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Autore: Yukiko_chan    02/10/2008    6 recensioni
Ci sono due cose che ho sempre odiato.
Mia madre e la neve.
Due cose legate a me indissolubilmente.
Che sia stato il tuo Demone Celeste a farmi questo scherzo, Hachi?
Se penso a me stessa, d’altronde, come posso non tornare con la mente anche a queste due cose?
Yukiko. Figlia della neve.

E se qualcun altro irrompesse nella vita dei Blast e dei Trapnest?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Nobuo Terashima, Nuovo personaggio, Shinichi Okazaki
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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neve capitolo 2

“Voglio parlare al tuo cuore,
Leggera come la neve
Anche i silenzi lo sai,
Hanno parole”

[Giorgia]

...
Sai, Shin, la prima volta che ti ho visto ho pensato che io e te fossimo simili.
Entrambi segnati dal cinismo della vita.
Entrambi un po’ spaventati dalla luce abbagliante e rivelatoria del sole.
Entrambi feriti da quel destino già scritto e che era così difficile da cambiare, quasi impossibile.
E’ forse assurdo che io abbia capito tutto questo con uno sguardo?
Scorgendovi la mia stessa amarezza, all’alba di quella mattina, mi aggrappai alla speranza di aver trovato qualcuno che mi capisse e, nonostante questo, non provai nemmeno a parlare con te.
Lo consideravo giusto. Sono strana, vero?
Però.. sbagliavo, Shin, non è così?
Tu, già allora, inseguivi il tuo splendente sogno, e quel sogno era ciò che ti rendeva così diverso da me, tanto da intimorirmi.
Quella era la grande differenza tra noi due, Shin, ma quando me ne accorsi forse era già tardi.
Io continuavo quella vita senza sperare in un futuro migliore, mentre tu ti allontanavi sempre più, risorgendo.
Mi eri, mi sei così superiore che anche ora, ripensandoci, sento un piccolo dolore al petto.
Shin… quando ho cominciato ad inseguirti?
Quando il mio obbiettivo, il mio motivo per risollevarmi è diventato il raggiungerti?
Inseguirti mentre scappavi… da me? Da tutto ciò che ti ricordavo?
Perdonami se, senza accorgermene, ti ho ferito.
Alla fine, non sono nient’altro che una bambina.
Però.. ancora oggi, il ricordo del tuo profumo, nelle notti senza luna.. mi scalda l’animo.
… Anche se è così sbagliato …

 

 

Il mio appartamento si trovava al quarto piano di un palazzo che, probabilmente, avrebbe avuto bisogno di essere demolito una decina d’anni prima che io nascessi, collocato all’angolo di una strada ombrosa ed in cui raramente batteva il sole.

Periferia di Tokyo, insomma. Come ogni periferia di ogni grande città:  vecchia, sporca, di certo non abitata da persone raccomandabili, a cominciare da me.

Non è che potessi sperare in meglio, in effetti. Probabilmente era già molto l’aver trovato qualcuno disposto ad avere come affittuaria una quasi sedicenne, ma perdonatemi se non mi sentivo poi molto fortunata.

Però, in realtà, i quartieri di periferia erano sottovalutati: per chi, come me, non viveva lì le notti, ci si poteva tranquillamente godere le tranquille giornate, molto meno caotiche che nei centri.

Anche quella mattina, infatti, nel palazzo il silenzio regnava quasi assoluto, interrotto solo dal ticchettio dei miei passi che, veloci, salivano le scale.

Appartamento 409.

Lentamente girai la chiave nella toppa, aprendo piano la porta cigolante.

Una stanza e due letti, entrambi appoggiati alle pareti, ed in mezzo un tavolo di legno; aprendo una porta, un bagno ed un mini cucinino.

Ecco in cosa consisteva casa mia.

Entrai, richiudendomi la porta alle spalle e togliendomi le scarpe.

- Chiyo-chan, sei tornata presto oggi.

Dissi alla sagoma che, sotto le coperte, se ne stava rintanata. La mia coinquilina.

Sentii un debole singhiozzo soffocato, mentre lei raccoglieva ancor di più le gambe al petto.

Sospirai, avvicinandomi alla ragazza e sedendomi sul bordo del letto, aspettando che si calmasse.

Una delle sue giornate nere.

