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Autore: Iaiasdream    18/09/2014    5 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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BAKA TIME: ciao ragazze!! Scusatemi per il ritardo ma ho avuto un problema con il pc. Se vedete qualcosa di diverso nel capitolo e cioè la spaziatura, il motivo è perché ho scritto il capitolo con lo smartphone.
Comunque. In questa parte, sono convinta che alcune di voi forse fan di Armin, mi odieranno a morte. Ma non sapevo cos'altro inventare, perché ogni volta che mi chiedevo,  come posso toglierlo di mezzo? La risposta più vicina era ciò che ho riportato in questo capitolo, che successivamente avrei dovuto mettere il rating rosso, ma ho deciso di descriverlo in maniera "Iaia". Buona lettura, e mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate. ^^

 


<< Etienne! >>. È la quarta volta che urlo, ma da lui non ho nessuna risposta. Dopo la scena con Armin, in cui sono stata costretta a perdonarlo per l'ennesima volta, mi sono recata in soggiorno e non ho visto più mio figlio. Sono andata a vedere se era in camera sua, ma neanche lì. Ho iniziato a preoccuparmi. Adesso Armin mi sta aiutando a cercarlo, ma invano.
<< Etieeeenne!! >> grido a squarciagola iniziando a piangere e ansimare dalla paura.
<< Rea, la porta di entrata è aperta >> dice ad un tratto dal piano di sotto Armin << vado a vedere se si trova in giardino >>.
<< Vengo anche io! >> "Dio mio, fa che sia lì". Scendo velocemente le scale, e in tal modo esco in giardino. Mi guardo in torno smarrita per vedere se Armin l'ha trovato.
Mi fermo, accorgendomi che Occhi di ghiaccio se ne sta impalato davanti il cancello aperto con una mano che stringe il ferro, a contemplare in silenzio, il lago.
<< Che fai, Armin? >> chiedo accennando lentamente due passi << perché ti sei fermato? >> continuo allungando il passo. Quando finalmente gli sono vicino, mi ritrovo a guardare il suo profilo, e mi basta quello per capire la sua inquietudine.
<< Che succede? >> chiedo girando lentamente la testa verso la parte in cui lui sta guardando.
Sgrano gli occhi dallo stupore.
A due passi dal lago, inginocchiato e con lo sguardo rivolto all'orizzonte, Castiel tiene stretto affettuosamente fra le sue braccia mio figlio.
Quella scena io non so proprio come descriverla, ché, la parte da cui nascono i sentimenti, ha finito di funzionare. Inconsciamente, mi ritrovo a camminare verso di loro, che se ne stanno immobili come se quell'immagine altro non fosse che un'antica fotografia.
Trasalisco, poi, notando che Castiel si sta alzando, prendendo in braccio il bambino, che subito poggia la testa sulla spalla del rosso, facendomi intendere che sta dormendo. Castiel gli accarezza dolcemente i capelli, poi si gira verso di me iniziando a incamminarsi. Mi vede. Si ferma, mi fermo, e rimaniamo a fissarci per un po'. Io malinconica, lui non riesco a vederlo, perché in contro luce, ma so per certo che mi sta guardando.
Spinta dall'istinto, riprendo i miei passi avvicinandomi di più. << E-era con te? >> chiedo tremante, non sapendo che cosa dire.
<< L'ho trovato seduto su quella panchina >> risponde lui indifferente indicandomi il posto.
Sento il viso rigarmi di lacrime, non riuscendo più a trattenere il senso della scampata paura. Mi avvicino di più, e istintivamente allungo la mano accarezzando la testa di Etienne. Il movimento si fa automa, infatti mi ritrovo con il palmo che carezza i capelli corvini di mio figlio, e con il dorso che sfioro il collo di Castiel. Volgo lo sguardo verso di lui, e non posso fare altro che dirgli << Grazie >>. Lui sbuffa un sorriso, porgendomi il bambino fra le braccia, che lo accolgo tipo culla. Lo guardo in volto, dorme beato. Sorrido travolta da tenerezza.
