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Autore: IMmatura    25/09/2014    2 recensioni
Sulle note di Pezzali, un viaggio a ritroso in una storia d'amore mai nata, o forse solo in attesa del momento giusto per sbocciare...
Dal testo:"Avevo di recente scoperto che aggrovigliare i capelli ad una ragazza non era un buon metodo di interazione sociale. Il più delle volte generava strilletti incontrollati del tipo “Ihhhh! La messa in piega!”.
Però i tuoi erano una specie di irresistibile gomitolo, per cui alla fine dovetti per forza toccarne almeno una ciocca. La presi tra due dita e la ricondussi lentamente dietro il tuo orecchio. Un rossore delicato sulla tua guancia umida.
-Ma...stavi piangendo?-"
[Partecipa al contest "Una canzone d'amore" indetto da corrienonfermarti sul forum di EFP]
[Nota: la "confusione" tra PROLOGO ed EPILOGO è voluta.]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 2

Ottobre 2007

-Sei un essere senza cuore.- fu la tua sentenza, pronunciata distrattamente, mentre continuavi a sfogliare il libro, poggiato accanto a te. Eravamo seduti in cortile, sul prato. Avevo la testa poggiata sulle tue gambe e non mi avevi chiesto di ritrarla. Anzi di tanto in tanto mi sfioravi pigramente la fronte, quasi potessi sfogliare come pagine anche i miei pensieri. Un po’ di lettura, un po’ di conversazione, perfetto, purchè non ti facessi perdere il segno. Io guardavo dal basso la tua criniera rossa, gonfiata dal vento impazzito. Senza sapere perché cercavo sul tuo viso qualche reazione.

Era l’anno in cui davvero scoprivo i sentimenti e le passioni, cambiando una ragazza a settimana eccitato dall’idea di nuove esperienze. Tu eri l’unica amica con cui consigliarmi per la fase di abbordaggio, e l’unica che continuava a parlarmi nonostante il mio comportamento insensibile. Le altre ragazze si dividevano in quelle interessate e quelle che mi consideravano uno stronzo. Tu eri un caso a parte e, come sempre, la cosa mi incuriosiva.

-Tutto qui? Mi aspettavo più indignazione da una rappresentante del gentil sesso...-

-Sono indignata, ma non vedo a che pro scaldarmi, visto che continuerai a fare come ti pare.-

-Ovvio, altrimenti non sarei io. E poi non credo sia un problema, per me...-

-Davvero?- chiedesti ironica. Sentii un fruscio ed uno scatto. Avevi chiuso il libro.

Scattai seduto, avvicinando il mio viso per esplorare i tuoi occhi verdi. Avrei quasi potuto gridarti in faccia “Ah-ha! Allora vedi che ti importa!” senza ancora capire perché la cosa dovesse essere così fondamentale. Lo era, comunque. Più di quanto immaginassi.

-Io non mi innamorerò mai.- sentenziai, passandomi una mano tra i capelli, con un fintissimo atteggiamento da bello e dannato. Sentii qualcosa colpirmi in testa, ma non troppo forte. Giusto...mi ero dimenticato del libro.

-Ahio.-

-Non dire idiozie...tutti si innamorano. Prima o poi.-

-Non dire tu cazzate. Scusa, nemmeno tu sei mai stata innamorata, no, eppure mi pare che la tua vita non sia orribile o cose del genere...senza amore secondo me si evitano un sacco di problemi.-

-Quindi è così che affronti un problema? Cancellando l’enunciato? Molto maturo.-

Di colpo ero arrabbiato. Odiavo la tua aria da maestrina, in quel momento. Volevo te, ma non volevo il tuo solito tono materno e comprensivo. Volevo qualcos’altro, senza sapere cosa, e dentro di me cresceva una sorta di frustrazione, per il fatto di non riuscire a capire cosa stesse succedendo. Avevo la brutta sensazione che qualcosa tra di noi stesse cambiando, e volevo chiarire prima di perdere l’unica ragazza che fosse ancora un punto di riferimento nella mia vita.

-Mi trovi stupido, vero?-

-Niente affatto, ma come ti viene in mente!- ti accalorasti. -Ti trovo solo impaziente. Non puoi decidere tutto adesso, siamo giovani, non sappiamo ancora quello che vogliamo davvero. Magari adesso non trovi la persona giusta, ma ogni volta che tenti sai un po’ di più che cosa vuoi, e fai un passo in quella direzione.-

Verso di te. Intendevi questo? Adesso ci sono arrivato, ma allora mi limitai a sbuffare con scetticismo.

