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Autore: Nyssa    05/10/2008    9 recensioni
Sequel de: Le Relazioni Pericolose
Sono passati circa diciotto anni da quando abbiamo lasciati Harry, Draco, Hermione e tutti gli altri e molte cose sono cambiate nel frattempo.
Adesso sono i loro figli a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria, divenuta stranamente tranquilla; ma non tutto è come sembra perchè misteri e fantasmi del passato stanno tramando nell'ombra e Hogwarts potrebbe non essere il posto apparentemente pacifico che sembra.
E i nostri nuovi protagonisti, la new generation, affascinati dai misteri come lo erano stati i loro genitori, chiaramente non intendono lasciarsi sfuggire l'occasione di vivere qualche avventura tra le antiche mura della scuola e rompere così la noiosa routine di tutti i giorni!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Tom O. Riddle | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Il rombo di un tuono squarciò il silenzio della notte, seguito a breve distanza da un fulmine che schiarì il cielo illuminandolo a giorno per poi scomparire

Il rombo di un tuono squarciò il silenzio della notte, seguito a breve distanza da un fulmine che schiarì il cielo illuminandolo a giorno per poi scomparire.

-          Merda – il delicato commento veniva nientemeno che da una ragazza, ragazza che al momento stava girando per i corridoi con una lanterna da minatore

Lo studente  accanto a lei, che reggeva l’oggetto in mano, le sorrise compassionevole mentre un’altra serie di epiteti poco carini, anzi molto volgari, uscivano dalle belle labbra di lei

-          Coraggio

-          Un corno coraggio! Chi ha permesso a Vanessa di lasciare aperte TUTTE e dico TUTTE le finestre dei corridoi? Si allagherà mezza scuola! come se Corvonero non bastasse

-          Magari aveva buone intenzioni

-          Un cazzo!

-          Gardis… non dovresti parlare così, non è fine

-          Me ne frego del fine, sai che me ne faccio?

-          Non voglio saperlo

-          Meglio! Quanti corridoi ha Hogwarts?

-          Il totale complessivo non me lo ricordo, ma noi ne dobbiamo fare ancora quattro

Lei sbuffò. Fino ad ora erano a quota diciassette…

Perché quella ragazza non sfogava la sua perversione su qualcun altro? La costringeva a recitare vestita come l’attrazione di un postribolo, obbligava i suoi compagni a vestirsi come pinguini e poi le lasciava le finestre aperte!

Chiaramente col temporale che si era scatenato, tutte le fiaccole della scuola si erano quasi spente e così avevano dovuto piantare a metà una avvincente partita di scacchi dei maghi solo perché lei voleva far prendere aria ai corridoi!

Maledetta… quando l’avrebbe avuta tra le mani l’avrebbe uccisa! Tutti gli studenti avrebbero testimoniato che si era trattato di un incidente. O di legittima difesa, difesa alla propria incolumità.

 

Accese l’ennesima fiaccola con la lanterna, si sentiva come un pellegrino irlandese e non era proprio una sensazione comune tra i Malfoy, soprattutto se si pensava che Leonard si stava senz’altro trastullando da qualche parte in compagnia, che i suoi genitori si stavano reciprocamente trastullando e che tutta la scuola dormiva beata.

Lei voleva solo finire la partita! Non le sembrava di chiedere la luna…

 

-          Dimmi che non ha aperto anche quelle del corridoio delle ragazze giapponesi – implorò verso il compagno di sventure che la seguiva facendo luce nel corridoio

La voce tranquilla di Kitt non giunse, segno evidente che si sarebbero dovute chiudere anche quelle.

A fatica si arrampicò per le scale e avvicinò ai balconi per serrare i vetri e riaccendere le fiaccole.

Quando anche l’ultima si fu chiusa, si appoggiò contro il davanzale bagnato e aspettò, sperando che un meteorite impazzito colpisse direttamente il letto della Presidentessa del Consiglio Studentesco.

Vana speranza, il meteorite non giunse.

 

-          Andiamo, torniamo al… - attese un attimo percependo uno scricchiolio familiare, voltò la testa e, coprendo a lanterna con un panno, si avviò verso il passaggio del dormitorio. Avvertì la serratura di una porta che scattava e intravide un’ombra che si muoveva furtiva tra le antiche mura della scuola.

-          C’è qualcuno – decretò senza mezzi termini Christopher scrutando con aria seria il passaggio. Lei annuì

-          Chi va là? – urlò appena alzando di colpo la lanterna e illuminando lo spazio

Qualcuno non meglio identificato si coprì il viso con la mano mentre la luce lo accecava e, a giudicare dall’abbigliamento, o il malcapitato aveva tendenze gay o si trattava di una ragazza.

-          Chi è? – chiese ancora la bionda avvicinandosi

A differenza di quanto avrebbero fatto gli studenti di Hogwarts, cioè si sarebbero dati alla fuga, questi rimase impalato in mezzo al corridoio fissandoli come un cerbiatto davanti agli abbaglianti dell’auto, chiaro sintomo che era uno straniero, e quando furono abbastanza vicini riconobbero una delle studentesse straniere giapponesi, Asuna Qualcosa.

