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Autore: So_Simple    28/09/2014    4 recensioni
Santana viene mandata dai genitori sull'orlo del divorzio in vacanza in un paesino dimenticato dal mondo, alla bizzarra casa di un bizzarro parente.
Riuscirà ad ambientarsi in questo luogo, o impazzirà prima dello scadere dei due lunghi mesi che dovrà trascorrere lì?
Forse resisterà. E, forse, tra intrighi, intrecci e misteri, troverà dei nuovi amici e, magari, anche l'amore.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

Quella sera ci recammo al locale che Sebastian a quanto pare frequentava assiduamente. Era molto distante dal paese, ci mettemmo circa due ore e quando arrivammo ci ritrovammo davanti a una catapecchia in legno dall’aria non molto ben tenuta, con qualche tavolo sgangherato in veranda, sul quale stavano seduti attempati uomini dall’aria ubriaca, che appena ci videro arrivare cominciarono a ridere sguaiatamente e a sprecarsi in commenti inappropriati. Eravamo sul punto di andarcene, ma la determinazione di Quinn ci convinse a proseguire sul nostro cammino.

Appena entrammo ci stupimmo di come un posto dall’aria così fatiscente all’esterno potesse essere accogliente e ospitale all’interno.

La luce era tenue, vicino alle finestre si trovavano una serie di divanetti rossi dall’aria comoda, su cui non avevamo intenzione di sederci – Quinn aveva ordinato così – e di tavoli bassi e rotondi. Molte persone erano in piedi e parlavano tra loro, altre stavano sedute attorno ai tavoli sorseggiando i loro drink. Fondamentalmente quel posto racchiudeva tutte le persone con una vita sociale dei dintorni, che si fiondavano lì chi con la propria metà chi col proprio gruppo di amici a cercare di spezzare la monotonia lacerante delle loro tranquille cittadine in quelle sere d’estate.

Una donna sulla quarantina, con addosso un cappello da cowboy, stava in piedi su uno sgabello posto sopra a un palchetto non molto grande e biascicando invitava i clienti a cimentarsi in esibizioni canore, strillando in modo eccitato nel tentativo di invogliare la gente a offrirsi come vittima sacrificale.

“A quanto pare abbiamo beccato la serata karaoke” commentai.

“Già” disse Quinn. Notai come il suo sguardo indugiò preoccupato su Rachel, che aveva cominciato a battere le mani emozionata.

Senza neanche guardarci, non appena l’alcolizzata sullo sgabello lanciò l’ennesimo invito a far sentire la propria voce, Rachel schizzò in avanti verso il palco strillando “Io io io io io!” seguita a ruota da un entusiasta e quasi commosso Kurt.

“Bene.” Io e Quinn incrociammo le braccia con aria sconfortata, mentre inseguite da una silenziosa Brittany che si guardava intorno curiosa, andammo a sederci al bancone per prendere qualcosa da bere sfoderando dei documenti falsi che Quinn aveva fatto magicamente comparire nel tardo pomeriggio.

La barista arrivò sorridente, con i suoi lunghi capelli blu al vento, e con un largo sorriso ci chiese cosa potesse portarci da bere.

Una volta che ci fu portato ciò che avevamo chiesto, io e Quinn ci ritrovammo, rassegnate, ad ascoltare Rachel cantare sul palchetto, sperando che finisse presto. Dopo cinque minuti, in cui la nana non aveva fatto altro che sgolarsi mostrando a tutti il suo inequivocabile talento, cercai di ritornare a discutere della vera ragione per cui eravamo andati fin lì.

“Cosa facciamo ora che siamo qui, Quinn?” chiesi alla mia amica bionda, che fissava le bottiglie dietro al bancone con aria persa.

“Aspettiamo, Santana”

“Che cosa esattamente?”

“Un segnale”

Incredula rivolsi a Quinn uno sguardo perplesso. “Sei seria?”

“No” scosse la testa. Mi domandai perché non mi avesse ancora rivelato cosa le frullasse per la mente. Qualcosa aveva pensato di certo, non ci avrebbe fatto viaggiare
per due ore per non arrivare a capo di nulla.

