Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: DianYronwood    28/09/2014    0 recensioni
Prendete parte a una storia che trasuda di avventura e mistero, in cui i principi sono la forza, l'onore, il rispetto, la gloria, la volontà, la libertà... Nessuno farà inginocchiare Astrid, lei è Libera. Ma in costante pericolo, un pericolo di cui non rammenta l'esistenza, ma che la sta seguendo e che cercherà di ucciderla. Perché non si ricorda della sua vera natura? Cosa succederà quando scoprirà che il suo passato è solo un'ammasso di menzogne? Ma sopratutto, cosa farà a coloro che minacciano la sua libertà?
Dal testo: "Non ti devi fidare di me, Astrid." Mi sussurrò all'orecchio, con voce dolce, apprensiva. "Ti stavi lasciando andare. Non devi. Non ora." Disse ancora, preoccupato. "Non fidarti di nessuno. Ti stanno cercando."
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi voltai verso di lui, ero ancora sdraiata sotto di lui a pancia in giù, spossata dal suo cambio d'umore, preoccupata dalle sue affermazioni.

'Gli devo credere?' È il Dio dell'inganno, non avrei dovuto farlo, ma mi fidai, girai lo sguardo per guardarlo e vidi la fronte corrucciata da vera, vera preoccupazione.

Lentamente, senza fare in modo che erroneamente capisse che cercassi di scappare, mi girai e lui si alzò sulle ginocchia per non gravarmi con il suo peso, ma non si spostò, rimase leggermente chinato su di me, per non spaventarmi. Portai le mani sul suo petto e cercai di spingerlo via, ma fece resistenza, poca, quanto bastava per non farsi allontanare.

"Cos'è questa storia?" Chiesi preoccupata.

"E per proteggermi" lo canzonai "non c'è bisogno che tu stia sdraiato su di me."

Detto ciò ridacchiò, ma non accennò a spostarsi, allora io rotolai tra le sue braccia fuori dalle sue grinfie.

Mi sedetti sul letto e con pochi tocchi delle mani sistemai farsetto di cuoio e canzoni di pelle che sempre portavo quando montavo la guardia.

"Questa storia è la tua storia." Mi rispose con voce mielosa, gettandosi sul letto a pancia in su. "Sei in pericolo e più prendi coscienza di te stessa e diventi forte più sarà facile per Loro trovarti."

"Loro chi?" Chiesi confusa e scocciata.

"Ti ho già detto troppo." Ripeté risoluto, in un balzo fu in piedi e si rimise la giacca di principesca fattura. "Se ti accadesse qualcosa, Herrandottir, non saprei come fare."

In un primo momento una fiamma esplose mi nel petto e il cuore prese a correre al suono della sua preoccupazione, poi quell'Herrandottir mi rimbombava nella testa, riportandomi seria mentre lui sfuggiva dalle mie domande.

'Figlia di Herran?' Perché mi aveva chiamato così? Mio padre non si chiamava Herran, ma Böjdr; e poi, chi era questo Herran? Mi pareva che fosse un epiteto di qualche Dio, Semi-dio o Gigante, ma non ricordavo chi fosse. Mi sarei informata a dovere.

Oramai era sera, e uscire era sconveniente oltre che inutile, dunque, con tranquillità, mi misi un abito leggero, che cadeva naturalmente lungo i fianchi fino ai piedi, dai colori chiari e pacati, che si congiungevano sulle spalle e venivano fermati da due spille dorate a forma di foglia, un vestito che quasi sembrava fatto apposta per me.

Con il passo lungo uscii dalla stanza a capelli sciolti, senza armi o vestiti maschili. Quasi irriconoscibile.

Mi diressi lungo la biblioteca, seguendo le luci soffuse delle torce appese alle pareti. Ero ossessionata da Herran. Chi mai poteva essere? E la faccenda che più mi ricordavo di me più ero in pericolo?

Una cosa era chiara: 'Loro' mi stavano cercando, e, a quanto mi diceva Loki, questi 'Loro' erano pericolosi, molto.