Chiyo aveva diciannove anni, tre più di me ma, fin troppo spesso in quei sei mesi di convivenza, mi ero ritrovata a doverla accudire. Abituata a mia madre, fu come rientrare in una specie di routine: le giornate passate a consolarla, a mentire dicendo che tutto si sarebbe risolto, che presto avrebbe trovato un lavoro come si deve e sì, perché no, un uomo diverso dagli altri. Semplicemente buono.

Però, quelle bugie, con il passare degli anni, erano diventate sempre più pesanti e doverle ripetere anche allora che mia madre se n’era andata era un tormento.

Per molti versi, Chiyo e mia madre si somigliavano.

Avevano gli stessi problemi: uomini e droga.

- Cos’è successo, Chiyo?

Chiesi in un sussurro, guardando fuori dalla finestra distratta. No, non distratta. Stanca.

Ancora un singhiozzo

- Yukiko-chan… io non…

Un ultimo lamento mentre, abbassando le coperte dal capo, finalmente scoprì il volto. Segnato dal sangue e dalle lacrime.

 Spalanco gli occhi, sorpresa, e prendo il suo viso tra le mani, osservando le ferite. Tagli troppo netti e gonfiori un po’ troppo violacei per una semplice caduta.

-Chiyo, cosa ti hanno fatto…

Dico con un sussurro, ed un ricordo nella mente…

 

“Mamma, mamma.. perché piangi..? Cos’è successo? Cosa volevano quegli uomini?”
“Lasciami perdere, Yukiko!!! Va via!! Sparisci!!”
“Mamma…”
“ Sei solo un’inutile ragazzina!! Se tu non fossi nata io ora non dovrei sprecare tutti i miei soldi per te.. Sparisci!! Sparisci dalla mia vita!!”

 

-Yukiko.. n-non.. non avevo i s-soldi… e.. e…

Mi passai una mano sul volto. Stessa storia. Mi alzai e mi diressi verso il piccolo bagno, prendendo un asciugamano ed il disinfettante, mentre Chiyo continuava a balbettare sconnessamente qualcosa. Tornai da lei, cominciando a pulirle le ferite

-Calmati, Chiyo.  Raccontami tutto per bene.

Tirò su con il naso, facendo delle smorfie per il bruciore

-Ieri notte.. sono andata a Shibuya per incontrare un uomo e.. e.. ad un certo punto mi hanno spinto in una strada e.. e.. Ken voleva i soldi, ma.. ma io non ce li avevo!! Allora.. ha detto.. che avrei pagato in modo diverso, per il momento…

Una lacrima le rigò la guancia, ma feci in fretta a farla sparire tra le pieghe dell’asciugamano.

Strinse le gambe al petto.

Silenziosamente continuai a medicarla, nonostante le mani avessero cominciato a tremarmi un po’, ascoltando il suo respiro che si faceva sempre più affannato

-Hanno.. hanno detto che.. che è solo l’inizio, Yukiko! Che questo era solo un anticipo..

Piano, tesi una mano, accarezzandole delicata la chioma scura. Non c’era nulla, nulla di vero perlomeno, che potessi dire per rincuorarla, ed ero stanca delle bugie.

Sospirai, e dalla tasca presi il piccolo mazzetto di soldi guadagnato quella notte. Glielo porsi

-Prendi. Tanto stasera ho un altro incontro. So che non è molto, ma almeno è un inizio..

Le lacrime tornarono a rigarle copiose le guance

-Yukiko-chan.. grazie… grazie..

Distolsi lo sguardo da lei, alzandomi

-Chiyo, non c’è bisogno che ti dica come la penso, vero? La vita è tua e fanne quello che meglio credi, ma allora sii pronta ad affrontarne le conseguenze. Cosa ti aspettavi da Ken?

Nascose la testa tra le mani. Chiyo era sempre stata codarda e debole. Ne provavo una grande compassione, compassione che non avevo avuto mai per qualcun altro…

-Io vorrei tanto smettere, Yukiko, ma.. ma poi sto male e.. e quella mi fa stare subito bene e.. e..

Scossi la testa, mettendo sul fuoco l’acqua per il tè.

-Non ci pensare, ora.. mettiti a dormire, riposati, d’accordo?

Annuì, asciugandosi gli occhi con le maniche e sprofondando con la testa sul cuscino.

Preparai il tè e, poco dopo, gliene porsi una tazza, ma lei già si era addormentata.

Come si poteva dormire così facilmente dopo quello che si è passato?, pensavo.

Però, allora non avevo ancora provato la disperazione pura e non sapevo che, semplicemente, nel sonno i pensieri scompaiono, dando vita ad un dolce oblio, assolutamente necessario per… non impazzire.

