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Autore: Non ti scordar di me    19/09/2014    7 recensioni
Può un amore fraterno trasformarsi in altro? In passione? In un’ossessione? In amore?
Damon dopo vent’anni d’assenza ritorna a casa dal padre, dal fratello Stefan e dalla piccola Elena che ormai non è più tanto piccola.
Elena lo odia, lo odia per i suoi modi di fare, lo odia per essere il fratello peggiore al mondo e lo odia perché prova per lui un’attrazione illecita.
E se Damon si stesse spacciando per qualcun altro? Elena è invaghita di un misterioso ragazzo di cui non sa neanche com’è il volto e s’incontra con lui ogni giorno alla biblioteca del college. E se i due, in realtà, fossero la stessa persona?
I due sono veramente fratelli? O sotto si cela un segreto più grande?
Dalla storia:
Le sue labbra erano troppo soffici. Era sbagliato. Noi eravamo sbagliati, quella situazione era sbagliata. I loro sentimenti erano sbagliati.
Si era innamorata di suo fratello. Può una vittima innamorarsi del suo aguzzino? Può una persona innamorarsi di un ricordo? Può una sorella innamorarsi di suo fratello?
“Siamo sbagliati…” Sussurrai.
“Siamo le persone sbagliate al momento sbagliato, eppure non mi sono mai sentito meglio con un’altra persona e in un altro momento.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo dieci.
You’re the best mistake of my life.
 
Camminavo verso casa a passo svelto. Ero appena uscita dalla piccola palestra di Mystic Falls. Mi tenevo in forma, ma la palestra della mia città non era delle migliori. Piccola, con pochi attrezzi però meglio di niente.
Il piccolo venticello mi scostava i capelli e penetrava fin sotto le ossa. Mancava poco a casa, quando mi scontrai con un’altra ragazza.

La riconobbi subito: era una mia compagna di corso, non l’ho mai sopportata. Era troppo…troppo tutto! Detestavo i suoi modi di fare tutti dolci e positivi, detestavo i suoi capelli biondi che arrivavano sotto il suo prosperoso seno, detestavo gli occhi verdi da gatta e più di tutto…Detestavo lei, e basta.

«Elena, è da un po’ di tempo che non ti vedo a francese sai?» Mi disse gentile con la sua vocina stridula. Arricciai il naso e presi un sospiro. Non dovevo essere maleducata con lei, dovevo solamente calmarmi.

«Sì, ho cambiato corso.» Risposi. Volevo sembrare normale, calma e pacata…Anche se in realtà ero sembrata solamente acida. Non frequentavo più francese da un po’, avevo cambiato non appena lo iniziai. Era un corso noioso con un professore insopportabile.

«Ci vai al ballo organizzato da Caroline?» Mi chiese ancora cercando di mantenere il mio passo. Rallentai e aspettai che mi affiancasse. Sapevo che Care aveva organizzato qualcosa per domani sera – ovvero per il 14 Febbraio – ma non pensavo avesse deciso di organizzare uno di quei balli liceali che odiavo!

«Siamo al College. Non ci sono più balli.» Le feci notare, girandomi per guardare nei suoi due occhi verdi. Lei mi sorrise e si arrotolò su un dito una ciocca di capelli. Odiavo quel gesto…Doveva essere sensuale? O forse lo faceva con ingenuità? Oppure aveva l’intenzione di farmi notare quanto lei potesse essere perfetta?
Grugnii infastidita e raddrizzai la mia schiena.

«Non è propriamente un ballo. Chiamalo piuttosto un’incontro per single. Caroline ha organizzato quest’evento come un’anti San Valentino!» Trillò contenta. Roteai gli occhi…Care mi stava completamente assillando da una settimana con questa storia dell’anti San Valentino.

Per lei era un’occasione per dimenticare il suo amico di letto, per me…be’ io non avevo un motivo per partecipare a quel
“ballo”, secondo la bionda era un’occasione per distrarmi dal mio problema.
«Mm…» Mugolai come risposta per poi girarmi e continuare a camminare. Nonostante i miei modi bruchi, lei non si arrese. Continuò a starmi dietro, parlandomi alle spalle e cercando di attirare la mia attenzione.

