune caramelle incartate. "Ne vuoi?" sorrise smagliante.

La ragazza scosse la nuca alzando la mano per rifiutare. "Sei qui per farmi perdere tempo?"
"Più o meno Alice-kun, più o meno..."



Vincent posò lo sguardo sulla ragazza che sedeva alla sua destra. Sembrava avesse l'eta della sua signora, eppure non riusciva ancora a capacitarsi che fosse molto più adulta. Il tavolo di marmo dove si erano seduti, riunendosi in un cerchio, era gelido al contatto con la pelle e l'atmosfera che si respirava lo disagiava. Mentre il vociferio intorno a lui si fece distante, una catena di pensieri lo travolse. Si trovava nella grande sala. Le riunioni della casata o le grande occasioni si svolgevano tutte in questo immenso salone, attualmente illuminato fiocamente da alcune candele. Reim sedeva a capotavola a capo chino, ascoltando le parole e le lamentele delle diverse persone davanti a lui.
"Sto solamente dicendo che non era questo il vostro compito!" Oscar sbattè violentemente la mano sul massiccio tavolo, facendo riecheggiare il suono un paio di volte. Nessuno osò obiettare ed il silenzio regnò sovrano per quelli che sembrarono interminabili minuti. Sharon inaspettatamente posò la mano destra sul braccio teso del biondo. "Stia calmo, Oscar-san" Sorrise gentile, girandosi poi verso Fang con un'espressione seria. I lunghi capelli castano chiaro erano legati in una coda alta, lasciando due ciocche lunghe cadere ai lati della frangia. Gli occhi rosa scuro erano diventati due fessure e scrutavano l'uomo davanti a lei.
"
Fang, penso tu abbia capito che non finirà come volete voi." esclamò la ragazzina, finendo con un sorriso cordiale.
Fang sorrise sghembo, per nulla intimorito. Svogliatamente posò il gomito destro sul tavolo, poggiandoci sopra la guacia, inclinando il volto. I capelli rosa chiaro molleggiarono e gli occhi sempre socchiusi si sgranarono leggermente. "Signorina, credo che lei si sbagli di grosso."
"FANG! CI SONO DELLE REGOLE IN QUESTA COMPAGNIA! - L'urlo di Reim squarciò quel silenzio momentaneo, aggiungendo all'atmosfera una carica di adrenalina. - Abbi la decenza di rispettarle!" la posizione all'inpiedi che aveva assunto era rigida e ferma.
"IO NON PRENDO ORDINI DA TE!" Fang si alzò, fronteggiando dalla vastità della sua altezza quello che per la gente comune di queste terre era il duca di Baskerville. Sharon trattenne il respiro, voltando lo sguardo involontariamente verso un incredulo Vincent innalzatosi in piedi. Oscar aveva fatto uno scatto, sgranando gli occhi alla scena. Reim si sentì sovrastato per una frazione di secondo ma lo sbattere della porta che dava al corridoio principale lo fece raggelare.
In un momento il silenzio fece nuovamente da padrone in quell'enorme stanza.

Lottie entrò velocemente nella grande sala, chiudendo la porta alle sue spalle. "Volete stare zitti? Si sente tutto da li fuori!" rimbeccò. Mise a fuoco le posizioni dei due a cui stava parlando e s'infuriò maggiormente. "Cosa state facendo?"
Reim smise di fissarla, passando l'attenzione su Fang. Si schiarì la voce "Per ora finiamola qui, è già pomeriggio inoltrato. - si mise in ordine la giacca, come gesto automatico - Questa sera resterete qui. Il discorso è chiuso."
Lottie si era persa gran parte della discussione, ma intuiva l'argomento. "Per ora." sussurrò, accortasi d'esser stata fulminata da Reim. "Dov'è Alice?" chiese irritato.
"Fuori in veranda" rispose la 'domestica'.
Oscar si mise comodo sulla sedia, tranquillizzando con un sorriso Sharon al suo fianco. Riportò poi l'attenzione sul duca.
"Vincent, avvertila che tra mezz'ora partiremo." pronunciò Reim serio. Il servo annuì; si alzò prontalmente, inchinandosi in segno di saluto.
"Col vostro permesso mi congedo" proferì, imboccando l'uscita.




