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Autore: Non ti scordar di me    23/09/2014    9 recensioni
Può un amore fraterno trasformarsi in altro? In passione? In un’ossessione? In amore?
Damon dopo vent’anni d’assenza ritorna a casa dal padre, dal fratello Stefan e dalla piccola Elena che ormai non è più tanto piccola.
Elena lo odia, lo odia per i suoi modi di fare, lo odia per essere il fratello peggiore al mondo e lo odia perché prova per lui un’attrazione illecita.
E se Damon si stesse spacciando per qualcun altro? Elena è invaghita di un misterioso ragazzo di cui non sa neanche com’è il volto e s’incontra con lui ogni giorno alla biblioteca del college. E se i due, in realtà, fossero la stessa persona?
I due sono veramente fratelli? O sotto si cela un segreto più grande?
Dalla storia:
Le sue labbra erano troppo soffici. Era sbagliato. Noi eravamo sbagliati, quella situazione era sbagliata. I loro sentimenti erano sbagliati.
Si era innamorata di suo fratello. Può una vittima innamorarsi del suo aguzzino? Può una persona innamorarsi di un ricordo? Può una sorella innamorarsi di suo fratello?
“Siamo sbagliati…” Sussurrai.
“Siamo le persone sbagliate al momento sbagliato, eppure non mi sono mai sentito meglio con un’altra persona e in un altro momento.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo undici.
You save me.
 
Erano le 3.56 del pomeriggio. Seduta a terra, sfogliavo svogliatamente le pagine del libro di spagnolo. Non credevo ancora a quello che avevo gli avevo confessato. Gli avevo veramente detto che lo desideravo? Bhe…Non proprio, però quello era il succo della questione.
Ero stata un’idiota, ma per una volta volevo ascoltare il mio cuore e mettere da parte la mente per pochi istanti.
Damon era…Era quel ‘proibito’ che mi faceva impazzire. Che mi torturava la mente giorno e notte.

«Studi?» Una voce che avevo ormai memorizzato mi fece alzare la testa del libro. Ian. Era dal gruppo di supporto che non lo sentivo. Avevo avuto poche opportunità per venire in biblioteca durante la settimana.
«Ci provo.» Risposi non curante. Una parte di me voleva sapere se Damon avesse intenzione di venire all’Anti San Valentino. Per un momento avevo pensato di saltarlo e rimanere a casa, magari stuzzicandolo e finire come ieri sera però avevo pensato alla reazione di Caroline se non fossi presentata e non avevo proprio voglia di sorbirmi un’altra sua ramanzina.

«Non hai proprio tempo da dedicarmi?» Chiese. Sbuffai e chiusi il libro. Non avevo molta fretta di studiare. Mi sedetti meglio e mi stiracchiai.

«Mm…Forse.» Risposi sorridendo. Quel ragazzo m’incuriosiva sempre. Ero curiosa di scoprire com’era fatto e chi era in realtà.
«Sentiamo un po’…Non hai intenzione di rivelarmi chi sei?» Sentii la sua risata cristallina e scossi la testa arresa. Non mi avrebbe mai svelato la sua identità, la scelta era quella di indagare per conto mio e provare a capire chi fosse…ma mi mancavano due elementi fondamentali: il tempo e la voglia.

Mi piaceva il mistero che avvolgeva Ian. Una volta svelato il mistero poi non c’era più magia, perciò mi accontentavo di parlargli.
«Non puoi usare almeno la tua vera voce?» Chiesi. Questa volta fui io a ridere. La voce che metallica che improvvisava ogni volta mi faceva divertire ed era difficile prenderlo sul serio.

«Come sai che questa non è la mia vera voce?» Fece ironico. Roteai gli occhi al cielo. Mi stava prendendo in giro? Persino un bambino di due anni poteva capire che quella voce era finta e manomessa.
«Non sono così idiota, come pensi.» Dissi ridendo. M’immaginai Ian sorridere e sospirai annoiata, in attesa di una sua risposta.
«Non lo penso, infatti.» Ridacchiò. Ci furono diversi minuti di pieno imbarazzo, in cui nessuno dei due diceva niente. Fu lui a rompere quel silenzio che mi metteva in terribile disagio.

«Quindi…dipendente di cocaina? O di droghe leggere? O ancora meglio, fumi marijuana?» Chiese ridendo. Mi raggelai sul posto e pensai a cosa rispondere.

Anche se quella non era la vera voce di Ian, capii che era teso e che la sua risata era solo un diversivo per non far notare che
quell’argomento lo infastidiva.

«MaxField non aveva detto di non parlare dei nostri problemi? Non ti facevo così ribelle, Ian.» Ci scherzai su, cercando di depistarlo. Ero brava a girare le carte in tavola, ma lui era ancora più bravo di me.

«Andiamo, Elena…Non ti facevo così ligia alle regole. Non hai l’aria da perfettina, sai?» Anche se il suo tono era ironico, era riuscito
ugualmente a rigirare la mia domanda a suo favore.
«Non ho l’aria da perfettina? Cosa intendi?» Chiesi seccata.
«Non credo che una ragazza che si droga di cocaina sia la brava ragazza che fa tutti i compiti, no? O stai cercando di convincermi del contrario?» Mi lanciò una frecciatina. Non aveva dopotutto tutti i torti.

«Infatti non sto cercando di farti cambiare idea. E tu? Sei il ragazzo da telefilm, lo sciupa femmine di prima categoria che s’innamora della ragazza ingenua? O forse vuoi farmi credere il contrario?» Rigirai le carte. Da come parlava di questa Katherine, non era una ragazza molto stabile…e ormai era morta.