Mi fermai nuovamente. Perché Rebekah cercava di attirare la mia attenzione? E soprattutto perché con me oggi era così gentile? Di solito, era gentile con tutti – all’apparenza – ma sapeva trasformarsi in una vera vipera quando voleva.
«Mi chiedevo se tu avessi un accompagnatore.» Cambiò tono di voce. Ecco a voi, la crudele e insopportabile Rebekah Mikealson!

«E’ una festa per single. Care ha specificato che nessuno deve avere un accompagnatore, proprio perché dovremo conoscerlo là.» Le spiegai gentilmente. Era un’iniziativa che aveva programmato con Enzo. Non sapevo per quale motivo, ma sospettavo che lui fosse il suo amico di letto anche se lei mi aveva specificato che non era lui.
«Oh, siamo già arrivate tesoro!» Commentò acidamente. Eravamo davanti il portico di casa mia. Stavo per aprire bocca per risponderle per le rime, ma un rombo di macchina ci fece ridestare.

Dalla Camaro blu uscì Damon. Sbatté con forza la portiera e si avviò verso di noi. Rebekah cambiò immediatamente il modo di fare passando da modalità acida a modalità puttana.
Sbatteva le ciglia e mise in fuori il petto. Sbuffai infastidita. Damon si fermò a pochi centimetri da me.
Iniziò a squadrarmi attentamente, indugiando troppo per i miei gusti sul mio seno. Dopo spostò lo sguardo su quella vipera.

Per un momento volli sprofondare. Io non ero niente in confronto a lei. Lei aveva i capelli lisci perfettamente in ordine, un sorriso smagliante in ogni occasione, indossava dei pantaloni di pelle lucidi e una giacca che metteva in risalto le sue forme.

In quel contesto mi sentii tremendamente fuori luogo. Io era l’opposto di Rebekah. Ero appena uscita dalla palestra, ero sudata e senza trucco. Indossavo solo dei legghins scuri con sopra un largo impermeabile verde scuro e i capelli erano legati in una coda da cui sfuggivano diverse ciocche.

«Non mi presenti la tua amica?» Chiese Damon, guardandomi con un sorrisino malizioso. Sulla mia bocca si formò un ghigno infastidito. Si notava lontano un miglio che non potevo neanche sentirla nominare a Rebekah e lui…lui voleva che io gliela presentassi?

«Posso presentarmi da sola. Non ho bisogno di nessuno.» Disse scostandosi i capelli e mettendo il petto in fuori. Quei due avevano molto in comune.
Entrambi erano egocentrici, insopportabili e maledettamente belli. Sarebbero una coppia…una coppia perfetta.
«Sicura di te?» Chiese Damon, sbuffando e alzando gli occhi al cielo. Lei gli fece l’occhiolino e si morse il labbro. Lo stava mangiando con gli occhi.

«Forse dovremo sentirci più spesso. ‘Lena perché non mi hai mai presentato il tuo bel ragazzo?» Si rivolse a me. Sapevo bene cosa frullava nella mente complicata e cattiva della bionda, stava già programmando il piano per “soffiarmi” Damon.

«Lui è Damon Salvatore, mio fratello.» Feci le presentazioni. Rebekah non appena sentii il suo cognome fece un sorrisetto poco rassicurante e se possibile diventò ancora più sicura di sé.
«Allora credo che ti vedrò domani all’Anti San Valentino?» Chiese. Aprii leggermente la bocca. Stava invitando Damon all’anti San Valentino sotto il mio sguardo? Mi aggiustai i capelli e guardai Damon nei suoi occhi color mare.

«Non credo che parteciperò…» Disse con un ghigno. Presi un sospiro di sollievo. Non era però molto sconvolto dalla notizia di una festa, forse Enzo gliene aveva già parlato.

«Forse potrei cambiare idea per te…» Continuò ammiccando. Oh, questo era troppo. Non avrei assistito ad altre scenette del genere.

«Io entrerei. Rebekah spero di rivederti presto. Damon…tu…tu puoi rimanere fuori di casa per me.» Aprii velocemente la porta, la lasciai socchiusa e salii velocemente in camera mia. Non avevo mai sentito una sensazione così…sgradevole. Avevo visto Damon provarci con un’altra ragazza di fronte a me.