Il mio passo scandiva i battiti del cuore e una sensazione d'ansia andò a stringermi il cuore e a togliermi il fiato.

Iniziai quasi a correre, presi la gonna tra le dita e la alzai.

Qualcuno mi stava seguendo.

Un passo pesante, veloce, calibrato.

Mi voltai indietro a guardare chi fosse, ma non vidi nulla, tornai alla mia 'camminata' che più assomigliava ad una fuga, e scappai verso la biblioteca.

In effetti era lì che volevo dirigermi, volevo trovare una buona lettura serale che mi impartisse qualche lezione e magari mi risolvesse l'enigma di Herran, il misterioso Herran.

Quasi mi schiantai contro i portoni della biblioteca e cercai di aprirli in tutta fretta, ma una mano grande e un braccio possente le richiusero vicino alla mia testa, mi girai pronta a difendermi, ma tirai un sospiro di sollievo.

Trassi un sospiro di sollievo quando vidi Thor e tutti suoi muscoli troneggiare sulla mia figura, piccola e sbiadita a suo confronto. Mi sentivo come un insettino debole incastrato nella robusta ragnatela del ragno predatore, con il fiato in gola dalla paura, le grida trattenute insieme alle lacrime accompagnate all'ultimo respiro di vita.

Solo allora mi accorsi di quanto fossi affannata, il petto che si alzava e si abbassava a un ritmo quasi sovrumano, il cuore che correva e scalciava in preda alla furia di quella fuga ingiustificata davanti un ignoto pericolo che si era ritrovato ad essere Thor.

"Astrid?" Mi chiese.

Come? Non mi riconosceva? Forse perché non mi era mai aggirata vestita, ma soprattutto pettinata a quel modo.

"Thor." Affermai invece io, lo sguardo fisso sulla sua giubba, praticamente appiccicata al mio volto. Probabilmente lui fissava le radici dei capelli.

"Astrid!" Era come se mi fossi presentata quando dissi suo nome, e così esclamò lui… ebbro del mio nome? Come era possibile?

"Già, proprio io." Ironizzai, ma poi aggiunsi. "Perché mi hai fermato?"

"Non ti avevo riconosciuta ammise con questo abito… Questi capelli…" Intrecciò una ciocca di questi ultimi tra le dita. "Non sembri tu". Aggiunse.

Io rimasi con la voce strozzati in gola in quel momento si allontanò di poco quanto bastava per guardarmi in viso, senza una via di scampo che potessi usare per svignarmela lungo i corridoi poco illuminati della fortezza.

Mi bastò il suo primo respiro per percepire l'odore aspro e pungente dell'idromele.

'E' ubriaco, ma ancora forte vigile.' Pensai.

Perfetto, un ubriaco, non abbastanza ubriaco per essere sopraffatto in un corpo a corpo, forse avrà sensi offuscati ma non abbastanza. In effetti, per me sarebbe stato abbastanza ubriaco quando con un buon colpo le orecchie sarei riuscita a farlo crollare.

Non addosso a me, possibilmente.

Voi direte: "L'hai già battuto in un corpo a corpo, puoi farlo di nuovo."

Sì, l'ho fatto, ma avevo una spada. Riuscirei a vincerlo a suon di pugni? Penso proprio di no.

"Pensavo fossi un'estranea nella fortezza. Non mi spiego, però, la tua presenza. Cosa ci fai nei corridoi reali?"

'È vero!' Realizzai. Sebbene di giorno il corridoio della biblioteca fosse abbastanza utilizzato da soldati, intellettuali, nobili, e servitù d'ogni genere, era pur sempre nel piano degli alloggi di Frigga, di Odino, di Loki, Thor, degli dei maggiori, e tra questi, c'era anche la mia stanza, a quanto pareva.

Nonostante tutto non conoscevo bene quel piano, non avevo mai avuto le ronde da quelle parti, ma in futuro ci avrei fatto attenzione.

