Il rombo di un tuono
squarciò il silenzio della notte, seguito a breve distanza da un fulmine che
schiarì il cielo illuminandolo a giorno per poi scomparire.
-
Merda – il
delicato commento veniva nientemeno che da una ragazza, ragazza che al momento
stava girando per i corridoi con una lanterna da minatore
Lo studente accanto a lei, che
reggeva l’oggetto in mano, le sorrise compassionevole mentre un’altra serie di
epiteti poco carini, anzi molto volgari, uscivano dalle belle labbra di lei
-
Coraggio
-
Un corno
coraggio! Chi ha permesso a Vanessa di lasciare aperte TUTTE e dico TUTTE le
finestre dei corridoi? Si allagherà mezza scuola! come
se Corvonero non bastasse
-
Magari aveva
buone intenzioni
-
Un cazzo!
-
Gardis… non dovresti
parlare così, non è fine
-
Me ne frego del
fine, sai che me ne faccio?
-
Non voglio
saperlo
-
Meglio! Quanti corridoi ha Hogwarts?
-
Il totale
complessivo non me lo ricordo, ma noi ne dobbiamo fare ancora quattro
Lei sbuffò. Fino ad ora
erano a quota diciassette…
Perché quella ragazza non
sfogava la sua perversione su qualcun altro? La costringeva a recitare vestita
come l’attrazione di un postribolo, obbligava i suoi compagni a vestirsi come
pinguini e poi le lasciava le finestre aperte!
Chiaramente col temporale
che si era scatenato, tutte le fiaccole della scuola si erano quasi spente e
così avevano dovuto piantare a metà una avvincente
partita di scacchi dei maghi solo perché lei voleva far prendere aria ai
corridoi!
Maledetta… quando l’avrebbe
avuta tra le mani l’avrebbe uccisa! Tutti gli studenti
avrebbero testimoniato che si era trattato di un incidente. O
di legittima difesa, difesa alla propria incolumità.
Accese l’ennesima fiaccola
con la lanterna, si sentiva come un pellegrino irlandese e non era proprio una
sensazione comune tra i Malfoy, soprattutto se si pensava che Leonard si stava senz’altro trastullando da qualche parte in
compagnia, che i suoi genitori si stavano reciprocamente trastullando e che
tutta la scuola dormiva beata.
Lei voleva solo finire la
partita! Non le sembrava di chiedere la luna…
-
Dimmi che non ha
aperto anche quelle del corridoio delle ragazze giapponesi – implorò verso il
compagno di sventure che la seguiva facendo luce nel corridoio
La voce tranquilla di Kitt
non giunse, segno evidente che si sarebbero dovute
chiudere anche quelle.
A fatica si arrampicò per
le scale e avvicinò ai balconi per serrare i vetri e riaccendere le fiaccole.
Quando anche l’ultima si fu
chiusa, si appoggiò contro il davanzale bagnato e aspettò, sperando che un
meteorite impazzito colpisse direttamente il letto della Presidentessa del
Consiglio Studentesco.
Vana speranza, il meteorite
non giunse.
-
Andiamo, torniamo
al… - attese un attimo percependo uno scricchiolio familiare, voltò la testa e,
coprendo a lanterna con un panno, si avviò verso il passaggio del dormitorio.
Avvertì la serratura di una porta che scattava e intravide un’ombra che si
muoveva furtiva tra le antiche mura della scuola.
-
C’è qualcuno –
decretò senza mezzi termini Christopher scrutando con aria seria il passaggio.
Lei annuì
-
Chi va là? – urlò
appena alzando di colpo la lanterna e illuminando lo spazio
Qualcuno non meglio
identificato si coprì il viso con la mano mentre la luce lo accecava e, a
giudicare dall’abbigliamento, o il malcapitato aveva tendenze gay o si trattava di una ragazza.
-
Chi è? – chiese
ancora la bionda avvicinandosi
A differenza di quanto
avrebbero fatto gli studenti di Hogwarts, cioè si
sarebbero dati alla fuga, questi rimase impalato in
mezzo al corridoio fissandoli come un cerbiatto davanti agli abbaglianti
dell’auto, chiaro sintomo che era uno straniero, e quando furono abbastanza
vicini riconobbero una delle studentesse straniere giapponesi, Asuna Qualcosa.
-
Immagino che tu
non stessi andando in bagno – le chiese il corvonero
abbassando la luce e aspettando, il tono era gentile, ma duro, la lei scosse la
testa
-
Chi sei? –
domandò il Prefetto dei Grifoni
-
Mi chiamo Asuna Kagurazaka – ammise e solo
allora anche la bionda abbassò la lanterna, la ricordava perfettamente, era
quella che aveva scongiurato una sfida all’arma bianca
in mezzo alla Sala Grande da parte di Hestia e della
rappresentante Ayaka. Le doveva un favore e non aveva
mentito, ricordava il nome, anche se non il cognome
A differenza di quanto era
parsa nel pomeriggio di qualche giorno prima, però, ora lei sembrava
terrorizzata, colpa del temporale? Anche Hestia li
detestava…
-
Cosa
facevi in giro? – chiesero i due,
lei pareva riluttante a parlarne
-
Siete quelli
delle ronde notturne – annuirono – e dopo che mi farete?
-
Ti rispediremo a
dormire e facciamo rapporto
-
Oh, ma io devo
incontrare una persona!
-
Qui da noi
abbiamo il coprifuoco alle undici – spiegò piano Gardis, che il coprifuoco non
sapeva neppure cosa fosse
-
Anche al Mahora, ma speravo almeno qui di riuscire…
-
Che cos’è quello?