Brutto stronzo. Entrai in camera mia, lasciai cadere il borsone della palestra, accelerai il passo verso il bagno, ma scivolai su qualcosa.
Caddi a terra e battei il ginocchio a terra. Dio, che dolore! Oltre ad essere caduta a terra, era anche bagnata.
Bagnata? Da quando camera mia era bagnata!? Lanciai un urlo per richiamare l’attenzione di qualcuno. Mi misi a sedere, il pavimento era completamente bagnato. Si era formata una piscinetta di almeno quattro centimetri d’acqua.
«Cos’è successo?» Mi girai e incontrai gli occhi di Damon. Persi il respiro, vedendolo lì che mi squadrava attentamente. Possibile che papà non si sia reso conto che camera mia era completamente allagata? Il corvino a passo lento entrò in stanza e mi porse una mano. La strinsi e cercai di alzarmi, anche se il dolore al ginocchio persisteva ancora.
Ero su una sola gamba e mi tenevo stretta a Damon. Mi guardai attorno e la mia attenzione ricadde sulla porta del bagno aperta. Dal lavandino scendeva acqua, probabilmente qualche tubatura si era rotta.

«Credo che si sia allagata la stanza.» Risposi, lasciandogli la mano. Mi scostai da lui e cercavo di mantenere l’equilibrio su un piede.

Saltellavo cercando di non poggiare l’altro a terra. Tenere distesa la gamba mi faceva male, probabilmente tra poco sarebbe spiccato sul ginocchio un grosso livido violaceo.
Damon mi fissava in silenzio con un sopraciglio alzato.

«Smettila di guardarmi. Mi innervosisci.» Sbottai io, avviandomi verso il bagno incorporato nella stanza per prendere un paio di asciugamani. Quando ritornai con un paio di asciugamani tra le mani, Damon scoppiò a ridere.
«Vorresti asciugare il pavimento con due asciugamani? Ti facevo più perspicace, sorellina.» Mi schernì. Lasciai la presa sugli asciugamani, poggiai il piede a terra – ignorando il leggero dolore al ginocchio – e a grandi falcate lo raggiunsi.
«Sentimi bene, devi smetterla con queste battutine idiote. Se non hai meglio di fare, non venire qui per perdere tempo, va da Rebekah sarà disponibile. Okay?» Gli urlai contro. Pochi passi ci separavano e il mio sguardo lampeggiava di rabbia.

«Sei nervosa oggi? Cos’è gelosa?» Mi chiese ironico come sempre. Aprii la bocca e poi la richiusi. Mi morsi il labbro e poi mi accasciai a terra, tenendo tra le mani il ginocchio.
Damon subito cambiò espressione da divertito a preoccupato.

«Cosa ti fa male?» Usò un tono di voce serio. Chiusi gli occhi e serrai la bocca, cercando di trattenere le risate. Era divertente prenderlo in giro. Gli indicai il ginocchio.
«Usciamo da qui.» Disse, porgendomi nuovamente la mano. Questa volta però al posto di afferrarla e usarla come appiglio per rialzarmi da terra, la tirai verso di me facendo perdere l’equilibrio al corvino.

Scivolò e lo ritrovai sopra di me a pochi centimetri di distanza. Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata. Una situazione piuttosto imbarazzante. Ero poggiata sui gomiti e lo guardavo assorta.
Damon era sopra di me, ma non mi faceva male. Le mani erano poggiate sul pavimento poco distanziate dai miei fianchi.
«Non sono gelosa.» Dissi a un centimetro dalle sue labbra. Non rispose, era troppo occupato a fissarmi in modo anche
indiscreto.

«Perché mi fissi?» Chiesi più docilmente, mentre cercavo di attirare la sua attenzione. Non avevo niente di particolarmente bello addosso, non avevo trucco…Ero io, al naturale.

«Perché sei bella. E una persona bella merita di essere guardata.» Rispose spontaneo. Aveva smesso di squadrarmi, ma guardava le mie labbra mentre io guardavo i suoi occhi.

La sua risposta era stata così spontanea che mi lasciò senza parole. Cosa potevo replicare? Niente, se non ringraziarlo – cosa che non avrei mai fatto –.

«Mi metti in soggezione.» Sussurrai flebile. Dalla labbra spostò l’attenzione sui miei capelli. Iniziò a giocare con una ciocca…Non sapevo più che fare. La bocca non era più connessa al cervello. In quel momento io volevo solamente fare una cosa: baciarlo. Volevo assaggiare le sue labbra.