Sapevo poco, troppo poco e lui non ne voleva parlare.
«Mm…Credo che sia la prima volta che una ragazza mi stia dando della femminuccia.» Costatò divertito. Sorrisi e mi morsi un labbro. Interpretò il mio silenzio, probabilmente come un invito a continuare…Si schiarì la voce.

«Non venivo qui un tempo.» Aggrottai le sopraciglia. E con questo? Riflettei pochi istanti su quello che aveva detto. Perché venire a vivere proprio in questa cittadina se un tempo viveva in una città più grande e migliore di questa?
«E come mai sei qui allora? Cosa ti ha portato in una cittadina come questa?» Chiesi curiosa della sua risposta.
«Ho sempre vissuto qui. Ho vissuto altrove solo per lei, una volta morta non c’era alcun motivo per rimanere lì.» Disse con semplicità. Rimasi sconvolta…Parlava della morte di quella ragazza come se fosse qualcosa di leggero e inutile.

«Sei così superficiale? La ragazza che dici di amare è morta e tu lo dici così?» Lo stavo provocando, ma era quello il mio intento. Volevo vedere fino a quanto riuscisse a parlare del suo passato.

«E come lo voglio dire? Devo dire che si è buttata da un ponte perché era completamente pazza? Devo dire che si è suicidata sotto il mio sguardo? E’ questo che vuoi sentire?» Urlò. La bibliotecaria c’intimò di abbassare la voce, ma io ero troppo sconvolta. Ian aveva assistito alla morte di Katherine.
Mio Dio, che cosa raccapricciante! Era come se assistessi alla morte di Damon. Mille brividi percorsero la schiena. Sentii dei passi allontanarsi e capii che Ian se ne stava andando.
Presi il mio Iphone e la tracolla e mi alzai da terra. In biblioteca c’eravamo solo io, due ragazzine che studiava e la bibliotecaria, di Ian non
c’era traccia.

La porta della biblioteca era socchiusa. Non poteva esser andato così lontano. Uscii di corsa da lì e mi guardai attorno.
Diversi studenti uscivano dai campus e dalle lezioni. Era complicato cercare una persona di cui non sapevi neanche il volto! Sbattei i piedi a terra stizzita e vidi l’ora.

Le 4.22. Perfetto. Sbuffai infastidita e a grandi passi mi avviai verso la caffetteria dove Caroline probabilmente mi stava aspettando già da un paio di minuti. Una bionda intenta a messaggiare col cellulare sedeva in un tavolino qualsiasi.
Indossava un pantalone nero aderente, una maglia color bianco panna e da sopra una giacca pesante.
La salutai e mi avvicinai a lei, sedendomi al tavolino. Iniziò – come suo solito – a straparlare del suo Anti San Valentino, ma la mia testa
era altrove.

Perché Katherine si era suicidata? Perché farlo davanti a Ian, poi? Per farlo soffrire di più? Per liberarsi di lui?
Scacciai subito l’ultimo pensiero dalla mia testa. Nessuna persona rinuncerebbe alla propria vita, solo per liberarsi di un ragazzo opprimente. Oltre il fatto che Ian mi sembrava quel ragazzo che aveva la mia stessa politica di vita: ‘vivi e lascia vivere’.  

«Ti stavo dicendo che il mio compagno di letto è Bruno Mars e che presto mi porterà con sé in tour.» Le parole di Caroline erano sconnesse nella mia mente, ora ero troppo occupata a darmi delle risposte che non potevo più chiedere.

«Oh, brava.» Le dissi, giocherellando con la matita HB della mia amica. Lei aggrottò le sopraciglia e mi diede un pugnetto su un braccio.

«Cosa c’è?» Sbottai infastidita, massaggiandomi il braccio. Il sorriso sulla bocca della mia amica si allargò a dismisura.
«A chi pensavi? Secondo te, il mio amico di letto è Bruno Mars?!» Scoppiò a ridere, seguita a ruota da me. Non avevo voglia di raccontare a Care i particolari della mia conversazione di Ian. Era una storia privata e si vedeva che lui non voleva più cacciare fuori l’argomento.

«Mi ero leggermente distratta!» Mi difesi io, guardando la mia amica raccogliere le sue cose. Dove stava andando? Mi aveva detto che aveva già finito i preparativi per questo “ballo”!
«Dove vai?» Le chiesi. Ero ancora seduta al tavolino, mentre lei era già pronta per andare chissà dove.

«Ehm…Stasera c’è il ballo. Shopping. Vestiti. Tacchi. Saldi.» Aveva gli occhi quasi spiritati. Ogni volta che parlava di shopping le si illuminavano gli occhi e parlava a macchinetta, proprio come ora. Mi prese per un braccio e mi trascinò via da lì.

«La mia tracolla, Care!» Le feci notare, cercando di liberarmi dalla sua presa. Mi lasciò il braccio e con le dita iniziò il suo can down.
«Ti do’ cinque secondi per prendere le cose.» Proclamò. Mi maledii mentalmente, afferrai il mio libro, il mio cellulare e aprii frettolosamente la tracolla.

«Tre…Due…Uno…ZERO!» Mi urlò in faccia. Io avevo appena aperto la tracolla e avevo infilato dentro il libro.
«Perché vai così di fretta? Chi cerchi di evitare?» Le chiesi, chiudendo la tracolla e prendendo dalla tasca dei jeans il cellulare.