-          Immagino che tu non stessi andando in bagno – le chiese il corvonero abbassando la luce e aspettando, il tono era gentile, ma duro, la lei scosse la testa

-          Chi sei? – domandò il Prefetto dei Grifoni

-          Mi chiamo Asuna Kagurazaka – ammise e solo allora anche la bionda abbassò la lanterna, la ricordava perfettamente, era quella che aveva scongiurato una sfida all’arma bianca in mezzo alla Sala Grande da parte di Hestia e della rappresentante Ayaka. Le doveva un favore e non aveva mentito, ricordava il nome, anche se non il cognome

A differenza di quanto era parsa nel pomeriggio di qualche giorno prima, però, ora lei sembrava terrorizzata, colpa del temporale? Anche Hestia li detestava…

-          Cosa facevi in giro? – chiesero i due, lei pareva riluttante a parlarne

-          Siete quelli delle ronde notturne – annuirono – e dopo che mi farete?

-          Ti rispediremo a dormire e facciamo rapporto

-          Oh, ma io devo incontrare una persona!

-          Qui da noi abbiamo il coprifuoco alle undici – spiegò piano Gardis, che il coprifuoco non sapeva neppure cosa fosse

-          Anche al Mahora, ma speravo almeno qui di riuscire…

-          Che cos’è quello?

Kitt illuminò qualcosa nella sua mano che brillò e la luce mise a fuoco un anello che lei portava all’anulare, era un’usanza comune anche da loro tra i fidanzati, sebbene la ragazza in questione non avesse il ragazzo a Hogwarts, era ancora troppo presto. Istintivamente la mano destra andò a coprire la sinistra

Oh cielo, non si sarà trattato di uno di quegli scambi culturali che la McGranitt voleva tanto evitare?!

-          Sei fidanzata? Porti l’anello… – le domandò Christopher

-          Non proprio

Lei se lo tolse dal dito e lo mostrò ai due, era d’oro, non era un anello di fidanzamento,

-          E’ una vera nuziale – spiegò

-          Scusa, quanti anni hai? – indagò perplessa la bionda girando il cerchietto tra le dita

-          Diciassette

-          Non è un po’ presto – l’altra scosse la testa

-          In Giappone ci si può sposare dopo i sedici anni, purchè si abbia il consenso della famiglia

-          Come a Gretna Green – aggiunse rammentando anni di libri d’amore e matrimoni alla chetichella

-          E la tua famiglia era d’accordo? – fu la nuova domanda del moro

-          Io non ho famiglia – ammise lei abbastanza sorridente – sto andando a incontrare la persona dell’anello

-          Intendi dire che sei sposata con uno studente della nostra scuola? – scosse il capo

-          Guadate – ruotò la fede in modo che l’interno fosse illuminato, si potevano leggere due nomi, come nelle vere di tutto il mondo

Asuna Kagurazaka ~ Negi Springfield

-          Il professor Negi?! – disse Gardis imbarazzata e basita, l’altra arrossì e annuì, sapendo che se quell’informazione fosse stata resa pubblica si sarebbe visto un macello

-          Ve ne posso parlare, se non lo direte alle mie compagne…

Scrutando il corridoio la grifoncina annuì e la condusse per quelli più in basso dove nessuno sarebbe venuto a disturbarli. La scacchiera era ancora dove l’aveva lasciata, esattamente come i lumi e la loro roba

-          Siediti – le disse brevemente Kitt e le porse una coperta, stando in camicia doveva avere parecchio freddo.

Gardis spense la lanterna e accese i candelabri, aspettando: queste giapponesi erano imprevedibili e un po’ ingenue se andavano a raccontare a due sconosciuti di un’altra scuola un fatto che non doveva essere divulgato… forse avevano troppa fiducia nel mondo… che sarebbe successo se a fare la ronda ci fosse stata Hestia o, peggio ancora, Rudiger?

-          Negi ed io ci siamo sposati da pochi mesi – ammise lei – lui insegna da noi da quando frequentavamo la 3a del corso inferiore, tre anni e mezzo fa. Forse siamo un po’ giovani… ma ne abbiamo passate tante insieme e io sono la sua ministra magica

Il ragazzo annuì cupo, Gardis non disse niente, dopotutto sua madre non era poi molto più vecchia quando aveva deciso di buttare dalla finestra l’abitino monacale.

-          Il fatto è che a scuola tutti più o meno stravedono per il professor Negi e quando ci siamo sposati non abbiamo avuto il coraggio di infrangere così tanti sogni. Non l’abbiamo detto a nessuno

-          Un matrimonio segreto – dissero in coro i due studenti inglesi, la ragazza annuì

-          Il dormitorio delle ragazze al MahoRa è differente, si vive in due o tre per stanza, a seconda, e se sgattaiolassi fuori nel cuore della notte per vederlo ci sarebbero dei problemi e se ne accorgerebbero tutti

-          Beh, in realtà anche i nostri dormitori sono così - confessò la Gryffindor

-          Quando ho visto le stanze ho pensato che finalmente… io e Negi non siamo mai stati tutta una notte insieme. Tutto il tempo, intendo…

Come la maggior parte delle persone che mostrava un carattere forte, era una che si imbarazzava delle piccole cose, come Gardis, per questo la bionda sentì verso quella studentessa straniera una vicinanza che non ricordava di aver mai provato con molti altri.

Scommetteva mille galeoni che si contavano sulla punta delle dita quelli che l’avevano vista piangere. Come lei. Comprendeva anche tutto quello che le stava dicendo.

 

Incredibile, sposati a diciassette anni!

-          Volevo solo andare da lui… - confessò lei – non se ne sarebbe accorto nessuno… non volevo causare dei problemi…

 

Kitt scambiò un’occhiata con Gardis, per quanto lo riguardava potevano rimandarla per la sua strada senza fare accenni, di amore per il mondo ce n’era già così poco che non era il casto di ostacolarlo pure. Chi erano loro per mettersi in mezzo alle questioni matrimoniali di due alle prese coi problemi di una coppia un po’ strana?

