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Autore: Penguy    26/09/2014    3 recensioni
"Il ragazzo riemerse dalle acque,portandosi le mani alla testa e scostandosi i capelli dal volto all’indietro.
Il tritone non riuscì a distogliere lo sguardo da quella figura che riaffiorava, illuminata dalla luce della luna.
Era splendido. Sembrava un qualcosa fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni."
Makoto,giovane pompiere qualificato.Haruka,tritone dai profondi occhi zaffiro.
Una storia tanto insolita quanto l'attrazione che lega i due protagonisti.
Un'amore sbocciato quasi per ironia,destinato a far soffrire inevitabilmente entrambi.
Verrà,questo amore,alla fine,coronato?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cosa voleva significare che la “la bestia” era stata catturata?

Una semplice frase aveva appena trafitto il ragazzo alle spalle con la stessa accuratezza e freddezza di una lama acuminata.
Sia il cuore che la mente si arrestarono,come ghiacciati  al contatto quasi percepibile delle parole appena pronunciate.

Il castano si voltò con cautela,come se avesse timore di ciò che avrebbe potuto presentarsi dinanzi al suo sguardo e rivolse la vista ai piedi dell’uomo immobile di fronte l’ingresso,soffermandosi sul contenuto di un’ampia rete da pesca.
Fece persino fatica a mettere a fuoco,tale era la sua tensione.
Abbassò la vista,lentamente,fino a concretizzare ciò che aveva davanti: Un pesce spada dalle dimensioni straordinarie era intento a divincolarsi con foga sul pavimento del locale.

Sospirò rassicurato,portandosi una mano sul petto per via del batticuore incontrollabile.

« Quella non assomiglia affatto alla bestia del quotidiano! Mi dispiace,ma niente ricompensa.Adesso sbrigati a portarlo fuori di qui,c’è una puzza insopportabile! » Sbraitò il barista indicando l’acqua che fluiva dall’animale e che giaceva ora sul parquet.
« Tsk. »  si limitò a commentare il pescatore notando di aver suscitato l’ilarità dei clienti per via del clamoroso errore.Lasciò il bar irritato,ma comunque fiero di poter portare a casa un degno trofeo di pesca.

Makoto sembrò svegliarsi d’un tratto a causa di quello spavento.Non che non gli dispiacesse per quell’esemplare,ma per un istante,aveva creduto di essere nuovamente piombato nell’ennesimo incubo.

Bevve due tazze calde di caffè,tentando di porre rimedio alla stanchezza fisica a cui doveva sottostare.

Lasciò il bar quasi più distrutto di com’era arrivato e si accinse a dirigersi verso il consueto posto di lavoro,convinto che quella giornata sarebbe stata più dura del previsto.

Nel frattempo,nei pressi di un celebre negozietto ove si vendevano attrezzature varie,i due soliti eccentrici pescatori passeggiavano chiacchierando con fare sospetto.Entrambi,come era facile intuire,avevano messo gli occhi sull’invitante ricompensa offertagli se avessero scovato “la causa” dello sgomento fra i bagnanti.
Avevano da poco acquistato assurde trappole,considerate adirittura a prova di pescecane.
« Questa volta non riuscirà a cavarsela solo con qualche graffio »  Ridacchiavano sotto i baffi, mentre toccavano con una mano il materiale di cui erano costituiti gli strumenti nuovi di zecca.
Erano talmente sicuri di sé che già assaporavano il dolce gusto della vittoria.
Non si sarebbero fermati di fronte a nulla e questo Makoto lo sapeva fin troppo bene.Li aveva osservati in azione più volte e la crudeltà con cui strappavano i “figli” dell’oceano dalla loro dimora per farne solo un uso decorativo,lo faceva inorridire.

Decise di non pensare in negativo.
Liberò la mente e raggiunse la caserma,tentando di assumere un aspetto più presentabile possibile.

Quella mattina la squadra dei vigili del fuoco del paese era alle prese con l’ennesimo incendio boschivo scoppiato per via delle temperature vertiginose dovute alla stagione.Si trattava di un bosco di aghifoglie ove crescevano abeti,pini,aceri e faggi.Ettari su ettari di terreno,modeste baite appartenenti a semplici agricoltori,vegetazione e vecchie abitazioni erano sottomesse al volere delle fiamme.

Il fuoco.

Cosa possiamo noi contro di lui? Seppur così familiare,appare inafferrabile, poiché costituito da luce e calore sprigionati durante la combustione.Essere implacabile che rivendica la sua libertà,indomabile,risorgendo dalle ceneri.Incontrastato miete  vittime ogni anno,assumendo i comportamenti del più grande e temibile  predatore.

