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Autore: Celebrian89    17/09/2014    1 recensioni
Rin, figliol prodigo della combriccola di nuotatori, aveva bisogno di aiuto per una relazione di scienze e aveva deciso di cercare aiuto nei suoi amici dell'Iwatobi. Non poteva certo sapere che una richiesta così banale e apparentemente innocua gli avrebbe stravolto la vita.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Rin Matsuoka, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seguì un momento di totale silenzio; persino il vento si era placato come per annunciare l’inizio di una terribile tempesta. Pochi secondi dopo, in un impeto di gelosia fraterna mista ad una buona dose di confusione, Rin prese irruentemente Haruka per il colletto della maglia. Il terreno in pendenza e un po’ frastagliato della collina, così come la foga travolgente con cui l’aveva afferrato non gli furono d’aiuto, senza contare che Haruka non oppose un minimo di resistenza. Si sbilanciarono, cadendo a terra accompagnati da un suono sordo, che non andò a disturbare la quiete della notte.
I due si ritrovarono occhi negli occhi in una situazione vagamente familiare: Haruka con le spalle a terra e un’espressione lievemente dolorante; Rin in ginocchio sopra di lui, sbigottito dalla caduta e ancora aggrappato alla maglia dell’altro. Erano come statue, immobili, e respiravano l’aria improvvisamente pesante attorno a loro.
«Haru…» fece il rosso cercando di calmarsi e mascherare i suoi sentimenti «che significa “Gou”? Se fra voi è successo qualcosa almeno uno dei due poteva degnarsi di dirmelo! In fondo siete pur sempre mia sorella e…» la sua voce si stava rompendo tra i denti aguzzi, lasciando percepire la tristezza che provava dentro «e insomma! Io non capisco cosa mi stia succedendo. Sono così felice di essere di nuovo assieme a voi, eppure  mi sento a disagio. Mi sembra di non essere abbastanza, di far fatica a stare al vostro passo… Ho paura di essermi perso troppo di voi per poter recuperare, e francamente, questa sensazione mi terrorizza. Volevo provare a parlarti di cose personali per ridare ossigeno al nostro vecchio e bellissimo rapporto, ma ora tu te ne esci con questa cosa e io non so più cosa pensare di te, di Gou, di tutti voi! Mi sento in un oblio senza fine, Haru! Parlate con ME, state con ME! Io ho dannatamente bisogno di tutti voi! Non mi escludete…»  
Ci aveva messo tanta buona volontà, ma alla fine anche questa volta non era riuscito a frenare le lacrime.

«Rin, non cambierai proprio mai!» disse Haruka mentre sentiva le stille dell’altro trafiggergli il petto. «Aspetta che le persone finiscano di parlare prima di saltare alle conclusioni. E comunque questo non ha nulla a che vedere col tuo compito di scienze».
Rin lasciò che la felpa di Haruka gli scivolasse via dalle dita e si appoggiò lentamente le mani sulle gambe «Si... Hai ragione… scusa» disse distogliendo lo sguardo «Ma non posso fare a meno di sentirmi così! Non posso farci niente!»
Già, Haruka lo sapeva bene. Aveva già avuto modo di vedere come i sentimenti lasciati liberi di quel ragazzo potessero scatenare sia il diavolo che l’angelo che erano in lui.
Quel ragazzo, che una volta aveva dato tutto il suo bene per mostrare ai suoi amici la grande bellezza del nuotare per e con un team, era per la seconda volta in ginocchio da lui a chiedergli, a modo suo, di guarirlo dal male che lo affliggeva.
«Tutto questo non ha nulla a che vedere col tuo compito di scienze , Rin. Tuttavia, ti chiedo di trascurarlo un altro po’ e concedermi qualche minuto del tuo tempo. Non so da quanto tutto questo ti frulli in testa e non ha importanza. Ascoltami bene Rin: l’unica ragione per cui abbiamo evitato di parlarti di quello che è successo in questi anni era proprio perché tu non ti sentissi escluso o obbligato a raccontarci e a ricordare il brutto periodo in Australia. Lo avevamo deciso pensando che ripartire da zero sarebbe stata la cosa migliore per te. Non parlandotene, però, abbiamo agito da egoisti finendo per sbagliarci e ti chiedo scusa a nome di tutti! Ma Rin, ti prego, non pensare che vogliamo escluderti o… che non ti vogliamo bene! Sei stato tu a farcelo capire: il team, che si allarghi o resti sempre lo stesso, è una famiglia e lo è per tutta la vita! Ognuno di noi ci sarà sempre per gli altri e viceversa.”
«Anche se uno dei membri è un dannato idiota?» sussurrò Rin passandosi una mano sugli occhi e gli zigomi ancora umidi.
«Sì, anche in questo caso» rispose Haruka con un sorriso gentile, “non ti abbandonerò mai” si lasciò sfuggire tra sé e sé.