Kitt illuminò qualcosa
nella sua mano che brillò e la luce mise a fuoco un anello che lei portava
all’anulare, era un’usanza comune anche da loro tra i fidanzati, sebbene la
ragazza in questione non avesse il ragazzo a Hogwarts,
era ancora troppo presto. Istintivamente la mano destra andò a coprire la sinistra
Oh cielo, non si sarà
trattato di uno di quegli scambi culturali che la McGranitt
voleva tanto evitare?!
-
Sei
fidanzata? Porti l’anello… – le
domandò Christopher
-
Non proprio
Lei se lo tolse dal dito e
lo mostrò ai due, era d’oro, non era un anello di fidanzamento,
-
E’ una vera
nuziale – spiegò
-
Scusa, quanti anni hai? – indagò perplessa la bionda girando
il cerchietto tra le dita
-
Diciassette
-
Non è un po’
presto – l’altra scosse la testa
-
In Giappone ci si
può sposare dopo i sedici anni, purchè si abbia il
consenso della famiglia
-
Come a Gretna Green – aggiunse rammentando anni di libri d’amore e
matrimoni alla chetichella
-
E la tua famiglia
era d’accordo? – fu la nuova domanda del moro
-
Io non ho
famiglia – ammise lei abbastanza sorridente – sto andando a incontrare la
persona dell’anello
-
Intendi dire che
sei sposata con uno studente della nostra scuola? – scosse il capo
-
Guadate – ruotò
la fede in modo che l’interno fosse illuminato, si potevano leggere due nomi,
come nelle vere di tutto il mondo
Asuna Kagurazaka ~ Negi Springfield
-
Il professor Negi?! – disse Gardis imbarazzata
e basita, l’altra arrossì e annuì, sapendo che se quell’informazione fosse
stata resa pubblica si sarebbe visto un macello
-
Ve ne posso
parlare, se non lo direte alle mie compagne…
Scrutando il corridoio la grifoncina annuì e la
condusse per quelli più in basso dove nessuno sarebbe venuto a disturbarli. La
scacchiera era ancora dove l’aveva lasciata,
esattamente come i lumi e la loro roba
-
Siediti – le
disse brevemente Kitt e le porse una coperta, stando in camicia doveva avere
parecchio freddo.
Gardis spense la lanterna e
accese i candelabri, aspettando: queste giapponesi erano imprevedibili e un po’
ingenue se andavano a raccontare a due sconosciuti di un’altra scuola un fatto
che non doveva essere divulgato… forse avevano troppa fiducia nel mondo… che sarebbe successo se a fare la ronda ci fosse stata Hestia o, peggio ancora, Rudiger?
-
Negi ed io ci siamo sposati da pochi mesi – ammise lei –
lui insegna da noi da quando frequentavamo la 3a del corso inferiore, tre anni
e mezzo fa. Forse siamo un po’ giovani… ma ne abbiamo
passate tante insieme e io sono la sua ministra magica
Il ragazzo annuì cupo,
Gardis non disse niente, dopotutto sua madre non era poi molto più vecchia
quando aveva deciso di buttare dalla finestra l’abitino monacale.
-
Il fatto è che a
scuola tutti più o meno stravedono per il professor Negi e quando ci siamo sposati non abbiamo avuto il
coraggio di infrangere così tanti sogni. Non l’abbiamo detto a nessuno
-
Un matrimonio
segreto – dissero in coro i due studenti inglesi, la ragazza annuì
-
Il dormitorio
delle ragazze al MahoRa è differente, si vive in due
o tre per stanza, a seconda, e se sgattaiolassi fuori nel cuore della notte per vederlo ci sarebbero dei problemi e se ne
accorgerebbero tutti
-
Beh, in realtà
anche i nostri dormitori sono così - confessò la Gryffindor
-
Quando ho visto
le stanze ho pensato che finalmente… io e Negi non siamo mai stati tutta una notte insieme. Tutto il
tempo, intendo…
Come la maggior parte delle
persone che mostrava un carattere forte, era una che si imbarazzava
delle piccole cose, come Gardis, per questo la bionda sentì verso quella
studentessa straniera una vicinanza che non ricordava di aver mai provato con
molti altri.
Scommetteva mille galeoni
che si contavano sulla punta delle dita quelli che l’avevano vista piangere.
Come lei. Comprendeva anche tutto quello che le stava dicendo.
Incredibile, sposati a
diciassette anni!
-
Volevo solo
andare da lui… - confessò lei – non se ne sarebbe accorto nessuno… non volevo
causare dei problemi…
Kitt scambiò un’occhiata
con Gardis, per quanto lo riguardava potevano
rimandarla per la sua strada senza fare accenni, di amore per il mondo ce n’era
già così poco che non era il casto di ostacolarlo pure. Chi erano loro per
mettersi in mezzo alle questioni matrimoniali di due alle prese coi problemi di una coppia un po’ strana?
Lei colse a volo
l’opportunità, era bello vedere Christopher mettere da parte le regole in quel
modo.
-
Beh, ti
accompagniamo da questo Negi
Springfield – le disse
-
Volete che vi
confermi la cosa?
-
No
-
E allora perché?
-
Così abbiamo la
coscienza pulita…
Asuna non capì, ma fu grata a quei due.
-
Seguici, ci sono delle scorciatoie per la Torre Nord…
Un assenso e, in fila
indiana, si incamminarono verso il passaggio segreto,
lanterne alla mano.
