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Autore: FairyCleo    25/09/2014    1 recensioni
"Lo aveva visto giocare con suo figlio, lo aveva sentito ridere con i suoi amici di sempre, ma nei suoi occhi aveva letto un dolore profondo e un senso di mancanza che solo lui sembrava in grado di comprendere. Per tutti gli altri non c’era niente di diverso o di strano in quella serata trascorsa alla Capsule Corporation. Gli amici di una vita avevano continuato a fare ciò che avevano sempre fatto senza capire, o peggio ancora fingendo di non capire che Trunks avrebbe voluto trovarsi altrove. E questo, non era un pensiero che stava toccando solo lui".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Un po' tutti, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parte XVIII
 
RAZZA DI ZUCCONE.

Qualcuno dalla voce fastidiosissima aveva osato chiamarlo zuccone. Era intontito, era tutto buio attorno a lui, ma era certo, sicuro che questo ipotetico qualcuno si stesse riferendo proprio a lui, che avesse osato riferirsi proprio a lui con quell’epiteto ignobile. E, se non fosse stato impossibile per il semplice fatto che lo aveva riportato in vita e non avrebbe potuto ritrovarsi all’Inferno per nessuna ragione plausibile o immaginabile, avrebbe osato pensare che quella voce appartenesse a Kaharot.

Aveva aperto gli occhi di colpo, trovandosi ancora una volta immerso nel buio. Era stranamente più vivace, meno assopito e decisamente interessato a verificare se fosse impazzito definitivamente o se quella fosse l’ennesima tortura a cui avevano deciso di sottoporlo. Ma perché, poi? Perché, tra tante, avrebbe dovuto sentire proprio quella voce, la sua voce?

“Sto diventando matto. Sì, non ci sono altre spiegazioni” – si era detto, credendo fermamente in quanto aveva appena dichiarato. Perché diamine avrebbe dovuto sentire proprio la voce del suo più grande tormento? Per quale assurdo motivo? Era davvero finito all’Inferno, non si era sbagliato affatto! E quella doveva essere un’allucinazione o qualcosa di simile, perché era certo che per nessuna ragione al mondo LUI potesse essere finito all’Inferno. Non era esattamente il posto in cui avrebbe collocato quell’imbecille di Kaharot.

“Sta calmo. Calmo, e fai finta di non averlo sentito” – aveva ripetuto più volte a se stesso, cercando in sé la forza di non crollare – “Stai calmo” – e aveva chiuso gli occhi, cercando di ricadere nell’oblio. Perché rendersi disponibile a sopportare quel supplizio? Aveva dato abbastanza ed era troppo stanco per poter anche solo pensare di resistere.
Orbene, inutile sforzarsi. Doveva solo chiudere gli occhi e…
“MA ALLORA SEI DAVVERO UNO ZUCCONE, VOSTRA MAESTA’! TI VUOI DEGNARE DI GUARDARE DA QUESTA PARTE O NO?”.
E li avrebbe chiusi se solo quell’orribile, fastidiosissima voce non avesse ripreso a trapanargli il cervello, stavolta con maggiore veemenza. Ma, se li avesse chiusi, non avrebbe potuto vedere il buio che si diradava, e, in esso, in quel minuscolo spazio di luminosità durato appena un attimo, non avrebbe potuto vedere il volto del soldato di terza classe che aveva in tutti i modi cercato di salvare.