«Nessuno. Semplicemente…ci sono i saldi!» Mi rispose sforzando un sorriso. Non me la raccontava giusta, molto probabilmente il suo amichetto gironzolava per il college e non voleva incontrarlo.
«Te la sei cavata, Forbes!» L’ammonii divertita, scuotendo la testa ormai rassegnata.
 Forse…un pomeriggio con la mia migliore amica può aiutarmi. Pensai, seguendola.
 

La porta della camera di Damon era socchiusa. Mi sarei preparata in camera sua, visto che la mia era fuori uso per un paio di giorni.
Non avevo speso molto e il vestito che avevo preso era perfetto. Posai le buste e mi sedetti sul letto. La mia attenzione ricadde sul comodino: c’era una fotografia che ieri non avevo visto.

Raffigurava Damon e un’altra ragazza: capelli biondi lunghi e sottili raccolti in una coda alta, occhi color lapislazzulo, pelle chiara e un sorriso sul volto. Erano…carini. Non sapevo che Damon avesse avuto una relazione…
Osservai la foto, fin quando non sentii la porta cigolare. Mi girai di scatto e posai sul comò la fotografia. Damon vestito completamente di nero mi guadava con un misto di malizia e divertimento.

«Fatto shopping?» Mi chiese non lasciando il mio sguardo. Avevo le mani dietro la schiena e cercavo di rimettere in piedi quella stramaledetta foto.

«Sì.» Lo liquidai, mordendomi il labbro. Si avvicinò sempre più con aria misteriosa. Non sapevo cosa mi attraeva in lui…Dopotutto, quali pregi aveva? Era egoista, presuntuoso e insopportabile. Però quando ero con lui mi sentivo completa…I suoi difetti sembravano intensificarsi a volte, ma non mi dava fastidio.

Lui era perfetto, perfetto nelle sue imperfezioni. Perfetto per me che non cercavo la persone perfetta in tutto per tutto, no…Cercavo quella persona che tirasse fuori di me la parte più remota e più nascosta. Cercavo lui.

«Ci andrai a questo discusso ballo?» Chiese, alzando lo sguardo al cielo. Per un secondo pensai di buttare all’aria i piani che avevo per stasera, però cambiai subito idea. Non potevo cedere, solamente perché me lo chiedeva lui.

«Non è un ballo. E’ un’Anti San Valentino!» Puntualizzai allontanandomi dal comodino. Sospirai quando vidi la foto stabile vicino al lume. Estrassi dalla busta il mio vestito e iniziai ad ammirarlo, con Damon dietro di me che mi cingeva i fianchi.
Il suo respiro era sul mio collo. Era piuttosto difficile rimanere calma con lui dietro di me che osservava ogni mio più piccolo spostamento.

Cercai di ignorarlo e guardai il vestito. Era diverso dal solito: completamente rosa in lino morbido arrivava sopra le ginocchia, era a bretelle doppie e sotto il seno c’era un cinturino doppio che si chiudeva in un fiocco dietro le spalle con scollatura a V.
Quel vestito era tanto bello quanto semplice. Non c’era pizzo, non c’erano decorazioni o pietruzze. Niente di niente.

«Mi piace.» Proruppe Damon, stringendo la presa sui miei fianchi. Poggiai la testa sulla sua spalla e sorrisi con aria stronza.
«Peccato che tu non verrai…» Lanciai lì il discorso, alzando le spalle. «Dovrò trovare un accompagnatore...Care mi voleva presentare un amico.» Continuai poggiando il vestito sul letto. Mi girai: il viso di Damon era a pochi centimetri dal mio.
«Stronza.» Sibilò divertito. Allacciai le mani intorno al suo collo e ridacchiai.

«Stronzo.» Replicai assottigliando lo sguardo. Sospirò profondamente e mi rivolse un
sorriso.

«Testarda.»
«Testardo.» Feci io.

«In momenti come questi faccio fatica a non baciarti qui e subito.» Grugnì. Le sue labbra sfioravano le mie, ma non osava muoversi. Io guardavo le sue labbra, mentre lui i miei occhi – o almeno provava a non guardarmi le labbra –.

«Fallo.» Dissi semplicemente. Aggrottò le sopraciglia, era sconvolto dalla mia affermazione. «Non sarò di certo io a fermarti.» Lo invitai. Si morse sensualmente il labbro e scosse la testa divertito.

«Non eravamo fratelli? Dov’è finita la tua etica morale signorina Salvatore?» Mi prese in giro. Non trattenni una risata. Dov’era finita la mia etica? Non lo sapevo. La mia etica e i miei pensieri si eclissavano completamente con lui accanto.

«Oh, vuoi giocare?» Lo provocai. Annuì con sufficienza. Sciolsi le braccia dal suo collo e mi allontanai da lui.
«Dove vai?» Mi chiese con gli occhi che tra poco uscivano dalle orbite. Mi girai innocentemente e sbattei gli occhi da cerbiatta che funzionavano sempre con tutti.

«A prepararmi. Manca poco alla festa…Hai detto che non vuoi venire all’Anti San Valentino? Per me va bene, ma non mi convincerai a non andare per rimanere qui con te.» Gli dissi, uscendo da lì. Entrai velocemente in camera mia. Il bagno era completamente fuori uso e la polvere regnava ovunque. Diverse tubature erano state smontate per essere sostituite con delle nuove.