Oz si affacciò dalla grande finestra della sua camera, osservando la lunga fila di carrozze ferme nella stradina del grande cortile della sua residenza. Era quasi giunta l'ora della cerimonia ed il tramonto colorava il cielo come da routine. "Gil, sono annoiato..." sussurrò il biondo, posando la fronte sulla superficie fredda.
"Annoiato padrone? Tra poco sarà la sua serata!" il moro si fece avanti, sistemandosi il fiocco. I due erano agghindati per bene a festa; con abiti pomposi e merletti fastidiosi.
Oz sospirò, girandosi verso il servo. Alla vista dell'uomo vestito come una bomboniera ridacchiò. "Glibert, sembri davvero un damerino!" lo canzonò.
Di tutta risposta Gilbert arrossì, irritandosi leggermente. "Padrone si è guardato allo specchio?!" brontolò.
"E' solo Oz!"
Un leggero bussare fece terminare il regolare battibecco. Oz smise di ridacchiare, dirigendosi alla porta per poi aprirla leggermente. "Ada!" esclamò contento facendo entrare la bambina dentro la camera da letto. Gilbert si sporse poco in avanti per individuare la bimba dai lunghi capelli biondi con gli occhi smeraldo socchiusi in un sorriso, entrare con un peluche stretto al petto. "Onee-chan! Gilbert-kun!"
Oz chiuse la porta, raggiungendo il letto, accomodandosi. Sbattè dolcemente la mano sul posto vuoto accanto a se, sorridendo raggiante alla sorellina. "Dai Ada, salta su!" La bambina annuì, accomodandosi accanto al biondo, mentre intonava una mezza sinfonia. "Sta per iniziare la tua festa Oz-nee, non se elettrizzato?" lo sguardo di Ada si accese pieno di aspettative, mentre strinse la presa sul pupazzo. Oz le mise una mano sulla nuca, scompigliandole affettuosamente i capelli. "Certo Ada e sai perché? Perché scommetto che ci saranno un' infinità di dolci!" canticchiò.
Gilbert scosse il capo, sospirando. "Incorreggibili."
Ada ridacchiò per poi fermarsi, rigirandosi l'amato peluche tra le mani. "Oz-nee, ho sentito le cameriere dire che forse sarà presente la bambina della sfortuna!" sorrise guardando con sguardo curioso il fratello maggiore.
"La bambina della sfortuna? - il ragazzo sembrò ripeterlo mentalmente ancora un paio di volte per poi girarsi verso Gil con sguardo interrogativo.- Ne hai mai sentito parlare?" domandò.
Il moro si era irrigidito. Si fermò per riflettere, per poi portarsi una mano dietro la nuca. "E' solo un detto popolare."
"Mai sentito. - fece spallucce il biondo, voltando lo sguardo fuori dalla finestra,- E chi sarebbe?" lo chiese di malavoglia, non era realmente curioso, ma magari questa storia gli avrebbe fatto passare un pò di noia.
Gilbert si mosse scomodo nella sua posizione poggiato al muro, "Non la conoscete, padrone" sospirò piano.
Il biondo si alzò di scatto, avvicinandosi al grande specchio, cominciando ad indossare i gemelli con lo stemma della propria casata. "Vorrei saperne di più, Gil, mi accontenterai o continuerai con quest'aria misteriosa?" Oz sorrise, rivolgendo al ragazzo un'occhiolino scherzoso.
Il moro sbuffò irritato, andandosi a sedere accanto ad Ada, carezzandole leggermente i capelli. "Sono dei bambini nati con dei particolari che fanno credere esser maledetti." sussurrò continuando a guardare Ada che giocava tranquillamente. "Ho sentito che hanno gli occhi rossi!" esclamò la bambina eccitata, cercando conferma nello sguardo del servo. Gilbert sorrise tirato annuendo, "Rossi come il sangue a volte." sussurrò. Ada si allontanò dal viso del moro assumendo un'aria fintamente spaventata.
"Ho capito; non caverò un ragno dal buco." sospirò il giovane Oz, mettendo in fine la giacca bianca.
Gilbert si alzò dal letto porgendo la mano alla piccola Ada che accettò volentieri. "Vede padrone, non è facile parlare di persone che si conoscono."
Il biondo si fermò a guardarlo. "La conosci? - non aspettò la risposta del servo, gli bastò il suo sguardo colpevole, - Capisco. Bhé, vorrà dire che stasera la conoscerò!" sorrise, molleggiando leggermente dall'eccitazione.
"Probabilmente"