Fu allora che una risata squillante attirò la mia attenzione. Guardando oltre Quinn vidi Brittany ad alcuni sgabelli di distanza, impegnata a parlare con la puffo-barista di prima. Arrossiva e balbettava qualche parola, mentre la tipa che non aveva nulla di meglio da fare le rivolgeva occhiate ammalianti dall’altra parte del bancone.

Mi stupii di come avessimo fatto a non accorgerci della sua assenza fino a quel momento.

“Quinn, ma… la barista ci sta provando con Britt!” esclamai, sperando che la voce potente – incredibilmente potente in effetti – di Rachel sovrastasse le mie parole rendendole udibili soltanto a Quinn. Lei si girò con aria disinteressata e guardando oltre la sua spalla vide il viso leggermente rosso dell’altra bionda, il suo sorriso timido e nervoso e le sue dita che ogni tanto si muovevano, quando la ragazza cercava di sfiorargliele distrattamente con la mano, in un movimento evidentemente programmato.

“Vado a recuperarla.” Affermai alla fine, mentre una rabbia irrazionale si impadroniva di me. Quinn senza rispondermi si limitò a guardarmi mentre mi alzavo dal mio sedile e mi avviavo a passo determinato verso Brittany.

“Ehi, lei non è interessata ed è fuori con me stasera, perché non la lasci in pace?!” esclamai appena arrivai lì, appoggiandomi al bancone e appoggiando una mano sulla schiena della bionda.

La tipa mi fissò con aria contrariata e mi rispose “Ah, è fuori con te eh? Peccato che poco fa mi abbia detto di non essere impegnata.”

Rivolsi a Brittany un’occhiata interrogativa, poi mi voltai di nuovo verso l’indisponente barista per replicare “Senti, non costringermi a venire da quel lato del bancone, potresti pentirtene”

“Ahssì? Perché non ci provi?!”

“A vuoi? Vuoi davvero che l’ira di Snixx si abbatta su di te?! Oppure posso limitarmi a informare il tuo capo del fatto che invece di lavorare ti metti a sedurre le clienti.”

“Vorresti eh? Dai, provaci” fece un cenno verso la donna bionda col cappello da cowboy che nel frattempo era collassata su un tavolo lasciando il karaoke in balia di Kurt e Rachel, che stavano infiammando l’entusiasmo della folla con un duetto mozzafiato.

“Brittany, tu vuoi continuare a parlare con me, vero?” continuò la ragazza, guardando Brittany questa volta, di nuovo con quel sorriso stampato in faccia. Serrai la mascella e afferrai la mano della mia amica, stringendola. La bionda guardò prima me poi l’altra con aria confusa, poi si cercò mi guardò di nuovo e abbassando la testa disse “Santana, voglio parlare con lei” mi sentii offesa, ma la guardai annuendo e tornai da Quinn, sentendomi leggermente sconfitta.

“Santana?” Quinn mi stava osservando da cinque minuti, ma io, tornata allo sgabello, ero ancora intenta a fissare Brittany parlare con la tipa coi capelli colorati, che sembrava ascoltarla comprensiva. Ogni tanto la vedevo lanciarmi un’occhiata di sottecchi, sfoggiando un sorrisino. Avrei voluto schiaffeggiarla ma mi sforzai di ignorarla.

“Santana?!” ripeté Quinn. Stavolta tornai alla realtà e le domandai, titubante “Quinn… Brittany…?”

“Sì” si limitò a dirmi lei.

“Ah, okay” annuii io. Le rivolsi un’ultima occhiata, prima che la voce di Rachel mi trapanasse il timpano sinistro.

“Ah, vedo che Brittany ha trovato compagnia!” esclamò “Anche Kurt” indicò un punto alle sue spalle in cui Kurt, ancora col microfono in mano, cantava camminando davanti ai tavoli e attirando le attenzioni di un ragazzo dai capelli castani e il volto sorridente, che lo osservava con aria divertita.

“E Blaine?” domandò Quinn, finalmente raggiante.

Rachel strinse gli occhi e osservò di nuovo Kurt, attentamente. “Eh, il nostro Kurt, che ragazzo intraprendente!” esclamò, velenosa.