“Kaharot!” – aveva esclamato, incredulo. Era lui. Era davvero lui. Non si trattava di una visione, di un’allucinazione, di una specie di ologramma, no! Era Kaharot, era Goku, era lui! E si trovava dietro il buio che stava nuovamente per inghiottirlo.
“Finalmente! Era ora che mi sentissi! Sei diventato sordo oltre che bell’addormentato, adesso?”.
Era confuso. E non sapeva se lo fosse di più per via dell’aver scoperto che Kaharot si trovasse davvero lì, all’Inferno, o per via dell’eccesso di zelo che aveva dimostrato nei suoi i confronti. Non che le gerarchie contassero, in quella situazione, ma lui rimaneva sempre il suo principe e…
“Urca Vegeta! Non ti starai addormentando di nuovo, vero?”.
“Certo che no pezzo di imbecille! Vedi di chiudere il becco se non vuoi che ti faccia saltare tutti i denti!”.
Se fossero stati sulla Terra quello scatto d’ira mista ad orgoglio l’avrebbe fatta tremare insieme ai suoi abitanti per un lunghissimo, interminabile minuto. Goku, invece, non aveva tremato. Goku aveva sorriso, sollevato per aver ottenuto l’attenzione dell’uomo che aveva salutato più di cinque anni addietro. Certo, era un po’ malridotto, ma sicuramente si trattava di lui.
“Ce l’hai fatta, finalmente”.
“Ti ho detto di piantarla, adesso. Non so se sei reale o meno, e non ho intenzione di perdere la poca pazienza che mi è rimasta”.
Aveva obbedito, soffermandosi a guardarlo per un lungo attimo. Era sollevato, sollevato e anche felice di non sapersi completamente solo, sebbene la situazione fosse oltremodo surreale.
Stavano bene, in linea di massima. Erano morti, certo, e si trovavano entrambi in un luogo sconosciuto, ma erano insieme, e questo, forse, poteva bastare ad alleviare almeno in parte le loro sofferenze. Almeno, secondo il suo punto di vista. A giudicare dallo sguardo che gli aveva lanciato, sembrava davvero che Vegeta preferisse starsene lì da solo.
“Che diavolo ci fai tu qui?” – gli aveva chiesto, furibondo, quasi come se avesse invaso il suo spazio personale.
“Bè, non ti nego che me lo sono chiesto anche io, ma continuo a non capire… Voglio dire, che siamo morti l’ho capito, però…”.
“Però?”.
“Insomma, io ho fatto una capatina all’Inferno tempo addietro, e posso assicurarti che non ha niente a che vedere con questo… posto”.
Ed era vero. Vegeta sapeva che era vero. Anche lui aveva trascorso poche ore nel Regno degli Inferi, e sapeva perfettamente che non aveva nulla a che fare con quel luogo. Ma come spiegarsi, allora, quello che gli era capitato?
Stava cercando di fornirgli una risposta più che adeguata quando, all’improvviso, il buio aveva ricominciato la sua calata, spedendolo nel più completo, totale panico.
“Ehi, che scherzi sono questi, eh? Dove vai? Kaharot! KAHAROT!”.
“Vegeta, calmati, sono qui!”.