Questo era l’effetto che Damon aveva su di me: mi rendeva debole, fragile…Con lui non riuscivo a mantenere l’aria da stronza e indifferente che mi permetteva di tener testa a chiunque.
«Mi piace vederti in soggezione.» S’inumidì le labbra. «Fermami, Elena. Fermami o non miglioreremo mai questo rapporto.» Mi avvertì. Era nelle mie mani. Quello che poteva succedere era nelle mie mani.

Damon era così vicino, il suo respiro mi solleticava il collo, le sue labbra gonfie e rosee sembravano soffici e i suoi occhi erano infuocati dalla passione.

Oh, al diavolo tutto quanto! Pensai. Poggiò le sue labbra sulle mie e si sistemò meglio su di me, stringendomi per i fianchi.
Le mie mani si spostarono sui suoi capelli lisci. Mi sosteneva per i fianchi e mi abbandonai completamente.
Le sue labbra erano così soffici. Troppo soffici. Era sbagliato, noi eravamo sbagliati, i nostri sentimenti erano completamente sbagliati.

Mi ero innamorata di mio fratello? Può una vittima innamorarsi del suo aguzzino? Può una persona innamorarsi di un
ricordo? Può una sorella innamorarsi di suo fratello? 
«Siamo sbagliati.» Sussurrai.

«Siamo le persone sbagliate al momento sbagliato, eppure non mi sono mai sentito meglio in vita mia con un’altra persona e in un altro momento.» Sussurrò, prendendo tra le mani il mio viso.
Eravamo così sbagliati, due cose sbagliate non facevano una cosa giusta, vero? Cosa dovevo fare? Continuare tutta la vita in questo modo? Coltivando questa insana passione sul pavimento?

«E’ vero. Siamo sbagliati, sono sbagliata e mi sento un errore…ma cosa possiamo farci? Saremo sempre qui punto e a capo.» Dissi con sguardo truce. Damon non rispose, mi accarezzò la guancia e sospirò.
«Raga…O mio Dio, cos’è successo qui?» Una voce ridestò sia me che Damon. Stefan era sull’uscio della porta e ci guardava sospettoso. Damon si tolse da sopra di me e sorrise sghembo a Stef.

«La stanza di Elena è allagata.» Rispose con un’alzata di spalle. Si alzò e mi porse una mano che afferrai prontamente. Barcollavo leggermente, ma Damon mi strinse a sé migliorando il mio equilibrio.
«Forse dovremo chiamare papà…» Intervenni io. Inspiegabilmente tra Damon e Stefan c’era più tensione del solito. Tra quei due non c’era mai stato un gran rapporto – ovvio non catastrofico quanto il mio di rapporto con il corvino – ma oggi era peggio del solito.

Si incenerivano con gli sguardi ed entrambi erano troppo tesi. C’era qualcosa, c’era un segreto che quei due non volevano dirmi.
«Sta posando la spesa. Venite!» C’incoraggiò Stefan uscendo dalla mia camera e precipitandosi giù per le scale. Insieme a Damon uscimmo da camera mia.
«Damon posso farcela da sola ora…» Sussurrai. Lui scosse la testa e mi aiutò lentamente a scendere le scale. Il ginocchio si stava gonfiando pian piano.

Papà mi venne incontro con espressione preoccupata. Per lui rimanevo sempre la sua bambina, nonostante avessi quasi diciannove anni.
«Oh, piccolina. Credo che per questi giorni dovremo un po’ arrangiarti. Potrei dormire sul divano e tu potresti prendere la mia stanza…» Papà iniziò a parlare – o meglio a farneticare – sul trovare una situazione provvisoria.
Stefan stava chiamando gli idraulici, mentre papà continuava a farneticare ad alta voce, girando in tondo per la cucina.
«Non credi di essere un po’ troppo vecchio per dormire sul divano?» Intervenne Damon con sottile ironia nella voce. Cosa stava dicendo mio fratello?

«Elena potrebbe stare in stanza con me. Siamo fratelli dopotutto?» Ammiccò leggermente. Mi morsi il labbro e quasi si fermò il respiro. Cosa voleva fare? Non poteva fare una cosa del genere.
«Sai Damon…» Iniziò papà. Non voleva appoggiare un’idea del genere? «E’ una grande idea!» Continuò felice. «Il problema è che non credo che entrambi entriate nel tuo letto.» Commentò ancora, non lasciandomi il tempo di dire o fare niente.

