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Autore: reidina    07/10/2008    6 recensioni
Ciao a tutti! Ecco un 'altra fic, e siccome ormai avete capito che le mie sono tutte su Reid non lo ripeto....
Un segreto....
Un vecchio collega torna dal passato ad aiutare Reid.
Genere: Triste, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jason Gideon, Spencer Reid
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Per poco non gli cadeva il cellulare dalla mano. Sentire la voce di Gideon dopo quasi 2 anni doveva essere stato difficile per lui. Figuriamoci quanto lo sarà per Reid.

“Jason….sono Hotch.”

“…sono qui.”

“Ti ho chiamato….perchè c’è un problema. Un membro della squadra si è sentito male, ha avuto un allucinazione. E sai che è un sintomo di cancro al cervello.”

Gideon sussurrò con un filo di voce, come se sapesse già la risposta:

“….Chi?...”

Hotch afferrò uno di quei secondi disponibili per respirare, come se pronunciare quel nome fosse un peso sullo stomaco.

“Reid.”

Gideon riattaccò molto piano, doveva tornare, Spencer….chissà come era cambiato.

Vedere tutte quelle facce di nuovo…e come lo avrebbero accolto? Sicuramente Spencer si sarebbe arrabbiato…

“Respiro regolare. Polso 90 su 120.”

Un dottore continuava a parlare nella testa di Reid, quasi lo facesse apposta. Credeva che fosse non cosciente.

Durante il trasporto aveva avuto un attacco cardiaco, non temporaneamente spiegabile.

Morgan seguiva a passo veloce il lettino con il suo collega disteso sopra. Aveva un tubo in gola, per respirare, e un infermiera prontamente piggiava piano il palloncino per l’aria.

Dov’era Hotch?

Vide qualcuno che si avvicinava a passo veloce, e le riconobbe : Prentiss, JJ e Garcia.

“Ha avuto un attacco cardiaco? Sta bene adesso vero?” Chiese JJ preoccupata.

“Perché Hotch ha spento la connessione in aereo? Era Reid, vero? Ha urlato lui?”

Prentiss strinse a sé Garcia, che era agitata e spaventata, non si era mai trovata in una sala d’aspetto se non quando gli avevano sparato.

Morgan non era meno agitato: non poteva rispondere a tutte quelle domande, anche perché erano le stesse che si poneva da quando aveva rianimato il suo collega.

Era arrivato.

Non era cambiato poi così tanto quel luogo, e l’ospedale era lo stesso dove avevano ricoverato Elle.

Ma adesso in gioco c’era Reid.

Avanzò timoroso, verso i suoi vecchi colleghi.

JJ e Prentiss stavano sedute una accanto all’altra, e si tranquillizzavano a vicenda.

Morgan era più nervoso che mai e Garcia tentava di farlo sedere.

Quando il più agguerrito di tutti scorse il viso non invecchiato di Gideon, si fermò di colpo, dando un colpetto sulla spalla a Penelope, che sussultò appena.

Morgan gli andò in contro, non sapendo esattamente cosa fare.

“…Gideon.”

Tese la mano, e Jason la accettò al volo, come se fosse un offerta a perdonare quell’abbandono, più che altro per Reid.

Garcia si avvicinò, ma rispose con un sorriso timido di benvenuto, non sapendo cosa dire.

Prentiss e JJ, appena videro che il profiler aveva incrociato il loro sguardo, annuirono e sorrisero, nessuno era dispiaciuto per la sua scomparsa.

Ma tutti sapevano che esisteva un settimo, nella squadra, che avrebbe sofferto molto

“Ah, Hotch, devi dirti una cosa…” Aggiunse sottovoce Gideon, come se quello che doveva dire faceva male all’anima.

I due si allontanarono per un secondo.

“Se è per Reid, lo so che…”

“no. Aspetta.”

Gideon si avvicinò e sussurrò qualcosa….

Hotch sgranò gli occhi, e per poco non cacciò un urlo. Aprì la bocca, ma non ne uscì nessun suono.