Elliot Nightray varcò la soglia della grande cancellata con passo svelto. Si soffermò ad osservare la lunga fila d'invitati consegnare il proprio invito alle guardie poste a protezione del palazzo. Mise una mano nella tasca interna del suo cappotto nero da cerimonie e ne tirò fuori una busta color lavanda.
Dopo pochi minuti si ritrovò catapultato nella grande sala, guardandosi intorno con aria spaesata. La stanza era illuminata da varie candele ed un'enorme lampadario centrale in cristallo. I tavoli erano addobbati e pieni di prelibatezze. I vari nobili gironzolavano, parlottando tra loro delle ultime novità dei ducati. Si posò leggermente alla fine del corrimano dorato, grattandosi la fronte; i grandi occhi indagatori sondavano la casa in cerca di una figura famigliare.
"Elliot!"
Il ragazzo si girò immediatamente, grato che qualcuno lo abbia notato. Riconobbe subito la figura che gli si stagliò davanti. "Oscar-sama - il ragazzo si inchinò leggermente - E' quasi ora, siete nervoso?"
Il biondo sorrise smagliante, guardandosi in giro con una strana luce d'eccitazione negli occhi color del grano. "Molto, Elliot. - riportò lo sguardo sul ragazzo, accigliandosi leggermente - Sei solo?" domandò.
"Mia sorella dev'essere qui in giro. L'ho persa di vista appena sono arrivato." Sorrise colpevole il castano. Oscar ridacchiò roco, "E' proprio da te, Elliot."
"Zio! Elliot!" Un cinguettante Oz scese le lunghe e imponenti scale, finendo dritto di fronte ai due. Era affiancato dalla giovane sorellina e il fedele servo. Elliot alzò leggermente la mano in segno di saluto, "Pidocchio!" mormorò. Gilbert fece una smorfia, fulminando il castano che ricambiò immediatamente.
"Qualcosa non va, Raven?" la frecciatina del Nightray arrivò al diretto interessato che strinse un pugno.
Oz diede una pacca al suo servo, ridacchiando, "Bambini che modi sono? - cinguettò,- Papà non vi comprerà più le caramelle se continuate così!"
"Chi sarebbe papà?" mormorò Gil, scocciato, mentre Elliot borbottava frasi sconnesse tra se.
Oscar rise leggermente divertito, "Aaaaah, la giovinezza! - con la coda nell'occhio vide due figure entrare dalla grande porta centrale, aperta per accogliere i vari ospiti, - Oz vorresti seguirmi gentilmente per una manciata di minuti?" sorrise cordiale facendo l'occhiolino a Gil; gesto che Oz non mancò di notare. "Certamente"
Elliot si guardò intorno un'ultima volta prima di sospirare, "Credo che andrò a cercare mia sorella - si inchinò leggermente verso Oscar e sorrise sghembo ad Oz,- Ci vediamo al tuo giuramento, pidocchio!" iniziò ad incamminarsi senza una meta per l'enorme salone.
Oz salutò con la mano per poi riportare l'attenzione su suo zio. "Andiamo?" si girò verso Gilbert, sorridendo. "Gil perché non vai a prendere qualcosa da mangiare insieme ad Ada-nee? C'è l'imbarazzo della scelta, non credi?" cinguettò, accarezzando leggermente i capelli biondi di Ada.
Gilbert annuì, prendendo la piccola per mano, dirigendosi ai grandi tavoli imbanditi.
Oscar si schiarì la voce, allungando il braccio per mostrare la direzione al nipote. Oz cercò di seguire con lo sguardo le indicazioni di suo zio e vide che puntava alla grande porta. Si avvicinarono ed il biondo riuscì a mettere a fuoco una bassa figura. Aveva lunghi capelli color castano chiaro, lasciati morbidi sulle spalle. Occhi rosa piacevolmente sorpresi d'aver incontrato quelli del ragazzo ed un vestito lilla pieno di merletti e pizzi. Poco più dietro della ragazza - che forse Oz ricordava d'aver incontrato di sfuggita una sola volta,- vi era una seconda figura. Alta, poggiata nell'unico angolo della sala dove si soffermava il buio.