Makoto doveva fronteggiarlo quasi ogni giorno.Di fronte quella sorta di mostro insaziabile,era essenziale che mantenesse la calma e che agisse con prudenza dopo aver osservato e valutato accuratamente la situazione.Quel giorno,però,le cose non andarono come previsto per il ragazzo…

Nell’intento di arginare le fiamme con la consueta pompa,si addentrò ulteriormente fra di esse,venendo così imprigionato in un cerchio di fuoco.Le calde lingue si biforcavano intorno a lui,ingigantendosi fino a formare una muraglia impenetrabile.Solo allora si rese conto dello sbaglio imperdonabile.

Si guardò intorno,alla ricerca di una via di fuga apparentemente assente.

D’un tratto,alle sue spalle,un forte rumore lo destò dall’ansietà:Un albero di notevole altitudine,tipico delle montagne,divorato e mutato in una fiaccola ardente,si accingeva ad abbattersi al suolo.
Corse in avanti in maniera repentina,ma non fu sufficiente a sfuggire ad un robusto ramo che,anche se di striscio,lo bloccò contro il terreno con il suo peso.
Il castano non trattenne un lamento di dolore a causa dell’arto superiore rimastogli schiacciato sotto il tronco ardente.La divisa ignifuga ed il casco protettivo lo proteggevano dalle fiamme che tentavano di congiungerlo al loro pasto ed ingoiarlo voracemente.Ma quanto avrebbe potuto resistere in quelle condizioni?Senza pensarci due volte provò a raggiungere la pompa persa durante la corsa,ma invano.

I compagni iniziarono a chiamarlo a gran voce,correndo tra le vie sicure ,tra l’incendio, che lo permettevano,ma il castano era,sfortunatamente,ben nascosto tra le folte fronde sotto cui giaceva.

La sua voce era sovrastata dal “ruggito” del fuoco che avanzava a ritmi sorprendenti,arrampicandosi abilmente sui tronchi e balzando da una cima all’altra. Tentava di muovere il braccio, avvertendo una progressiva perdita di sensibilità.
L’aria si era quasi del tutto inquinata a causa del nero fumo ,che s’insediava nei polmoni,divenendo irrespirabile.Iniziò a tossire faticosamente,non riuscendo neanche più a proferir parola.
Ma finalmente una voce benevola si levò accanto a lui.

« Eccolo,è qui! »

Accorsero velocemente in gruppo riuscendo a far leva sull’arbusto e traendo così in salvo l’amico ferito.

Makoto fu trasportato e fatto stendere all’interno dell’autopompa.Il collega ,rimasto in sua compagnia per prestargli cura, aveva tolto lui l’elmetto per diminuire il disagio ed aperto la giacca per controllare la gravità del danno.Fortunatamente non presentava scottature,ma una lacerazione che partiva all’altezza della spalla si espandeva sull’arto indolenzito.Il castano accusava un malessere misto a bruciore propagandarsi sulla superficie della pelle.Il collega disinfettò il tutto per poi cingerlo con un tessuto pulito leggermente inumidito.

« Come va adesso? »   Domandò preoccupato,porgendogli una pezza per pulirsi il viso dalla fuliggine penetrata sotto il casco.

Makoto poteva ancora avvertire la sensazione di pressione esercitata su di lui,ma aldilà di questo stava decisamente meglio.

Spente le fiamme e terminato l’intervento,il superiore si recò da lui per verificarne le condizioni di salute,senza però risparmiargli un giusto rimprovero.
« Tachibana che ti è saltato in mente?! Cosa avevi intenzione di fare prendendo l’iniziativa da solo?! » Esclamò evidenziando una notevole preoccupazione.
« Io….io non lo so.Chiedo scusa,mi sono distratto un attimo e…»
« La distrazione non è ammessa in questo lavoro! »  Lo interruppe l’uomo irritato. « Se non sei in grado di mantenere la concentrazione questo non è il lavoro adatto a te! Potevi rimetterci la vita tu stesso e mettere a repentaglio quella degli altri! Desidero che non si ripeta mai più,chiaro? »
Il castano abbassò lo sguardo, mortificato per aver rischiato di mandare a monte l’intera operazione di soccorso e scusandosi umilmente con l’intera squadra.I colleghi gli sorrisero amichevolmente,contenti che sia andato,alla fine,tutto per il meglio.Il caposquadra gli si avvicinò, tastandogli i muscoli del braccio con le dita e notando un espressione di afflizione sul volto del giovane, consigliò lui di consultare il proprio medico di fiducia e di concedersi dei giorni feriali per malattia finché non si fosse rimesso.Era necessario che riposasse.Quella ferita non avrebbe fatto altro che rallentare i suoi riflessi e le prestazioni.

Il castano accettò di buon grado il consiglio e si ritirò a casa lo stesso pomeriggio,dopo che un compagno si offrì gentilmente di riaccompagnarlo a casa.

Una volta rientrato,telefonò il proprio medico aggiornandolo dell’accaduto e domandando consigli.Il dottore lo invitò a farsi una doccia,di cambiare nuovamente le fasciature ed ordinò assoluto riposo fino al giorno in cui avrebbe fissato una visita approfondita.Nel caso in cui il dolore avesse dovuto persistere,era autorizzato a fare uso di eventuali antidolorifici.