“….Come……perché non gli’e lo hai detto? Perché non lo hai detto a nessuno?” Riuscì a balbettare.

“Non potevo…in un modo o nell’altro lo avrebbe scoperto.”

Il silenzio si sarebbe prolungato molto, quei giorni.

E un dubbio percorreva la schiena di tutti i presenti.

Gideon sarebbe rimasto?

Ad un certo punto un uomo uscì dalla camera e guardò in direzione dei presenti:

“Siete la famiglia?”

Gideon abbassò il capo.

“No. Siamo colleghi.” Interruppe Morgan, avanzando.

“Allora, adesso è cosciente, ed il taglio alla testa era abbastanza superficiale, faremo diversi esami per stabilire la causa dello svenimento e delle allucinazione, compreso…il test per il cancro al cervello. Ma per ora non dovete preoccuparvi, anzi, potete andare a parlargli.”

Gideon si rivolse a tutti i presenti.

“Meglio se andate prima voi a…prepararlo.”

JJ annuì timidamente, non vedeva l’ora di vedere il suo amico.

Hotch entrò seguito da Morgan, JJ, Prentiss e Garcia.

“Ciao!” Salutò cordialmente Reid, come se non fosse successo niente.

“Ehm….stai bene?” Chiese dubitando un po’.

“Mi sento molto meglio. Il dottore mi ha spiegato cos’è successo.”

Poi si girò, e sfoderò uno dei suoi meravigliosi sorrisi a morgan.

“Grazie per avermi rianimato!”

Hotch voleva che fosse preparato, ma era difficile dirglielo….era così tranquillo.

JJ avanzò verso il letto e abbracciò forte il ragazzino, chiudendo gli occhi, per poi sorridergli. Ma Reid notò che era un sorriso un po’ dispiaciuto.

“Reid….”

Iniziò Prentiss, poi, incapace di proseguire, diede il comando ad Hotch.

“Si, Reid eravamo molto preoccupati per te. Tutti.”

Reid annuì, non capendo dove finiva il discorso.

“Così…ho pensato che anche Gideon poteva essere preoccupato per te. L’ho chiamato e…Reid, è qui fuori dalla porta.”

Sinceramente non si aspettavano una risposta immediata, ma dopo un minuti di assoluto silenzio Jj decise di fare qualcosa.

“Se vuoi che venga, devi dirlo, se vuoi che se ne vada…”

non finì la frase.

Il viso di Reid la stava facendo inquietare.

Poco prima sembrava che i suoi occhi si stavano allagando, senza lacrime. Non si era mosso da un centimetro dalla postazione in cui stava.

Con un veloce gesto di mano, si staccò la flebo dal braccio ed il catetere venoso, poi velocemente si alzò.

“REID!” Tutti cercarono di fermarlo, ma il danno era stato fatto.

Quando voleva fare qualcosa, il giovane non si tirava mai indietro.

Gideon avendo sentito l’urlo di JJ provenire da dentro, per istinto corse per entrare dentro, ma si ritrovò Reid davanti e la porta che rimaneva mezza aperta dietro.

Gli altri indietreggiarono, per non interferire tra i due.

Ora toccava solo a Reid.

C’era il 50% delle possibilità che si arrabbiasse, il 50% delle possibilità che lo perdonasse.

“Reid…”

Gideon sussurrò il suo nome, come se fosse un richiamo.

Il ragazzo non sapeva controllare le proprie emozioni, la sua espressione cambiava di volta in volta, ma la cosa che preveniva erano le lacrime, incosciente di quante ne stava versando.

Il vecchio avanzò piano nella direzione di Reid.

Ad un certo punto con un gemito il più piccolo lamentò una fitta alla testa e cadde. Gideon sussultò e lo prese al volo. Era ancora cosciente e lo guardava fisso come se stesse cercando di parlare, ma il dolore gli’e lo impediva.

“Mi dispiace…” sussurrò il vecchio, prima di chiamare aiuto quando gli occhi del giovane si chiusero lentamente.

  
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