"Oz, questa è Sharon, la nipote della duchessa di Rainsworth." Oscar sorrise, presentando i due giovani adolescenti.
Sharon fece qualche passo avanti, in direzione del biondo, sorridendo dolcemente. "E' un piacere conoscerla!" Si inchinò leggermente, lasciando che i morbidi capelli le scivolassero sul viso.
"C-Che carina..." si ritrovò a pensare il biondo, sorridendo cordiale. Oz era un gran gentiluomo, per essere solo un ragazzino, ma aveva un debole per le ragazze dal volto carino.
"Oh, non deve inchinarsi, alla fin fine credo che io e lei siamo coetanei. - le porse dolcemente la mano, aspettando che la ragazza accettasse. Quando sentì la sensazione di una piccola mano guantata sulla sua, leggermente più grande, si chinò, posandovi soavemente le labbra. "Il piacere è mio, Sharon-san." sorrise con occhi limpidi.
La ragazza ebbe un leggero sussulto ed arrossì leggermente, sorridendo al ragazzo. "Non esattamente..." sussurrò trascinando via la mano da quella di lui.
Oscar guardò la scena sorridendo, per poi spostare la sua attenzione sulla seconda figura dietro la ragazza. "La duchessa di Rainsworth è costretta a letto, malata, ma ci ha donato la sua affascinante nipote per quest'occasione." spiegò al festeggiato.
Oz annuì sornione, osservando la ragazza ancora per qualche secondo. Alzò poi lo sguardo inclinando il volto. "Ed il suo accompagnatore? - guardò la ragazza, aspettando un cenno, - Posso avere l'onore di conoscerlo?"
A quelle parole, Break si fece avanti, uscendo dall'oscurità. Il lungo 'bastone' che portava con se, riecheggiava ogni volta che lo sbatteva incurante a terra. I capelli erano leggermente legati all'indietro e si intravedeva qualche forcina; solo l'occhio destro era lasciato scoperto dalle ciocche ribelli e la sua luce cremisi sembrava scrutare Oz.
"Siete sicuro che sia un'onore?" sussurrò, infilando la mano destra nella grande manica opposta, tirandone fuori una caramella.
"Break! - lo rimbeccò Sharon girandosi per guardarlo meglio, fulminandolo. Portò nuovamente la sua attenzione verso il giovane. - Lo perdoni. Lui è Xerxes Break, un membro attivo di Pandora, nonché mio fidato amico."
Oz guardò a lungo l'uomo, cercando di captare il significato di quei movimenti così scomposti. Il suo volto scherzoso e sinistro gli ricordava se stesso. "Capisco. E' un piacere, Break-san. - si soffermò a guardare la reazione dell'uomo, per poi voltarsi, - Ora chiedo venia, ma credo che sia ora che mi congedi per andare a leggere nuovamente il mio giuramento!" Ridacchiò nervoso, inchinandosi leggermente. "Spero di rivederla prima della fine della cerimonia, Sharon-san."
Oscar sospirò, guardando i due ospiti. "Credo che accompagnerò mio nipote. Ci rincontreremo sicuramente più tardi." fissò Break che continuava ad ingurgitare caramelle. "Ma da dove le tirerà fuori?" si chiese mentalmente.
In fine, lui e suo nipote sorrisero, allontanandosi dalla coppia.
"Allora Oz, cosa ne pensi di Sharon?" domandò l'uomo notando che ormai la distanza tra loro e i due ospiti era abbastanza.
"Voglio sposarla
!" Fu la secca e cinguettante risposta del nipote.