«Prenderò un sacco a pelo. Così tu potrai dormire comodo e anche mia sorella. Posso sacrificarmi.» Gli diede man forte il corvino. Sorrisi e scossi la testa divertita.
Damon riusciva ad ammaliare chiunque con il suo fascino e la sua parlantina, non mi stupiva che un tipo come lui avesse scelto la facoltà di economia.

«Sapevo che farti venire qui era una grande idea. Tu e ‘Lena state socializzando e migliorando il vostro rapporto.» Eccome se avevamo migliorato il nostro rapporto, pensare che lo odiavo e ora pendevo dalle sue labbra.
La cosa più strana era l’alternanza tra passione e odio. Quei due sentimenti si alternavano in noi con una facilità impressionante.

Persino quando lo baciavo, non riuscivo a non fargli qualche battutina o a riprenderlo come facevo sempre. Perché in fondo ancora non riuscivo a perdonargli tutto.
Non potevo perdonargliela. Almeno non ancora, ma tra poco avrei ceduto. E quei sentimenti di odio si sarebbero trasformati in altro.
«Papà io non credo…» Non riuscii neanche a replicare, il campanello suonò interrompendomi. Alzai gli occhi al cielo e vidi da dietro Stefan diversi signori con degli attrezzi.
Fa’ che sia un lavoro veloce. Fa’ che sia un lavoro veloce. Pensavo tra me e me.

«Stefan dove vai?» Chiesi, non appena Damon lasciò la presa su di me per andare in cucina a prendere un bicchiere d’acqua. Mio fratello si girò guardandomi sorpreso e aggrottò le sopraciglia.
«Come sai che sto andando da qualche parte?» Chiese evasivo. Lo guardai perplessa. Stava citando una frase di uno di quei vecchi film gialli? Oh, ma andiamo! Cosa c’era che non voleva dirmi!?

«Hai la giacca in mano e le chiavi della macchina.» Gli feci notare reggendomi al muro del salotto. In questi tempi Stef era sempre così strano, evasivo e non parlava mai più di tanto. Frequentava tanti corsi al college e aveva sempre un impegno diverso.

«Ne sei sicura? Ne sei proprio sicura, Elena?» Continuò. Stava usando l’ironia a doppio taglio di Damon?
«La smetteresti di prendermi in giro? Dove stai andando?» Chiesi ancora col tono di voce più alto. Stefan sbuffò vistosamente e s’infilò la giacca.
«Vado a studiare da un amico, okay? Papà mi ha dato il permesso.» Mi rispose sistemandosi la stanza. Assottigliai lo sguardo…C’era qualcosa che non andava. Mi stava mentendo, ma non insistetti più di tanto.

«Pronta per questa convivenza ancor più ravvicinata?» Sussurrò una voce calda. Si fermò il respiro a mezz’aria, quando sentii le braccia di Damon circondarmi la vita.
Mi morsi un labbro e poggiai la testa sulla sua spalla.
«Prontissima.» Affermai guardandolo negli occhi.
Che qualcuno mi aiuti. Pensai sospirando pesantemente.
 

Stavo zappando tra i canali e sbuffavo annoiata. In tv non c’era mai niente d’interessante. Stufa di quei programmi idioti presi il cellulare. Erano solo le 10.29 di sera. Quella sera non avevo proprio voglia di andare a dormire. Il guasto alle tubature era stato più problematico del previsto.

Gli idraulici sarebbero ritornati domani per aggiustare le tubature, ma per un paio di giorni ero segregata in camera di Damon. Che gran casino!
Composi il numero di Caroline, almeno le avrei detto che io non sarei mai venuta all’Anti San Valentino. L’ultima cosa che volevo era vedere Damon strusciarsi addosso a Rebekah Mikealson!
Primo squillo. Secondo squillo. Terzo squillo. Quarto squillo.

- Ehi, ‘Lena! – Mi rispose Caroline. Aggrottai le sopraciglia. Perché aveva l’affanno? Erano le 10 di sera. E fino a prova contraria Care faceva jogging solo durante il weekend e il più delle volte mi trascinava con sé.

