Le foglie ormai erano cadute
tutte, e ottobre aveva ceduto il passo a novembre, con le prime piogge, fredde
e fastidiose.
Laurel si accoccolò sulla poltrona, il plaid sulle gambe e la tazza di
tè fumante sul tavolino.
Guardò fuori della finestra, pensando che mai sarebbe piovuto a Lorien
in un giorno di festa. Era a casa da scuola. Ognissanti. Un fine settimana
lungo lungo.
Barbara aveva deciso di tornarsene a casa dai suoi a Roma per quel
weekend, e l'aveva invitata a seguirla.
-Ma cosa vuoi fare qui da sola, e poi piove, almeno a Roma c'è il
sole...-
Aveva declinato l'invito con gentile fermezza, Barbara aveva sbuffato,
alzando le spalle.
Laurel guardò il fuoco nel caminetto che ardeva allegramente. Insieme
alla tazza di tè sul tavolino c'era una busta, semplice, in carta color avorio.
"Cara Laurel, il tour è
cominciato. Stasera suoneremo in un locale di Verona, poco distante da Piazza
Brà e dall'Arena. Ricordi quando la costruirono, ricordi dove eri?
Io ero già in Italia e anche l'Arena c'era già, anche se non vi facevano più
spettacoli circensi.
Daniele di Dellshire, così mi chiamavo, nobile scozzese e vivevo
alla corte degli Scala.
Che grande uomo fu Francesco detto Cangrande, Poteva essere un
diretto discendente dei Rohirrim! Cavalcava e usava la spada come uno di loro,
ma aveva pietà e rispetto degli avversari sconfitti. Fu un Signore illuminato,
amava le arti e la poesia.
Nonostante le mie strane orecchie, da buon ghibellino non vi fece
mai troppo caso, e non pensava fossero un segno del demonio, come invece
sussurravano malignamente a corte. Amava ascoltare i canti della nostra terra e
quando narrai la Nirnaeth Arnoediad si
commosse a tal punto che le lacrime gli scendevano dalle guance.
Morì troppo presto, ho sempre sospettato che l'abbiano avvelenato e
io mi rimisi in viaggio."
Una pioggia leggera batteva sui vetri, Laurel sorseggiò il suo tè e la
sua mente ricordò dove era.
Ricordò
Ricordò il suo essere dama a corte e di come teneva accuratamente
coperte le sue orecchie con veli e acconciature.
Sorrise e continuò a leggere
"Stamattina mi sono alzato presto, il cielo grigio sui tetti
della città, la pioggia sottile che crea quasi un velo trasparente.
Ricordo la prima volta che venisti a Gran Burrone. Eri a cavallo,
avvolta da un mantello che ti copriva tutto il viso, era rosso scuro ricamato
con delle foglie color oro, ricordo male? Fu Elrohir a darti la mano per
scendere, ricordi?
§
Elrohir cercò con lo sguardo il fratello, immerso nella lettura di un libro.
-Ah sì e chi arriva?-
-Credo Galadriel con alcune delle sue dame e ancelle; Credo vogliano convincere mamma a non partire-
Elladan alzò gli occhi dalle pagine...
-Nonna si muove con mezza corte, allora, in grande stile ...-
Un suono di tromba annunciò l'arrivo degli ospiti.
-Vado io o vai tu?- Elrhoir guardò il gemello ...
-Non ci cadrà questa volta Ormai ci riconosce, lo scherzo glielo abbiamo fatto tante volte. Io la saluterò dal balcone.-
Elladan chiuse il libro e si infilò il mantello, spalancando la finestra e guardando la pioggia che cadeva sottile.
Intravide sua nonna, avvolta nel mantello d’argento, subito percepì la sua meravigliosa aura e si concentrò per non farsi scoprire.
C’erano diverse cavalcature dietro di lei e fu attratto da una figura avvolta in un mantello rosso ricamato.
Vide suo padre Elrond, Elrohir e sua sorella pronti a darle il benvenuto.
-Elrond-
-Mia Signora-
-Vedo solo due dei miei nipoti, dov’è Elladan?-
Elladan dichiarò mentalmente la sconfitta, mentre Galadriel indicava il balcone e lui alzava la mano in cenno di saluto.
Poi vide Elrohir aiutare la dama con il mantello rosso a scendere.
Furono i suoi occhi azzurri a colpirlo e il sorriso, sotto la pioggia.
Laurel Verdemare,bella come un raggio di sole.
Vide suo fratello sorridere, e capì che sarebbe dovuto scendere lui al posto di Elrohir.
Era troppo tardi.
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