Lei colse a volo l’opportunità, era bello vedere Christopher mettere da parte le regole in quel modo.

-          Beh, ti accompagniamo da questo Negi Springfield – le disse

-          Volete che vi confermi la cosa?

-          No

-          E allora perché?

-          Così abbiamo la coscienza pulita…

Asuna non capì, ma fu grata a quei due.

-          Seguici, ci sono delle scorciatoie per la Torre Nord…

Un assenso e, in fila indiana, si incamminarono verso il passaggio segreto, lanterne alla mano.

 

Le porte dei professori parevano tutte uguali se non fosse che una targhetta d’ottone inchiodata all’uscio informava i visitatori del loro abitante.

Asuna si piazzò di fronte a quella che indicava il professor Spiringfield, docente di magia occidentale, e diede tre colpetti ritmati all’uscio.

Questi si aprì rivelando un giovanissimo professore alquanto addormentato con la vestaglia annodata male e degli orribili pantaloni del pigiama con soli e lunette

-          Asuna? – chiese riconoscendo il viso familiare

Subito dopo si accorse che non era sola, ma i due lì dietro sorrisero, strinsero le spalle, alzarono la lanterna e indietreggiarono di un passo.

Videro un anello all’anulare sinistro mentre l’uomo l’abbracciava: o le studentesse del MahoRa erano un po’ addormentate, o pensavano che fosse una moda occidentale oppure facevano deliberatamente finta di non sapere. Era una vera identica a quella di Asuna.

-          Buona notte… - Gardis illuminò un’ultima volta i due amanti e sorrise. Era bello vedere l’amore sul volto delle persone, anche gli sconosciuti.

Negi ringraziò con la testa, annuì e chiuse la porta sollevando in braccio la sua fin troppo giovane sposa.

-          Che storia… - mormorò il moro

Una porta lì affianco si aprì rivelando il professor Takahata che stava uscendo a fumarsi una sigaretta. Sorrise comprensivo ai due

-          Così avete conosciuto la nostra Asuna… - ammiccò – beh, spero che capiate

-          Lei sa, professore? – domandò titubante lei, questi scoppiò in una risata, fece un tiro ed annuì

-          Sono stato il loro testimone di nozze – ammise a bassa voce, poi se ne andò.

 

*          *          *

 

-          Tu non pensi che sia un po’ presto? – chiese Chris dopo aver spostato una torre della scacchiera, la sua avversaria si strinse nelle spalle e mosse l’alfiere

-          Mia madre non era molto più vecchia… - ammise

-          Ok, ma questa è più giovane di me e perfino di te! – la triste verità: a sedici anni quella ragazza si era sposata, probabilmente innamorata persa quanto lo era suo marito, glielo aveva letto negli occhi. E lei all’alba dei diciassette passati stava a girarsi i pollici in attesa che quel dannato corvonero che aveva davanti capisse che non lo considerava solo un amichetto del giovedì.

-          Se è amore è amore – la filosofia zen aiutava sempre – eppoi una volta era normale. Nella mia famiglia tutte le ragazze venivano istruite a dovere, alla tua età eri una vecchia zitella – precisò riferendosi alla rigida educazione che veniva impartita ai purosangue

-          Intendi per il matrimonio?

-          Non solo

-          Che cosa vi insegnavano?

-          Beh, qualcuna la insegnano ancora, ma la maggior parte non serve più, eppoi non nasceva una femmina tra i Malfoy da almeno cento cinquanta anni!

-          Così tanto?

-          Già, siamo piuttosto rare. – e sorrise - Le ragazze Malfoy, venendo da un’ottima famiglia erano ottima merce di scambio

-          Non hai molti riguardi verso la tua famiglia

-          No, non ne ho. Erano merce. Insegnavano loro come mandare avanti una reggia, come trattate la servitù, come ricevere gli ospiti e come far servire il tè. Come farsi piacere.

-          Tutte cose molto utili – aggiunse con sarcasmo lui

-          E il matrimonio d’interesse incombeva sulle loro teste come la spada di Damocle: dovevano essere ricche, belle, educate, dovevano saper parlare quando occorreva e dire le cose giuste. Dovevano avere stile e classe. Dovevano soddisfare un uomo a letto e tacere se non lo erano a loro volta

-          Belle cose che insegnavano

-          Beh, per un po’ ho rischiato anche io

-          Tu? Non ci credo

-          Mia madre era contraria e papà stravede per me. Fosse stato per i miei nonni sarei un’affettata Malfoy snob che beve il succo di frutta col mignolo all’insù, la sposa perfetta di tutti quei damerini che spediscono proposte di matrimonio ai miei e che si riferiscono cerimoniosamente alla luna di miele con “gli obblighi coniugali” e “le gioie del talamo”

Kitt si trattenne dal dirle che, per esperienza personale, lei ne sapeva davvero troppo poco di gioie e dolori del talamo, ma quello più che altro gli sembrava la “noia del talamo”!

Come si potevano trattare le persone a quel modo?

-          Funzionava davvero così nelle famiglie inglesi?

-          Funziona, ce ne sono di quelle dove è una pratica molto in auge periziare la sposa per vedere che sia vergine

Con lei senz’altro non correvano rischi.

-          Questo è uno dei motivi per cui non credo all’amore – aggiunse lui, quasi con risentimento spostando a caso una pedina che, per quanto gliene importava, poteva anche cadere in qualche tranello tattico

-          Se non vedessi i miei genitori così spesso, non ci crederei neppure io. – ammise lei. Mangiò la pedina e dichiarò scacco matto.