Aprii il cassetto per prendere l’intimo e sgattaiolai fuori. Il bagno di casa era enorme, con una bellissima vasca.
La usavo poche volte, perché preferivo usare il bagno in camera. Oggi – visto che il mio bagno era fuori uso – dovevo usare quello e non mi dispiaceva affatto.
Aprii la fontana e la posizionai sull’acqua calda. La vasca si stava lentamente riempiendo. Mi tolsi gli anfibi e i jeans, seguiti dalla maglietta e poco dopo dall’intimo. Mi legai i capelli in uno chignon abbastanza alto così da non bagnare i capelli, mi assicurai che la porta fosse chiusa ed entrai nella vasca.

Ero immersa tranquilla nella vasca con una marea di schiuma a circondarmi. Potevo rimanere così a vita quasi quasi. Chiusi gli occhi e mi rilassai pochi istanti.
Era così bello rimanere nella vasca e rilassarti senza avere altri problemi per la testa. Aprii di scatto gli occhi, non appena sentii la porta aprirsi.

Non feci in tempo a realizzare quanto stava succedendo che Damon subito richiuse la porta.

«Damon!» Strillai d’istinto, portando le ginocchia avanti. Stavo diventando rossa, lo sentivo. Le guance mi andavano in fiamme. Il corvino
rideva di gusto. Si tolse lentamente la maglietta.

Deglutii. Cosa stava facendo? Si sfilò velocemente le scarpe e i calzini e mi guardò divertito.
«Devo continuare?» Mi chiese con una punta di malizia. Lo stava facendo apposta? Ero tutto un fuoco. Mi sentivo in imbarazzo, ma al contempo volevo che continuasse.
«Sparisci. Da. Qui.» Scandii bene le parole, ma il corvino non ci fece caso. Ghignò soltanto e si sbottonò i pantaloni. Se possibile diventai ancora più paonazza.

Era…Una bella visione, anche se mi sentivo completamente a disagio.
«Ti avverto: togliti i boxer e inizio ad urlare, in casa ci sono papà e Stef.» Dissi, lanciandogli un’occhiata di fuoco. In tutti i casi, i boxer che indossava erano bianchi perciò sarebbero diventati trasparenti.

Mi maledii mentalmente. Fosse stato per me, me la sarei subito svignata ma non avevo niente con cui coprirmi a portata di mano.
«Nervosa?» Mi chiese col sorriso che si allargava sempre più. Si avvicinò a me e capii qual’era la sua intenzione. Entrò anche lui in vasca e
l’imbarazzo – per me – era alle stelle.

«Se non esci subito da qui…» Non terminai neanche la frase, Damon fece scontrare le sue labbra sulle mie. Inizialmente ero completamente rigida, mi sciolsi solamente quando le sue mani si poggiarono sui miei fianchi e mi trasse a sé.
Mi lasciai trasportare dal momento e lo baciai con trasporto. Ero in una vasca e stavo baciando mio fratello. Wow.

Le sue mani si spostarono poco sotto i miei fianchi e mi strinse a sé maggiormente. Inarcai la schiena e ripresi fiato dopo pochi minuti.
«Dicevi, Elena?» Chiese con aria da stronzo. Presi un grosso sospiro e mi leccai le labbra. Sentivo ancora il suo sapore in bocca. Gli diedi le spalle imbarazzata per non fargli vedere il mio colorito.

«Dicevo che se non esci subito da qui, sarò costretta…» Non riuscii neanche a continuare. Damon iniziò a massaggiare le spalle, sciogliendo i nodi. Lasciò qualche bacio sulle spalle. Così rilassata mi poggiai alla sua spalla e lui si poggiò alla vasca. Ero stesa completamente su di lui.

«Potrei rimanere così in eterno.» Farfugliai chiudendo gli occhi. Non m’importava di essere così esposta a mio fratello, non mi sentivo più in imbarazzo. Prima avevo le braccia incrociate al petto, ora invece erano intrecciate a quelle di Damon.
Mi sentivo incredibilmente bene.

«Fosse per me, potremo continuare il nostro discorso più tardi.» Ecco, una delle sue battutine inopportune che rovinava completamente l’atmosfera calma e dolce che si era creata.

«Mm…» Mugolai soltanto chiudendo gli occhi. Non avevo idea di quanto tempo stessi impiegando. Se ora ci fosse stata Caroline, avrebbe definito questo una perdita di tempo…Io invece la definivo un impiego utile e differente del tempo.
Stavo bene tra le sue braccia. Mi chiesi anche come avesse fatto ad entrare se io avevo chiuso a chiave la porta. Quello era l’ultimi dei miei
problemi ora.

Aprii gli occhi. Gli occhi color ghiaccio di Damon mi scrutavano silenziosamente.
«Perché mi fissi?» Gli chiesi con la voce più alta di un’ottava. La sua risata riecheggiò nel bagno e mi strinse più a sé.
«Ti fisso perché sei uno spettacolo. Sbaglio o te l’avevo già detto? Mm…Elena capisco che tuo fratello sia così sexy e che provochi in te sensazioni particolari, ma non pensavo ti piacessero i miei complimenti.» L’umorismo non l’abbandonava mai. Neanche in momenti come questi. Decisi di cambiare posizione nella vasca, mi girai lentamente e mi ritrovai faccia a faccia con Damon.

«Quindi io non ti suscito neanche un’emozione? Neanche un po’?» Chiesi con aria innocente. Lo abbracciai lentamente, strofinando la testa sulla sua spalla.