“E quella?!” fece un cenno verso Brittany con la tipa.

“Già, si diverte anche la nostra Britt!”

“Ma io credevo che lei volesse provarci con Sa-” venne interrotta da un pugno in pieno stomaco da parte di Quinn. Fu più o meno allora che Rachel si accorse della mia presenza e, sfoderando un sorriso a trentadue denti, esclamò “Con Sam! – concluse, poi aggiunse – Ehi! Santana!” come se niente fosse.

“Ancora tu in giro?!” alzammo tutte e tre lo sguardo e vedemmo un tipo con l’aria da gorilla arrabbiato che scrutava Rachel in cagnesco.

“Oh, Dave Karofsky giusto?” Quinn lo salutò porgendogli la mano. “Quinn Fabray, piacere”

Lui aggrottò la fronte. “So benissimo chi sei Fabray.”

“Già”

“Non pensavo che voi frequentaste questi posti” disse poi, prima di voltarsi verso Kurt, ancora intento a dedicare serenate al misterioso ragazzo in divisa “Ah, avete accompagnato l’amichetto?” rise.

“No, anche l’amichetta” esclamai io con una nota di amarezza nella voce, facendo un cenno verso Brittany. “Tu, Dave Karofsky, che ci fai qui?”

Lui alzò le sopracciglia e mi guardò in modo aggressivo “Tu chi diavolo sei eh?! Da dove sei uscita?! Non parlarmi così sai, non permetterti di parlarmi così!”

“Perché se no? Picchieresti una donna?” lo sfidai io. Lui fece una smorfia e sciolse i pugni che aveva serrato.

Cominciò a guardarsi attorno, cercando di evitarci “Sentite, io non ne so nulla di Sebastian, okay?! È apparso anche a me, mi ha fatto quasi morire di infarto, ma non mi ha detto nulla e io non so niente. Non ho mai saputo niente di lui, è sempre stato un tipo riservato...” vide l’espressione ironica di Quinn “Okay, forse riservato non è la definizione migliore, ma… capite quello che intendo”

“Che tu sappia, aveva qualche legame particolare con Sandy Ryerson?”

Dave rivolse a Rachel, che aveva posto la domanda, un’occhiata perplessa. “Sebastian? Ti sembra il tipo? Si divertiva a prenderlo in giro, nulla di più. Non penso che gli abbia mai detto in faccia qualcosa che non fosse una presa in giro sprezzante”

“Quindi non hai idea di come mai sia ancora tra noi?”

Karofsky scosse la testa “Non voglio neanche saperlo” detto questo, senza salutare, ci superò e se ne andò in mezzo alla folla.

“E ora?” non sapevo che cosa dire a quel punto, rassegnata al fatto che fossimo andati fino a lì per niente. Oh, a parte che per trovare la ragazza a Brittany ovviamente.

“Ehi Santana!”

“Che c’è?” abbaiai io, rendendomi conto mentre mi voltavo, che la persona che mi aveva chiamato era proprio la barista.

“Conoscete Karofsky?”

“Perché?”

“No niente, ha lavorato qui un paio di mesi un po’ di tempo fa, ma poi è stato licenziato. Pare che April l’abbia trovato dentro il locale oltre l’orario di chiusura, ma io non so niente.” affermò lei, sorridendomi complice, e io mi chiesi come il suo modo di fare potesse essersi trasformato. Era diventata gentile e affabile anche con me. Stupita la ringraziai dell’informazione e mi chiesi come mai avesse voluto riferirmela. “Perché mi dici questo? E perché non sei con Brittany?”

“Non so, ma ho pensato che vi sarebbe interessato. Perché è in bagno, comunque ora ve la lascio, ha detto che voleva tornare dalle sue amiche” detto questo, sempre sorridendo, mi allungò due bicchieri e mi concluse “Uno dallo a Britt, offre la casa” e con una strizzata d’occhio si allontanò. Rimasi lì a fissare perplessa tra lei e i bicchieri finché non vidi Brittany ricadere pesantemente sullo sgabello su cui prima sedeva Quinn, che lei l’aveva liberato per andare con Rachel a parlare con April, la proprietaria bionda, che in quel momento probabilmente sarebbe stata in grado a malapena di dire il proprio nome, visto la quantità di alcool che aveva ingerito.

