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Autore: The Writer Of The Stars    28/09/2014    4 recensioni
Questa è una storia come tante. é una storia che parla di adolescenti,come se ne conoscono tanti. Loro però sono solo un po' più sfortunati. Ma questo non significhi che non abbiano voglia di vivere al meglio. Comincia tutto così. In un aula canto di un liceo come tanti, dove un gruppo di ragazzi si incontrano, si conoscono e capiscono di avere in comune molto più di ciò che pensano. Sarà un professore un po' fuori dal comune a spingere i ragazzi a vivere la loro vita al meglio, a non farsi sconfiggere dalle avversità, ad unirli sotto un'unica passione. La musica. Bulma è cresciuta da sola, con una madre che non la vuole e non l'ha mai voluta.Vegeta è stato abbandonato dalla madre e non ha più tracce del padre. Goku vive in un orfanotrofio e Chichi vive in precarie condizioni economiche con suo padre. Sarà la forza dell'amore, dell'amicizia e la voglia di farsi valere che spingerà un gruppo di sfigati canterini a mostrare il loro vero valore. E a farli diventare qualcuno.
Questa è la mia prima long, ambientata in un universo alternativo. Spero che vi piaccia e conto di aggiornare regolarmente. Buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il viaggio di ritorno fu relativamente tranquillo. Dico relativamente, perché in realtà non stemmo fermi un secondo. Eccitati ed entusiasti per la vittoria, non chiudemmo mai la bocca per tutto il viaggio. Chiacchieravamo, cantavamo, improvvisavamo qualche pezzo con la chitarra che Goku aveva portato con se. Insomma, eravamo felici. Io mi ero seduta vicino a Vegeta, ancora incredula per ciò che era accaduto. Ci eravamo baciati, di fronte a più di mille persone, nel teatro più importante della Regione. Avevamo vinto le Regionali. E ci eravamo messi insieme. Cioè, almeno credevo. Ma dopo quello che ci eravamo detti, e quel bacio, mi sembra che la risposta alla domanda: “Siete fidanzati?” sia solo ed unicamente si. Sapevo che sarebbe stato un po’ complicato. Vegeta non era tipo da esternare apertamente i suoi sentimenti, questo lo sapevo. Era stato infatti incredibile che proprio lui mi avesse baciata di fronte a tutti, vuoi per istinto o dopo averci riflettuto. Ma di una cosa ero certa: io lo amavo. E anche lui amava me. Non me lo aveva detto, ma lo avevo capito dai suoi piccoli, grandi gesti. Quel bacio, ad esempio. O la faccia infastidita nel vedere me e Yamcha ballare insieme. Ma anche quella sua timida ma meravigliosa dichiarazione, avvenuta ormai qualche ora prima. Stavamo insieme, quindi. E mai mi ero sentita più felice.
“Dai, andiamo.” Volsi la testa verso colui che aveva parlato. “Come, Vegeta?” chiesi confusa. Eravamo appena arrivati di fronte alla scuola, dopo quasi tre ore di viaggio in autobus. Erano già le undici di sera, e tutti quanti stavano cominciando ad avviarsi verso la propria casa, chi con il proprio motorino, chi a piedi. Io ero una di quelli che avrebbe dovuto camminare per arrivare a casa, e lo stesso per Vegeta. “Ti accompagno a casa, andiamo.” Ripeté lui, fingendosi indifferente. Sgranai gli occhi. “Tranquillo, non è necessario, non preoccuparti.” Dissi, anche se in cuor mio avevo sperato in una sua richiesta del genere. L’idea di dover tornare a casa di notte, da sola e per di più in quella zona in cui abitavo, non mi andava proprio a genio. “Dove hai intenzione di andare da sola, a quest’ora? Forza, muoviti.” Rispose lui, girandosi di spalle e iniziando a camminare. Sorrisi dolcemente, avvicinandomi a lui. Si preoccupava per me. Camminammo per un bel tratto di strada, senza parlare. Sembravamo quasi spaventati all’idea di parlare, di dire qualcosa. Eppure ora che avevamo confessato ognuno i propri sentimenti all’altro sarebbe dovuto essere tutto più semplice, maledizione! Lanciai per un attimo un’occhiata alla mano di Vegeta, infilata come sempre in una delle tasche laterali dei suoi Jeans. Quanto mi sarebbe piaciuta prendergliela e stringerla, come fanno sempre le coppiette …  Ma Vegeta non era tipo da smancerie di questo tipo, lo sapevo, perciò rinunciare all’idea sarebbe stata la cosa migliore. Eppure, sono sempre io, Bulma