Le porte dei professori
parevano tutte uguali se non fosse che una targhetta
d’ottone inchiodata all’uscio informava i visitatori del loro abitante.
Asuna si piazzò di fronte a quella che indicava il
professor Spiringfield, docente di magia occidentale,
e diede tre colpetti ritmati all’uscio.
Questi si aprì rivelando un giovanissimo professore alquanto
addormentato con la vestaglia annodata male e degli orribili pantaloni del
pigiama con soli e lunette
-
Asuna? – chiese riconoscendo il viso familiare
Subito dopo si accorse che
non era sola, ma i due lì dietro sorrisero, strinsero le spalle, alzarono la
lanterna e indietreggiarono di un passo.
Videro un anello
all’anulare sinistro mentre l’uomo l’abbracciava: o le
studentesse del MahoRa erano un po’ addormentate, o
pensavano che fosse una moda occidentale oppure facevano deliberatamente finta
di non sapere. Era una vera identica a quella di Asuna.
-
Buona notte… -
Gardis illuminò un’ultima volta i due amanti e sorrise. Era bello vedere l’amore
sul volto delle persone, anche gli sconosciuti.
Negi ringraziò con la testa, annuì e chiuse la porta
sollevando in braccio la sua fin troppo giovane sposa.
-
Che storia… -
mormorò il moro
Una porta lì affianco si aprì rivelando il professor Takahata
che stava uscendo a fumarsi una sigaretta. Sorrise comprensivo ai due
-
Così avete
conosciuto la nostra Asuna… - ammiccò – beh, spero
che capiate
-
Lei sa, professore? – domandò titubante lei, questi scoppiò in
una risata, fece un tiro ed annuì
-
Sono stato il loro
testimone di nozze – ammise a bassa voce, poi se ne andò.
* * *
-
Tu non pensi che sia un po’ presto? – chiese Chris dopo aver
spostato una torre della scacchiera, la sua avversaria si strinse nelle spalle
e mosse l’alfiere
-
Mia madre non era
molto più vecchia… - ammise
-
Ok, ma questa è
più giovane di me e perfino di te! – la triste verità: a sedici anni quella
ragazza si era sposata, probabilmente innamorata persa quanto lo era suo marito, glielo aveva letto negli occhi. E lei
all’alba dei diciassette passati stava a girarsi i
pollici in attesa che quel dannato corvonero che
aveva davanti capisse che non lo considerava solo un amichetto del giovedì.
-
Se è amore è amore – la filosofia zen aiutava sempre – eppoi una volta era normale. Nella mia famiglia tutte le
ragazze venivano istruite a dovere, alla tua età eri
una vecchia zitella – precisò riferendosi alla rigida educazione che veniva
impartita ai purosangue
-
Intendi per il
matrimonio?
-
Non solo
-
Che cosa vi insegnavano?
-
Beh, qualcuna la insegnano ancora, ma la maggior parte non serve più, eppoi non nasceva una femmina tra i Malfoy da almeno cento
cinquanta anni!
-
Così
tanto?
-
Già, siamo
piuttosto rare. – e sorrise - Le ragazze Malfoy, venendo da un’ottima famiglia erano ottima merce di scambio
-
Non hai molti
riguardi verso la tua famiglia
-
No, non ne ho.
Erano merce. Insegnavano loro come mandare avanti una reggia, come trattate la
servitù, come ricevere gli ospiti e come far servire il tè. Come farsi piacere.
-
Tutte cose molto
utili – aggiunse con sarcasmo lui
-
E il matrimonio
d’interesse incombeva sulle loro teste come la spada di Damocle: dovevano
essere ricche, belle, educate, dovevano saper parlare
quando occorreva e dire le cose giuste. Dovevano avere stile e classe. Dovevano
soddisfare un uomo a letto e tacere se non lo erano a loro volta
-
Belle cose che
insegnavano
-
Beh, per un po’
ho rischiato anche io
-
Tu? Non ci credo
-
Mia madre era
contraria e papà stravede per me. Fosse stato per i miei nonni sarei un’affettata Malfoy snob che beve il succo di frutta
col mignolo all’insù, la sposa perfetta di tutti quei damerini che spediscono
proposte di matrimonio ai miei e che si riferiscono cerimoniosamente alla luna
di miele con “gli obblighi coniugali” e “le gioie del talamo”
Kitt si trattenne dal dirle
che, per esperienza personale, lei ne sapeva davvero troppo poco di gioie e
dolori del talamo, ma quello più che altro gli sembrava la “noia del talamo”!
Come si potevano trattare
le persone a quel modo?
-
Funzionava
davvero così nelle famiglie inglesi?
-
Funziona, ce ne
sono di quelle dove è una pratica molto in auge periziare la sposa per vedere
che sia vergine
Con lei senz’altro non
correvano rischi.
-
Questo è uno dei
motivi per cui non credo all’amore – aggiunse lui, quasi con risentimento
spostando a caso una pedina che, per quanto gliene importava, poteva anche
cadere in qualche tranello tattico
-
Se non vedessi i miei genitori così spesso, non ci crederei neppure io. –
ammise lei. Mangiò la pedina e dichiarò scacco matto.
* * *
Un lampo
in lontananza riflettè la propria luce sulla
superficie del Lago Nero, subito seguito da un rombo assordante e accompagnato
da acqua a catinelle. Era strano
che piovesse in quella stagione, ma purtroppo era così.
Hestia, si tirò le coperte del
letto fin sulla fronte e attese: uno, due, tre… un’altra saetta e un altro
tuono, era così da dieci minuti, pareva che stesse venendo il Diluvio
Universale.