«Ehi, Care.» La salutai. Aveva ancora il fiatone e sentivo che stava cercando di trattenere delle imprecazioni. Intuii la situazione dopo pochi secondi…L’avevo interrotta durante una delle sue sedute di letto?
«Ho interrotto qualcosa?» Chiesi ancora investigativa. Morivo dalla voglia di scoprire chi fosse questo misterioso ragazzo per cui aveva una cotta. L’unica persona che mi veniva in mente era Enzo, il ragazzo stronzo e sulle sue. Solo un tipo così poteva fare un patto del genere con una ragazza!

- Se n’è andato da poco. Sto solamente cercando di rendermi presentabile, mamma sta ritornando dalla cena di lavoro! – Strillò. M’immaginai una bionda in tanga correre per casa cercando di ripulire il caos che regnava sovrano su tutto.

«Peccato. E io che pensavo di averti colta sul fatto. Ero già con le chiavi della macchina in mano, pronta per smascherare questo stronzo.» Feci l’ironica. Sul mio viso comparse un sorrisetto, curiosa della risposta della mia amica.
- Ti fa male passare tutto questo tempo con Damon. Hai preso il suo insopportabile umorismo. – Mi disse ridendo. Era un tiro mancino mettere in ballo Damon. Solo dopo qualche minuto realizzai che lei non sapeva la “bella” situazione mia e di mio fratello.

«Mm…Sono troppo occupata ora per pensare a Damon, sai?» Feci, scoppiando in una risatina nervosa. La sentii ridacchiare, per poi calmarsi improvvisamente.

- Dimmi che non ti stai facendo canne da qualche parte. – Disse seria. La mia risata s’intensificò. Per Caroline ogni volta che ridevo troppo o che avevo degli sbalzi d’umore era sempre perché o volevo farmi qualcosa o perché mi stavo facendo qualcosa.
Il suo pensiero principale era quello.

«Mio Dio, no! Care, hai così poca fiducia in me?» Ci scherzai sopra. Sentii la porta sbattere. Stefan era rientrato dal suo misterioso appuntamento di studio.

Corse velocemente verso camera sua, ignorandomi completamente.
«Non si saluta più?» Gli urlai alzandomi dal divano. Salii anch’io lentamente le scale e mi ritrovai davanti alla stanza di Damon.

- Chi non saluta più? – Mi chiese Caroline. Oh, giusto lei era ancora in linea! Mi diedi mentalmente della stupida e mi schiarii la voce.
«Stefan…E’ ritornato da una sessione di studio serale che è durata più del solito.» Risposi non curante. «Comunque non credo di venire al tuo Anti San Valentino…» Cambiai argomento. Diedi le spalle alla porta della camera di Damon e mi sedetti per terra già pronta per sorbirmi la sua ramanzina.

- Come? No, tu devi venire. Insomma cosa ti ha fatto cambiare idea? A me sembrava di averti quasi convinto! – Sbottò al telefono. Cosa potevo dirle? Sai Care, non vengo al tuo ballo perché Damon forse ballerà tutta la sera con Rebekah troia Mikealson?

«Io…non me la sento. Ecco…Non ho un vestito.» Commentai pigramente. La bionda sbuffò dall’altro capo del telefono.
- Te ne presterò uno allora. Andrai a fare shopping. Non lo so come farai! Ma una cosa la so: tu verrai a quel ballo che ti piaccia o no. – Tuonò, mi augurò la buona notte e mi chiuse il telefono in faccia.
Mi alzai da terra e scossi la testa. Domani sarei dovuta andare a prendere un vestito, o ancora meglio farmelo prestare da Care…Lei ne aveva tanti reduci dei concorsi di Miss Mystic Falls a cui io non partecipavo più da anni.

Deglutii. Dovevo entrare nella camera di Damon…Di male in peggio. Aprii la porta. Damon non c’era, forse era in bagno.
Indossavo una maglietta larga bianca e dei boxer da donna. Di solito, quando dormivo non indossavo il reggiseno ma costatando che avrei dovuto dormire con Damon non volevo essere così…così esposta.
Feci qualche passo. Non era più la stanza del mio fratellone. Era la stanza di un uomo. Papà l’aveva arredata nuovamente non appena aveva saputo del suo ritorno. Ora era sui toni più scuri, le tende con spiderman erano state sostituite da tendaggi rosso sangue. Al lato della stanza c’era ovviamente il suo Bourbon.
Il letto non era così piccolo come ricordavo, non era a due piazze ma era piuttosto largo per essere il letto di una sola persona.

