Prologo
PRIMA:
Albuquerque, New Mexico.
Non c’ero mai stata. E
dire che ho
vissuto in tanti posti.
Perché? Semplice: la
Compagnia
ordina e mamma obbedisce.
Ormai dovrei esserci
abituata, ma
non è sempre facile trasferirsi in continuazione. Nessuna città da
chiamare
davvero “casa”, nessun vero amico, e nessun fidanzato…
Vorrei
cercare di trovarmi bene qui, sempre che mamma mantenga la promessa di
restare
qui finché non mi diplomo.
Chissà?
Magari riuscirò a farmi dei veri amici e, cosa che sogno da molto
ormai,
partecipare al ballo della scuola.
DOPO:
Ed
io che pensavo che questa volta sarebbe stato diverso…
Beh,
in effetti, in un certo senso lo è stato… ma se per diverso s’intende
conoscere
la persona più sgradevole sulla faccia della Terra, allora preferivo
rimanere
nella mia abitudinaria normalità.
Questa
situazione è insostenibile, non so se riuscirò ad andare avanti così.
Lo
odio! L’ho detto finalmente. Io odio Troy Bolton!!
Eppure
io… No! Questo non riuscirò mai ad
ammetterlo, neanche a me stessa!
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Capitolo 1: Sempre la solita
storia... o no?
Era il mio primo giorno
di scuola,
anzi, il mio decimo primo giorno di scuola. Dovrei aver battuto un
record.
Nonostante tutto ero
molto
agitata. Non sono mai riuscita a socializzare molto con i compagni,
speravo che
quella volta fosse diverso…
La
scuola era immensa. Sulla facciata spiccava
una scritta rossa: “East High School”.
Entrai e cercai di
orientarmi
utilizzando le istruzioni scritte sul foglio di carta ricevuto dal
preside.
Nel frattempo mi
guardavo attorno.
Sembrava una scuola come tante altre.
C’erano persone di
tutti i tipi:
alte, basse, magre, grasse e… “Ahi!”… sbadate come me.
“Scusa, stavo pensando
e non
vedevo dove andavo”, dissi alla persona contro la quale ero andata a
sbattere
facendo cadere il foglio che tenevo in mano.
Era un ragazzo. Lui
s’inginocchiò
e raccolse il foglio che poi mi porse.
Quando tirò su la
testa, riuscii a
vederlo bene in faccia.
Due occhi blu e un
sorriso
smagliante si stagliarono davanti a me.
“Sei nuova? Non ti ho
mai visto”.
“Sì, mi sono trasferita
da poco”.
“Dove devi andare?”
“Eh?”
“La tua classe, qual è?”
“Ah! La 112”, risposi.
“Bene, ci sto andando
anch’io,
vieni”.
Ci incamminammo per un
corridoio
ormai vuoto, poiché la campanella era già suonata da qualche minuto.
“Siamo arrivati. Ci si
vede”.
Eravamo davanti alla
porta
dell’aula 112. Lui entrò ed io rimasi lì impalata.
Presi un respiro
profondo e varcai
la soglia, dopodiché, solita storia... presentazione, assegnazione del
posto
(per fortuna in fondo vicino alla finestra) e sguardi indiscreti o meno
da
parte di tutti.
La lezione cominciò, e
la Signora
Darbus, l’insegnante di teatro, iniziò a parlare di Shakespeare.
Senza farmi notare
studiai
attentamente i miei nuovi compagni di classe. Dopo circa due secondi
già mi ero
fatta un quadro completo della situazione: tutti annoiati e con una
gran voglia
di dormire.
A un certo punto, lo
vidi, il
ragazzo che avevo urtato nel corridoio. Era seduto in prima fila,
vicino alla
porta. Neanche lui sembrava molto interessato alla lezione.
Una volta finita l’ora,
mi recai
di nuovo nel corridoio.
Guardai il foglio. Aula
207,
matematica.
“Stai andando dalla
parte
sbagliata”.