Odiava i temporali, ne
aveva una sacrosanta paura e che non le venissero a dire che era roba da
bambinette, lei aveva paura e basta!
All’ennesimo boato si
nascose di nuovo sotto le lenzuola, ma non poteva andare avanti così e lo
sapeva. Non resisteva neppure cinque minuti e se
quella volta era sopravvissuta così tanto era solo perché aveva deciso di
farsela passare, ma non bastava la buona volontà.
Sua madre le diceva che era
una stupidina, ma la mamma non capiva, lei era
implacabile, probabilmente non aveva paura di niente, sempre così bella e
determinata, era diventata davvero una bella donna dalle fotografie di scuola dove era all’inizio un po’ timidina e poi un po’
seccata.
Quando aveva terminato gli studi le avevano offerto di intraprendere la
carriera di indossatrice, ma lei aveva rifiutato, si era sposata subito e aveva
cominciato a sfornare bambini, lei era la prima. La mamma era un portento, una
forza della natura, l’avrebbe vista benissimo a fare la Trinity
di Matrix.
Mamma però non capiva.
Scese dal letto e s’infilò
le babbucce pelose che le aveva regalato Gardis per il suo compleanno dell’anno
scorso, rimase impietrita per un secondo quando il cielo parve aprirsi e tuoni
e lampi guizzarono nel cielo, poi, aprendo la porta e richiudendola, scappò per
il corridoio, sapeva dove doveva andare.
Non avrebbe dovuto, ma ciò
non significava che non l’avrebbe fatto.
Guardò le porte numerate e
le passò in rassegna tutte fino a quella nel sottotetto. Jeff e Jack dividevano
quasi la stessa camera. In realtà i due ambienti erano divisi, messi in
comunicazione da una porta, dalla camera di suo cugino si entrava
in quella di suo fratello.
Aprì l’uscio e si fermò
richiudendolo quando in cielo si vide un'altra folgore.
-
Jeff? – chiamò
piano
Il rosso stava dormendo
come se niente fosse, lui tuoni e lampi neppure li sentiva. E, chiaramente, non
si svegliava con il baccano del temporale, figuriamoci con la vocetta impaurita di Hestia…
-
Jeffrey! – Potty1
decise di alzare un po’ la voce, quel tanto che le bastava
per essere sentita, nel frattempo si avvicinò al letto e cominciò a scuotere il
suo abitante con una certa violenza.
Weasley aprì gli occhi e la mise a fuoco con una certa
difficoltà, sbattè un paio di volte le palpebre e,
grattandosi la testa, decise di mettersi a sedere.
Hestia pareva piuttosto seccata.
Poi vide un lampo e capì
-
Un altro
temporale?
La cugina accennò un
assenso
-
D’accordo, vieni…
- si spostò da una parte del letto a colonnine e ripiegò il piumone perché lei
potesse entrarci. A differenza del suo carattere scanzonato, Jeff sarebbe stato
un ottimo padre, sempre pronto ad assecondare questo genere di paure dei suoi
figli.
Senza farselo ripetere e
conoscendo la procedura, la mora mise una gamba dietro l’altra e si ricoprì con
le coperte calde e pesanti a patchwork scozzese che aveva cucito la nonna
Molly. Molly era anche la nonna di Jeff, per questo era sbagliato che lei fosse
lì, solo per quello.
-
Vuoi che stia
sveglio? – annuì mentre lui sbadigliava e se la tirava praticamente
in braccio, conosceva il seguito, era così da molto tempo.
Da quando avevano sei anni,
per la precisione.
-
Ti ricordi la
prima volta che è successo? – Hestia fece cenno di sì
Erano andati a fare un
campeggio ed era scoppiato il temporale. Chiaramente le tende, equipaggiate con
la magia come erano, non avrebbero avuto danni, così
tutti erano rimasti a dormire e lei si era spaventata per i tuoni.
Suo fratello conosceva la
sua paura, a casa dividevano la stessa stanza, così aveva deciso di andare da
lui, ma aveva sbagliato tenda ed era finita in quella di suo cugino. Jeff era
appena tornato da una visitina ai cespugli e se l’era ritrovata piangente lì in
mezzo alla tenda. Le aveva chiesto cosa succedeva e lei non aveva risposto.
A sette anni non si pensa
molto a quello che si fa, così le aveva detto di andare a dormire da lui,
dopotutto, dove stava il problema? Hestia e Jack
dormivano assieme… il problema era solo convincerla ad arrivarci perché se ne
stava impietrita lì in mezzo ad asciugarsi gli occhi.
Aveva cominciato a
chiederle perché facesse così e cosa ci facesse lì e lei aveva mormorato un
timido “temporale”, a quel punto gli era scappata una risata e col tatto tipico
di tutti i bambini pestiferi, e lui lo era parecchio,
l’aveva presa in giro.
E lei si era messa a
piangere. E piangeva talmente che neppure riusciva a rispondere alle sue
parole, piangeva e si contorceva dalla paura.
E lui si era sentito di
schifo, terribilmente in imbarazzo e dispiaciuto: lei era come una sorella… ma
non era capace di farla smettere di piangere.
Poi si era ricordato una cosa: quando la mamma era triste, papà le dava
un bacio e lei tornava felice. Anche la mamma di Hestia…
quindi doveva essere un processo che valeva per tutte.
Quando ci ripensava arrossiva, era una cosa imbarazzante pensare che a
sette anni era andato a dare un bacio sulla bocca a sua cugina per riuscire a
farla dormire, ma era successo.
Non sempre i genitori danno
il buon esempio.