Brief, testarda come un mulo e determinata come nessun altro. Tentar non nuoce … “Vegeta?” lo chiamai flebilmente. Lui alzò lo sguardo, incrociando i miei occhi azzurri, colmi di speranza. “Che c’è?” chiese tranquillo. Arrossii leggermente nel vedere le sue labbra sottili, al pensiero che solo qualche ora prima erano unite alle mie, in bacio che sembrava non avere mai fine. “T – ti dispiace se ti prendo per mano?” farfugliai imbarazzata. La sua espressione mutò da indifferente a sorpresa e infastidita. “Stai scherzando, vero? Se pensi che sia il tipo di ragazzo da paroline dolci e gesti smielati, mi dispiace ma hai sbagliato persona per una tale richiesta.” Sbottò leggermente irritato. Abbassai lo sguardo delusa. Ci avrei scommesso. Continuammo a camminare, io con la testa bassa e rivolta all’asfalto consumato della strada deserta.  Lui non parlava, non accennava a nessun movimento, se non all’atto di camminare. Ad un tratto, quando ormai la speranza era andata perduta, sentii la mia mano a contatto con un’altra. Sgranai gli occhi, puntandoli sulla mia mano. Incredibilmente, la mia manina bianco latte era stretta a quella forte di Vegeta. Alzai lo sguardo confusa, cercando il suo volto. Lui aveva la testa rivolta da tutt’altra parte, gli occhi bassi e le gote infiammate. Faceva sempre così, quando era in imbarazzo. “M –ma …” “Volevi tenermi per mano o no? Ecco, ora ti conviene accontentarti!” sbottò imbarazzato senza guardarmi in faccia. Sorrisi dolcemente. Evidentemente aveva percepito la mia delusione al suo rifiuto, e aveva pensato di rimediare, non essendoci esseri viventi in giro. “Grazie!” esultai, schioccandogli un bacio sulla guancia. Lui arrossì se possibile maggiormente, borbottando qualcosa del tipo: “Ma vedi di non farci l’abitudine …” o simili. Camminammo così, le mani intrecciate in una timida stretta, il segno indiscusso della nostra relazione. Finalmente. Quando arrivammo all’interno della Est Avenue, Vegeta istintivamente mi strinse maggiormente la mano. Vederlo così preoccupato per me mi faceva venir voglia di abbracciarlo e ricoprirlo di baci. E lo avrei fatto, se solo non ci fossimo trovati proprio di fronte ad una violenta rissa tra bande di delinquenti. Vegeta corrugò lo sguardo leggermente allarmato, stringendo ancora il mio fragile arto.”Tranquillo, possiamo passare di qua.” Dissi rassicurandolo, avendo notato l’ombra della preoccupazione sul suo viso. Lui annuii, e insieme imboccammo una stradina secondaria, raggirando il gruppo di ragazzi che si stavano letteralmente uccidendo. Intervenire sarebbe stato inutile, si sarebbe solo rischiata la vita senza risolvere nulla. Nemmeno la polizia aveva il coraggio di avventurarsi per i vicoli bui della Est Avenue, tanta era la loro pericolosità. “Come fai?” mi chiese ad un tratto lui, dopo esserci allontanati dal gruppo di malviventi. “A fare cosa?” chiesi confusa. “A vivere qui …” disse lui, guardandosi attorno. Probabilmente avrebbe voluto chiedermi la stessa cosa già tempo prima, quando mi aveva riaccompagnato a casa dopo le Provinciali, ma non ne aveva avuto forse il coraggio. Alzai le spalle indifferente. “Se nasci e vivi qui da sempre, prima o poi ti abitui.” Disse tranquillamente. Era vero: ormai ero davvero abituata a tutto quello squallore, a quella delinquenza che regnava sovrana all’interno del quartiere. Poche erano le persone che si salvavano lì, ed io ero una tra queste. Lui non rispose, continuando a camminare. “Ehm, Vegeta siamo arrivati.” Balbettai una volta di fronte il vecchio portone del condominio. Lui mi guardò, annuendo leggermente. A malincuore, sciolsi la presa con la sua mano, disincastrando le nostre dita intrecciate. “Grazie.” Dissi, prima di avvicinarmi a lui timorosa. Volevo baciarlo, accidenti se lo volevo, ma non sapevo come l’avrebbe presa lui, se fosse stato d’accordo. Non ebbi bisogno però di altri monologhi mentali, poiché in un attimo le labbra di Vegeta si avventarono sulle mie. Mi baciò delicatamente, staccandosi poi con lentezza. “Buonanotte.” Mi sussurrò a fior di labbra, staccandosi poi e incamminandosi via. “Buonanotte, Vegeta.” Risposi flebilmente, ancora in stato di confusione per il meraviglioso bacio ricevuto.