«Ruffiana.» Grugnì teso come un violino. Mi piaceva fargli perdere completamente il controllo. Che gusto ci sarebbe altrimenti a provare una passione del genere con mio fratello? 

«Credo si stia facendo tardi.» Dissi con una finta espressione distrutta. Mi allontanai da lui e mi guardai bene attorno. L’asciugamano – più vicino – era sul mobiletto dietro la vasca. Allungai il braccio e lo presi.
Mi alzai – sotto lo sguardo vigile di Damon – e lo avvolsi intorno al corpo il più velocemente possibile.

Uscii dalla vasca e sorrisi al corvino che aveva in volto un ghigno divertito. Presi la biancheria e un altro paia di asciugamani e feci una corsa verso camera sua.

La chiusi a chiave e presi un sospirone.
Guardai l’orario. Erano le 8.57. Uhm…Caroline sarebbe venuta a prendermi tra pochi minuti. Non potevo fare tardi per un solo motivo: non volevo assolutamente rivelare a Care il mio piccolo “imprevisto” e non volevo dirle una bugia.

Mi asciugai frettolosamente, infilai l’intimo – facendo fatica ad allacciare il reggiseno – e presi in mano il vestito.
Avevo preso anche un paio di calze color carne, visto che non faceva ancora caldo. Infilai le calze e subito dopo il vestito.
Allacciai la zip e mi guardai allo specchio. Avevo fatto un’ottima scelta. Sciolsi i capelli e dei morbidi boccoli scesero lungo le spalle.
Devo farmi più spesso i boccoli. Pensai, ricordando la scelta inusuale che avevo fatto ieri pomeriggio. Mi stavo asciugando i capelli e avevo
pensato di arricciarli per una volta.

Aprii la porta e mi guardai attorno. Damon era ancora in bagno. Dall’armadio della mia stanza estrassi un paio di tacchi – non molto alti, visto che non avevo proprio voglia di passare un’intera serata su dei trampoli – e poi presi il mio beauty case.

Infilai i tacchi – erano più comodi di quanto ricordassi – ed uscii.
Le 9.06. Caroline probabilmente sarebbe venuta a prendermi a momenti. Mi truccai velocemente, giusto un po’ di mascara per allungare le ciglia, del fard per rendere le guance più rosee e del lipgloss pesca.

Scossi leggermente i capelli per dare un effetto più pomposo e presi la pochette che era una sorta di prestito da parte della mia amica.
Stefan era già giù e parlottava con papà.

«’Lena sei di festa anche tu?» Chiese papà squadrandomi da capo a piedi. Annuii sapendo che mi avrebbe lasciato andare, visto che anche Stef sarebbe venuto.
Aveva un istinto di protezione verso i miei confronti a volte esagerato, però mi ricordavo che ero sua figlia e che sono l’unica donna in una
casa di uomini. Quindi…Questa “iper gelosia” era giustificata.

«Mm…Stefan vedi di non perderla di vista.» Si raccomandò papà, che provava a cucinare qualcosa. Presi il cordless e avviai la chiamata per il Grill.
«Salve…Sono Elena Salvatore, ordino una pizza con salsiccia e piccante e una birra piccola, grazie. Via dei fondatori.» Chiusi il fisso e lo porsi a papà.
«La tua cena sta per arrivare.» Dissi ironica. Non mi fidavo affatto a lasciare papà da solo – o con Damon – alle prese coi fornelli.
«Grazie, tesoro. Occhi aperti.» Mi mise in guardia, spegnendo il fornello e prendendo in mano la pentola. Annuii.
La vibrazione del telefono mi fece aprire la pochette. Un nuovo messaggio da Caroline.

Muovi il culo. Siamo già in ritardo! Con affetto, Care :*:*
Era la finezza quella ragazza.
«Stefan ti serve un passaggio? Caroline sta fuori!» Gli dissi prendendo il cappotto bianco. «Vengo con voi.» Disse prima di sparire da
dietro la porta. Era sempre più strano suo fratello. Mi abbottonai il cappotto e quando alzai lo sguardo incontrai gli occhi color ghiaccio di
Damon.

«Vuoi veramente uscire da qui in questo modo?» Mi chiese. Era barricato davanti la porta e mi scrutava insicuro sul da farsi.
«Sono già in ritardo. Potresti spostarti?» Replicai con un tono che non ammetteva in risposta una negazione.
«Tuo padre ti fa uscire così?» Commentò ancora. Aprii la bocca leggermente sconvolta. A grandi falcate mi avvicinai sempre più a lui.

«E’ anche tuo padre. E…Ti avverto togliti da qui o giuro che faccio sfondare la porta da Caroline.» La mia voleva sembrare una minaccia, ma in risposta lui scoppiò in una risatina.

«Damon, lasciala respirare! Non è più una bambina.» Intervenne papà dalla cucina. Sorrisi vittoriosa e inclinai la testa, aspettando una possibile reazione da parte di Damon.
Non disse niente, si tolse solamente dall’entrata e mi fece cenno di andar via. Aprii la porta e la richiusi con forza.

Se era geloso – perché lo era, lui era geloso – perché non voleva venire con me a questa stramaledettissima festa?
Caroline era in macchina che sbraitava con quel poverino di Stefan che la sopportava sempre. Entrai sbattendo la portiera.
«Colpa di Damon.» Sbuffai soltanto, lanciando un’occhiataccia a Caroline che le intimava di non chiedermi niente.
Quei pochi minuti di viaggio furono i più imbarazzati e lunghi della mia vita. Caroline e Stefan non facevano altro che cercare di scherzare sulla loro relazione passata, ma alla fine si mettevano entrambi in imbarazzo.
Non appena arrivammo mi catapultai fuori da quella macchina e a passo veloce liquidai quei due. Caroline mi aveva detto che aveva organizzato questa “festa” al centro ricreativo del campus vicino alla caffetteria.