 

*          *          *

 

Un lampo in lontananza riflettè la propria luce sulla superficie del Lago Nero, subito seguito da un rombo assordante e accompagnato da acqua a catinelle. Era strano che piovesse in quella stagione, ma purtroppo era così.

 

Hestia, si tirò le coperte del letto fin sulla fronte e attese: uno, due, tre… un’altra saetta e un altro tuono, era così da dieci minuti, pareva che stesse venendo il Diluvio Universale.

 

Odiava i temporali, ne aveva una sacrosanta paura e che non le venissero a dire che era roba da bambinette, lei aveva paura e basta!

All’ennesimo boato si nascose di nuovo sotto le lenzuola, ma non poteva andare avanti così e lo sapeva. Non resisteva neppure cinque minuti e se quella volta era sopravvissuta così tanto era solo perché aveva deciso di farsela passare, ma non bastava la buona volontà.

Sua madre le diceva che era una stupidina, ma la mamma non capiva, lei era implacabile, probabilmente non aveva paura di niente, sempre così bella e determinata, era diventata davvero una bella donna dalle fotografie di scuola dove era all’inizio un po’ timidina e poi un po’ seccata.

Quando aveva terminato gli studi le avevano offerto di intraprendere la carriera di indossatrice, ma lei aveva rifiutato, si era sposata subito e aveva cominciato a sfornare bambini, lei era la prima. La mamma era un portento, una forza della natura, l’avrebbe vista benissimo a fare la Trinity di Matrix.

Mamma però non capiva.

 

Scese dal letto e s’infilò le babbucce pelose che le aveva regalato Gardis per il suo compleanno dell’anno scorso, rimase impietrita per un secondo quando il cielo parve aprirsi e tuoni e lampi guizzarono nel cielo, poi, aprendo la porta e richiudendola, scappò per il corridoio, sapeva dove doveva andare.

Non avrebbe dovuto, ma ciò non significava che non l’avrebbe fatto.

 

Guardò le porte numerate e le passò in rassegna tutte fino a quella nel sottotetto. Jeff e Jack dividevano quasi la stessa camera. In realtà i due ambienti erano divisi, messi in comunicazione da una porta, dalla camera di suo cugino si entrava in quella di suo fratello.

Aprì l’uscio e si fermò richiudendolo quando in cielo si vide un'altra folgore.

-          Jeff? – chiamò piano

Il rosso stava dormendo come se niente fosse, lui tuoni e lampi neppure li sentiva. E, chiaramente, non si svegliava con il baccano del temporale, figuriamoci con la vocetta impaurita di Hestia

-          Jeffrey! – Potty1 decise di alzare un po’ la voce, quel tanto che le bastava per essere sentita, nel frattempo si avvicinò al letto e cominciò a scuotere il suo abitante con una certa violenza.

Weasley aprì gli occhi e la mise a fuoco con una certa difficoltà, sbattè un paio di volte le palpebre e, grattandosi la testa, decise di mettersi a sedere.

Hestia pareva piuttosto seccata.

Poi vide un lampo e capì

-          Un altro temporale?

La cugina accennò un assenso

-          D’accordo, vieni… - si spostò da una parte del letto a colonnine e ripiegò il piumone perché lei potesse entrarci. A differenza del suo carattere scanzonato, Jeff sarebbe stato un ottimo padre, sempre pronto ad assecondare questo genere di paure dei suoi figli.

Senza farselo ripetere e conoscendo la procedura, la mora mise una gamba dietro l’altra e si ricoprì con le coperte calde e pesanti a patchwork scozzese che aveva cucito la nonna Molly. Molly era anche la nonna di Jeff, per questo era sbagliato che lei fosse lì, solo per quello.

-          Vuoi che stia sveglio? – annuì mentre lui sbadigliava e se la tirava praticamente in braccio, conosceva il seguito, era così da molto tempo.

Da quando avevano sei anni, per la precisione.

-          Ti ricordi la prima volta che è successo? – Hestia fece cenno di sì

Erano andati a fare un campeggio ed era scoppiato il temporale. Chiaramente le tende, equipaggiate con la magia come erano, non avrebbero avuto danni, così tutti erano rimasti a dormire e lei si era spaventata per i tuoni.

Suo fratello conosceva la sua paura, a casa dividevano la stessa stanza, così aveva deciso di andare da lui, ma aveva sbagliato tenda ed era finita in quella di suo cugino. Jeff era appena tornato da una visitina ai cespugli e se l’era ritrovata piangente lì in mezzo alla tenda. Le aveva chiesto cosa succedeva e lei non aveva risposto.

A sette anni non si pensa molto a quello che si fa, così le aveva detto di andare a dormire da lui, dopotutto, dove stava il problema? Hestia e Jack dormivano assieme… il problema era solo convincerla ad arrivarci perché se ne stava impietrita lì in mezzo ad asciugarsi gli occhi.

Aveva cominciato a chiederle perché facesse così e cosa ci facesse lì e lei aveva mormorato un timido “temporale”, a quel punto gli era scappata una risata e col tatto tipico di tutti i bambini pestiferi, e lui lo era parecchio, l’aveva presa in giro.

E lei si era messa a piangere. E piangeva talmente che neppure riusciva a rispondere alle sue parole, piangeva e si contorceva dalla paura.

E lui si era sentito di schifo, terribilmente in imbarazzo e dispiaciuto: lei era come una sorella… ma non era capace di farla smettere di piangere.