“Sono a casa e sono vivo. Contenta?” non appena lessi quel messaggio, sdraiata sul mio letto e già sotto le coperte, un sorriso mi increspò le labbra rosee. Come aveva fatto a capire che avevo intenzione di scrivergli se fosse già arrivato a casa, chi lo sa … “Chi ti dice che volessi accertarmi che non ti avessero fatto fuori sulla strada del ritorno?” scrissi velocemente, in risposta al suo SMS. Dopo qualche minuto, arrivò la sua risposta. “Ma per favore, ormai sei diventata prevedibile! E poi sbaglio, o avevi detto di amarmi?” sgranai gli occhi, arrossendo. Inutile, quel ragazzo mi avrebbe fatta impazzire. “Veggie caro, certo che sei perspicace! Allora scusami se mi preoccupo per il mio fidanzato, ti prometto che non accadrà più, puoi stare tranquillo!”  scrissi azzardando. Al posto di un messaggio però, il telefono iniziò a vibrare, segnalando una chiamata. Sorrisi, accettando la chiamata  portandomi il cellulare all’orecchio, pronta a sentire quale imperioso monologo avrebbe snocciolato in quel momento. “Prima di tutto, chi diavolo sarebbe Veggie? Solo a te può venire in mente un nomignolo del genere, e non azzardarti ad utilizzarlo nuovamente!” risi leggermente, rispondendo poi. “D’accordo, scusami … Veggie!” Lui ringhiò dall’altra parte del telefono, suscitando un’altra risatina da parte mia. Inutile, stuzzicarlo sarebbe sempre stato il mio passatempo preferito. “Insisti?!” sbottò lui. Cercai di placare le mie risa, riprendendo poi: “Va bene, scusami. E comunque non preoccuparti, non mi preoccuperò più per te, mio caro.” Lui sogghignò. “Ti ho forse detto che la cosa mi dispiace?” disse con voce terribilmente roca. Un brivido percosse tutta la mia schiena, e ringraziai il cielo mille volte per non trovarmi di fronte a quello scorbutico, dato che probabilmente gli sarei saltata addosso. “No, non mi pare …” risposi leggermente maliziosa, dopo aver riacquistato un minimo di autocontrollo. “Bene, iniziamo a capirci.” Disse lui, con quella voce ancora maledettamente sexy. “Comunque ti consiglio di andare a dormire, già mi hai trovato quel soprannome assurdo, non oso immaginare cosa potrebbe accadere se ti lasciassi delirare ulteriormente.” Continuò poi. Sorrisi leggermente, concordando con lui. “D’accordo, allora buona notte … Veggie!” mi sarei aspettata un’onta irrefrenabile di insulti da parte sua, invece disse solamente una cosa che mi spiazzò. “Preferisco la buona notte di prima …” disse con voce suadente, riferendosi al bacio di poco prima. Avvampai, sentendolo poi ribattere dall’altra parte del telefono. “E comunque smettila con questo Veggie!” Dopo aver chiuso la chiamata,quella sera mi addormentai con un sorriso ebete stampato in viso e con gli occhi a forma di cuoricino. Ah, tutta colpa dell’amore …

Nota autrice:
Good evening everybody! Eccomi qua, tornata con il nuovo capitolo della long! Chiedo venia se non sono riuscita ad aggiornare prima, ma tra lo studio e le attività varie non ho avuto il tempo di accendere il computer e di scrivere il capitolo. Come avete notato, questo è un capitolo abbastanza irrilevante, ma ora che i due protagonisti si sono finalmente messi insieme, mi sembra giusto dare loro un po’ di spazio per momenti intimi … spero che nonostante la sua esigua lunghezza questo capitolo vi sia piaciuto, e spero di ricevere qualche vostra recensione! ;) fatemi sapere che ne pensate! Grazie in anticipo e al prossimo capitolo!
Buonanotte
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