Break sorrise picchiettando il lungo e nero bastone lavorato a terra, impaziente.
"Sicuramente Oz."





Alice scese pesantemente dalla carrozza, imbronciata. Rimase sbalordita dalla vastità della grande casata, e il broncio si trasformò in una smorfia. La ragazza si sentiva fuori luogo non sapendo come comportarsi con i nobili. Per tutto il viaggio, oltre che guardare fuori dalla piccola finestrella della carrozza con eccitazione, aveva assaltato il suo servo con svariate domande sulle varie casate. Aveva un'enorme confusione in testa, ma pian piano stava lasciando spazio alla curiosità.
Vincent la seguì subito dopo accecato dall'enormi luci che circondavano l'intera area del palazzo.
"Mia signora, dobbiamo consegnare il nostro invito." sorrise il servo, con i capelli sciolti e fluenti solleticati dal vento. Una lunga veste nera e l'aria soave.
Alice alzò lievemente i lati del pomposo vestito mentre la lunga coda ondeggiava dietro le sue gracili spalle. "Sbrighiamoci, Vince. Ho fame."
Il servo ridacchiò, tirando fuori dal taschino l'invito rinchiuso nella busta lavanda. Si avvicinarono alle guardie del palazzo, consegnando il 'lascia passare'.
Varcando la soglia della grande sala una tenue musica giunse alle orecchie dei due che curiosi non smettevano di guardarsi intorno. Intravidero l'artefice di quell'allegra melodia; un ragazzo dai folti capelli neri, comodamente seduto sulla panchina del pianoforte che zampillava le affusolate dita sui tasti avorio dell'imponente strumento musicale. Alice, distogliendo poi lo sguardo, non credeva che tutto quello che aveva agoniato in questi anni era questo; un mucchio di nobili chiacchieroni che scambiavano opinioni tra loro, disperdendo occhiataccie a chi non gli andasse a genio. Sentì molti chiacchierii al suo passaggio e cercando di non darvi peso li ignorò. Purtroppo era obbligata a rispettare una certa promessa fatta a Reim, quello stesso pomeriggio.
"Ripetimelo ancora una volta, Vince; dov'è lo zio?" La ragazza si avvicinò ad uno dei grandi tavoli imbanditi, prendendo un piattino di ceramica bianco con rifiniture in oro, iniziando a posarvici sopra ogni genere di carne trovasse.
Vincent al fianco della ragazza sospirò. "E' stato trattenuto ma penso che tra poco si presenterà, mia signora."
"E' solo Alice!" sbuffò la castana, iniziando a divorare poco elegantemente il cibo dal suo piattino.
"Yo, stupido coniglio!" Gilbert aveva avvistato la ragazza nel momento in cui aveva varcato la soglia e, lasciando Ada nelle mani di Oscar, raggiuse i due della casata Baskerville. Alice si girò sorridendo, mentre non accennava a voler smettere di mangiare. "Testa d'alga!"
Vincent si irrigidì sbuffando leggermente quando individuò il moro. Rimase a guardarlo avvicinarsi alla sua signora notando l'occhiataccia che gli stava rifilando.
Gilbert affiancò la castana lasciando cadere l'attenzione dal servo, concentrandosi sulla ragazza. "E' di tuo gradimento?" alzò un sopracciglio.
La ragazza ridacchiò continuando a sgranocchiare cibo. "Potevano fare di più", il moro scosse la nuca divertito. "Dov'è Reim-san?" domandò, guardandosi accigliato intorno.
"Arriverà." Fu la secca risposta del servo biondo. Alzò un attimo lo sguardo su Gilbert rimanendo fisso in quegli occhi così familiari. Dopo alcuni secondi dove nessuna risposta arrivò al suo orecchio sentì una leggera pressione dietro la schiena.
"Smettila d'essere così serio Vince e tratta meglio tuo fratello", mormorò la castana fissandolo con aria colpevole. Il biondo guardò in basso, verso Alice; il suo viso sembrava leggermente turbato ed il servo fece automaticamente una smorfia. "Non si preoccupi di lui, - ammiccò verso il moro,- il suo problema oggi non sono io."
Gilbert sussultò, digrignando i denti a quelle parole. "Il problema è anche tuo, fratellino." Puntò il suo sguardo d'oro caldo, come i calmi e assolati giorni estivi, nei suoi ugualmente accesi del medesimo colore, ma con una punta sinistra di rosso vermiglio.
"Non più" sputò acido il servo, guardando il moro dall'alto in basso con aria saccente. Prima di poter fare un passo avanti però, la sua padrona si mise in mezzo; con le mani ormai non più impegnate a tener il piattino, - posato velocemente sul tavolo,- strette a pugno li guardò. "Dio, siete come due donne perennemente afflitte dal loro periodo mestruale." mormorò guardandoli annoiata. Vincent s'accigliò leggermente irritato, mormorando tra se al contrario di Gilbert che si grattò la nuca imbarazzato distogliendo lo sguardo.
Alice sospirò; era a conoscenza dell'ostilità tra i due fratelli.