<< Ti ha lasciato una sorpresa nei pantaloni >> dice ad un tratto Castiel quasi beffardo. Sorrido, volgendogli gli occhi.
Lui non sta sorridendo, ha uno strano luccichio nello sguardo che lo fa sembrare più  chiaro del  normale colore. Cancello anch'io il mio sorriso, aspettando una sua reazione. Dopo un po' lo vedo alzare lo sguardo e sospirare, mi sorpassa, ma mentre è al mio fianco, mi afferra una ciocca di capelli, guardandola con la coda degli occhi.
<< Non farlo più piangere, o mi abituerò a raccogliere le sue lacrime, fino ad affezionarmi >> sussurra serio facendo scorrere fra le sue dita i fili castani.
<< S-stava piangendo? >> chiedo triste, immaginando che forse il piccolo abbia ascoltato la discussione tra me e Armin. Castiel non risponde alla mia domanda, prima di andarsene aggiunge con un sibilo << mi dispiace >>.
Trasalisco nel sentire quelle due parole. Cosa avrà voluto dire? Cosa gli dispiace? Mi giro di scatto per chiederglielo, ma lui ormai si sta allontanando troppo. Voglio e sento il bisogno di raggiungerlo, ma la mano di Armin, che poggia sulla mia spalla mi ferma prima ancora di farmi accennare un movimento.
Lo guardo, sembra serio, ma riesco a scorgere nei suoi occhi un barlume di nervosismo.
<< Va tutto bene? >> mi chiede gentilmente. Annuisco accennando un lieve sorriso.
Rientriamo in casa, porto subito Etienne in camera sua, lo cambio, sperando vivamente che non si svegli, poi dopo averlo messo a letto, mi dirigo in camera mia, mi siedo sul materasso e guardando l'esterno, riflesso sui vetri della finestra, ripenso a Castiel, e inizio ad immaginare molti "se", uno dei quali risalta nella mia mente come una pepita d'oro, illuminata in tutto il suo splendore: se quel giorno, fossi ritornata da lui per... Quel pensiero si infrange nel momento in cui sento afferrarmi dolcemente per un braccio. Sobbalzo, girandomi e incrociando gli occhi glaciali di Armin.
<< Non stai bene? >> mi chiede.
<< Sono stanca... >> rispondo iniziando a singhiozzare.
<< Perché piangi? >> chiede ancora lasciandomi il braccio e raccogliendo una lacrima.
Abbasso lo sguardo scuotendo il capo << non lo so >> aggiungo con voce flebile. Allora lui senza aggiungere altro, si fa più vicino abbracciandomi. Non lo ricambio. Non può credere per davvero che mi sia passata solo perché è successo questo. Anche adesso mi sento irritata, i suoi sbalzi di umore mi irritano.
Ad un tratto sento che sta sciogliendo la sua presa su di me, mi afferra le spalle e mi costringe gentilmente a guardarlo. Si avvicina lentamente, e capisco subito che vuole baciarmi. Mi scanso nel momento in cui vedo che la distanza delle nostre bocche sta scomparendo.
 << Per favore Armin... >> sussurro alzandomi dal letto e raggiungendo la finestra. C'è un silenzio che mi sembra quasi assordante, mi sento ansiosa, come se stessi aspettando una sua reazione. Accade dopo un po', lo sento alzarsi dal letto e venire verso di me. Mi cinge i fianchi con una mano, e con l'altra mi sposta i capelli, denudandomi la nuca. Sento le sue labbra bruciarmi la pelle fresca, e subito una sensazione di fastidio mi pervade << No >> dico cercando di divincolarmi, ma lui stringe la presa tirandomi a se e aumentando i suoi atteggiamenti, prendendomi alla sprovvista. Non si è mai comportato in questo modo.