Beh, certo, era stato un
bacetto a stampo ridicolo, ma era come se fosse rimasto il segno ad entrambi. Se non altro lei era rimasta tanto stupita che
aveva smesso per un po’ di frignare e, tirandola per i piedi, l’aveva infilata
in malo modo nel sacco a pelo.
Quando chiacchierava tra
amiche, lo sapeva, Hestia non diceva mai il nome del
ragazzo a cui aveva dato il suo primo bacio, o meglio,
che glielo aveva rubato il primo bacio.
E se lui passava lì accanto non c’era volta che non gli rivolgesse
un’occhiata complice di nascosto.
Il problema era che ci
ricascavano ogni volta.
Crescendo avevano imparato che ciò era sbagliato, due cugini non
dovevano baciarsi e non dovevano provare più dell’affetto da cugini l’uno per
l’altra, ma nel loro caso era diverso.
Nonostante entrambi
avessero avuto più di un ragazzo, ad ogni temporale Hestia veniva da lui e lui le faceva posto. Ad ogni temporale si baciavano nonostante fosse sbagliato,
nonostante tutte le volte si dicessero che non dovevano, che avrebbero dovuto
smettere. Ma non era solo un’abitudine.
Tutti li avrebbero
condannati, nessuno sapeva di loro, neanche il fratello di
lei, che era un po’ fratello anche di lui. Non avrebbero capito.
Si litigavano, si prendevano
in giro, si facevano i dispetti come bambini… possibile che nessuno si
accorgesse di quello che c’era sotto? Di quello che tutto ciò nascondeva?
Come facevano tutti a non
notare quello sguardo dolcissimo che si scambiavano tra i tanti di simulato odio?
Un giorno o l’altro
avrebbero fatto qualche follia, come far l’amore, e
forse sarebbe venuta loro voglia di sposarsi; lì sarebbero cominciati i
problemi, dirlo ad altri, ai genitori e agli amici, cercare di ottenere
l’autorizzazione.
La gente
di loro avrebbe visto solo la parola incesto, dimenticando che
fino a cinquant’anni fa era normale un matrimonio del genere.
Se fosse, sarebbe stato
difficile, ma non tanto quanto tenerle le mani lontane.
-
Dimmi che non
stiamo confondendo l’affetto fraterno per qualcos’altro – dichiarò lui
accarezzandole i capelli scuri guardando il soffitto
-
So cosa provo –
annunciò risoluta lei, del tutto dimentica del temporale
-
Era ciò che
temevo… se solo fossi solo io
-
Siamo in due
-
È sbagliato.
-
Chi decide chi è
giusto o sbagliato?
-
Gli altri… - la
verità
-
E gli altri non
sanno niente di noi. Cosa ne possono capire?
-
Nulla. A volte
penso che al mondo ci siamo solo io e te e un mare di
estranei
-
Sono contenta di
saperlo
-
Perché?
-
Per me è lo
stesso
-
La cosa diventa
ogni momento più complicata – aggiunse lui baciandole la fronte – ma non ti lascerò
-
Anche se tu non
provassi più qualcosa verso di me?
-
Impossibile
Lei gli baciò la guancia
-
Hestia
-
Sì?
-
Se mai dovesse
succedere che non ci accettino per quello che siamo… rimane un’unica strada…
-
Non importa, pur
di stare insieme andremo anche per quella
-
Sarai felice?
-
Chissà…
-
Non mi sembra il
momento di dire “chissà”…
-
Nessuno può saperlo, Jeff…
-
Dormi, Hestia
-
Buona notte…
chiunque tu sia: mio fratello, mio cugino o…
* * *
Ciel, rannicchiata sotto le
lenzuola, si strinse al ragazzo che aveva accanto e fissò il soffitto: era freddo
come il ghiaccio, sembrava che fosse rimasto nella bufera tutto il tempo,
invece si erano seduti davanti al caminetto a chiacchierare dopo che aveva
riportato Karen in camera.
Ormai era da un po’ che
andava avanti quella storia e ogni giorni si sentiva sempre più colpevole nei
confronti della sua sorellina, non le aveva detto niente.
Karen non sapeva che lei e
Leonard stavano assieme, che si vedevano tutte le sere, che era lei a
riportarla in camera e non lui. E che il più delle volte lei e l’affascinante
serpe terminavano la notte assieme.
Al momento, però, quello
era solo un pensiero fugace: stava cercando di capire cosa fosse Leonard.
La prima volta che erano andati a letto insieme non ci aveva fatto molto caso,
aveva creduto di essere lei un po’ troppo agitata, ma dopo di allora c’erano
diversi dettagli che la insospettivano e più ci pensava e più le pareva che
Leonard non fosse un umano.
Ma se anche non lo fosse stato, perché non lo diceva?
Non avrebbe avuto problemi lo stesso, non di lui che era addirittura arrivato a
buttare dalla finestra i suoi pregiudizi sulle vergini per lei.
-
Leonard, con
tutte le ragazze che hai avuto… - cominciò fingendo una piccola scenata di
gelosia – cosa succederebbe se qualcuna ti venisse a dire che aspetta un
bambino da te?
Lui, che se ne stava a sua
volta a guardare fuori della finestra, voltò gli occhi ambrati e la fissò
sbalordito, poi il suo sguardo si spostò repentinamente al camino, come se non
riuscisse a fissarla in faccia
-
E’ praticamente impossibile – rispose duro
Lui non lo sapeva, ma le
stava dando la conferma di qualcosa di molto, molto importante.