“Ehi San, scusa per prima”

“Figurati, non lo sapevo, se l’avessi saputo non…-”

Lei mi interruppe “No, tranquilla davvero, siamo uscite tra noi, non vi avrei dovute lasciare sole” poi si interruppe e fissò i bicchieri “Li hai presi per noi questi?”

“Ehm… li ha offerti lei… però sì, sono nostri”

“Ah, ottimo” mi sorrise dolcemente, e io finalmente mi sentii contenta di parlare con lei, dopo averla osservata per un’ora conversare con un’altra.

Fu più o meno in quel momento che cominciai a domandarmi perché pensassi quelle cose, come se io avessi avuto il benché minimo diritto di arrabbiarmi per quello, o in che senso definissi la barista “un’altra”. Un’altra rispetto a chi? A noi ragazze? A me?

Guardai le sue labbra avvolgere la cannuccia e sorseggiare il cocktail e improvvisamente cominciai a sentire caldo. “Ehi Britt, ti va di uscire? Ho tipo caldo” le proposi, non volendo lasciarla sola per nessuna ragione al mondo. Lei mi rivolse un’occhiata, poi si alzò annuendo “Okay, andiamo” mi sorrise. Io mi levai dallo sgabello e aprii la strada tra le persone, seguita a ruota da lei. Alle mie spalle sentii la voce della barista esclamare un “Buona serata!” ma la ignorai, convinta che non stesse parlando con
noi.

Arrivate fuori mi appoggiai al muro. Non capivo perché da un secondo all’altro il mio modo di vedere la ragazza bionda si fosse trasformato. Le gettai uno sguardo di sfuggita e rabbrividii. Mi era bastato scorgere una sola scintilla di quei lucenti occhi blu per sentirmi arrossire ferocemente.

“Ehm, San… c’è qualche problema?”

Avevo tenuto gli occhi chiusi per cinque minuti, cercando di ricominciare a ragionare in modo normale, ma ormai ero partita per la tangente. Riaprii gli occhi per guardare Brittany in faccia mentre le rispondevo e alla fine per replicare mi limitai a scuotere la testa, incapace di proferire parola.

Lei inclinò la testa da un lato, confusa. “Sicura?”

Io non sapevo cosa risponderle, così mi limitai a annuire, sperando di avere un’aria convincente.

“Se c’è qualche problema per prima, o perché… insomma se ti dà fastidio qualcosa basta che lo dici, mi dispiace, io…” cominciò a blaterare parole che neanche mi interessava sentire. Cercando di frenare l’istinto di abbracciarla, io la interruppi e le risposi “Britt, Britt, è tutto a posto, davvero, stai tranquilla. Sei mia amica, va tutto bene” le sorrisi, e dentro di me sentii il mio stomaco erompere in un’esplosione di farfalle colorate quando lei mi rispose con un adorabile sorriso sereno.

Le presi una mano e intrecciai le dita alle sue mentre la invitavo a rientrare nel locale per raggiungere gli altri.
 

 
Eravamo tutti dentro alla macchina per scambiarci i nostri pareri sulla serata e cercare di capire se avessimo scoperto qualcosa di buono.

Ma April Rhodes non era stata una fonte utile, il nuovo amico di Kurt aveva solo detto che Sebastian era una leggenda alla Dalton, ma non era molto apprezzato per il suo atteggiamento arrogante e a volte perfido – cose che si sapevano già, insomma – e che Dave era stato licenziato perché aveva fatto qualcosa di oscuro dopo l’orario di chiusura nel bar, non sapevamo nient’altro.

Insomma, un buco nell’acqua.

L’ultima nostra speranza era Sandy Ryerson, praticamente. E ammetterete anche voi che riporre le proprie speranze in un folle che si fa chiamare Il Pugnale Rosa non è esattamente ciò che si dice essere messi bene. Anzi, direi che navigavamo in un oceano di domande apparentemente insormontabili.
Io, dal canto mio, ne avevo una in più degli altri, e più o meno era questa: Brittany mi piace solo come amica, vero?

