Fan
fiction made by Rhea & Becki ©
Le
parti contrassegnate con il color viola
rappresentano la storia dal punto di vista di Rhea,
mentre quelle in rosa
la storia dal punto di
vista di Becki. Buona lettura.
Questa
storia non è stata scritta a scopo di lucro, i Tokio Hotel
non mi appartengono e qualsiasi anlogia con fatti reali è
PURAMENTE casuale. Non intendo rappresentare fatti realmente accaduti.
Capitolo
1°:
Andarcene.
Sì,
andarcene.
Questa
parola racchiudeva tutto quello che volevamo fare. Essere
libere, andarcene da tutto e da tutti, senza persone che ti giudicano
per le
tue scelte e per quello che di nuovo vuoi provare. Perché ci siamo rese conto, io e
te, che in questo
mondo ci sono tante persone, oserei dire troppe,
incapaci di credere, di sognare, di volare; loro non danno importanza a
tutto
quello che non è concreto e normale…loro vogliono
la vita monotona e sono
convinti che sia il giusto, così ti condizionano e ti
costringono a tenere le
tue ali chiuse, a farle restare piegate per sempre, e se decidi di
volare
beh…loro non ti insegneranno di certo…e dovrai
fare tutto da sola. Ma io e te,
Rhea, abbiamo capito cosa vuol dire aiutarsi, e lo stiamo
facendo…stiamo
andando incontro al nostro sogno che, con l’aiuto di un
pizzico di fortuna, ha
deciso di incrociarsi con la nostra strada…tanto da poter
farci dire:
Sì.
Siamo Groupies.
-Rhea?-
-Mh?-
mi rispondesti in un mugolio…d’altronde cosa
potevo
aspettarmi? Eri concentrata sulla guida, ormai cinque ore alle
spalle…erano
parecchie per te.
-Non
preferiresti fermarti una mezz’oretta, per riposarti?
Oppure guido io….-
A
quest’ultima frase non reagisti come al solito, ossia facendo
finta di non ascoltarmi e tenendo le tue mani delicate fisse sul
volante e i
tuoi profondi occhi puntati sull’asfalto: ti girasti di
scatto sollevando gli
occhiali da sole, che ti coprivano gran parte del viso, sulla nuca, e
sbarrando
gli occhi.
-Cosa?
Tu guidare?
-Dai,
si vede. Sei stanca, hai le occhiaie…-
Alla
mia nota, rimettesti gli occhiali riconcentrandoti sulla
guida. Mettevi spesso gli occhiali da sole, specialmente quando ti
volevi
chiudere in te stessa, quando c’era qualcosa che non andava e
tendevi a non
parlarne fino a che non ti sentivi di nuovo bene con te stessa e li
risollevavi. Non lo facevi appositamente, né tanto meno per
escludermi da
qualcosa di tuo, il che mi sembra abbastanza improbabile visto che
siamo
cresciute insieme, era piuttosto qualcosa che io stessa avevo notato in
te.
Quel bisogno di estraniarti dal mondo per qualche minuto, e di sentirti
protetta anche solo da una lente più scura, che non
permettesse di scovare il
tuo sguardo dall’altro lato, perché
tu…TU puoi vedere tutto quello che accade.
Gli altri NO…
Infondo
è sempre stato il giudizio degli altri a
condizionarti…scusa: a condizionarCi in tutto quello che
facevamo. Con un sogno
e un’ambizione come la nostra i giudizi erano molti, troppi,
pesanti, dolorosi.
Ci distruggevano, ma allo stesso tempo ci rendevano più
forti. Forse è per
questo che non ci siamo mai arrese, forse è per questo che
adesso siamo su
questa auto.
-Becki,
penso proprio che ci concederemo una pausa tra poco- ti
dissi qualche istante dopo, sbadigliando, con gli occhi ancora lucidi,
coperti
dagli occhiali.
-Che
ti avevo detto io??- mi domandasti sgranando gli occhi e
fissandomi altezzosa.
Sorrisi,
ma sembrava più una smorfia.
Strinsi
di più le dita al volante cercando di sorreggermi e
restare lucida, ma sentivo le palpebre pesanti e molto probabilmente
era meglio
lasciare il posto di guida alla mia compagna. Rischiavamo di fare un
incidente!
Rallentai
e mi accostai lateralmente lungo la strada con la
macchina.
Aprii
la portiera e scesi.
Mi
facevano male le gambe.
-Passo
dietro- ti dissi aprendo la portiera posteriore.
Mi
guardasti un istante allarmata, ma poi sorridesti come tuo
solito e ti sedesti al posto di guida sbattendo forte la portiera.
Non
la sentii nemmeno. Mi ero già addormentata.
Tra
le varie tracce che stavano scorrendo alla radio già da un
po’, partì d’improvviso “Frei
im Freien Fall”…ti penso, e comincio ad intonare
quelle note che per noi volevano dire così tanto, in
così poche righe:
Voglio
esser solo libero,
ancora una volta esser libero,
solo una volta esser libero.