Lei prese un respiro
profondo e intrecciò le dita con le sue, era come toccare della pietra, erano
fredde al tatto, anche se completamente uguali a quelle di qualsiasi altra
persona.
-
Leonard… - iniziò
piano appoggiandogli la testa sul torace, quasi volesse ascoltare il cuore che
batteva. Ma nessun rumore proveniva dalla cassa
toracica, nessun battito, nessun sussulto – tu non sei umano, vero?
Si morse la lingua velocemente,
e dire che si era ripromessa di non andare a esporgli i suoi stupidi pensieri
incoerenti.
Lui si mise a sedere e la
guardò quasi con odio
-
Cosa
dici? Perché me lo chiedi?
E abbandonando il letto,
senza curarsi della sua nudità, andò alla poltrona, ne prese la vestaglia, se
la infilò e accese una sigaretta.
Lei si sedette sul
materasso, trattenendosi il lenzuolo bianchissimo sul seno, gli occhi erano
bassi e i capelli neri un po’ scompigliati.
-
Non è il caso che
tu abbia paura di dirlo… io non lo dirò ad anima viva!
-
Tu sei fuori di testa – dal tono di voce, Malfoy doveva essere
parecchio arrabbiato
-
Non trattarmi
come una stupida! – s’infuriò lei – non sono una delle tante ragazzette che ti
sei portato a letto! Ho anche del cervello!
-
In questo momento
mi pare di no! – sbraitò lui lanciando il mozzicone nelle fiamme del camino
-
Perché non me lo
dici e basta?
-
Stai
vagheggiando!
-
No, non è vero,
ormai lo so!
-
Cosa
sai? Cosa ne vuoi sapere di me!
-
Come faccio a
sapere qualcosa finchè tu non me la dici? Ma tu sei
come una scatola di pelati, si tiene tutto dentro e se nessuno la apre ammuffisce ugualmente!
-
Oh, ma a cosa
devo tutta questa filosofia?! – la voce era aspra e
tagliente
-
A niente, ma
almeno a me potresti dirlo!
-
E perché proprio
a te, di grazia?
Ciel spalancò gli occhi,
ferita da quelle parole: allora per lui non era come per lei…? Lui la
considerava solo un giocattolino come tutte le altre?
Trattenne le lacrime,
avrebbe dovuto saperlo, cercava solo una ragazza con cui sfogarsi, anche se
c’era stato un momento che aveva creduto tutto il contrario
-
Faculo, Leonard! – gli gridò e, strappando il lenzuolo dal
letto, se lo avvolse intorno alle spalle e fece per dirigersi verso la porta,
però le lacrime le uscirono ugualmente dagli occhi.
Fu quando era quasi arrivata
alla sua mente che avvertì intorno al polso delle dita forti che la
stringevano, ma fredde quanto il marmo
-
No, non te ne
andare – biascicò il biondo che era comparso subito dietro di lei. I suoi
movimenti erano stati molto veloci, molto più di quanto riuscisse a credere
perché fino all’attimo prima l’aveva visto nella poltrona davanti alle fiamme
-
Me ne vado
eccome! – sbraitò cercando di liberarsi della presa, senza successo
-
No
-
Sì. Mi dai della
stupida, della sgualdrina, della malata di mente. Mi dici che per te non
importa niente. Che io non conto niente. E allora ciao!
-
Non è vero!
-
Smettila! Non
sono scema fino al punto da restare a farmi del male! – urlò tra le lacrime e
la mano libera, anziché posarsi sul pomello della porta per uscire, si avventò
sulla faccia del primogenito dei Malfoy. Le cinque dita colpirono violentemente
il viso di lui che piegò appena la testa, ma nessun
colorito si diffuse sotto il tocco, mentre la mano si abbassava lungo i fianchi
della mora e Ciel abbassava gli occhi senza opporre nessuna resistenza,
piangendo, mentre le lacrime cadevano sul pavimento.
Per diversi minuti rimasero
così, in silenzio, mentre lui continuava a stringerle il polso e lei se ne
stava impalata a piangere, ferita da quelle parole terribili che lui le aveva
rivolto.
-
E’ vero – disse
alla fine lui, chinando la testa e lasciandola – non sono un essere umano.
Stava impazzendo, rivelare
a qualcuno cosa fosse davvero era una follia, ma avrebbe fatto di tutto pur di
non lasciare uscire Ciel da quella stanza. Perché?
Come poteva innamorarsi un
essere con un cuore che non batte?
E come poteva
una graziosa e ingenua ragazza umana essere innamorata di un tale mostro?
Era un amore impossibile
quanto quello dei libri che leggeva Gardis, eppure era lì, non sulle pagine di
carta, ma nella realtà.
Ciel sentì le parole e alzò
di colpo la testa stupita mentre lui la abbassava; le lacrime le stavano ancora
scivolando per le guance.
Perché aveva ceduto?
Perché?
Non aveva il coraggio di
illudersi, Leonard era pericoloso anche senza essere un mostro, sapeva meglio
di altri come ferire le persone e con lei c’era riuscito molto bene, ma…
nonostante ora fosse libera e lo fosse da diversi minuti, non se n’era andata.
Era come se la sua rabbia
si fosse sfogata dopo averlo schiaffeggiato e aver sentito il viso freddo sotto
di sé. In quel momento aveva provato tanto dolore per i suoi
sentimenti infranti e altrettanto per lui. Le persone non capivano,
erano razziste, lo avrebbero condannato.
Che cos’era davvero?