<< Armin, smettila... Ho detto di no! >> urlo riuscendo a liberarmi ma in maniera brusca. Lo guardo negli occhi con bieco. Lui ha l'affanno, e i suoi occhi luccicano di quella maliziosa luce.
<< Che ti prende? >>  chiedo.
Lui sorride, poi scuote la testa, afferrandosela fra le mani portandosi i capelli all'indietro.
<< Lascia perdere >> dice stendendosi sul letto << è la stanchezza >> aggiunge dandomi le spalle. Rimango immobile e perplessa. Ritorno a guardare fuori dalla finestra il cielo ormai succube della notte. Un cielo spoglio di stelle e coperto di nuvole che lo rendono nero e inquietante. In lontananza, verso l'orizzonte luci a intermittenza e lontani boati fanno la loro comparsa in quella notte dove tutti i miei sentimenti stanno concedendo il trono alla preoccupazione.
E la stessa non mi ha dato tregua neanche nei due giorni che, repentinamente si sono susseguiti, facendo arrivare il momento della cena a casa di Castiel, proposta da Rosalya.
Da quella sera, Armin non ha più tentato un approccio. Ci siamo parlati a malapena, e alle volte mi è sembrato distante anche con Etienne.
Mancano poche ore, sono nel bagno, sotto la doccia, permettendo all'acqua bollente di picchiettarmi dispettosa il viso.
Sento bussare alla porta.
<< Mamma hai finito? >>
<< Sì >> rispondo chiudendo la valvola dell'acqua. Esco, mi avvolgo nell'asciugamano, e vado ad aprire, ritrovandomi Etienne che mi guarda con occhi incantati.
<< Cosa c'è >> chiedo divertita.
<< Volevo sapere se questa camicia va bene con il colletto sbottonato >> dice lui atteggiandosi a gran figo.
<< Sei bellissimo >> rispondo io abbassandomi alla sua altezza e stampandogli un bacio sulle guance.
<< Lo so, me lo dicono già in molte all'asilo >>
Rido divertita << Già dimenticavo che hai molte spasimanti >>
Lui fa una smorfia indifferente. << L'unica a cui voglio bene, però, sei tu mamma >> sussurra abbracciandomi e stampandomi un bacio sulla guancia.
Ricambio l'abbraccio e il bacio.
<< Anch'io ti voglio bene Etienne, e non puoi sapere quanto... Andiamo, devo vestirmi >>
<< Posso scegliere l'abito? >> chiede con preghiera.
<< Ok >> rispondo senza esitazione. Ci dirigiamo insieme nella mia camera, lui subito va ad aprire l'armadio, e accarezzandosi pensieroso il mento, inizia a cercare con lo sguardo. << Trovato! >> esclama dopo un po'. Lo guardo, oltre ad essere intelligente, mio figlio ha anche un gusto davvero incantevole nel vestirsi. Ha preso direttamente l'abito che dovrei indossare al matrimonio di Rosalya.
<< Ma no, Etienne. Quello devo indossarlo al matrimonio >> dico sorridendo. Lui fa una smorfia, poi ritorna alla ricerca, questa volta, è deciso a non farmi rifiutare. Me lo porge. È un abito sobrio, dal colore azzurrino. Maniche a tre quarti, scollatura a v. gonna con pieghe a forma di petali di rose.
<< Che bello >> esclamo accarezzando il suo visino compiaciuto.
Dopo essermi vestita, ha voluto pettinarmi i cappelli e mentre lo faceva mi ha chiesto << Mamma, fai la treccia di Elsa? >>
<< Ma io non sono bionda, non verrei mai come la regina delle nevi di Frozen >> rispondo imbronciata.
<< Fa nulla, sei molto bella quando ti fai la treccia >> ribatte lui poggiando sul mobile la spazzola.
<< Ehi, ma cosa sono tutte queste benevolenze? >> chiedo incuriosita.
Lui non risponde, sorride soltanto. Lo accontento anche in quello. Quando finalmente sono pronta, ci dirigiamo al piano di sotto, dove troviamo Armin ad aspettarci seduto sul divano.