Lei e Gilbert si conobbero in un giorno di pioggia, circa sei anni prima. L'ha odiato e lui l'ha ricambiata per molti anni. La situazione cambiò non molto tempo fa, quando Alice accettò di provare a capirlo, per una volta, invece di urlargli in faccia in continuazione. Ed il ragazzo l'ascoltò, finalmente, invece di aggredirla assiduamente non solo a parole.
Il moro silenzioso fu adottato dalla famiglia Besaliuss, tradendo così la casata nativa dei Nightray, quando ancora era piccolo, diventando quasi immediatamente il personale servo di Oz; l'unico erede maschio dei Besaliuss. Alice non era a conoscenza degli avvenimenti che circondavano il giovane adolescente che lei ancora non aveva mai visto, ma si ritrovò a domandarsi come poteva, per l'appunto, trovarsi ancora nella pubertà. Quando Gilbert superò la maggiore età rigettò formalmente la sua intera famiglia, facendo un nuovo giuramento ad Oz, assicurandogli la fedeltà.
Era raro per Alice fare una conversazione con 'la testa d'alga' incentrata su Vincent. Il ragazzo assumeva delle espressioni amareggiate e frementi che portavano la ragazza a spostare lo sguardo al sicuro, al riparo dal suo. Quando la castana capì che i discorsi sul suo servo non andavano a genio al servo dei Besaliuss, rispettò la sua scelta e, come tacito accordo instauratosi silenziosamente tra i due, non ne fecero più parola. Con il tempo conobbe molte doti nascoste del moro che la portarono a simpatizzare con lui fino a formare un rapporto di sopportazione reciproca basata su costanti insulti.
Il fedele servo della ragazza, al contrario, tradì la casata nativa dieci anni prima. Il giorno del felice
e festivo tea party. Il modo in cui la vicenda si svolse, non fu mai perfettamente chiaro alla ragazza. Lui l'aveva trovata finalmente, le diceva da sempre.
'Anche quel giorno, sanguinante...'
Tutta quell'infinita devozione con cui la trattava da ragazzo, tutti quei gesti adorabili nei suoi confronti, quelle attenzioni che le rivolgeva malgrado lei non le avesse mai richieste necessarie, erano asfissianti per lei. Sognava di soffocarlo con un cuscino a volte, così che finalmente potesse gustare la sensansazione di piangere sola, nella sua stanza, e non costantemente osservata. Raggiungeva dei limiti di sopportabilità molto brevi nei confronti del biondo, quando ancora non capiva, da bambina. Reputava il suo carattere odiabile e manleabile.
Poi capì. O meglio, smise di farsi domande ed accettò.
Lui non era niente di tutto ciò
. Anzi, per lei era perfetto. Loro si amavano in uno strano modo contorto. Erano presenti l'uno per l'altro, come nessun'altro avrebbe mai reputato possibile. Non erano uniti da un legame affettivo particolarmente grande, non riuscivano a sopportarsi a volte, ma la presenza rassicurante che ti segue quando sei in un posto buio e non hai difese. La costante mano tesa verso di te quando cadi e le tue braccia non sono abbastanza forti da sorreggerti; l'uno per l'altra. Sarebbe affogata nella sua solitudine senza il suo asfissiante Vincent. Sarebbe stata dalla sua parte
in qualsiasi situazione e in qualsiasi guerra. La sua esistenza ormai era sua.
A lei non importava cosa fosse successo, quale screzio separasse i due. Adorava la gentilezza nascosta di Gilbert ed amava la costante presenza di Vincent. Si limitava ad osservarli, ignara. Come osservava la propria vita, ormai da molti anni.

Alice sobbalzò appena, riportata alla realtà dal vociferio proveniente dall'ala destra della sala. Spostando lo sguardo vide una vasta folla di nobili radunata vicino al pianoforte e lo stesso ragazzo dai folti capelli neri che prima aveva individuato, inchinarsi davanti a loro. La ragazza riuscì a guardarlo in volto, grazie al rialzo situato a base sotto il pianoforte. Il pianista aveva enormi occhiali tondi che non lasciavano visibili gli occhi, posati sul piccolo naso. La frangetta lunga e scura sopra essi. Una figura non troppo esile, ma la carnagione chiara, quasi lattea. Lo vide risedersi alla panchina, posando sul leggio uno spartito spiegazzato, tirato fuori dal taschino. Le persone intonarono un lieve applauso. La ragazza distolse lo sguardo poi, per nulla attirata da una folla di nobili intorno uno sconosciuto. Stava per riprendere parola, adocchiando Gilbert sparire tra la gente, ma si bloccò di botto, perdendo un battito del cuore.


-Fermati -


Elliot aveva perso il conto di quante volte avesse già fatto il giro del salone per cercare sua sorella e alla fine si era abbattuto, fermandosi a mangiare ai grandi tavoli apparecchiati. Si era perso ad osservare la gente. Nobili seduti a mangiare, nobili in giro a chiacchierare, nobili sprezzanti, nobili accoglienti... Era annoiato, avrebbe preferito trovarsi altrove, magari a giocare a scacchi col pidocchio. A quel pensiero il ragazzo scosse la testa contrariato, fissando una lieve folla iniziare a radunarsi intorno ad un pianoforte. Girò immediatamente lo sguardo, posando il piattino, iniziando nuovamente la sua folle camminata alla ricerca della sorella perduta. Augurandosi di non ritrovarsì però un perduto fratello qui in giro.
Sentì un lieve applauso innalzarsi, ma continuò a camminare, incurante. Quando intravide sua sorella al fondo della stanza, parlare con un uomo mai visto, fu felice che la sua folle corsa fosse finita e si
sporse in avanti per chiamarla.
Le parole gli morirono in bocca, e gli occhi diventarono due spilli d'agitazione, sgranandosi.