La festa precedeva meglio del previsto. Anche se era un’Anti San Valentino si erano già formate diverse coppiette che ballavano innamorate al centro della pista.
Il cappotto lo posai su una delle sedie che giacevano ai lati della pista e portai con me la pochette.

Andai verso il buffet, mentre guardavo quegli innamorati ballare. Provavo una certa invidia per loro. Io non potevo ballare con Damon, ero sua sorella. Non potevo baciarlo in pubblico perché ero sua sorella. Non ero neanche la sua fidanzata a pensarci bene!
«Splendore, sola sta sera?» Chiusi gli occhi e mi maledii mentalmente fino alla nausea. Matt – capitano della squadra di football – mi sorrideva divertito. Stava provando ad attaccare bottone con me da una vita e sinceramente mi aveva stufato.

Era stato una vecchia fiamma del liceo, ma ancora non capiva che era tutto finito tra noi.
«Per stasera sì.» Dissi subito, non rivolgendogli uno sguardo. Matt Donovan era una di quelle persone che se gli davi una mano si prendeva tutto il braccio. Alzava la confidenza a seconda di come ti comportavi.

«Dai, Elena. Ti prometto un solo ballo e ti lascio in pace!» Mi pregò. Mi girai e incontrai i suoi occhi blu…Mi fece quasi tenerezza. Sospirai pesantemente e annuii sorridendogli. Cosa poteva succedere per un ballo?
Mi guidò in pista. In effetti non era così sgradevole come avevo immaginato. L e mani le aveva sempre sui fianchi, non aveva fatto commenti idioti…Si stava comportando bene, forse più di quanto potessi desiderare.

«Ti ricordi i balli scolastici?» Mi chiese ridendo. Annuii divertita. Ogni anno eleggevano la reginetta del ballo e a scuola si scatenava l’inferno! Tra ragazze del primo anno più agguerrite che mai e altre che si rendevano ridicole…c’era sempre da ridere a quei balli!

«Vuoi da bere?» Mi chiese a un certo punto, allontanandosi da me. Mi guardai attorno. Caroline ballava con Enzo, sotto lo sguardo incuriosito di Stefan. Forse…Potevo passare un altro po’ di tempo con Matt, no?

«Un alcolico qualsiasi.» Lo liquidai velocemente, guardandomi attorno. Di Rebekah non c’era traccia. Per un momento pensai che Damon si fosse portato a casa la Mikealson ma scacciai subito quel pensiero.
Matt ritornò subito dopo con un paio di drink. Lo bevvi tutto in un sorso. Non dovevo fare la fine di New Orleans. Non dovevo ridurmi in quello stato un’altra volta solo per dell’infondata gelosia!
 

Non avevo idea di quanto tempo fosse passato, ma di una cosa ero certa: non sarei mai più venuta a degli eventi organizzati da Caroline! La musica lenta era completamente sparita da almeno un’ora e più. Il rock pompava a tutto volume e la gente ormai incominciava a
puzzare d’alcool.

Sinceramente, mi stavo chiedendo come avesse fatto Care a convincere i prof a lasciarle campo libero…La mia amica sapeva essere molto esaustiva e probabilmente la buona media e condotta l’avevano avvantaggiata.
Sicuramente non avrebbe più avuto il permesso di organizzare altre iniziative dopo questo fallimento. Sarebbe stato meglio andare in una
discoteca a questo punto!

Avevo scaricato Matt dopo venti minuti circa perché era diventato troppo lagnoso. Aveva incominciato a parlare del nostro passato, cercando di farmelo rimpiangere.
Caroline era completamente andata insieme ad Enzo, Stefan era chissà dove con chissà chi.

Presi dalla pochette il mio Iphone: le 11.43. Avevo passato più di tre ore a parlare con quelli più sobri che trovavo e a maledire la mia migliore amica.
«Elena!» Matt veniva verso di me a passo veloce. La camicia leggermente sbottonata e l’aria stanca. Per fortuna, non era così ubriaco come sembrava.

«Matt.» Lo salutai stancamente. In questo momento volevo solamente trovare un passaggio per ritornare a casa mia. Il passaggio verso la terra promessa era proprio di fronte a me.
Bastava chiedere a Matt il favore di riaccompagnarmi a casa, no? Cosa poteva succedere?

«Mi faresti un favore?» Chiesi sbattendo le ciglia. Lui mi guardò incerto…Il mio cambio d’umore istantaneo doveva averlo messo in guardia.
«Solo dopo un altro ballo!» Fece l’ironico. Tanto…un minuto in più un minuto in meno…Qual era il problema? Annuii e gli presi la mano. Lo guidai in pista e inizia a muovermi lentamente, cercando di non essere troppo provocante. Matt poteva farsi strane idee.

La pochette era legata con un laccetto al mio polso, perciò non era neanche d’intralcio. Forse la serata poteva migliorare!
Lui mi assecondò senza mai esagerare e lo ringrazia più volte  - mentalmente – per questo suo comportamento…più maturo del solito.
«Ti diverti?» Mi chiese una voce che non era quella di Matt. Caroline saltava sui suoi tacchi e mi urlava parole incomprensibili per via della musica alta.