<< Papà! >> esclama Etienne andandogli incontro << Sai, ho scelto io l'abito che indossa la mamma. Non trovi che sia bellissima? >>
Armin mi guarda incantato, poi sussurra << Sì, è bellissima >>.
Sussurrò imbarazzata
 << Allora? >> chiedo dopo un po' << Vogliamo andare? >>
Ci dirigiamo a casa di Castiel a piedi. Dato che è a pochi passi da casa nostra.
Nel momento in cui scorgo la maestosa villa, quella preoccupazione che mi ha assillata durante questi giorni, si sta facendo risentire, e subito una sensazione di dejà-vù invade la mia mente, facendomi ritornare a quella lontana sera dove mi presentai alla festa con Viktor, e a ciò che successe dopo. Solo che adesso ad accompagnarmi c'è Armin. Una vocina mi sta dicendo di trovare una scusa e ritornare a casa, ma come al solito faccio finta di non sentirla.
Ad aprirci è Rosalya. Dopo i benvenuti e dopo aver aspettato gli altri ospiti, siamo andati nel salone per l'aperitivo. Erich, ha preso con se Etienne e sono saliti in camera sua per giocare. Castiel si è presentato poco dopo, con una nera camicia sfiancata, coperta da un Cardigan fumo, e pantaloni neri. Non appena mi ha vista non ha distolto i suoi occhi da me neanche per un minuto, e durante tutto il tempo che l'ho guardato mi ha sempre sorriso. Ma non è andato oltre, non si è avvicinato, non mi ha salutata neanche parlata. Che intenzioni ha? Mi sono detta sentendo a poco a poco, che la sua voce mi manca. Ma non posso abbandonarmi a queste cose, così mi sono diretta da Rosalya e abbiamo iniziato un breve discorso sul loro viaggio di nozze. Lei vuole andare in crociera, ma Lysandro preferisce la terra ferma, e quindi l'Inghilterra.  Subito iniziano a bisticciare, e io li  ascolto divertita.
Dopo un po', Castiel stesso annuncia la cena. Ci dirigiamo tutti nella sala da pranzo dove un lungo tavolo troneggia il centro colmo di ogni bendidio.
Mangiamo in silenzio, poi tra una portata e l'altra iniziano i ragionamenti e quella che li esordisce è Kim, che si alza dal tavolo, mezza brilla, dicendo che vuole fare un brindisi agli sposi.
Biascica qualcosa che facciamo tutti quanti fatica a capire, scoppiando in una fragorosa risata, poi sento tirarmi per un braccio, mi giro, accorgendomi che è Rosalya << cosa c'è? >> chiedo incuriosita.
<< Rea, non sono fatti miei, ma non ti sembra che Armin stia bevendo troppo? >> chiede sottovoce, io giro la testa verso il moro, accorgendomi che dopo aver ingoiato un intero bicchiere di frizzantino, non perde tempo a riempirsene un altro.
<< Ma che gli prende? >> chiede ancora Rosalya.
<< Non lo so, Rosa... Non lo so >> rispondo con rassegnazione distogliendogli lo sguardo e volgendolo istintivamente verso Castiel.
Il rosso mi sta guardando, con serietà. Non riesco a reggere quello sguardo, così abbasso il mio cercando di cancellare i miei pensieri e concentrarmi di nuovo su Kim, che continua il suo monologo senza senso. Rido. Poi ad un tratto un rumore provocato dalla porcellana, cattura la nostra attenzione. Volgiamo tutti lo sguardo verso Armin, il quale, si alza con fatica rimanendo in piedi a stento. << Anche io voglio fare un brindisi >> dice con voce impastata. Afferra il bicchiere, fissa incerto il contenuto, poi volge lo sguardo verso di me, e alza il calice dicendo << Alla mia donna... >> beve tutto d'un fiato, e asciugandosi le labbra con la manica della camicia continua << ... Che poi, tanto mia non è... >> ride da solo, mentre gli altri lo guardano perplessi e incuriositi.