Non era stato in grado di evitarlo: si trovava di nuovo nella più totale oscurità. Odiava quella condizione. Era debilitante, e i suoi sensi non facevano altro se non acuirsi maggiormente, portandolo al punto di sentire cose che non esistevano. Forse, neanche Kaharot esisteva. Poteva averlo benissimo immaginato, a quel punto. Sì, lui non lo aveva mai visto, non aveva sentito la sua voce e soprattutto non si era lasciato insultare.
“Smettila…” – aveva detto, più a se stesso che ad un eventuale interlocutore. Perché insistere? Perché continuare a farsi del male in quel modo? Lui era morto, era all’Inferno ed era completamente solo – “Basta. Sta zitto”.
“Vegeta, ma perché fai così? Sono io… Sono qui… Sta calmo…”.
“Non sento nessuna voce… Non ho visto nessuno… Devo stare calmo o finirò per impazzire prima del dovuto… Sì, devo solo stare calmo… Calmo…”.
“Vegeta, sul serio, la pianti o no? Sono qui, perché non vuoi credermi? Mi hai visto, mi hai sentito! Come puoi pensare che si tratti della tua immaginazione?”.
“Se sei davvero qui, perché ora non riesco più a vederti razza di idiota?” – stava per perdere davvero il controllo, altro che stare calmo… Come poteva stare calmo se la sua mente continuava a tirargli brutti tiri?
“Questo non lo so… Ma sono davvero io. Credimi Vegeta, sono io, Goku… Dopo che hai espresso il desiderio sei cambiato… Quella creatura, Alpha, ha preso il sopravvento su di te e mi ha raccontato un sacco di bugie per farmi cadere nella sua trappola, ed io… Bè, ci sono caduto in pieno… Ho ricordi confusi di quello che è accaduto in seguito, ma mi sono svegliato qui, imprigionato in questa cosa orrenda, e non riesco a liberarmene. Anche io era immerso nel buio fino a poco fa, ma poi ti ho visto ed eccomi qui! Siamo qui insieme, ma non ti nego che non capisco il perché… Urca, non capisco più niente, io…”.
“VUOI CHIUDERE IL BECCO? Tsk! Solo Dende sa quanto sai essere fastidioso!”.
“Allora mi credi! Urca Vegeta, finalmente ti sei deciso! Meglio tardi che mai, non trovi?”.
Un’altra parola. Avrebbe dovuto dire solo un’altra parola e l’avrebbe ucciso su due piedi, anche se non sapeva bene come avrebbe fatto. Del resto, si era dipinto esattamente come Kaharot. Chi, se non lui, poteva fidarsi così ingenuamente di un essere che aveva appena preso possesso del corpo del suo… Bè, non sapeva come definirsi rispetto a Kaharot, ma il discorso non faceva comunque una piega.
Ma se era lui, se era davvero lui, perché si trovava lì? Quello era il suo Inferno personale, e Kaharot non poteva essere stato destinato al Regno degli Inferi, per quanto la cosa sarebbe stata davvero divertente.
“Vegeta, ci sei?”.
“Tsk, potrei farti la stessa domanda, sai?” – anche se dubitava che avesse compreso cosa volesse dire in realtà – “Che diamine ci fai tu qui, razza di idiota! E con questo voglio dire che quella cosa, quell’essere, ha preso il mio corpo, ma con te che avrebbe fatto? Dubito che si sia sdoppiato e abbia deciso di possedere entrambi… Per la miseria, il solo pensiero mi fa venire i brividi”.