Qualche minuto dopo lo squalo aveva esaurito il suo mare di lacrime. Le ultime erano state sicuramente versate in onore di quella premura che i suoi amici avevano mostrato nei suoi confronti e della quale lui non si era accorto, lasciandosi inghiottire dalle sue insicurezze. Si sentiva come un bambino che, svegliatosi da un brutto sogno, era stato tranquillizzato dalla mamma. La sua stupidità lo fece sorridere.
Haruka per un secondo ebbe l’impressione di non riuscire più a distinguere Rin dal cielo immenso sopra di loro: erano entrambi sereni e bellissimi.
Rin lasciò che la testa gli cadesse all’indietro, libera dal peso che la opprimeva. «Tu sei… cioè, voi siete… la mia eterna salvezza». La sua voce era tranquilla e calda.
Cavoli, Haruka era imbarazzato da morire. Sentiva le gote arrossarsi e le labbra si stavano contorcendo in una strana smorfia orribile contro la sua volontà.
Onde evitare che Rin lo vedesse in quello stato, il moro se ne uscì con la prima cosa che gli passò per la testa: «Comunque, prima quando mi sei saltato al collo, intendevo dire che Gou è l’unica ragazza della nostra età con cui parlo, ma non mi interessa. Ah e non ho avuto relazioni fin’ora, se proprio vuoi saperlo»
Il rosso chinò il capo e sgranò lievemente gli occhi, ancora segnati dalle lacrime. Non si sarebbe mai aspettato che Haruka avrebbe ripreso in mano il discorso di sua spontanea volontà, tant’è che lui stesso se ne era dimenticato vista la discussione intervenuta tra loro.
«Ah, ok...» fu tutto quello che riuscì a dire in un primo momento. « Aspetta! Che significa che Gou non ti interessa?!». La voce di Rin si era fatta di nuovo burrascosa, era impossibile pensare che fino a dieci minuti prima avesse frignato come un bimbo a cui è stato rubato lo zucchero filato. Ma insomma, stava forse dicendo che la sua sorellina non era una ragazza degna di nota?!
«Ho altro per la testa» sussurrò Haruka.
«EH?! Che significa?» esclamò l’altro allibito, poi ebbe un’illuminazione. «Ancora con la storia dell’acqua? Guarda che non potrete mai fidanzarvi o robe simili, Haru»
I denti appuntiti del rosso si mostrarono in una risata maliziosa.

Poco dopo, Rin si lanciò in un’improvvisa paternale sull’importanza di pensare seriamente al proprio futuro, quasi a volersi sdebitare coi suoi consigli dell’aiuto ricevuto dall’amico.
Haruka stava facendo finta di ascoltare. Poi d’un tratto, senza distogliere lo sguardo dal rosso, si mosse un po’ a fatica, vagamente intorpidito, e appoggiandosi sui gomiti sollevò leggermente il busto andando ad accorciare la distanza tra loro.
 Su quella collina buia, lontana dalla città, il delfino si stava immergendo negli occhi di Rin, forse cercando di comunicargli qualcosa. L’intensità del suo sguardo ammutolì il rosso, che sentì aggrovigliarsi in gola le parole non ancora pronunciate. Era in momenti come quello che Rin desiderava ardentemente un Makoto tascabile che potesse trasformare in frasi di senso compiuto i gesti e i pensieri di Haru. Continuò a guardarlo un altro po’ per cercare di cogliere qualche sfumatura nascosta, ma visto il suo carattere impaziente e la sua negazione nell’empatizzare, decise di essere più diretto e chiese: «Che c’è, Ha-»
Non finì mai la frase. 



Eccoci anche alla fine del secondo capitolo! Come per il precedente, se avete critiche costruttive o pareri da esprimere, non trattenetevi ^^ spero continuerete a seguire la storia, nel prossimo capitolo ci sarà una svolta :D kiss~
   
 
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