Poi si era ricordato una cosa: quando la mamma era triste, papà le dava un bacio e lei tornava felice. Anche la mamma di Hestia… quindi doveva essere un processo che valeva per tutte.

Quando ci ripensava arrossiva, era una cosa imbarazzante pensare che a sette anni era andato a dare un bacio sulla bocca a sua cugina per riuscire a farla dormire, ma era successo.

Non sempre i genitori danno il buon esempio.

Beh, certo, era stato un bacetto a stampo ridicolo, ma era come se fosse rimasto il segno ad entrambi. Se non altro lei era rimasta tanto stupita che aveva smesso per un po’ di frignare e, tirandola per i piedi, l’aveva infilata in malo modo nel sacco a pelo.

Quando chiacchierava tra amiche, lo sapeva, Hestia non diceva mai il nome del ragazzo a cui aveva dato il suo primo bacio, o meglio, che glielo aveva rubato il primo bacio.

E se lui passava accanto non c’era volta che non gli rivolgesse un’occhiata complice di nascosto.

 

Il problema era che ci ricascavano ogni volta.

Crescendo avevano imparato che ciò era sbagliato, due cugini non dovevano baciarsi e non dovevano provare più dell’affetto da cugini l’uno per l’altra, ma nel loro caso era diverso.

Nonostante entrambi avessero avuto più di un ragazzo, ad ogni temporale Hestia veniva da lui e lui le faceva posto. Ad ogni temporale si baciavano nonostante fosse sbagliato, nonostante tutte le volte si dicessero che non dovevano, che avrebbero dovuto smettere. Ma non era solo un’abitudine.

 

Tutti li avrebbero condannati, nessuno sapeva di loro, neanche il fratello di lei, che era un po’ fratello anche di lui. Non avrebbero capito.

Si litigavano, si prendevano in giro, si facevano i dispetti come bambini… possibile che nessuno si accorgesse di quello che c’era sotto? Di quello che tutto ciò nascondeva?

Come facevano tutti a non notare quello sguardo dolcissimo che si scambiavano tra i tanti di simulato odio?

Un giorno o l’altro avrebbero fatto qualche follia, come far l’amore, e forse sarebbe venuta loro voglia di sposarsi; lì sarebbero cominciati i problemi, dirlo ad altri, ai genitori e agli amici, cercare di ottenere l’autorizzazione.

La gente di loro avrebbe visto solo la parola incesto, dimenticando che fino a cinquant’anni fa era normale un matrimonio del genere.

Se fosse, sarebbe stato difficile, ma non tanto quanto tenerle le mani lontane.

-          Dimmi che non stiamo confondendo l’affetto fraterno per qualcos’altro – dichiarò lui accarezzandole i capelli scuri guardando il soffitto

-          So cosa provo – annunciò risoluta lei, del tutto dimentica del temporale

-          Era ciò che temevo… se solo fossi solo io

-          Siamo in due

-          È sbagliato.

-          Chi decide chi è giusto o sbagliato?

-          Gli altri… - la verità

-          E gli altri non sanno niente di noi. Cosa ne possono capire?

-          Nulla. A volte penso che al mondo ci siamo solo io e te e un mare di estranei

-          Sono contenta di saperlo

-          Perché?

-          Per me è lo stesso

-          La cosa diventa ogni momento più complicata – aggiunse lui baciandole la fronte – ma non ti lascerò

-          Anche se tu non provassi più qualcosa verso di me?

-          Impossibile

Lei gli baciò la guancia

-          Hestia

-          Sì?

-          Se mai dovesse succedere che non ci accettino per quello che siamo… rimane un’unica strada…

-          Non importa, pur di stare insieme andremo anche per quella

-          Sarai felice?

-          Chissà…

-          Non mi sembra il momento di dire “chissà”…

-          Nessuno può saperlo, Jeff…

-          Dormi, Hestia

-          Buona notte… chiunque tu sia: mio fratello, mio cugino o

 

*          *          *

 

Ciel, rannicchiata sotto le lenzuola, si strinse al ragazzo che aveva accanto e fissò il soffitto: era freddo come il ghiaccio, sembrava che fosse rimasto nella bufera tutto il tempo, invece si erano seduti davanti al caminetto a chiacchierare dopo che aveva riportato Karen in camera.

Ormai era da un po’ che andava avanti quella storia e ogni giorni si sentiva sempre più colpevole nei confronti della sua sorellina, non le aveva detto niente.

Karen non sapeva che lei e Leonard stavano assieme, che si vedevano tutte le sere, che era lei a riportarla in camera e non lui. E che il più delle volte lei e l’affascinante serpe terminavano la notte assieme.

 

Al momento, però, quello era solo un pensiero fugace: stava cercando di capire cosa fosse Leonard.

La prima volta che erano andati a letto insieme non ci aveva fatto molto caso, aveva creduto di essere lei un po’ troppo agitata, ma dopo di allora c’erano diversi dettagli che la insospettivano e più ci pensava e più le pareva che Leonard non fosse un umano.

Ma se anche non lo fosse stato, perché non lo diceva? Non avrebbe avuto problemi lo stesso, non di lui che era addirittura arrivato a buttare dalla finestra i suoi pregiudizi sulle vergini per lei.

-          Leonard, con tutte le ragazze che hai avuto… - cominciò fingendo una piccola scenata di gelosia – cosa succederebbe se qualcuna ti venisse a dire che aspetta un bambino da te?