-Fermati e


Oz gironzolava in giro per il salone, allegro. Erano più o meno cinque minuti che con lo sguardo cercava una certa ragazza dagli occhi d'un intenso rosa, ma sembrava scomparsa dalla circolazione. In compenso però aveva conosciuto due figlie molto carine di duchi, amici di famiglia. Poteva anche ritenersi soddisfatto. Rinunaciando dopo poco alla ricerca della bella, si ricordò che anche Gilbert era sparito da un pezzo.
"Quel servo!" lo maledì mentalmente, intravedendo lo zio in lontananza. Si incamminò verso di lui, riuscendo per un pelo, a schivare un cameriere carico d'un vassoio pieno di cristalli.
"Oz!" Alla voce familiare di Gilbert, il biondo si girò di scatto in una posa adirata. "Ah. Ecco dov'eri. Mi sono annoiato!" rimbeccò il giovane.
"Mi scusi padrone!" provò a rimediare il servo, imbarazzato. "Ero a fare due chiacchiere con la nipote del duca Baskerville!"
"La nopote... - cominciò il biondo, riflettendo - non mi avevi detto che il duca avesse una nipote! Non c'è due senza tre! Andiamo, voglio conoscerla!" finì convinito, dopo una conversazione retorica, prendendo una direzione sconosciuta. Sentì Gilbert sospirare mormorando un "dall'altra parte" scocciato ma non ci badò, udendo chiaro un leggero applauso innalzarsi poco dietro di lui. Stava per proseguire dritto, ma l'unico passo che fece rimbombò nella sua testa e lo costrinse a fermarsi con le labbra siggillate e le limpide pozze verdi spalancate.


-Fermati e ascolta -





Reo iniziò a far scivolare lentamente le dita sui levigati tasti del pianoforte solo quando sentì un assoluto silenzio durare per svariati secondi; e quando posò il primo dito sulla prima nota entrò nuovamente dentro quella melodia tanto familiare, iniziando a far muovere le mani in gesti meccanici scivolando piano sull'intero strumento. Il capo andava dolcemente a tempo con ogni stacco ed ogni pausa ed il silenzio carico di ammirazione che sentì provenire dalle persone lo rassicurò della delizia della sua melodia.

Alice si era fatta spazio tra la folla, riuscendo a raggiungere la prima fila ad un lato del grande cerchio. Sentiva il cuore battere a ritmo sfrenato, sembrava volesse uscire da quella minuscola cassa toracica perché troppo piccola per contenerlo.
Sentiva limpida e chiara la melodia che stava suonando quel ragazzo. Ogni tasto era una coltellata, ogni pausa un cadere giù nel burrone, sentiva che forse avrebbe dovuto sorreggersi a qualcosa. Era sicura che fosse la prima volta che una dolce musica come questa le arrivasse all'orecchio, ma non riusciva a ricordare... Non era sicura... Un senso di triste nostalgia la stava avvolgendo e la fece sentire stranamente afflitta e arrabbiata. Non voleva provare quelle sensazione insensate e si chiese perché non riusciva semplicemente ad alzare i tacchi ed allontanarsi da quel buco nero di sentimenti che la stava attraendo sempre più. Guardò l'ignaro artefice di tutto questo dolore continuare la sua ballata in tranquillità e nella fierezza di star esponendo un pezzo così ipnotizzante. La ragazza portò una mano dritta sul cuore, cercando di trattenerlo, ormai era completamente persa.

- Alice -

Elliot stava tenendo gli occhi larghi come se di fronte a lui, su quel pianoforte, ci fosse un fantasma. Il suo fantasma.
S'era avvicinato di scatto alla cerchia, al ricordo impresso a fuoco di quella melodia. Era la seconda volta che la sentiva e la seconda volta che il cuore gli si fermava stranamente, ricominciando a battere poi, impazzito. Il castano era molto bravo a suonare il pianoforte, cominciò quando era ancora piccolo, riuscendo perfettamente in tutti i compiti che l'insegnante privato gli affidava. Ma, in dieci anni di studi, non riuscì mai a ricopiare perfettamente questa melodia. La melodia che ora sentiva scorrere nella sua testa, segnando ogni variazione di tono. Era fisso sulle mani dello sconosciuto che ammirava, esterefatto, non avendo il coraggio di alzare lo sguardo e non incontrarre il suo. Quando, tremolante, si convinse ad alzare la testa, sentì la sua non speranza dilaniarsi, fissando colui che aveva scritto e suonato quella canzone in sua presenza, dieci anni prima.

