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Autore: Silvie_Marie    26/09/2014    1 recensioni
Un gruppo di sopravvissuti di un'invasione aliena deve, con le sue forze, sconfiggere il nemico.
Tra questi si cela un segreto.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Onestamente non mi sento tranquilla a stare da sola con Jess, ma me ne devo fare una ragione... Dopo quello che ho visto, mi aspetto di tutto...

Raggiungo Jess, seduto su una sedia di fronte a un tavolo. Sta scrivendo su un grande libro con una penna. Ragazzo vecchio stile, mi fa intendere.

Quando si accorge della mia presenza, alza gli occhi dal libro, fa cadere la penna su questo, lasciando qualche macchia d'inchiostro e mi corre incontro per stringermi in un abbraccio.

“Cos'è tutta questa confidenza?”

Mi stacco dall'abbraccio con espressione irritata.

Lui mi guarda confuso, come se non capisse. «Che c'è?»

Indugio. «Niente... e che dopo gli ultimi avvenimenti... diffido un po'.... nel...»

«Fidarti di me!» conclude lui la frase.

Lo guardo dispiaciuta. «Non è colpa tua, Jess, non fraintendere... e che sai... dopo tutto quello che mi è successo... non mi fido ciecamente… capisci?» guardo per terra, massaggiandomi leggermente il braccio sano. 

«Comprendo, Wanda» dice lui, alzandomi il mento e portando il mio sguardo su di lui. 

«Okay» mi affretto a dire «Sono venuta qui per farmi visitare... credo che perdere tempo non serva a nessuno...»

Lui accenna un sorriso. «Come vuoi. Siediti sulla branda mentre io vado a prendere alcune cose...»

Si allontana e scompare dietro la tenda mentre io mi sistemo su una branda ricoperta da un telo bianco.

Il rumore delle molle della branda mi entra nelle orecchie, facendomi sobbalzare un paio di volte.

Jess, dopo essere sparito per qualche minuto dietro la tenda, ricompare con alcune cose in mano: un barattolo quadrato e delle bende.

Lo guardo mentre si sistema su una sedia, afferrata in precedenza da dietro la scrivania.

Stendo il braccio e lo vedo aprire il barattolo quadrato, raccogliendo con due dita una crema color nocciola.

Me la massaggia sul polso e poi si concentra. Una fitta di dolore mi percorre la schiena. Sospiro.

Lui chiude gli occhi e fa la stessa identica cosa dell'altra volta; le labbra formano parole che non riesco a sentire.

Dopo questo, mi rimette una benda che mi avvolge sul polso.

Non sono più spaventata da lui. È una persona buona non lo metto in dubbio, ma c'è qualcosa di strano... qualcosa che non riesco ancora a comprendere…

Dopo aver finito di medicare il mio polso, mi guarda. I suoi occhi neri incontrano i miei e stiamo così per un po' finché io non distolgo lo sguardo imbarazzata.

Con la coda dell'occhio vedo il suo sguardo ancora fisso su di me. Deglutisco a vuoto. La mia bocca è asciutta.

"Cosa mi sta succedendo?" scuoto la testa "Riprenditi".

In quel momento sento le sue dita afferrare il mento.

Lo alza delicatamente e i miei occhi incontrano nuovamente i suoi.

Cerco di dire qualcosa, ma dalla bocca non mi esce niente.

Sono incapace di parlare.

“Forse non serve parlare. Uno sguardo può fare intendere più cose... però non ne sono sicura...”

Le sue dita non si staccano dal mio mento. Sono calde. Un brivido mi percorre la schiena.

Sussulto. Non so perché l'ho fatto.

Lui mi guarda perplesso.

Io abbasso lo sguardo e mormoro. «Mi dispiace...»

La mia voce trema come se fossi spaventata. E lo sono. Ma non da Jess, bensì dalla sensazione che ho provato in quel momento.

«E per che cosa?» domanda lui ridacchiando.

In effetti queste scuse sono stupide. Quindi alzo lo sguardo, la mia bocca si allarga in un sorriso.

«Perciò» tamburella le mani sulla sedia, incerto «Come va il polso?»

Gli do un'occhiata. Il dolore è diminuito già da un pezzo.