Lui, che se ne stava a sua volta a guardare fuori della finestra, voltò gli occhi ambrati e la fissò sbalordito, poi il suo sguardo si spostò repentinamente al camino, come se non riuscisse a fissarla in faccia

-          E’ praticamente impossibile – rispose duro

Lui non lo sapeva, ma le stava dando la conferma di qualcosa di molto, molto importante.

Lei prese un respiro profondo e intrecciò le dita con le sue, era come toccare della pietra, erano fredde al tatto, anche se completamente uguali a quelle di qualsiasi altra persona.

-          Leonard… - iniziò piano appoggiandogli la testa sul torace, quasi volesse ascoltare il cuore che batteva. Ma nessun rumore proveniva dalla cassa toracica, nessun battito, nessun sussulto – tu non sei umano, vero?

Si morse la lingua velocemente, e dire che si era ripromessa di non andare a esporgli i suoi stupidi pensieri incoerenti.

Lui si mise a sedere e la guardò quasi con odio

-          Cosa dici? Perché me lo chiedi?

E abbandonando il letto, senza curarsi della sua nudità, andò alla poltrona, ne prese la vestaglia, se la infilò e accese una sigaretta.

Lei si sedette sul materasso, trattenendosi il lenzuolo bianchissimo sul seno, gli occhi erano bassi e i capelli neri un po’ scompigliati.

-          Non è il caso che tu abbia paura di dirlo… io non lo dirò ad anima viva!

-          Tu sei fuori di testa – dal tono di voce, Malfoy doveva essere parecchio arrabbiato

-          Non trattarmi come una stupida! – s’infuriò lei – non sono una delle tante ragazzette che ti sei portato a letto! Ho anche del cervello!

-          In questo momento mi pare di no! – sbraitò lui lanciando il mozzicone nelle fiamme del camino

-          Perché non me lo dici e basta?

-          Stai vagheggiando!

-          No, non è vero, ormai lo so!

-          Cosa sai? Cosa ne vuoi sapere di me!

-          Come faccio a sapere qualcosa finchè tu non me la dici? Ma tu sei come una scatola di pelati, si tiene tutto dentro e se nessuno la apre ammuffisce ugualmente!

-          Oh, ma a cosa devo tutta questa filosofia?! – la voce era aspra e tagliente

-          A niente, ma almeno a me potresti dirlo!

-          E perché proprio a te, di grazia?

Ciel spalancò gli occhi, ferita da quelle parole: allora per lui non era come per lei…? Lui la considerava solo un giocattolino come tutte le altre?

Trattenne le lacrime, avrebbe dovuto saperlo, cercava solo una ragazza con cui sfogarsi, anche se c’era stato un momento che aveva creduto tutto il contrario

-          Faculo, Leonard! – gli gridò e, strappando il lenzuolo dal letto, se lo avvolse intorno alle spalle e fece per dirigersi verso la porta, però le lacrime le uscirono ugualmente dagli occhi.

Fu quando era quasi arrivata alla sua mente che avvertì intorno al polso delle dita forti che la stringevano, ma fredde quanto il marmo

-          No, non te ne andare – biascicò il biondo che era comparso subito dietro di lei. I suoi movimenti erano stati molto veloci, molto più di quanto riuscisse a credere perché fino all’attimo prima l’aveva visto nella poltrona davanti alle fiamme

-          Me ne vado eccome! – sbraitò cercando di liberarsi della presa, senza successo

-          No

-          Sì. Mi dai della stupida, della sgualdrina, della malata di mente. Mi dici che per te non importa niente. Che io non conto niente. E allora ciao!

-          Non è vero!

-          Smettila! Non sono scema fino al punto da restare a farmi del male! – urlò tra le lacrime e la mano libera, anziché posarsi sul pomello della porta per uscire, si avventò sulla faccia del primogenito dei Malfoy. Le cinque dita colpirono violentemente il viso di lui che piegò appena la testa, ma nessun colorito si diffuse sotto il tocco, mentre la mano si abbassava lungo i fianchi della mora e Ciel abbassava gli occhi senza opporre nessuna resistenza, piangendo, mentre le lacrime cadevano sul pavimento.

Per diversi minuti rimasero così, in silenzio, mentre lui continuava a stringerle il polso e lei se ne stava impalata a piangere, ferita da quelle parole terribili che lui le aveva rivolto.

-          E’ vero – disse alla fine lui, chinando la testa e lasciandola – non sono un essere umano.

 

Stava impazzendo, rivelare a qualcuno cosa fosse davvero era una follia, ma avrebbe fatto di tutto pur di non lasciare uscire Ciel da quella stanza. Perché?

Come poteva innamorarsi un essere con un cuore che non batte?

E come poteva una graziosa e ingenua ragazza umana essere innamorata di un tale mostro?

Era un amore impossibile quanto quello dei libri che leggeva Gardis, eppure era lì, non sulle pagine di carta, ma nella realtà.

 

Ciel sentì le parole e alzò di colpo la testa stupita mentre lui la abbassava; le lacrime le stavano ancora scivolando per le guance.

Perché aveva ceduto? Perché?

Non aveva il coraggio di illudersi, Leonard era pericoloso anche senza essere un mostro, sapeva meglio di altri come ferire le persone e con lei c’era riuscito molto bene, ma… nonostante ora fosse libera e lo fosse da diversi minuti, non se n’era andata.

Era come se la sua rabbia si fosse sfogata dopo averlo schiaffeggiato e aver sentito il viso freddo sotto di sé. In quel momento aveva provato tanto dolore per i suoi sentimenti infranti e altrettanto per lui. Le persone non capivano, erano razziste, lo avrebbero condannato.