- Alice -

Oz scansò cortesemente l'ultima persona per stabilirsi in prima fila in quella silenziosa cerchia. Il cuore stranamente calmo non rispecchiava la sua espressione sconcertata, mentre la fluidità di quella malinconica melodia lo avvolgeva. Non la riconosceva, non l'aveva mai sentita, ma era stramaledettamente famigliare. Riusciva a scandirne ogni nota nel momento in cui il pianista la toccava, mentre una sensazione di nostalgia stava prendendo il sopravvento sulla razionalità. Deglutì a fatica, stringendo un pugno, per accertarsi di aver ancora sensibilità agli arti. Il suo sguardo si posò sul misterioso pianista dalla folta e scura chioma e lo vide muoversi tranquillamente a tempo di musica. Il suo cuore batteva veloce, solleticato dagli allegri ritmi di quel suono.

- Oz! -

Dritto davanti a lui, in prima fila tra la cerchia, qualcuno lo chiamò.
Incontrò due laghi violetti dagli ombrosi riflessi vermigli catturati dai leggeri movimenti del pianista e un'espressione esterefatta che formava una leggera 'o' con le piene e colorate labbra. Nell'insieme, - osservando il suo viso sfino ma paffuto sulle gote, la fluente frangia sbarazzina scura e i lunghi capelli legati cascarle soavemente sulla spalla destra - Oz stabilì che lei era molto più di un visetto carino. Ma questo pensiero durò solamente un attimo; subito dopo fu avvolto da una tristezza ferrea che quasi gli venne voglia di scoppiare a piangere lì come il giusto pidocchio che era, alternata ad una felicità così estrema che lui, ancora 'adolescente' non aveva mai provato. Si ricordò che neanche sei mesi fa, quel giorno, era stato così felice, sereno e completo.
Malgrado la battaglia interna del giovane, notò che la ragazza non stava comunque fissando lui. Davvero qualcuno l'aveva chiamato?

Improvvisamente la melodia scomparve, facendo voltare i tre verso il pianista, con sguardo accusatorio ed il cuore in gola.








"Ti ho detto di aspettare." con voce irritata, una figura non distinta nel buio parlò.
"Non sei tu la mente di quest'operazione." Rispose un tono femminile, acido.
...
Un tuono illuminò brevemente il retro della casata Besaliuss e quattro figure vennero parzialmente alla luce.
"State zitti e tenetevi pronti. Questa è la nostra fermata."













Note:

Bene, non credevo di finirlo così presto e sono fiera di me. c:
In questi giorni ho pensato molto a questa storia e penso di aver trovato un filo che potrebbe sorreggere tutto questo. *almeno lo spera*
Per questa motivazione, ed anche altre ovvie nel testo qui sopra, ho voluto cambiare la presentazione. Prima di tutto ho trovato corretto aggiungere il fatto che saranno presenti altre coppie. Magari leggermente, ma saranno presenti.
Penso che ormai abbiate capito che la mia storia è praticamente una mia rivisitazione di Pandora Hearts. Adoro l'universo di quest'opera e amo molto l'intero svolgimento degli eventi.
[SPOILER] ho pianto tanto per Elliot, ma sono arrivata all'estrema disperazione per Break; il mio cuore non vuole ancora arrendersi a quest'idea orribile per la fine dell'unico pagliaccio che riesco ad amare! (>°^°)> [/SPOILER]
Fattostà, che molte cose saranno diverse, anche dal solo inizio credo si capisca.
Parliamo di Vincent, ad esempio. Ho sempre reputato Alice un personaggio estremamente solo, se non fosse per Oz e Gilbert. Credo che sia caratterizzata molto bene e l'adoro come protagonista femminile. Alcune volte però, - attenzione questa è un'opinione strettamente personale,- credo sia messa un po' in ombra. Ho voluto quindi incentrare molti avvenimenti su di lei ma con qualcuno che per tutto questo tempo le sia stato accanto. E lì, la mia mente ha prontalmente registrato Vincent come suo possibile servo. E l'idea mi è piaciuta. Mi è piaciuta talmente tanto che si può dire che sia nata così, questa storia. ewe
Succederanno molte cose, se tutto va come sto iniziando a prevedere.

Dopo questi piccoli appunti, vorrei tanto sapere cosa ne pensate. Ho notato purtroppo che il fandom è praticamente morto ed anche di questo mi dispiace moltissimo.
Comunque, il terzo capitolo è in lavorazione! Ci sarà qualche coraggioso che mi dirà un suo pensiero?
Ci conto tanto! c:


 

   
 
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