Una sostituzione temporanea della morte, insomma.

La posai sul tavolino, sedendomi sul mio letto.

Stanca, stanca, stanca.  

“Questa pseudo vita continuerà all’infinito? Mi prosciugherà fino al midollo? O anche io finirò come mia madre, come Chiyo?”

Mi stesi, guardando il volto ferito della ragazza. Lunghe ciglia scure, bocca gonfia, e non solo per ciò che era accaduto la notte precedente, e  corti capelli neri, tagliati disordinatamente, tanto da darle l’aria di un pulcino spaurito.

Un piccolo sorriso increspò le labbra di Yukiko, subito cancellato dalla consapevolezza

“In che razza di guaio mi sono cacciata? Non bastavano i miei problemi, ora mi faccio carico anche di quelli degli altri!”

Lentamente, mi sdraiai, esausta. Le mie notti non erano di certo dedicate al sonno.

Pochi minuti dopo, scivolai anch’io nel mondo dei sogni..

Un accendino… o una collana? Brillava. Un piccolo pianeta d’argento. Chissà dove l’avevo visto..

Al mio risveglio, però, quella fugace visione era scomparsa.

 

 

 

Di nuovo notte.

Senza luna.

Due bicchieri da vino vuoti su un tavolo di cristallo.

Fruscio di lenzuola, respiri affannati, menti annebbiate, corpi che si intrecciano, ognuno nutrendosi del calore dell’altro.

Amore per gioco. Amore per interessi. Amore per sfida.

Amore che non ha nulla dell’Amore.

Labbra sulla pelle, mani che accarezzano pelli sconosciute ed invitanti, morbide e setose sotto le dita, invitanti.

Passione forzata, piacere per mestiere. Trionfo dell’apparenza e del cinismo.

In quel mondo di plastica.. io ero portavoce di sentimenti altrettanto fasulli…

 

 

-Rimani ancora un po’, piccola Yu. E’ ancora notte.

La voce invitante e suadente dell’uomo giunse come una carezza alle mie orecchie, mentre le sue braccia cercavano il mio corpo, appoggiando il petto contro la mia schiena.

Sorrisi come avevo imparato a fare

-Non posso, mi dispiace. Ma tornerò presto, se vorrai.

Dissi sciogliendomi dolcemente dalla presa, abbottonandomi la camicia ed alzandomi.

-Non capisco perché chiami me quando ci sono tutte le ragazze del Giappone che ti vorrebbero.

Sussurrai, sorridendo, ma senza mentire, questa volta.

L’uomo si alzò, infilandosi un paio di jeans, ridendo

-Perché in tutto il Giappone non c’è donna più bella di te, piccola Yu.

Mi diressi verso l’ingresso, e lui mi seguì. Feci una smorfia

-Non c’è bisogno di adularmi, lo sai.

Ed era vero. Per avermi i complimenti non erano la chiave.

Tesi le mani verso il suo viso, accarezzandolo e scostando dalla fronte alcune ciocche bionde

-Ma, ad ogni modo, fa molto piacere.

In punta di piedi, sfiorai delicatamente le sue labbra con le mie, in un gesto che ricordava più una carezza che un bacio.

Nel contempo, sentii la sua mano scivolare nella tasca del mio cappotto.

Già, per avermi non servivano complimenti. Ma lui possedeva anche la vera chiave.. la chiave per il mio corpo.

Denaro.

Mi separai da lui, aprendo la porta con un sorriso.

-A presto.

Sussurrò, ed io annuii, per poi voltarmi. Feci qualche passo nel corridoio, prima di sentire la porta chiudersi dietro di me.

Affrettai il passo, fermandomi davanti all’ascensore. Pigiai il bottone, attendendo.

Un velo d’ombra calò sui miei occhi.

La chiave… la chiave… la chiave…

Già, la chiave per il mio corpo era il denaro. Ma per la mia anima? Per quell’anima nera, sporca, ferita?

Qual’era la sua chiave?

O ero davvero solo un corpo votato al piacere maschile?

Una creatura che aveva perso la sua umanità da tempo?

Forse, lo avrei scoperto quando mi sarei liberata da tutto quello.

Ma…

Le porte di metallo si aprirono.

Un brillio. Il pianeta d’argento.

Sollevai il viso, ed i miei occhi si posarono nei.. suoi.

Viso chiaro e sottile. Capelli di un azzurro acceso. Occhi come laser.

Il punk. Shin.

Così, perlomeno, lo aveva chiamato quella donna.