E fu questa, più che le mille domande su Sebastian, quella che mi accompagnò per tutto il tragitto fino a casa di Kurt, che si scusò ma aveva un coprifuoco molto severo quando era in giro con l’auto e non poteva trasgredire. La parcheggiò e avvisò suo padre di essere tornato, poi propose di fare un giro per la città, visto che era ancora
presto.

Beh, presto per i nostri standard di quei giorni si intende.

“Ragazzi, cosa ne pensate?”

“Di cosa?”

“Di tutto quanto! C’è qualcosa che ci sfugge” la frustrazione di Quinn era evidente, quasi quanto la mia mezza sbornia. Barcollavo con le lacrime agli occhi al fianco di Rachel, che mi gettava occhiate preoccupate. Sembrava l’unica a essersi accorta del mio stato alterato, e anche l’unica a essersi accorta che da un certo punto della serata in poi – più o meno quando addirittura la determinata e ottimista Quinn sembrava aver gettato la spugna nella sua ricerca matta e disperatissima di risposte – mi ero attaccata al bicchiere che l’allegra tipa dai capelli blu continuava a riempirmi. Avevo bisogno anche io di risposte, e dovevo cercarle da qualche parte.

Continuavo a domandarmi come fosse possibile che dopo diciassette anni di vita serena e senza scossoni esagerati, mi fossi ritrovata in un paese invisibile, a indagare su un ragazzo fantasma e apparentemente attratta da una ragazza.

Come fosse possibile accorgersi di trovare attraente una ragazza dopo una semplice serata fuori, mentre le altre sere, quando aveva addirittura dormito con me, non mi aveva fatto né caldo né freddo averla accanto.

Era vero, poi?

La mia mente cominciò a ripercorrere tutti i momenti in cui la vicinanza di Brittany mi aveva fatta sentire al sicuro, calda e al mio agio. Ripensai alla sera precedente e al modo in cui mi ero appesa al collo di Brittany come se lei fosse il mio unico appiglio, alla seconda notte trascorsa al cimitero, quando le chiesi di dormire con me… al modo in cui la sua presenza mi faceva sentire.

Non me ne accorsi neanche quando cominciai a piangere come una pazza isterica in mezzo alla strada deserta, appendendomi alla spalla di Rachel e mormorando parole a caso.

Poi sentii un paio di braccia stringermi forte, il calore di qualcuno avvolgermi, e una voce gentile – la Sua – mormorarmi qualcosa all’orecchio. Non capii, ma lasciai che mi accompagnasse dove desiderava, qualsiasi luogo fosse.
 

"Fermati Brittany!" strillò Quinn. La sua voce arrivò con la forza di un proiettile nelle mie stanche orecchie e mi voltai anche io, gli occhi gonfi e i capelli spettinati. Ero sicura di sembrare una strega raccapricciante.

"Scusa, perché Quinn?" Brittany sembrava aggressiva.

"Perché dobbiamo ragionare su cosa fare!"

A quel punto riacquisii le forze e risposi io al nostro grande capo. "Te lo dico io cosa faremo! Andremo a cercare Sandy Ryerson, cercheremo di capire se nelle sue farneticazioni ci siano cose sensate e di scoprire dove ha trovato i denti! Poi partiremo da lì! Secondo me non li ha presi Sebastian quei benedetti denti, se è morto! Se li ha presi lui significa che non è morto, e che si nasconde da qualche parte. E se si nasconde da qualche parte, trovando i denti potremmo trovare il suo nascondiglio, o almeno qualcosa di interessante!" Mi stupii della mia razionalità.
Dopo di che mi divincolai dalla presa di Brittany e mi avventurai stancamente, barcollando, verso il cimitero, nonostante sentissi gli sguardi perplessi dei miei amici che mi seguivano da lontano.

 

Capitolo un po' più corto! Ho avuto meno tempo e qualche problema con la chiavetta su cui tengo i file, mi si sono cancellati da soli - ebbene sì - quindi ho dovuto rifarli e non ero particolarmente ispirata. Ho miseramente fallito, ma va bene comunque, riparerò allo schifo di questo capitolo col prossimo. u.u :')
   
 
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