"Adesso vivo qui. Loki mi ha lasciato una stanza deliziosa." Gli spiegai con calma e lui ridacchiò. "Loki, Loki, Loki... Che mascalzone."

A quel punto pensai che avesse preso troppi minuti del mio tempo, e abbassai lentamente la maniglia ferrosa e fredda dietro di me, pronta ad andarmene.

"Sai, quando mi hai puntato una spada alla gola mentre ero sotto di te non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di esserci io, sopra di te."

In un primo momento sbiancai, sentii la pressione finirmi sotto i piedi e il sangue gelarsi nelle vene. Con un impeto di paura aprii la porta e la richiusi in un attimo.

Avvampai con la schiena contro la porta chiusa.

Ridacchiando, mi avvicinai alla candela appoggiata sul tavolo legnoso, la presi, la incastrai sopra un candelabro d'ottone. Accesi altre tre candele e le infilai al loro posto, presi il candelabro e iniziai a sfilare silenziosamente attraverso i corridoi e gli scaffali pieni di tomi unici nel loro genere.

Mi fermai solo al centro dell'immensa stanza, decorata con un arazzo nei colori sgargianti di Yggdrasil, l'albero sui cui rami vi erano tutti nove regni, tre figure delle Norne ai suoi piedi. Mi sentì sminuita da quell'impotenza, a disagio sotto il potere e la sola immagine dell'universo, sognai nella mia mente di poter viaggiare, volare, cavalcare su quei magnifici rami, nodosi, enormi e forti quanto basta per reggere regni interi, e di poter parlare alle Norne per conoscere il futuro, poter toccare con mano il loro immenso potere per cui Odino decise di impiccarsi per giorni a quell'albero così magnifico.

A quel punto mi concentrai sulla ragione per cui ero lì: Herran. Se era un epiteto, era nella lingua antica, perciò era ovvio che non l'avessi riconosciuto subito.

Mi fiondai lungo un corridoio buio alla ricerca di un vocabolario, sfogliai le pagine fino la voce che cercavo.

- Herran: capo delle schiere. -

Trovai solo questo, misi il libro a posto e pensai.

'Il capo delle schiere. Quali schiere?' Riflettei, sedendomi su una panca di legno, feci mente locale sulle schiere e quella che continuamente mi tornava in mente era quella di soldati del Valhalla. Mi alzai e cercai i testi sull'immenso salone che ospitava valorosi guerrieri Midgardiani, rimasi sconfortata dalla quantità di materiale, scaffali su scaffali ricchi di libri grandi e piccoli, cercai quelli attinenti ai comandanti, agli dei che vi risiedevano, ai guerrieri più nobili e coraggiosi.

Mi ritrovai con una pila di libri in braccio, ma il mio sguardo venne immancabilmente attirato da un libretto quasi nascosto, tutto impolverato, nell'angolo in basso.

Titubante appoggiai gli altri libri a terra, come se avessero perso di importanza, e illuminai con la fioca luce delle candele l'ammasso di polvere e vecchie pagine che era l'oggetto della mia attenzione, lo sfilai dalla fila di libri con cautela e lo guardai con cura in tutti i suoi particolari.

Rilegatura era in cuoio scuro, rovinata, sporca, crepata e screpolata.

Sul dorso era scritto con una pittura chiara e leggermente dorata "L'ultima Valchiria."

Lo fissai, incredula come se avessi trovato ciò che cercavo da tempo immemore.

Il mio istinto mi aveva guidata fino a lì.

Lo aprii con deliberata lentezza e trovai solo pagine vuote, con un ringhio di frustrazione lo sfogliai con rabbia. La mia occasione per conoscere il mio passato dimenticato e rinnegato senza il mio consenso, com'era possibile che la fortuna mi stava voltando le spalle proprio in un momento così delicato, avevo bisogno di tutto l'aiuto possibile, e di certo un libro senza pagine scritte non mi era d'aiuto! Quasi iniziai a piangere dall'esasperazione. Tutto quello che conoscevo era una menzogna, probabilmente, non sapevo più chi ero e il fatto di non conoscermi mi stava risucchiando in un vortice di dolore. Mi bloccai appena vidi cosa vi era nel mezzo delle pagine ingiallite.