Sorrisi immaginandomi tra le braccia di Damon, lasciando che il suo buon profumo m’inondasse le narici.
«Impaziente di passare le notte con me?» Mi chiese una voce. Sobbalzai e mi girai. Aprii la bocca e rimasi bloccata, anzi diciamo…completamente incantata da quella visione. Damon con i capelli ancora umidi, con qualche gocciolina che gli cadeva sulle spalle con solo un asciugamano in vita.

«Oh, andiamo…Non pensavi che ti sarei saltata addosso, se tu ti fossi presentato così?» L’ironia era l’unico sentimento che poteva mascherare l’imbarazzo di quel momento.

«Forse sì, forse no.» Rispose vago, avviandosi verso l’armadio. Estrasse dal comodino dei boxer neri. Mi girai di spalle e lo sentii  ridacchiare.
«Elena Salvatore imbarazzata…Dovrò segnarlo.» Ammiccò. Odiavo quei momenti in cui non avevo niente con cui replicare. Rotei gli occhi e aspettai con le mani in mano che si muovesse.
Sentii il tonfo dell’asciugamano. Probabilmente aveva già fatto…O era un trabocchetto idiota per farmi imbarazzare ancora di più?

«Potrei girarmi?» Non mi rispose. Mi girai e lo vidi a torso nudo con dei boxer neri che lo fasciavano alla perfezione.
Controllati Elena. Non hai più sedici anni! Mi ripetevo in mente, cercando di distogliere lo sguardo da lui anche se era difficile.

Controllarsi? Oh, ma andiamo! Come fai a controllarti con un pezzo d’uomo così?! Ruggì la mia coscienza. Deglutii vistosamente e posai il cellulare sul comodino.

Il letto era piuttosto antico – quello era l’unico particolare che non era cambiato – con un piumino nero scuro.
La nostra casa era stata una pensione, o almeno così mi aveva raccontato papà. L’aveva ricevuta in eredità da giovane e non aveva mai pensato di venirci a vivere, non prima almeno di sposarsi e avere noi.

«Non avevamo un discorso in sospeso, noi due?» Fece Damon sorridendo maliziosamente e sedendosi sul bordo del letto. Lo guardai truce e mi sedetti anch’io sul letto ma il più possibile lontano da lui.

«Cosa fai? Cerchi di allontanarti da me? Ci sarà sempre qualcosa che ci riporterà insieme, Elena.» Disse guardandomi negli occhi. I miei occhi si persero nei suoi color blu mare. Erano così profondi, velati da un pizzico di tristezza e amarezza. Avevo sempre pensato che mi nascondeva qualcosa, ma mai e poi mai avrei sospettato che fosse qualcosa di serio…Eppure i suoi occhi non mentivano.

«Siamo noi che decidiamo cosa è possibile fare o no della nostra vita. E io non voglio passare tutta la mia vita…» La mia voce si affievolì sul finale. Cosa stavo per dire? Una grande cazzata.
Stavo per dirgli di non voler passare con lui tutta la mia vita? Stavo veramente dicendo una cosa così cattiva?

«Cosa? Non vuoi passare tutta la vita ad aspettare un amore irrealizzabile?» Continuò lui per me. Mi tolse completamente le parole di bocca. Cosa poteva dirgli? Aveva ragione.
Non potevo aspettare tutta la mia vita un amore del genere. Almeno così credevo io, mentre lui…Nelle sue pozzi celeste vedevo la determinazione e la convinzione che noi ce la potevamo fare.

«Non è un amore irrealizzabile. Devi solo crederci, Elena.» Sembrava che stesse incoraggiando più sé stesso che me. Scossi la testa e scoppiai in una risata amara.

«Non è che non voglio, chiaro? Non posso. Non possa aspettare un amore così…» Non trovavo quasi più le parole per descrivere qualcosa di così travolgente come il nostro strano rapporto.
«Così come? Dillo, Elena. Sono curioso…» M’incoraggiò alzando di poco la voce e alzandosi con uno scatto repentino dal letto.