La domanda di Vegeta era più che legittima. Ma non si trattava di quello che credeva. Alpha non si era sdoppiato. O almeno così pensava. Aveva ricordi troppo confusi. I pensieri continuavano ad accavallarsi e non era propri in grado di ristabilirne l’ordine. Eppure, Vegeta aveva il diritto di sapere. E così, per quanto confuso, aveva cominciato a raccontare quanto aveva visto, le parole strane che aveva usato Alpha, il modo in cui era riuscito a raggirarlo e di come era stato in grado di fargli perdere la pazienza, permettendo così alla sua ira di venire a galla. Ripercorrendo quel cammino intrapreso in un tempo non troppo remoto quasi non era in grado di riconoscersi. Mai gli era capitata una cosa del genere, ed era certo che Alpha fosse almeno in parte responsabile di quell’evento. L’autocontrollo era il suo punto di forza, e quella era l’unica spiegazione che gli permettesse di capire perché fosse diventato il suo tallone d’Achille.

Vegeta aveva ascoltato in silenzio, limitandosi a grugnire di tanto in tanto e a digrignare i denti in maniera sinistra, nel vano tentativo di placare in nervosismo che lo aveva assalito.
“Io non so come abbia fatto” – aveva ammesso, candido, Goku – “Ma è riuscito a farmi perdere la pazienza… Leggeva nella mia mente. Mi parlava con questo assurdo mezzuccio! E mi sono infuriato… Poi, continuava a chiamarmi fratello… E’ stato a quel punto che sono stato messo KO… Però… Ecco, io… Ho visto delle cose dopo che mi sono svegliato qui, Vegeta… Delle cose che non aveva mai visto prima… Ho sentito una voce che era la mia, però… Non lo era… Urca, lo so che mi starai prendendo per pazzo, ma è così… Sì, è proprio così! E sto provando da non so quanto tempo a liberarmi di questa cosa, ma… NON CI RIESCO! Che cosa possiamo fare?”.
“Per prima cosa, vedi di chiudere il becco” – gli aveva intimato, sfinito. Era stato capace di fargli venire l’emicrania, e questo non sarebbe dovuto accadere visto che ormai era solo spirito. Invece, sembrava che il suo carnefice avesse trovato il modo di farlo soffrire in ogni aspetto. Un bel colpo di fortuna, non c’era che dire.
Ma che cosa ne aveva fatto di lui se il suo corpo non era stato privato dell’anima per poter essere riutilizzato? E che voleva dire che Goku sapeva cose che non avrebbe dovuto sapere e che aveva sentito una voce che era la sua e allo stesso tempo non lo era? Adesso che aveva praticamente accettato della veridicità della sua presenza cominciava ad essere davvero confuso anche lui rispetto a quello che gli aveva raccontato, e la cosa non prometteva niente di buono.
“Vegeta… Mi stavi ascoltando?” – aveva chiesto, preoccupato.
“Tsk, certo. E’ solo che…”.
“Solo che?”.
Non lo sapeva neanche lui… Non sapeva come spiegargli quello che provava. Aveva tutto a che fare con i suoi incubi, con le sue visioni, ne era perfettamente consapevole. Ma Kaharot c’era in quelle scene così rivoltanti che aveva visto, lui c’era. Se aveva davvero fallito, se quella specie di premonizione si era avverata, perché Goku si trovava lì e non sulla Terra? E lui? Qual era il suo ruolo in tutta quella faccenda, arrivati a quel punto?
“Kaharot, dove credi che siamo finiti?” – aveva chiesto, all’improvviso.
“Cosa?”.
“Hai capito benissimo. E posso anche immaginare la tua faccia da ebete, in questo momento, anche se non riesco a vederti”.
“Non ne ho idea… Voglio dire, non mi sembra il Paradiso, ma neppure l’Inferno… E poi… Non sento le presenze spirituali di nessuno. Re Kaioh, re Yammer e gli altri sovrani sono facilmente individuabili, di solito. Stavolta, non sento niente. Neanche tu li senti, vero, Vegeta?”.
Esattamente. E se n’era accorto solo in quell’istante e solo grazie all’idiota. Ma poteva essere? Poteva davvero essere così come stava pensando che fosse? E perché aveva avuto bisogno dell’aiuto di Goku per capire una cosa che avrebbe dovuto comprendere al volo? Perché era stato troppo impegnato ad autocommiserarsi, ecco perché.
“Sono un idiota” – si era detto, a voce fin troppo alta – “Sono un emerito idiota”.
“Urca! Vegeta, allora stai male per davvero!” – aveva esclamato, sconvolto dall’ammissione fatta dall’amico. Quasi stentava a credere di averlo sentito. Forse Vegeta stava male. Non c’erano molte alternative. O stava male, o aveva preso un forte colpo in testa ed era molto, molto confuso.
“Tsk! Fidati, Kaharot, se stessi male, te ne saresti accorto. Hai detto che hai scoperto di sapere cose che prima non sapevi, di aver sentito la tua voce che però non era la tua, ho ragione?” – lo aveva incalzato, sperando in una risposta immediata.
“Esattamente. Non so come spiegarti meglio, ma è propri così”.
“Come sospettavo… E temevo” – sì, temeva. Perché cominciava a credere che sarebbe stato meglio essere morti per davvero.
*
 