-
Non te ne andare…
- Leonard lo ripetè di nuovo
allungando una mano, questa volta non la trattenne, se avesse voluto, avrebbe
potuto prendere la porta e andarsene e, forse, quella sarebbe stata la
decisione migliore per andare a rimettere insieme i cocci taglienti del suo
cuore.
Ma quando lui le aveva detto che non era umano, era
accaduta una magia che l’aveva rimesso improvvisamente insieme e le aveva
ridato il coraggio di farlo battere.
Allungò a sua volta la mano
posandola in quella di lui e la vide scomparire in quella più grande e più
forte. Lui la strinse appena conducendola verso le poltrone del caminetto e lei
si lasciò portare, dimenticandosi che quello che avrebbe dovuto fare era uscire
da quella stanza, piangere e poi cercare di riguardare il mondo come se niente
fosse.
* * *
Spazio autrice:
siamo giunti al quindicesimo capitolo, evviva!
Un capitolo un po’
deprimente, lo ammetto, ma la mia vena drammatica, che peraltro sfogo in storie
anche peggio di questa, ogni tanto ha bisogno di vedere la luce e qui è stato
così. Ecco a voi quattro amori impossibili.
Amore1: è
evidente che Asuna e Negi,
opportunamente rielaborati da me, non vivono tranquilli sapendo che ci sono 29 studentesse che smaniano dietro al professore che è
sposato con l’unica che non ha dato segni di apprezzarlo più delle altre. E non
le vogliono ferire. Si costringono a vedersi di nascosto, coprono i loro anelli
e non fanno gesti di affetto particolare. Insomma, un matrimonio riuscito!
Amore2:
questo forse ve lo siete perso, ma è l’amore di due che nell’amore non ci
credono per varie ragioni, Kitt e Gardis hanno i loro
motivi per negare anche l’evidenza e, credetemi, fanno benissimo. Su questo non
mi dilungo troppo, se ne parlerà più avanti.
Amore3: e
qui veniamo ai casini veri, l’amore tra parenti consanguinei è proibito per
legge tranne in casi eccezionali. Personalmente non
approvo l’amore tra fratelli, ma tra cugini sono già disposta a tollerarlo di
più, anche perché da bambina ero assolutamente strasicura che da grande mi sarei sposata con mio cugino (grazie al cielo poi ho
messo la testa a posto…). So che qualcuno non approva neppure questo, in Italia
non so come funzioni, ma secondo la legge inglese è possibile se si presentano
motivazioni, tesi, papiri e quant’altro.
Amore4:
evviva, l’amore impossibile tra un umano e un non umano! Poi non ditemi che
alle volte non sono deprimente… qui ho proprio toccato il fondo, non so che mi
è preso quando ho scritto sta roba, ma dovevo aver
finito qualche libro terribile…
Bene, vi dico solo un’altra
cosa: fate attenzione, c’è un’informazione molto molto
importante nascosta tra i pensieri e i discorsi di queste otto persone, quindi
aguzzate la vista!
Ora vi saluto, scappo
davvero, mi raccomando leggete e lasciate un commentino,
ciao!
Nyssa
Vavva:
credo che siamo tutti un po’ di fretta, guarda me!
Ad ogni modo mi fa piacere
che il precedente cappy ti sia piaciuto, spero che
sia lo stesso anche per questo, quindi aspetto i commenti! Per quanto riguarda
CHI è che ha legami con la storia… beh… guarda bene che si nota, è piuttosto
evidente. Dico solo che Hestia sarà la chiave di
volta assieme ad un personaggio che non è ancora comparso, ihihihihi
e come vedi la mia manina è bella in vista e sporca di
marmellata…
Ora è più chiaro? Ne dubito,
ma se dicessi di più che storia sarebbe?
Ci sentiamo al prox post, ciao, un bacione! Nyssa
PS: la fic
che mi avevi consigliato è bellissima, ho anche lasciato un commento, mi è
piaciuto davvero moltissimo!
Lord Martiya: no, Kamo non l’ho voluto
mettere, troppi problemi…
Per quanto riguarda Chachamaru, penso che se anche qualcuno se ne accorgerà,
nessuno farà storie, gli occidentali sono abituati a vedere i giapponesi come
esseri simbionti con la tecnologia, probabilmente si inventeranno
strane storie, ma poco altro.
Sayo è un fantasma, confermo.
So che forse non approverai
del tutto la modifica della storia di Akamatsu che ho
fatto, ma credimi, è necessaria, eppoi da quando mi
hanno sospeso Negima in edicola
devo rifarmi di mesi e mesi di aspettative… bah…
Spero comunque che il
capitolo ti piaccia, ciao e a presto! Nyssa
Killkenny:
temo che Asuna sia finita un po’ OC da questo
capitolo, ma è solo una cosa relegata al capitolo perché di giorno si comporta
come sempre… per la classifica, sai, ho fatto che la classe è la 3 del corso superiore, non delle medie, quindi magari la
classifica nel frattempo è cambiata…
Spero che il capitolo ti
piaccia ugualmente, aspetto di sapere!
PS: Danny è per caso
ligure? Perché il suo cognome lo è e molto…
Vabbè, a presto e ciao!
DragonSlave:
per il confronto dei club ho preso spunto da un avvenimento di quando ero alle
medie, il mio ruolo era quello di Asuna,
dovevo trascinare via la mia prof invasa
che, assieme ad un’altra, cercava di dimostrare che noi eravamo il club di arte
migliore del mondo o quasi.
Purtroppo le ragazze IC che
hai visto l’altra volta forse lo sono un po’ meno in
questo capitolo, Asuna in particolare che l’ho
proprio rifatta perché mi serviva per introdurre il capitolo sugli amori
impossibili (e perché volevo coronare il sogno di quando leggevo Negima).