Io mi lascio cadere.
Già…essere
libere…
Credo
di aver esagerato un po’ con il volume e, dopo ben due ore
e mezza di sonno, la canzone ti svegliò.
-MMMMHHHH!-
ti lamentasti portando un braccio sopra agli occhi
ribelli alla luce. Ti vidi dallo specchietto retrovisore, ed era una
scena
davvero spassosa.
-Oh,
scusa! Ti ho svegliata!?- domandai con falsa innocenza.
-Stronza!-
mi urlasti in faccia girandoti sull’altro fianco e,
probabilmente, riprendesti sonno all’istante. Il viaggio ci
stava davvero
stancando, ma ci avremmo dovuto fare l’abitudine.
Sistemai
gli occhiali da sole e ripresi a canticchiare sottovoce
“Frei im Freien Fall”, stavolta attenta a non
svegliarti.
Sembravi
quasi innocente quando dormivi…
Frenasti
di brusco all’improvviso e sbattei la testa al sedile
su cui eri seduta.
-Becki..
se quando scendiamo trovo un solo graffio, sappi che
non la passerai liscia..- brontolai qualcosa del genere, ma non avevo
la forza
nemmeno per aprire gli occhi.
-Tranquilla,
c’è un idiota davanti a noi, ma la macchina
è
intatta- mi dicesti smettendo di cantare non so nemmeno quale canzone.
-Bene..-
e mi girai dall’altra parte.
Quindici
ore di viaggio.
Quindici
ore di guida tra me e te che ci davamo il cambio.
Per
un totale di sette ore e mezza di guida a testa.
Eravamo
arrivate a Berlino… credo…
-Dammi
qui…- mi dissi bruscamente assonnata
dai sedili posteriori, facendomi
prendere anche un bello spavento. Non era esattamente una bella visione
vederti
appena sveglia!
Erano
circa cinque minuti che mi rigiravo la cartina tra le mani
mentre continuavo a guidare. Avevo spento la musica e tolto gli
occhiali…dovevo
capire dove si trovasse il nostro maledetto hotel.
-Ehi,
guarda che so benissimo vedere da sola…- ti dissi
altezzosa. Detestavo quando mi trattavi come una di due anni
più piccola,
nonostante lo fossi davvero.
-Lascia
vedere a me. Se dovessimo affidarci al tuo senso
dell’orientamento finiremmo in Cina…- sorridesti
tu stessa della tua sarcastica
battuta, mentre dai sedili posteriori passasti al sedile vicino a me
senza
scendere…
-Fai
attenzione, grazie! Io starei guidando!- ti rimproverai
mentre mi continuavi a dare gomitate non proprio leggere. Mi ignorasti
alla
grande e prendesti posto.
Ti
vidi scrutare assorta la cartina. Mi fissasti. Scoppiasti a
ridere in una fragorosa risata di cui non trovai il senso.
-Che
c’è?!- chiesi scocciata ma senza ottenere
risposta…
-La
cartina…ahahah…E’
sottosopra…-
Ops…Mi
sa che avevi ragione…Saremmo potute
finire in Cina.
-Allora…Noi
siamo qui…- pensasti ad alta voce con il dito che
scorreva sulle varie vie di Berlino.
-Svolta
a destra a quel semaforo laggiù…-
Bene,
c’eravamo quasi allora.
-Quasi
arrivate..- mi dicesti rallentando poco dopo.
Guardavo
fuori dal finestrino la nuova città, assorta tra i miei
pensieri e le mie paure.
-Mai
stata prima d’ora a Berlino...-
-E’
proprio questo il bello, Rhea-
Ti
sorrisi.
Mi
intrigava il fatto di stare in una città nuova
e di
sapere che presto sarei stata anche in compagnia di gente nuova.
Ci
fermammo dopo cinque minuti ed io mi voltai verso di te prima
di scendere dalla macchina.
-Solo
una cosa, Becki- dissi.
Ti
voltasti e ci guardammo negli occhi.
-Stiamo
attente- mormorai ed abbassai lo sguardo.
-Hai
paura?-
-Un
po’..-
Ci
abbracciammo.
Adesso iniziava tutto.
Continua...Bene, ciao a tutti! Rieccomi qui con una nuova fan fiction! Anzi...sta volta, c'è una novità! Questa FF, La vita vista dal Rosso, è scritta da me e da un'altra mia amica. ( la Rhea in questione!) Spero che abbiate capito che la parte in rosa è la storia vista da Becki, mentre la parte in viola, è la storia come la vede Rhea. Mi auguro che dopo "Te lo giuro" (ancora in scrittura) apprezzerete e seguirete anche questa storia! Vi assicuro che i colpi di scena non mancheranno!!! Commentate in tanti, anche negativamente se non vi piace, accetto tutto, consigli critiche e giudizi!
Un bacio, e al prossimo capitolo!
Becki...& Rhea!