Si aprì davanti i miei occhi uno spazio rettangolare intagliato tra le pagine, dentro vi era una testa di lupo in argento, con gli occhi vuoti, ma era strana, come se fosse da poggiare su qualcosa, come se fosse una maschera.

Mi chiesi cosa avrebbe dovuto coprire, un così bell'oggetto, delicatamente lo presi in mano e lo osservai con cura sulle mie dita, lo girai il rigirai tra le dita, presa dalla sua forma.

Era di fattura dannatamente perfetta, inciso con trecce celtiche e rune, una forgiatura precisa e lineare di un argento puro e raro.

Un oggetto prezioso che faceva pressione in una parte dimenticata del mio animo, che sentivo incrinarsi e gridare in silenzio alla sua vista.

Perché?

Una lacrima discese lungo la guancia e altri due la seguirono in fretta.

Perché?

Non avevo la minima idea del perché stessi piangendo.

Non ero triste.
Non ero felice.
Non ero niente.

I miei sentimenti scesero a zero e il mio animo sembrò come morto.

Sparito.
Scomparso.
Scappato.


Lo sguardo mi cadde sulla pietra di luna dalla forma alquanto strana che portavo sempre e da sempre al collo.

Forse che i due gioielli fossero complementari?

Le parole di Loki mi rimbombavano nella mente, sì, era possibile che i due gioielli fossero due parti uno.

Ma quella storia era ben strana.

Cosa cercavo?
Cosa centravo?

Beh, cercavo la verità, quella vera, non quella che pensavo di conoscere.

Una miriade di domande s'abbatterono su di me.

Chi era Herran?
Perché Loki pensava che fossi sua figlia?
E la Valchiria di cui parla di quel libro?
Perché era completamente vuoto?

Herran era il capo di un'armata, forse quella di Midgardiani del Valhalla e io sarei sua figlia.

Mi sedetti a terra, tra gli scaffali, a riflettere su tutto ciò che in un attimo mi era caduto addosso.

Se ero la figlia di Herran, non ero quella Valchiria, le Valchirie erano figlie D'Odino, e io non potevo essere figlia di due uomini.

Con questa discendenza si spiegava la mia predisposizione alla guerra, al combattimento e alla strategia.

Ma mio padre?

Non potevo essermi inventata tutto!

Ero certa di ciò che avevo passato quando sono dovuta crescere da sola.

Guardai ancora la testa di lupo nella mia mano, persa e al contempo presa da quel monile.

Tutt'un tratto notai cosa c'era sotto il gioiello, appoggiata alle pagine, nel buchetto nascosto intagliato nel libro, vi era la busta di una lettera, dalla carta ruvida colore crema chiaro.

La tirai fuori e la rigirai tra le mani.

- Astrid. -

Una grafia chiara e coincisa citava il mio nome sul retro della lettera.

Un forte stato d'ansia mi pervase e il respiro riprese ad accelerare, non trovai la forza di aprirla e la riposi accanto a me, a terra.

L'ultima pagina del libro era scritta con una frase grande, nera e marcata:

"Ricordati chi sei, perché se perdi te stessa, il coraggio presto verrà a mancare, quindi sii forte in questa notte, e ricordati chi sei..."

Un rumore mi destò dalla ricerca, c'era qualcuno.

'Non devi fidarti di nessuno.' Risentii la voce di Loki e velocemente infilai prima la busta e poi il gioiello di metallo nello spazio intagliato nel libro e lo chiusi appena in tempo prima di vedermi apparire l'ultima persona che sarebbe dovuta essere lì.
  NdA: Eccomi con il secondo capitolo di questa storia, spero che prenda e che piaccia, ricordatevi di recensire! Il vestito di Astrid a cui pensavo è questo, senza cintura:
Image and video hosting by TinyPic
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: DianYronwood