«Così passionale, così perverso, malsano e dipendente…Non posso vivere un amore proibito. Sono…» Avevo alzato la voce. Prima che potessi finire la frase, Damon salì con un agile balzo sul letto, mi trasse a sé e mi baciò.
Saremo finiti sempre così? Ogni volta che cercavo di fare un discorso serio, avremo concluso sempre in             questo modo? Non potevo, non potevamo basare la nostra vita su quest’amore.
La sua lingua percorreva la mia bocca. Aveva un alito diverso, ora sapeva anche di menta fresca. Mi stesi completamente
sul letto con lui sopra di me.
Le sue mani percorrevano la mia schiena fino ad arrivare ai miei fianchi. Ci guardammo negli occhi e non seppi più cosa
dirgli.

Tutto il discorso che avevo in mente si era dissolto. Baciò lentamente il mio collo, punzecchiandolo anche con i denti. Alzai leggermente la maglietta e lui la sfilò completamente.

Lasciò una scia di baci prima sulle scapole, per poi sposarsi sulla pancia. Massaggiò lentamente le mie spalle e inarcai la schiena, completamente abbandonata fra le sue braccia.

Damon si sedette meglio sul letto e io ebbi l’opportunità di incastrarlo contro la tastiera del letto. Ero a cavalcioni su di lui e tenevo le mie mani sul suo viso.

Mi avventai nuovamente sulle sue labbra morbide. Qualche gemito mi sfuggì. Eravamo troppo passionali e mi resi conto che stava accadendo l’impensabile…Mi stavo innamorando lentamente di mio fratello.
Le sue mani strinsero il mio sedere e mi strinsi ancora di più a lui. Damon inspirò il mio profumo e dalla sua bocca uscì
un gemito gutturale.

Iniziò gradualmente a giocare sul mio collo, per poi iniziare lentamente a mordicchiare e a succhiare provocandomi del leggero dolore mischiato al piacere allo stato puro.
Inarcai la schiena e portai i capelli alla spalla destra, inclinando ancor di più il collo. Sospirai pesantemente.

«Se sei un errore, sappi…che sei l’errore più bello della mia vita.» Sussurrò con vece strozzata vicino al mio orecchio. Mordicchiò leggermente il lobo destro e migliaia di brividi percorsero la mia schiena.
Mi faceva sempre lo stesso effetto.

«Insieme siamo qualcosa di incontrollabile. Qualcosa che è destinato ad aver fine, perché è troppo potente e troppo ingiusto…» Iniziai. Nei suoi occhi vidi un lampo di delusione ma non gli diedi tempo di replicare.  «Ma voglio rischiare…

Voglio spingermi oltre tutto quello in cui credo. Voglio rischiare con te.» Finii ad un soffio dalle sue labbra.
Avrei rischiato. Non m’importava di non poter avere la storia perfetta. Non volevo un principe e non volevo un castello.
Volevo lui. Lui e basta.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’ “autrice”:
Tornata per voi con questo capitolo. Amatemi ù.ù
Sono stata brava, vero? Bhe, diciamo che Elena si è decisa finalmente
Perciò voglio una bella statua…Cosa ne pensate voi?
Ops…Prima i ringraziamenti!
Grazie a Horse_, Smolderina78, NikkiSomerhalder, Darla19, Adelaide94, PrincessofDarkness90 e Niandelove.

Grazie alle 28 anime che hanno inserito la storia tra le preferite, grazie alle 45
(OMG *----* 45?!) che l’hanno inserita tra le seguite e all’uno che l’ha inserita nelle ricordate.
Grazie ovviamente ai lettori silenziosi!
Stop per ora ai ringraziamenti.
Passo al capitolo.
Mi state amando? AHAHAHAHAAHAH. Io sì, mi sto amando XD
E sapete perché? Perché Elena ha capito! Ha avuto l’illuminazione divina e ha capito che deve rischiare! Ovvio non pensate che ora sarà tutto liscio come l’olio.
Ian non sparisce con Katherine ;)
E non pensate che Damon parteciperà all’Anti San Valentino di Care solo perché Elena è costretta ad andarci.
Damon Salvatore non si fa convincere facilmente ;)
Ho finito questo mio piccolo sclero. Grazie per il vostro appoggio, vi amo <3
Ci sentiamo alle recensioni!
Cucciolapuffosa
  
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