Aveva ripercorso la sua storia a ritroso, proprio come poco prima aveva fatto il guerriero di terza classe.
Non aveva raccontato tutti i particolari, un po’ per vergogna, un po’ per non mettere definitivamente sotto i piedi il poco orgoglio che gli era rimasto, ma l’aveva fatto. Non era stato facile mettersi a nudo in quel modo: raccontare quello che aveva visto, quello che aveva sognato, significava esporre i propri sentimenti, significava diventare vulnerabile, e lui non lo era mai stato così tanto prima di allora.
Ma, a quel punto, dopo quello che era capitato, cominciava a nutrire l’atroce dubbio che tutto ciò che aveva visto fosse stato puramente frutto della sua immaginazione, che fosse un imbroglio, un raggiro, e che lui non avesse affatto sviluppato il dono della premonizione. Ma possibile che Alpha, che quella cosa avesse messo su tutta quella messinscena per poter prendere possesso del suo corpo? E a quale scopo?
Improvvisamente, gli era tornato in mente tutto il dolore che aveva sentito quando Alpha si era dissolto, ricomponendosi poco dopo in lui. Aveva lottato, aveva lottato con tutto se stesso ma non era servito, non c’era stato modo di impedirgli di prendere il controllo. E poi, senza rendersene quasi conto tanto intensa era stata la sofferenza provata, aveva creduto di essere morto, risvegliandosi in quel posto dimenticato da tutti. Sì, creduto, perché se davvero era morto, non avrebbe dovuto avere la sensazione di udire in sottofondo una voce che non era di certo quella di Kaharot e neppure la sua.
Vivi.
Lo aveva udito chiaro e tondo, con tanto di fastidio come spiacevole conseguenza. E se si concentrava, se teneva tutto al di fuori come faceva durante gli esercizi di meditazione, poteva sentirla crescere d’intensità, poteva udirla con maggiore chiarezza, poteva sentire ogni singola frase pronunciata senza nessuna difficoltà.
Goku, dalla sua scomoda posizione, cercava di tenere occhi e orecchie ben aperti, captando ogni singolo movimento dell’amico. Aveva capito che Vegeta non era in grado di vederlo, che purtroppo si trovava ancora immerso nella più totale oscurità, ma continuava a non capire cosa stesse facendo. Perché aveva chiuso gli occhi? Perché aveva quell’espressione? E perché era completamente immobile?
“Vegeta… Urca, tutto ok?”.
“Fa silenzio” – gli aveva intimato, glaciale, e lui aveva obbedito, anche se avrebbe voluto fare tutt’altro.
Goku non poteva sapere che avesse bisogno della più totale tranquillità per poter capire, per provarci, almeno. E questo perché i suoi dubbi continuavano a crescere, ad essere fomentati da una sensazione che partiva direttamente dalla bocca dello stomaco.
Era certo che presto avrebbe capito, ne era convinto.
E non c’era voluto molto, non c’era stato bisogno che passassero chissà quanti minuti, quante ore,  perché capisse. Alla fine c’era riuscito, aveva aperto un varco, un piccolo spazio che gli aveva permesso di sentire non solo quella voce, ma le voci che in qualche modo lo circondavano, voci che parlavano di cose che faceva fatica a capire e che una volta comprese lo avevano lasciato di ghiaccio, provocando in lui un senso di disgusto e di rabbia che da tempo aveva smesso di provare.
“Maledetto” – aveva ringhiato, disgustato – “Maledetti”.
“Vegeta…”.
“MALEDETTI!”.
Aveva scaturito un’energia tale da diradare il buio che lo aveva fino a poco prima circondato, facendo tremare persino l’aria che avevano attorno. Non era normale quanto era accaduto, non era controllabile. E Vegeta era stato talmente forte, aveva scatenato così tanta energia da far allontanare da sé i legacci che lo imprigionavano, anche se solo per un breve istante.
E lo aveva sentito: aveva sentito l’impostore perdere i sensi e l’altro, Kaharot, osservarlo a lungo prima di iniziare a scuoterlo, facendolo riprendere e imponendo di nuovo al principe dei saiyan la prigionia che gli era stata inflitta, lasciandolo sfinito.
“Vegeta… Vegeta!” – aveva provato a dimenarsi, cercando in qualche modo di raggiungerlo, ma era stato del tutto inutile. Che cosa era successo? Che cosa aveva visto?
“Sono in pericolo” – aveva detto all’improvviso, con la voce rotta, il sudore che gli imperlava la fronte, il fiato corto – “Sono tutti in pericolo”.
“Io non capisco… Chi è in pericolo?”.
“Chiudi il becco per una volta e ascolta. Ascolta Kaharot… E anche tu sarai in grado di capire”.
E lo aveva fatto: aveva chiuso gli occhi e aveva ascoltato, lasciandosi travolgere dallo stesso senso di smarrimento e di terrore.
“Dobbiamo fermarli” – aveva affermato, sconvolto – “Dobbiamo evitare che arrivino sulla Terra”.

 
Fine parte XVIII
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Eccomi!!!
Perdonatemi per l’immenso ritardo, ma questa stupidissima connessione ha deciso di giocare brutti scherzi, e per aggiornare ho dovuto fare i salti mortali. NON NE POSSO PIU’!
Ma torniamo a noi, al capitolo, al gran casino che sono riuscita a montare senza sapere come! XD Bene… Vegeta e Goku si sono ritrovati, alla fine, e il principe è anche riuscito a scoprire quali sono i piani degli “altri”. Vuole fermarli. Deve fermali, anzi, DEVONO. E nei prossimi capitoli vi racconterò come faranno.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di poter aggiornare in maniera più puntuale. Vi ringrazio per il tempo che mi dedicate, e perdonatemi se spesso vi lascio attendere molto a lungo.
A presto!
Baci
Cleo

 
   
 
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