«Non immagini quanto!» Le urlai in risposta. Una risposta piuttosto acida, ma ben le stava. Mi aveva mollata per il suo amico di letto – che a mio modesto parere doveva essere Enzo –!

«Oh, andiamo!» Mi spronò ridendo. Scossi la testa…Come potevo arrabbiarmi con la mia migliore amica? Alzai gli occhi al cielo. Non riuscii a ribattere, perché la vidi aggrappata a Enzo mentre si baciavano appassionatamente.

Volevo ucciderlo in quel momento. La mia amica era completamente ubriaca e lui se ne stava quasi approfittando. Lasciai Matt in pista e mi avviai verso quei due.
Appena Care prese una boccata d’aria, io catturai l’attenzione di Enzo che mi guardava incuriosito.

«Sono già occupato.» Ammiccò. «E non lo farei mai con la ragazza di Damon.» Continuò ridendo. Gli pestai un piede col tacco e lo guardai seriamente.

«Non APPROFITTARTI della mia amica, chiaro?» Gli urlai. Era impossibile aveva una comunicazione civile in quel caos. Lui mi guardò di soppiatto e poi scoppiò in una fragorosa risata.

«Come potrei approfittarmi della ragazza che amo?» Mi rispose. Urlava per farsi sentire, ma non era arrabbiato. Strabuzzai gli occhi e la bocca.
Aveva detto…che l’amava? L’aveva detto veramente? Non me l’ero immaginato?

«Come, scusa?» Chiesi io. Se Enzo l’amava, non poteva essere lui il ragazzo di cui era innamorata ma che non ricambiava…Allora chi era? E Care stava cercando di far ingelosire questo fantomatico ragazzo usando Enzo e i suoi sentimenti?
Domani avrei dovuto parlare con Caroline, seriamente.

«Tienila d’occhio. Non è stabile quando è ubriaca!» Dissi ironica, facendogli l’occhiolino. Mi allontanai tra la marmaglia di gente e uscii fuori di là.

Faceva fresco, ma potevo resistere per pochi minuti. Vidi l’orario…I minuti passavano velocemente.
«Tutto bene?» Matt posò sulle mie spalle il mio morbido cappotto. Sorrisi. Di Matt in fondo mi mancavano la sua gentilezza e la sua dolcezza a volte diabetica.
«Pensavo avessi freddo.» Mi disse, alzando le spalle. Gli sorrisi. Per una volta, non gli avevo detto niente di offensivo e non avevo
accennato alcun ghigno ironico. Solamente un sorriso, un normale sorriso.

«Diciamo che non ce la faccio più a stare lì dentro.» Dissi ridendo. La musica così alta mi aveva fatto venire un grosso cerchio alla testa.
«Ho la macchina qui vicino. Se vuoi ti accompagno a casa.» Propose. I miei occhi s’illuminarono. Non sembrava ubriaco, anzi forse era più sobrio di me…perciò perché non accettare il passaggio?

«Oh sì. Sei stato la mia salvezza. Sarei impazzita lì dentro!» Scherzai, mandando un messaggio a Stefan.
Ho un passaggio a casa. Ritorna con Care e non farla guidare! Premetti invio e lo posai nuovamente sulla pochette.
Salii sul pickup di Matt e mi misi la cintura. Teneva quella vecchia bagnarola dai tempi del liceo. Avevamo fatto le gite più belle lì sopra.

La strada era quasi deserta, ad eccezione degli ubriachi che andavano in giro verso la mezzanotte!
Guardavo dritta sulla strada, quando ne imboccammo un’altra costeggiata dagli alberi. Mystic Falls collegava col boschetto che era un’aria naturale dove vi erano diversi animali selvatici.

«Cervo!» Dissi a Matt, vedendo in lontananza un cervo. Matt distolse lo sguardo e mi guardò interrogativo.

«Cervo davanti a te!» Strillai, prendendo lo sterzo e cercando di cambiare rotta. Il biondo capii il mio avvertimento e cercò di sterzare verso sinistra.

La ruota del suo pickup slittò leggermente sul terriccio. Sterzò troppo verso sinistra e il parabrezza – con l’intera macchina - andò a scontrarsi contro un albero.
Lo schianto fu abbastanza forte. I vetri avanti saltarono in mille pezzi. Mi riparai gli occhi e portai le ginocchia avanti cercando di proteggermi.
Matt sembrava stesse bene, se non avesse perso la conoscenza.

Io invece mi sentivo piuttosto dolorante. La schiena era a pezzi e i vetri per fortuna non erano andati negli occhi.
Probabilmente sanguinavo leggermente dalla testa, ma in quel momento non era la cosa più importante…Dovevo tenere gli occhi aperti e chiedere aiuto a qualcuno. Le lacrime si formarono velocemente e iniziarono a bagnarmi il viso. Il respiro era mozzato e irregolare. Cercai di sganciare la cintura, ma non riuscivo a toglierla. Ero bloccata in quell’abitacolo completamente rotto e il caldo era opprimento.

Speravo che qualcuno si fermasse o che qualcuno chiamasse il 911 o il 118. Ma la strada era deserta.
«Aiuto…» Volevo urlare, ma la voce mi uscì in un udibile sussurro. Non avevo voce per urlare, ero troppo spaventata.
Mi rincuorai solamente quando vidi dei fanali illuminare l’abitacolo. Poggiai la testa all’indietro e sospirai.