<< Non è vero Castiel? >> dice verso il rosso ma continuando a guardare me. Vedo Castiel guardarlo impassibile ma con aria di sfida, ed ecco che la preoccupazione si tramuta in paura. Il cuore inizia a battermi forte, facendomi quasi male, mentre il respiro si appesantisce.
<< Caro, Lys... >> ricomincia Armin << ... Posso dire cosa penso del tuo matrimonio? >>
<< Certamente >> risponde Lysandro impassibile.
Armin sorride prima di rispondere, poi esclama << io... Penso, che sia una totale presa per il culo! >>
<< Ma Armin! >> esclama Rosalya irritata.
<< Avanti Rosa, non prendertela... Io lo dico anche per te. Metti che quel giorno Lys si dimentichi del matrimonio e ti lasci sola sull'altare... Ah, ma per te non ci sono problemi, hai qualcun altro, nella tua armeria, che possa prendere il suo posto? >>
<< Armin piantala! >> urlo alzandomi, tremante di rabbia, non riuscendo a reggere più la situazione. Poi rivolgendomi a Lysandro e Rosalya dico dispiaciuta << ragazzi, non ascoltatelo, mi scuso io per lui, ha bevuto troppo, mi dispiace avervi rovinato la cena >>
<< Non sei tu che devi scusarti Rea... >> risponde Lysandro apprensivo, subito, però, viene interrotto dalla sguaiata risata di Armin.
<< Sei una brava ragazza Rea! >> esclama guardandomi. << con gli altri!... Perché non ti scusi anche con me? >>
<< E di cosa? >> chiedo non capendo per quale motivo acconsento nel continuare quella discussione assurda.
<< E di cosa?! Ma prima di tutto del fatto che continui a prendermi per il culo! Sono tre ore che ti stai mangiando con gli occhi la faccia di questo pezzo di merda! >> esclama indicando Castiel, che rimane impassibile anche a quell'offesa; poi riprende sorridendo beffardo << e anche del fatto che cerchi in tutti i modi di allontanarmi!... Ahah... Ragazzi, avete mai sentito di una coppia scoppiata? >>
<< Ma che diavolo dici? >> interviene Kim.
<< Ma come Kim? Fai questa domanda proprio tu che sai tutto?... Ah, ma un momento, gli altri non sanno nulla... Vi spiego subito... >> dice poggiando il bicchiere sul tavolo per riempirlo ancora.
Fisso i suoi movimenti impaurita e irritata << Smettila! >> esclamo digrignando i denti e iniziando a piangere.
<< Io e Rea, non abbiamo rapporti sessuali! Per meglio dire: io non sono come mio fratello, che ogni volta che si trova davanti una bella donna, porta direttamente nell'anticamera il suo cannone. Per quale motivo vengo respinto? All'inizio mi sono chiesto se era lei lesbica, dato che aveva più approcci con Rosalya che con me, ma notando anche l'intimità che ha con un suo allievo, e figuratevi che gli ha promesso che se si opera, sarà disposta a concedersi. Non ci ho capito tanto... >>
<< Finiscila! >> sibilo.
<< ... Ma poi mi sono dovuto ricredere... E sì. È bastato l'arrivo di Castiel, per farle riaprire le gambe. Anche se non le ha ancora aperte con me >>
Sto per lanciargli addosso un bicchiere colmo d'acqua ma qualcuno mi precede. Vedo Castiel alzarsi, piombarsi su di lui come una furia e colpirlo violentemente con un pugno dritto sullo zigomo.
<< Piantala figlio di puttana! >> esclama a denti stretti. Vedo Armin barcollare e cadere pulendosi la parte colpita che ormai perde sangue.