Seguì attentamente tutti i suggerimenti,o almeno la maggior parte…

Durante quelle calde giornate,Makoto non sopportava di starsene all’interno della sua abitazione solitaria.I suoi genitori con i fratelli minori vivevano ormai da tempo fuori città,chiamandolo ogni tanto per assicurarsi che stesse bene fisicamente ed economicamente.Erano spesso in continua apprensione per colui che consideravano ancora un bambino fragile e indifeso.
Avrebbe dovuto narrargli dell’incidente,ma farli stare in apprensione era l’ultima delle sue intenzioni.

Avvolse intorno alla ferita alcune garze per isolarla interamente onde evitare fastidiose infezioni prima della cicatrizzazione.
Indossò una giacca per ripararsi dal vento che iniziava ad imperversare e si recò,caparbio come non mai,alla spiaggia per posare il consueto pesce.
Il precedente era stato letteralmente divorato dai rapaci della costa che si erano,infatti,curati di lasciare solo una misera lisca.

“Chissà se si sta nutrendo in modo adeguato…”

Aveva preso a cuore la vita di quella creatura che pareva così innocente e aggraziata.Il sol pensiero che la sua testa fosse bramata da centinaia di pescatori desiderosi di fama e di ricchezza,lo faceva rabbrividire.Era pur sempre un essere vivente in grado di provare le nostre stesse emozioni.Era convinto di ciò che pensava,poiché in quegli occhi aveva scorto un animo gentile ed era stato proprio  in quel preciso istante che si rese conto che non aveva alcun senso provare timore per qualcosa che ne ha più di te.

Per l’ennesima volta,fece ritorno tra le fredde mura che costituivano la sua dimora,mentre aspettava.Aspettava ansiosamente.Ma cosa aspettava in realtà?Una svolta?Un inizio?Un avventura?Una scoperta?

Sicuramente sarebbe stata una domanda destinata a non trovare soluzione.Perchè forse una soluzione non esisteva.

Il cuore dettava e lui,inevitabilmente,costantemente,obbediva.La verità è che il motivo non lo comprendeva neanche lui.

Approfittando dei giorni feriali,ogni mattina passeggiava sulla rena bollente,rinfrescandosi di tanto in tanto sul bagnasciuga.Osservava l’orizzonte come era solito fare da fanciullo.Rimembrava con nostalgia quella spensieratezza tipica dell’infanzia.A quel tempo possedeva tutto ciò che un bambino potesse desiderare: amicizia,serenità,divertimenti e l’amore di due genitori.
E adesso,poteva affermare lo stesso?Non del tutto...

Possedeva il mestiere dei suoi sogni,era circondato da amici e conoscenti,viveva una vita serena anche se monotona.Ripensandoci meglio,probabilmente, dire “monotona” per definire la vita di un pompiere non è proprio l’aggettivo adatto da utilizzare,eppure un senso di vuoto,oramai da anni,gli scuriva il cuore.

Che quell’incontro avesse smosso quella monotonia distruttrice,provocando in lui una qualche reazione?Era forse per questo che,interiormente,ricercava un appiglio di salvezza nella sua immagine?
Avrebbe davvero potuto colmare il vuoto profondo che lo attanagliava ogni notte?
Poteva davvero considerarlo un incontro del tutto casuale?
No.
A questo mondo nulla si verifica per caso.Ogni evento ha una causa precisa.
Il destino non sa cosa significhi il termine “casualità”.Come il sole tramonta,seguendo le leggi dell’Universo,così,a sua volta,il destino segue le leggi dell’ineluttabilità.
Nel frattempo,le settimane scorrevano rapide come granelli di sabbia fra le dita,come i ticchettii scanditi da un orologio.….,ma del mistico tritone non vi era più traccia.Scomparso nel nulla,forse per sempre.
Forse perduto nell’oceano,forse sdraiato su di uno scoglio distante,forse celato in qualche luogo sconosciuto.

E chi lo sa.Forse soggiogato da un tragico fato.
 
 
 
*Spazio autrice*
Vi prego di perdonarmi per il ritardo,ma non potete neanche immaginare a che pressione da parte della scuola sono soggetta.
Trascorro la mattina a scuola,per poi tornare e studiare almeno un’ora a materia,concedendomi un paio di minuti di pausa tra l’una e l’altra.
Successivamente,quando riesco a concludere in tempi accettabili,sono costretta ad anticiparmi qualcosa per i giorni successivi per evitare poi impedimenti quali insufficienza di tempo.
Poi ceno con la mia famiglia,mi lavo,mi metto il pigiama e vado a letto alle 21:00 per avere le forze di svegliarmi alle 6:00 del mattino.
Ebbene,quei pochi istanti di pausa li utilizzo per scrivere il cap.(E non sempre l’ispirazione mi assiste)
Basta per giustificare il ritardo?Come potete vedere,è un incubo.
Anyway,spero che questo “coso” vi sia piaciuto.

See you next cap.
  
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