-Mah, comunque non vedo perché io dovrei arrivarci prima di te...a sentirti io sono tanto avanti, rispetto a te. Eppure tu sei una specie di genio...-

-Appunto, io mi sono già fatta un’idea di cosa voglio.- rispondesti, sorridendo. -E, tanto per chiarire...chi te l’ha detto che non sono innamorata, eh?-

 


 

“..non è certo facile, trovare l’incastro giusto: ci vuole un sacco di tempo, ci vogliono tanti tentativi...”

 


 

Aprile 2008

-Oh, ma cos’hai che non va?- chiesi con tono aggressivo. A diciannove anni i ragazzi hanno fretta in ogni cosa, e poca voglia di chiedersi cosa nascondano un paio di occhi arrossati e meno vispi del solito. A me quella versione di greco serviva, perché la ricreazione era quasi finita e la prof mi aveva puntato. Interrogazione sicura.

-Niente, niente...solo...io e te siamo amici, giusto?-

-Cazzo, si!- esclamai, cingendoti le spalle con un braccio e resistendo alla tentazione di scompigliare la tua morbida massa di boccoli. Avevo di recente scoperto che aggrovigliare i capelli ad una ragazza non era un buon metodo di interazione sociale. Il più delle volte generava strilletti incontrollati del tipo “Ihhhh! La messa in piega!”.

Però i tuoi erano una specie di irresistibile gomitolo, per cui alla fine dovetti per forza toccarne almeno una ciocca. La presi tra due dita e la ricondussi lentamente dietro il tuo orecchio. Un rossore delicato sulla tua guancia umida.

-Ma...stavi piangendo?-

-Sono solo stanca. La maturità mi ucciderà.- rispondesti, forzando una risatina e guardandomi titubante. Mi resi conto in quel momento di iniziare a trovarti carina. Iniziavano a intravedersi dei piccoli seni, nonostante la posizione curva sui libri che avevi la maggior parte del tempo. L’evidenza del naso era, in parte, bilanciata dalla spessa montatura degli occhiali. Quella protuberanza così pronunciata sembrava un ostacolo molto meno insormontabile sulla via per due labbra sottili, ma di un vivido rosso.

-Co-comunque, se non l’hai fatta neanche tu non importa, figurati...tanto a te la stronza della Salvini non ti chiamerà mai. Sta tranquilla!-

-No, no, eccola.-

Mi passasti il quaderno, con un gesto esitante.

-Non l’hai fatta perché...- chiedesti, sapendo già la risposta.

-Dopo la terza riga mi sono trovato un verbo che non esiste, e avevo fretta.-

-Giulia?-

-Già...- risposi, ripensando all’appuntamento della sera prima. Una pizza che, a quell’età, pare un evento da persone adulte. “Ho portato la mia donna a mangiare fuori” avrei detto ai miei amici, prima di proseguire con dettagli completamente inventati.

-Ti piace sul serio, eh?-

-Si. Ho chiuso con le storie a caso: lei è...speciale.-

-Se riesce a farti dire squallide frasi fatte lo è di sicuro.-

-Credevo fossi tu a dire che prima o poi avrei trovato la persona giusta, no? Ti rimangi le tue teorie romantiche, adesso?- provai a punzecchiarti, senza ricevere risposte.

Non ero mai stato bravo a capire quando le tue battute fossero innocenti, e quando no. Sapevo che avevi un tono diverso dal solito, ma lo imputai al nervosismo che mi avevi offerto come scusa. O alla cotta che, in tutti quegli anni, non ti eri degnata di rivelarmi. Mi spiaceva vederti stare male, perché eri la persona più importante per me, dopo Giulia. Una ragazza generosa, che mi aveva aiutato con la scuola nonostante fossi una causa persa. Una ragazza leale, che non mi aveva giudicato solo perché la cricca squittiva che ero uno “stupido sciupafemmine”. Una ragazza bella, in tutti i sensi che mi venissero in mente. Bella con quel sorriso, che mi rivolgesti ancora una volta, dicendomi di essere contenta. La prima ed unica bugia tra di noi.

-Grazie, tu si che mi capisci. Sei la migliore amica del mondo, lo sai?-

 


 

 

“...bisogna stare attenti a non prendere il pezzo giusto guardandolo dal verso sbagliato...”

 

 

  
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