Che cos’era davvero?

-          Non te ne andare… - Leonard lo ripetè di nuovo allungando una mano, questa volta non la trattenne, se avesse voluto, avrebbe potuto prendere la porta e andarsene e, forse, quella sarebbe stata la decisione migliore per andare a rimettere insieme i cocci taglienti del suo cuore.

Ma quando lui le aveva detto che non era umano, era accaduta una magia che l’aveva rimesso improvvisamente insieme e le aveva ridato il coraggio di farlo battere.

 

Allungò a sua volta la mano posandola in quella di lui e la vide scomparire in quella più grande e più forte. Lui la strinse appena conducendola verso le poltrone del caminetto e lei si lasciò portare, dimenticandosi che quello che avrebbe dovuto fare era uscire da quella stanza, piangere e poi cercare di riguardare il mondo come se niente fosse.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: siamo giunti al quindicesimo capitolo, evviva!

Un capitolo un po’ deprimente, lo ammetto, ma la mia vena drammatica, che peraltro sfogo in storie anche peggio di questa, ogni tanto ha bisogno di vedere la luce e qui è stato così. Ecco a voi quattro amori impossibili.

Amore1: è evidente che Asuna e Negi, opportunamente rielaborati da me, non vivono tranquilli sapendo che ci sono 29 studentesse che smaniano dietro al professore che è sposato con l’unica che non ha dato segni di apprezzarlo più delle altre. E non le vogliono ferire. Si costringono a vedersi di nascosto, coprono i loro anelli e non fanno gesti di affetto particolare. Insomma, un matrimonio riuscito!

Amore2: questo forse ve lo siete perso, ma è l’amore di due che nell’amore non ci credono per varie ragioni, Kitt e Gardis hanno i loro motivi per negare anche l’evidenza e, credetemi, fanno benissimo. Su questo non mi dilungo troppo, se ne parlerà più avanti.

Amore3: e qui veniamo ai casini veri, l’amore tra parenti consanguinei è proibito per legge tranne in casi eccezionali. Personalmente non approvo l’amore tra fratelli, ma tra cugini sono già disposta a tollerarlo di più, anche perché da bambina ero assolutamente strasicura che da grande mi sarei sposata con mio cugino (grazie al cielo poi ho messo la testa a posto…). So che qualcuno non approva neppure questo, in Italia non so come funzioni, ma secondo la legge inglese è possibile se si presentano motivazioni, tesi, papiri e quant’altro.

Amore4: evviva, l’amore impossibile tra un umano e un non umano! Poi non ditemi che alle volte non sono deprimente… qui ho proprio toccato il fondo, non so che mi è preso quando ho scritto sta roba, ma dovevo aver finito qualche libro terribile…

 

Bene, vi dico solo un’altra cosa: fate attenzione, c’è un’informazione molto molto importante nascosta tra i pensieri e i discorsi di queste otto persone, quindi aguzzate la vista!

Ora vi saluto, scappo davvero, mi raccomando leggete e lasciate un commentino, ciao!

Nyssa

 

Vavva: credo che siamo tutti un po’ di fretta, guarda me!

Ad ogni modo mi fa piacere che il precedente cappy ti sia piaciuto, spero che sia lo stesso anche per questo, quindi aspetto i commenti! Per quanto riguarda CHI è che ha legami con la storia… beh… guarda bene che si nota, è piuttosto evidente. Dico solo che Hestia sarà la chiave di volta assieme ad un personaggio che non è ancora comparso, ihihihihi e come vedi la mia manina è bella in vista e sporca di marmellata…

Ora è più chiaro? Ne dubito, ma se dicessi di più che storia sarebbe?

Ci sentiamo al prox post, ciao, un bacione! Nyssa

PS: la fic che mi avevi consigliato è bellissima, ho anche lasciato un commento, mi è piaciuto davvero moltissimo!

 

Lord Martiya: no, Kamo non l’ho voluto mettere, troppi problemi…

Per quanto riguarda Chachamaru, penso che se anche qualcuno se ne accorgerà, nessuno farà storie, gli occidentali sono abituati a vedere i giapponesi come esseri simbionti con la tecnologia, probabilmente si inventeranno strane storie, ma poco altro.

Sayo è un fantasma, confermo.

So che forse non approverai del tutto la modifica della storia di Akamatsu che ho fatto, ma credimi, è necessaria, eppoi da quando mi hanno sospeso Negima in edicola devo rifarmi di mesi e mesi di aspettative… bah…

Spero comunque che il capitolo ti piaccia, ciao e a presto! Nyssa

 

Killkenny: temo che Asuna sia finita un po’ OC da questo capitolo, ma è solo una cosa relegata al capitolo perché di giorno si comporta come sempre… per la classifica, sai, ho fatto che la classe è la 3 del corso superiore, non delle medie, quindi magari la classifica nel frattempo è cambiata…

Spero che il capitolo ti piaccia ugualmente, aspetto di sapere!

PS: Danny è per caso ligure? Perché il suo cognome lo è e molto…

Vabbè, a presto e ciao!

 

DragonSlave: per il confronto dei club ho preso spunto da un avvenimento di quando ero alle medie, il mio ruolo era quello di Asuna, dovevo trascinare via la  mia prof invasa che, assieme ad un’altra, cercava di dimostrare che noi eravamo il club di arte migliore del mondo o quasi.

Purtroppo le ragazze IC che hai visto l’altra volta forse lo sono un po’ meno in questo capitolo, Asuna in particolare che l’ho proprio rifatta perché mi serviva per introdurre il capitolo sugli amori impossibili (e perché volevo coronare il sogno di quando leggevo Negima).