«Molto meglio.» sono sorpresa «Però… quella crema è davvero efficace» commento indicando con un cenno del capo il barattolo di crema appoggiato sulla branda poco distante da me. 

«Già. Oggi, quindi, farai i tuoi primi allenamenti suppongo...»

Gli lancio un'occhiata. «Sì.. ma come fai a saperlo?»

Tutt'a un tratto i suoi occhi si fanno tristi. La sua voce trema. «Perché anch'io ero nella tua stessa situazione.»

Mi irrigidisco. «In che senso?»

«Be', anch'io come te, sono arrivato in questo gruppo scappando dagli Ibridi. Il perché ti sembrerà assurdo...  ma loro mi volevano poiché possiedo dei doni… comunemente chiamati po...»

Si ferma di colpo. Lo guardo confusa… poi capisco. E’ per quella storia dei poteri.

«Poteri.»

La parola mi esce molto velocemente.

Lui mi guarda confuso, poi accenna un sorriso. «Esatto» la sua voce di fa più rilassata «Wanda, io non so che potere tu possieda, ma credimi, la maggior parte dei Fuggitivi li possiedono. Molti di loro sono morti…  ma altri sono in gruppi sopravvissuti… ma l'importante ora è sopravvivere e non farsi catturare...»

«Altri gruppi? Pensavo fossimo solo noi.»

Scuote la testa. «No, non siamo l’unico gruppo, ma uno dei pochi. Siamo soli, ormai.»

Quanto lo capisco. È così che mi sento ora: sola. Anche se ho vicino persone che potrebbero capirmi.

Fatico a fidarmi delle persone. Ho quasi paura di rivelare chi veramente io sia, perché neanche io lo so con certezza.

Sospiro. «Ebbene, siamo l'unica speranza per l’umanità...»

«Proprio così.» afferma lui.

Lo guardo. In questo momento si guarda le mani.

Quando solleva lo sguardo, distolgo il mio.

Sento un calore avvampare sulle guance.

«Wanda...» mi chiama.

Mi giro di scatto, incontrando i suoi occhi.

«S-sì» balbetto senza distogliere gli occhi da lui.

Mi afferra la mano e una fitta di calore si diffonde per tutto il mio corpo. Intreccio le dite con le sue.

Restiamo così per un po', il mio sguardo, il suo sguardo, le mie mani, le sue mani.

Si avvicina di più a me, finché non sento il suo respiro sulla mia guancia. La sua voce mi penetra dolcemente nell'orecchio.

«Dovresti indossare una cosa.»

«E che cosa dovrebbe essere?» lo provoco, la bocca incurvata in un sorriso.

«È un ciondolo che potenzia i tuoi poteri...» la sua bocca emana caldi respiri che mi fanno formicolare la guancia.

«E… perché lo vorresti dare a me?»

Lui resta in silenzio. Si sente solo il suo respiro aggregato al rumore del mio cuore che incomincia a battere freneticamente.

«Perché sei Speciale» quante volte mi sono sentita dire la tipica frase “tu sei speciale”, quella a cui non credi mai … perché senti che non è adatta a te… Ma sentirla pronunciare da lui è quasi come se quella semplice e scontata parola mi rispecchiasse a pieno…

Di scatto si allontana da me, successivamente si alza e raggiunta la scrivania, fruga dentro una piccolo cassetto di legno dietro di essa. Poi ne estrae qualcosa che infila nella mano e infine torna da me, sedendosi sulla sedia.

Guardo la sua mano: è chiusa in un pugno. Con l'altra prende le mie dita e delicatamente mi appoggia l'oggetto misterioso sul palmo. Poi me le chiude.

Sospira e infine accenna un sorriso, lasciandomela.

L’avvicino a me, aprendola.

Nel mio palmo c'è una collana con un ciondolo di smeraldo.

Me la metto al collo e dopo alcuni secondi mi sento girare vorticosamente la testa.

Jess sembra guardarmi confuso perché sto sicuramente per perdere i sensi. 

Mi aiuta a sdraiare sulla branda e ancora intontita vedo che butta giù tutti i fogli pieni di inchiostro non ancora asciutto per cercare qualcosa.

L'ultima cosa che vedo è il suo viso. 

 
   
 
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