Non resisto, chiedo a Rosalya di badare a mio figlio e corro via uscendo da quella casa. Scappo, fino a quando le mie gambe cedono, facendomi cadere sulla sabbia. Piango gettando un urlo strozzato. Non ce la faccio più. Non ce la faccio più. Questa è la frase che brama di uscire dalla mia bocca senza voce.
Dopo un po' di tempo, quando finalmente le mie lacrime si sono asciugate, mi ritrovo a contemplare il lago con occhi spenti. Sento a malapena lo squillo del telefono, è un messaggio di Rosalya.
"Dove sei? Non farci preoccupare. Etienne dorme tranquillo. Castiel voleva venire a cercarti ma non so perché, Lysandro glielo ha impedito. Armin se n'è appena andato"
Rispondo digitando le parole lentamente "sono a casa. Ti prego tieni tu il bambino, non voglio che mi veda così"
Dopo quel messaggio, mi alzo e mi dirigo verso casa mia. Trovo la porta aperta, e capisco che Armin dev'essere tornato. Mi armo di rabbia, pronta per affrontarlo e porre una volta per tutte la parola fine a questa farsa.
Lo trovo seduto sul divano con la testa poggiata all'indietro sullo schienale. Mi ha sentita e inizia a ridere.
<< Sei contento? >>
Chiedo con sfida. Lui non risponde, anzi, la sua risata la tramuta in pianto. << Non mi fai pena Armin, mi disgusti. Io non so che fine abbia fatto il vero Armin, ma se è questo l'originale, non voglio avere più niente a che fare con te... È finita e questa volta per davvero >>. Detto questo mi dirigo verso le scale iniziando a salire per dirigermi verso la mia camera, ma non appena mi accingo ad entrare mi sento afferrare violentemente da un braccio e voltarmi, incrociando quell'inquietante sguardo che è più agghiacciante del ghiaccio stesso.
<< Che fai? Lasciami >> dico divincolandomi. Armin afferra l'altro braccio e mi solleva avvicinandomi a lui.
<< Tu sei mia adesso! E non ti lascio a nessuno! >> sussurra digrignando i denti e avvicinando le sue labbra alle mie. Mi scanso con fatica. Lui violentemente mi gira sbattendomi di faccia al muro e appoggiando la sua intimità dietro la schiena.
<< Lasciami! >> urlo impaurita, stringendo gli occhi, che riapro non appena sento le sue dita sollevare la gonna, e la sua bocca mordermi la spalla.
<< No! >>. Mi agito, riuscendo a liberarmi, ma lui abile, mi riafferra, scaraventandomi sul letto. Si mette a cavalcioni su di me e poggiando una mano sul petto, con un gesto secco, mi strappa il vestito facendo fuoriuscire i seni. Provo a ribellarmi ma lui mi blocca, essendo più forte. Poggia la sua bocca sul mio petto e mi bacia, mi morde e mi fa male. Urlo piangendo disperata, pregandolo di lasciarmi, ma lui mi tappa la bocca con la sua mano e avvicinatosi al mio orecchio sussurra << sta buona, vedrai che ti piacerà >>. Il suo sguardo è cattivo. Non lo riconosco più, non è più il dolce e caro Armin. Lo guardo con supplica ma lui non ci fa caso, mi risolleva la gonna strappandomi l'intimo. Istintivamente stringo le gambe, ma sono senza forze, così lui riesce a divaricarle. Poi si alza, per sbottonarsi il pantalone. Ne approfitto per scappare, ma vengo afferrata per i capelli sbattuta violentemente sul letto. La treccia, si scioglie, i capelli che Etienne aveva dolcemente pettinato si sparpagliano sulle coperte e di quel vestito che lo stesso Etienne aveva scelto con cura, non ne rimane neanche un brandello.
Armin è sopra di me, e violentemente mi sta possedendo. Provo a gridare, ma neanche la voce vuole degnarsi di obbedirmi. Mi sta facendo male e l'unica cosa che riesco a pensare prima di perdere i sensi è: Castiel aiutami.

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