Rimasi per un attimo basita, prima di distogliere lo sguardo e di entrare, rifugiandomi quasi nell’angolo più lontano da lui.

Assurdo che lo rivedessi nuovamente dopo appena un giorno e, soprattutto, che ci fossimo incontrati in un hotel dall’altra parte della città rispetto all’ultima volta.

Doveva esserci qualche Demone a controllare ed a divertirsi con la mia vita, pensai.

Gli lanciai un’occhiata fugace, quasi imbarazzata. Quel giorno, però, la sua espressione era.. diversa.

Se possibile, il suo volto era più tormentato della notte precedente.

Nell’aria già si diffondeva il profumo delle sue sigarette, un profumo dolciastro e penetrante che respirai a pieni polmoni, trattenendomi dal tossire.

“Che qualcuno come te abbia quella chiave?” mi ritrovai a pensare, poi scossi la testa.

Che assurda che ero! Infondo, ero nient’altro che una bambina.. una bambina nel mondo degli adulti.

Quel pensiero era forse sintomo che credevo ancora nelle favole?

Sorrisi debolmente, tra me e me, della mia ingenuità.

D’altronde, il mio corpo era ancora caldo del tepore di uno sconosciuto.

Un’ombra calò sui miei occhi.

Quando sarei stata libera mi sarei permessa di sognare.

Ma, probabilmente…

- … Non me ne libererò mai…- sussurrai senza accorgermene.

Sguardo laser.

Le porte di metallo si aprirono.

I suoi occhi. Fissi nei miei.

Meno di un secondo.

E poi di nuovo, via. Ma furono i miei piedi a muoversi.

Involontariamente. O no.

Scappare da quegli occhi. Che bruciano.

E fuori, nell’aria fredda d’inverno.

 

Camminavo tra le strade quasi del tutto deserte. Confusa.

Cos’era? No, quelli non erano occhi. Gli occhi non avevano lo stesso effetto di una pistola.

O sì?

Una mano su una spalla e l’altra sulla bocca. Cercavo di ribellarmi, senza capire cosa stava accadendo, ma la forza dell’uomo (o meglio, dell’orso) che trascinava non era nemmeno paragonabile alla mia.

Mi ritrovai in una stradina laterale, quasi del tutto immersa nelle tenebre, la schiena contro un muro ed una lama alla gola.  Erano due uomini: uno, l’orso che mi teneva ancorata al muro, e l’altro… che riconobbi immediatamente.

-Ci si vede, Yukiko.

Tremavo, senza capire il suo scopo. Ken. Cosa voleva da me?

-Cosa…. Cosa.. v-vuoi, Ken?

Dissi, incespicando nelle parole, il panico ormai padrone dei miei occhi.

Lui scoppiò in una risata, scoprendo i pochi denti marci. Una mano, lasciva, mi accarezzò il volto.

Rabbrividii.

-Ma come, Yukiko, tremi? Hai paura? Non sei forse un pezzo di ghiaccio, tu?

Non risposi, serrando la mascella ed evitando di guardarlo negli occhi. Stavo per avere lo stesso destino che la notte prima era toccato a Chiyo? Ma perché?

-Mia Yuki, sai cosa ti dico? Sono stanco di aspettare la tua amica. E, se non sbaglio, tu sei appena uscita da quell’hotel, no? E’ stato davvero un caso fortunato incontrarsi, non trovi?

-Ma io cosa c’entro con Chiyo!? Il debito è suo!

Uno sputo mi colpì la guancia

-Non provare ad alzare la voce con me, sgualdrinella!!

Disse, prendendomi il mento tra le dita. Abbassai lo sguardo, mordendomi la lingua. Rise.

-E brava Yuki.. e adesso vediamo quanto hai guadagnato, eh?

Prese i soldi che poco prima erano stati infilati nella tasca del cappotto, contandoli

-Guadagni bene, eh Yukiko? Però non è ancora abbastanza.. vediamo un po’.. magari potrei saldare definitivamente il debito della tua amica se tu..

Prese una ciocca dei miei capelli, portandola alle labbra, viscido. Feci una smorfia schifata, nonostante la paura entrasse sempre più dentro di me.

Ero consapevole di ciò che stava per accadere. Ero spacciata.

“Maledizione, maledizione, maledizione!!” la parola rimbombava nella mia mente e sentii le lacrime pungermi gli occhi.

No, io non dovevo piangere, non…

Ma era difficile con la risata sadica di Ken nelle orecchie.