Blaise mi sa che non si definirebbe paladino dei cuori
infranti, lui è anche disposto a curarli ^_^
Infatti, anche
io penso che Tamaki sia un ingenuo per questo
ho definito Blaise anche peggio di lui, purtroppo Zabini lo fa con assoluta convinzione.
Credo che tu stia cercando
di farti del male, sei così contenta di vedere la storia infittirsi? Io personalmente
mi spaventerei (cioè, già lo faccio, ma va bene), per quanto riguarda la
mezzaluna, non la dimenticare, quello è un segno importante, l’ho riportato spesso proprio quel quello.
Rudiger ha fatto la sua comparsa nel cappy
precedente e qui scompare perché, come tutti sappiamo, non è affetto da amore
incurabile, almeno lui…
In compenso devo
contraddirti su una cosa: Gardis non si sta aprendo più del solito, dà solo delle informazioni che non possono farle male,
dopotutto sa già della lealtà di Kitt, quindi di lui si fida anche su certe
cose, ma su altre assolutamente no e, torno a ripetere, c’è un motivo!
Ehehe, se gli indizi ti fanno contenta quello che c’è in
questo capitolo ti riempirà di gioia! Spero comunque che il 15° chappy ti piaccia, aspetto trepidante il tuo prox commento, un bacione gigante, ciao! Nyssa
Arwen_90:
Leonard non è il protagonista della storia, ma quasi e, come dimostra l’ultima
parte di questo capitolo, presto si parlerà anche di lui. Il suo segreto sta
davvero per essere svelato a qualcuno, chi dovete ancora scoprirlo, ma ci sarà
un periodo dove comparirà più spesso del solito.
Sono contenta che il
quadretto con Gardis e Kitt fosse tenero, personalmente adoravo quelle storie
dove Draco si trasformava in un furetto,
ma dato che io l’ho fatto gatto dovevo farmi perdonare…
Bene, spero che il
quindicesimo capitolo degli Amori Impossibili ti piaccia, aspetto di sapere! Ciao
e un bacione, Nyssa
Hollina:
tranquilla, Gardis non morirà, non tanto presto almeno e non in questa fic, spero, quindi, animo!
Ehehe, il capitolo precedente è abbastanza scanzonato e,
sì, si scopre che i Malfoy, come aveva detto Draco
stesso nelle Relazioni, sono TUTTI animagus.
Spero che ti sia piaciuto
anche questo nuovo aggiornamento, aspetto di sapere! Ciao, Nyssa
Akiko:
ciao carissima! Da quanto! Non preoccuparti per la
scuola, l’anno scorso che ho cominciato l’ultimo anno
non avevo mai tempo di postare dietro a lezioni, compiti e quant’altro, quindi
ti capisco benissimo e, infatti, sono contentissima di essermi levata questo
peso…
Anche tu leggevi Yatta? Wow, quanta gente! Purtroppo non lo fanno più perché
Spero che anche questo
capitolo ti piaccia, mi raccomando, se riesci
commenta, io aspetto, ciao! Un bacione gigante e un in bocca al lupo x la
scuola! Nyssa
Lisanna Baston: wow, sul serio ti è uscita la tigre bianca? Beata…
Gardis di mio da questo punto di vista ha solo la bacchetta, anche perché per
quella non sono molto brava ad inventare =P
Come ho già detto, la scena
dei club artistici è simile ad una che mi è capitata
diversi anni fa e, ti assicuro, se non fossi stata mezza morta dalla vergogna
probabilmente mi sarei rotolata dal ridere…
Blaise ha fatto la sua ufficiale ricomparsa e tornerà presto
con la sua ingombrante presenza e il suo corteo di belle ragazze. Rudiger anche, ma a tempo debito, meglio non mischiarlo con
gli amori impossibili, non è roba per lui.
Bene, spero che approverai
anche questo nuovo capitolo, sono curiosa di conoscere la tua opinione, ciao e
al prox post! Un bacio, Nyssa
_Nana_: eh, ne sappiamo qualcosa di tempo che manca, io è
solo per fortuna (o sfortuna) che al momento ho più spazio per scrivere e
recensire con calma.
Mhh, penso che anche io come ambientazione
vedrei bene la radura di Twilight, dopotutto adoro
tutto di quel libro, secondo me è davvero molto molto
molto bello.
Per quanto riguarda i club
di arte, ehehe, ti sei persa la scena reale, solo che
lì più che da ridere c’era da piangere e la mia prof penso che fosse decisamente più invasa di Ayaka o
di Hestia… dopotutto il mondo è pieno di pazzi e io
mi unisco alla categoria.
Spero che ti piaccia il mio
nuovo quindicesimo capitolo, quindi aspetto di leggere il tuo commento e
conoscere la tua opinione, ciao e un bacione grande! Nyssa
Whaterverhappened: muoio dalla voglia di dire cosa e chi è veramente
legato alla storia principale ma non posso, quindi non
posso neppure dirti se è quello che dici tu, ad ogni modo posso dire acqua.
Leonard avrà il suo momento
di qui a poco, mentre per Ransie… con calma si
scioglierà il suo pasticcio che è più intricato di quello che sembra perché niente
è quello che sembra e, a volte, è quello che non
crediamo possibile.
Ok, ho fatto indigestione
di filosofia.
Spero comunque che il
capitolo ti piaccia, sono curiosa di leggere la tua impressione, ciao e un
bacione grandissimo! Nyssa