Blaise mi sa che non si definirebbe paladino dei cuori infranti, lui è anche disposto a curarli ^_^

Infatti, anche io penso che Tamaki sia un ingenuo per questo ho definito Blaise anche peggio di lui, purtroppo Zabini lo fa con assoluta convinzione.

Credo che tu stia cercando di farti del male, sei così contenta di vedere la storia infittirsi? Io personalmente mi spaventerei (cioè, già lo faccio, ma va bene), per quanto riguarda la mezzaluna, non la dimenticare, quello è un segno importante, l’ho riportato spesso proprio quel quello.

Rudiger ha fatto la sua comparsa nel cappy precedente e qui scompare perché, come tutti sappiamo, non è affetto da amore incurabile, almeno lui…

In compenso devo contraddirti su una cosa: Gardis non si sta aprendo più del solito, solo delle informazioni che non possono farle male, dopotutto sa già della lealtà di Kitt, quindi di lui si fida anche su certe cose, ma su altre assolutamente no e, torno a ripetere, c’è un motivo!

Ehehe, se gli indizi ti fanno contenta quello che c’è in questo capitolo ti riempirà di gioia! Spero comunque che il 15° chappy ti piaccia, aspetto trepidante il tuo prox commento, un bacione gigante, ciao! Nyssa

 

Arwen_90: Leonard non è il protagonista della storia, ma quasi e, come dimostra l’ultima parte di questo capitolo, presto si parlerà anche di lui. Il suo segreto sta davvero per essere svelato a qualcuno, chi dovete ancora scoprirlo, ma ci sarà un periodo dove comparirà più spesso del solito.

Sono contenta che il quadretto con Gardis e Kitt fosse tenero, personalmente adoravo quelle storie dove Draco si trasformava in un furetto, ma dato che io l’ho fatto gatto dovevo farmi perdonare…

Bene, spero che il quindicesimo capitolo degli Amori Impossibili ti piaccia, aspetto di sapere! Ciao e un bacione, Nyssa

 

Hollina: tranquilla, Gardis non morirà, non tanto presto almeno e non in questa fic, spero, quindi, animo!

Ehehe, il capitolo precedente è abbastanza scanzonato e, sì, si scopre che i Malfoy, come aveva detto Draco stesso nelle Relazioni, sono TUTTI animagus.

Spero che ti sia piaciuto anche questo nuovo aggiornamento, aspetto di sapere! Ciao, Nyssa

 

Akiko: ciao carissima! Da quanto! Non preoccuparti per la scuola, l’anno scorso che ho cominciato l’ultimo anno non avevo mai tempo di postare dietro a lezioni, compiti e quant’altro, quindi ti capisco benissimo e, infatti, sono contentissima di essermi levata questo peso…

Anche tu leggevi Yatta? Wow, quanta gente! Purtroppo non lo fanno più perché la PlayPress ha deciso di chiudere il reparto fumetti manga e quindi addio… dire che anche io adoravo Power, era strepitoso!

Spero che anche questo capitolo ti piaccia, mi raccomando, se riesci commenta, io aspetto, ciao! Un bacione gigante e un in bocca al lupo x la scuola! Nyssa

 

Lisanna Baston: wow, sul serio ti è uscita la tigre bianca? Beata… Gardis di mio da questo punto di vista ha solo la bacchetta, anche perché per quella non sono molto brava ad inventare =P

Come ho già detto, la scena dei club artistici è simile ad una che mi è capitata diversi anni fa e, ti assicuro, se non fossi stata mezza morta dalla vergogna probabilmente mi sarei rotolata dal ridere…

Blaise ha fatto la sua ufficiale ricomparsa e tornerà presto con la sua ingombrante presenza e il suo corteo di belle ragazze. Rudiger anche, ma a tempo debito, meglio non mischiarlo con gli amori impossibili, non è roba per lui.

Bene, spero che approverai anche questo nuovo capitolo, sono curiosa di conoscere la tua opinione, ciao e al prox post! Un bacio, Nyssa

 

­_Nana_: eh, ne sappiamo qualcosa di tempo che manca, io è solo per fortuna (o sfortuna) che al momento ho più spazio per scrivere e recensire con calma.

Mhh, penso che anche io come ambientazione vedrei bene la radura di Twilight, dopotutto adoro tutto di quel libro, secondo me è davvero molto molto molto bello.

Per quanto riguarda i club di arte, ehehe, ti sei persa la scena reale, solo che lì più che da ridere c’era da piangere e la mia prof penso che fosse decisamente più invasa di Ayaka o di Hestia… dopotutto il mondo è pieno di pazzi e io mi unisco alla categoria.

Spero che ti piaccia il mio nuovo quindicesimo capitolo, quindi aspetto di leggere il tuo commento e conoscere la tua opinione, ciao e un bacione grande! Nyssa

 

Whaterverhappened: muoio dalla voglia di dire cosa e chi è veramente legato alla storia principale ma non posso, quindi non posso neppure dirti se è quello che dici tu, ad ogni modo posso dire acqua.

Leonard avrà il suo momento di qui a poco, mentre per Ransie… con calma si scioglierà il suo pasticcio che è più intricato di quello che sembra perché niente è quello che sembra e, a volte, è quello che non crediamo possibile.

Ok, ho fatto indigestione di filosofia.

Spero comunque che il capitolo ti piaccia, sono curiosa di leggere la tua impressione, ciao e un bacione grandissimo! Nyssa

 

 

 

 

 

   
 
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