-Forza, andiamo in un posticino più appartato. Prova ad urlare, tesoro, e t…

Un pugno in pieno viso. Ken barcollò un po’, per poi cadere a terra con un tonfo, il volto inondato dal sangue. Il secondo uomo mollò la presa, tanto velocemente che a mia volta mi ritrovai a terra, e si avventò contro colui che aveva colpito Ken ma, prima che potessi coglierne i movimenti, anche lui cadde a terra, colpito.

Nella debole luce di un lampione in lontananza, vidi.. un brillio. Un brillio argenteo.

D’un tratto, una mano afferrò la mia, facendomi alzare a forza

-Corri!!

Urlò, trascinandomi via. Inciampando, uscimmo dal vicolo, dirigendoci verso la strada principale e mischiandoci tra la folla, sempre presente nelle strade di Tokyo, anche a quell’ora di notte (benché ormai stesse per sorgere l’alba).

Il ragazzo, la cui mano stringeva la mia, continuò a correre, senza mai allentare la presa ed io.. io rimasi a fissare come inebetita la sua nuca azzurra, seguendolo senza fiatare.

Solo dopo un lungo minuto ebbi il forza per sussurrare solo una parola

-Shin..

 

Sai, Shin, la prima volta che ci incontrammo pensai che io e te fossimo simili.
Ma, quando afferrasti la mia mano, e la sentii così grande e calda nella mia, così.. salda… capii di essermi sbagliata.
Shin, io non ho mai avuto un briciolo della forza che tu dimostrasti quella notte.
La mia incapacità di reagire.. è l’ennesimo dei miei difetti.

 

 

Finito il nuovo cappy, anche se è mezzanotte!! Mi sento troppo soddisfatta di me stessa **
Anche perché è parecchio più lungo dell’altro e la storia si sta sviluppando.

 

Ora, rispondiamo un pochetto (per quel che può permettere la mia mente non del tutto attiva a quest’ora):

 

Daygum: grazie mille! ^^ Spero che tu abbia trovato questo capitolo interessante come il precedente, forse anche di più!

 

Tochan: Tochaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan!! ** Kyaaaaah!! ** Sai che la tua opinione per me vale troppissimo!!! ** Dici che Yukiko assomiglia a Nana? Uhm.. beh, come passato si somigliano molto, ma Yukiko è più.. debole di Nana, ma allo stesso tempo meno sensibile. E’ ancora una bambina, quindi per certi versi alcune cose a cui Nana non farebbe caso invece feriscono molto Yuki, ma allo stesso tempo non riesce a legarsi alle persone come Nana. In pratica Yukiko è la Nana che, in un mondo parallelo, non ha mai incontrato Nobu, Yasu, Ren, Shin e Hachi.
Shin è veramente fiQuo, vero? ** Notarsi la frase che ho inserito e che lo ha colpito: “Non me ne libererò mai.” Lo dice lui stesso quando il clone di Reira lo chiama per l’ennesima volta. Poverino, vero?  Era così bella la sua faccia triste triste in quella scena che quella frase mi è rimasta impressa!!
Comunque, ci saranno risvolti interessanti… piccolo indizio: comincia, anzi, cominciate a domandarvi chi è il secondo uomo, quello con cui passa la notte Yukiko prima di incontrare Shin per la seconda volta, perché è qualcuno di nostra conoscenza è che creerà casini!!
Per il Principe Nero… visto che me lo chiedi tu vedrò cosa poter fare ** Kiss

 

Vivienne_90:  Grazie grazie! ** Come già detto, la solita storiella non è, PERO’ (si, c’è un però) Shin.. beh.. eh eh, mica posso svelare tutto, no? Diciamo solo che avrà molto a che fare con Yukiko. Thanks ^^

 

Dea Nemesis:  Oddio, grazie grazie ** Giuro, la mia autostima sta raggiungendo livelli mai visti xD Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo ^^

 

Hachi92:  Aggiornata! L’ho detto che avrei cercato di postare il prima possibile, no? ^^ Lo so, davvero hanno una vita deprimente, infatti non vedo l’ora di continuare con capitoli un po’ meno da taglio delle vene! Baci ^^

 

Sailorgiola: sì, è la mia prima fic, ma scrivo storie da quando ero alta mezzo metro XD Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! **

E con questo, alla prossimaaaaaaaaaa! ^^
ps: se trovate qualche errore di battitura o grammatica, è dettato solo dalla mia foga di aggiornare >.< Pardon!
  
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