Qualcuno mi avrebbe aiutato, ora.
«Cos’è successo qui?» Tuonò qualcuno. Non poteva…Non poteva essere la sua voce. Eppure io l’avrei riconosciuta tra mille.

«Elena!» Mi si fermò il respiro. Damon era qui…Qui per me. Aprii debolmente gli occhi e annuii.
La macchina era chiusa e lui non poteva forzarla. L’unica cosa da fare era sforzarmi e prendere la chiave per aprire lo sportello. Allungai la mano e la sfilai.

«Elena…Rimani ferma. Non fare movimenti bruschi.» Mi avvertì, mantenendo la calma. Da dove la prendeva tutta questa calma? Io ero completamente nel pallone e non ce la facevo più a mantenere le lacrime che avevano iniziato a scendere copiose dagli occhi.
Presi la chiavi della macchina e stancamente le lanciai fuori dal finestrino ormai in mille pezzi. Damon le afferrò prontamente e aprì la portiera.

Socchiusi leggermente gli occhi.

«Non chiudere gli occhi, principessa.» M’intimò bruscamente. Sorrisi leggermente e continuai a tenere gli occhi aperti. Mi aveva chiamato principessa? Che nomignolo banale.

«Ti tiro fuori.» Disse. Entrò col mezzo busto in macchina e sganciò la cintura. Mi prese in braccio e finalmente uscii dall’abitacolo.
Sentivo addosso tutti i piccoli pezzettini di vetro, li sentivo anche fra i capelli e mi dolevano le mani leggermente arrossate.
«Riesci a mantenerti in piedi?» Mi chiese lentamente. Lo guardai e annuii. Lasciò la presa su di me, ma il mio equilibrio con i tacchi era più precario di come lo ricordassi.

Le ginocchia erano molli. Caddi a peso morto all’indietro ma Damon mi sorresse prontamente.
«Okay, non ce la fai.» Commentò ironico. Persino in un momento come questo lui era sempre ironico. Mi accarezzò i capelli e pulì dal mio viso un rivolo di sangue.
«Come…mai…sei…venuto?» Chiesi. La testa era completamente senza sostegno, ero tra le braccia di Damon e lo guardavo stanca.

«Dal tuo telefono si è attivata la chiamata. Sentivo solo musica a tutto volume…e ho pensato di venire a prenderti.» Mi spiegò, accarezzandomi la guancia. Doveva aiutare anche Matt…Anche lui era ferito, forse più gravemente di me.

«Mi sono fermato e ti ho vista lì in quelle condizioni. Ho avuto paura di perdere anche te.» Confessò con un sorrisino in volto. Perdere anche te. Chi aveva perso prima di me? C’era qualcun’altra che aveva perso?

«Aiuta Matt…per favore…» Balbettai, aggrappandomi al suo giubbino di pelle. Lui diede uno sguardo veloce alla macchina e annuì.
«Ora, principessa. Mi assicuro che stai bene e lo aiuto, okay?» Damon Salvatore che parlava dolcemente? Wow…Finalmente avevo scoperto un lato di lui che mi era del tutto oscuro.

«Mi hai salvato…» Dissi con un fil di voce, mentre mi adagiava sull’erbetta con un sorriso tenue in volto.
«Ti salverei sempre.» I suoi occhi enigmatici e con un velo di mistero rispecchiavano persino al buio.

«Grazie, Damon…» Lo ringraziai con un fil di voce. Lui mi avrebbe salvato sempre e io mi sarei sempre lasciata salvare da lui.
 
 







Angolo dell’autrice:
I’m back! Cosa ne pensate di questo bel capitolo? *.*
Ma prima i ringraziamenti!
Grazie a Smolderina78, NadyDelenaLove, NiandelLove, Darla19, NikkiSomerhalder e PrincessofDarkness90.
Siete le migliori!
Grazie ai 29 che hanno inserito la storia tra le preferite, i 47 (volete farmi rimanere secca? OMG *-*) che l’hanno inserita nelle seguite e l’uno che l’ha inserita nelle ricordate.
GRAZIE A TUTTI I LETTORI SILENZIOSI: LE VISITE del primo capitolo sono più di mille e gli altri capitoli sono più di quattrocento!
Grazie veramente. Vi amo <3
Ora piccolo spazio in cui sclero:
COSA NE PENSATE? Si parte dal mistero Ian-Katherine, qualcuno di voi ha già delle buone ipotesi? Io so già tutto ^^
Il ragazzo confessa tutto o non proprio a Elena in un momento di rabbia.
Più in là, vediamo una foto di Damon con una misteriosa ragazza bionda…Mm…Cosa si fa ora? Avete idee?
La scena della vasca da bagno è asnvainjikrfsngliuhilawnw.
*sfogo di pazzia da parte dell’autrice*
Cè quei due in bagno. Damon in vasca. Schiuma. Tanti baci! *-*-*
*morta*
*resuscita per voi*
Il ballo non è un vero e proprio ballo…e qui c’è il tragico incidente della nostra Elena, forse potrà servirvi inutile…Invece, è da qui che i nodi tornano al pettine.
Damon ha avuto di perdere lei, oltre a chi? Quella frase rimarrà nella mente di ‘Lena per un po’…Facendola impazzire.
Matt…Bho, Matt è stato piuttosto utile XD
Okay, vi ringrazio di cuore ancora XD.
Spero vi sia piaciuto, GRAZIE ANCORA.
PS. Se vedrete il mio nickname cambiare da Cucciolapuffosa a Non ti scordar di me non vi preoccupate sono sempre io ;)
Cucciolapuffosa
  
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