Mi girai e vedi una
ragazza dalla
pelle scura che sbirciava da sopra la mia spalla.
“Vieni, ho anch’io
matematica
adesso. Comunque, ho visto che parlavi con Bolton prima”.
“Chi?”.
“Quel ragazzo col quale
sei
entrata stamattina”.
“Ah! Sì, mi ha aiutata…”
“Stagli alla larga”,
sentenziò la
ragazza con un tono vacuo e risoluto allo stesso tempo.
“Perché?”, ero confusa.
“Quello è Troy Bolton,
il capitano
della squadra di basket, nonché re indiscusso della scuola. Tutte gli
muoiono
dietro e i ragazzi lo seguono come cagnolini.
Pensa solo a se stesso
e
all’immagine che da di sé. Le uniche cose che gli interessano sono
basket,
basket, e basket, in quest’ordine. Ah, dimenticavo! E ha un debole per
le
cheerleader… ne cambia una a settimana.
Comunque io sono Taylor
Mckessie,
piacere di conoscerti”.
Mi sentivo un po’
stordita dal suo
fiume di parole.
“P- piacere, Gabriella
Montez”.
Ormai eravamo entrate
in classe.
Ci sedemmo vicine.
Altro giro di
presentazioni e la
lezione ebbe inizio.
Ripensai a ciò che mi
aveva detto
Taylor. Dalla descrizione che mi aveva fatto, quel Troy non sembrava un
tipo
molto raccomandabile.
Eppure prima mi era
sembrato così
carino…
Le due ore di
matematica passarono
molto lentamente. Mi piaceva quella materia, ma per due ore di fila
avrebbe
fatto impazzire chiunque.
Finalmente l’ora di
pranzo.
In mensa sedetti
assieme a Taylor
e ad altre ragazze: Kelsi Nielsen e Martha Cox.
La mia attenzione fu
catturata da
un gruppo di persone attorno ad un altro tavolo.
Vestivano tutti di
rosso e bianco
e parlavano a voce un po’ troppo alta.
Le ragazze notarono la
mia
espressione incuriosita e sorrisero.
“Il tavolo delle
ragazze pompon e
della squadra di basket, facci l’abitudine, è sempre così”, mi disse
Kelsi in
un tono che sembrava molto rassegnato.
Osservai tutti con
attenzione.
C’era una decina di
ragazzi in
tuta che facevano roteare dei palloni sulle dita o che facevano finte e
passaggi con i compagni.
Attorno a loro alcune
ragazze
dalle sgargianti uniformi rosse chiacchieravano rumorosamente cercando
di
attirare l’attenzione dei ragazzi.
Una coppia fra tutte
catturò la
mia attenzione. Troy Bolton e una bionda con un corpo da favola.
Lei stava seduta sulle
sue
ginocchia, e lui faceva finta di ascoltarla poco convinto e annoiato.
La scena era quasi
comica, mi
scappava da ridere.
“E’ la prescelta di
questa
settimana”, m’informò Taylor seguendo la direzione del mio sguardo. “E’
Sharpay
Evans, la capo cheerleader. Stanno insieme da una decina di giorni, un
vero
record”.
“Ma quale record? “Lui
non la mollerebbe mai, perderebbe troppo. La Evans è ricca e il padre
ha
agganci per il college e per la borsa di studio per il basket”,
intervenne
Martha.
Dopo pranzo tornammo
tutti in
classe e, dopo altre ore di noiosissime lezioni, finalmente tornai a
casa.
Come primo giorno di
scuola era
stato abbastanza interessante.
Avevo conosciuto delle
nuove
potenziali amiche e mi ero fatta un’idea generale dell’aria che si
respirava a
scuola.
Chissà cos’aveva ancora
da
offrirmi l’East High…
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Prologo
e primo capitolo di questa storia. Questa è una storia che ho in mente
già da
un po’.
Forse
è un po’ noioso, ma ho voluto spiegare un po’ in generale la vicenda,
ma
succederanno tante cose in seguito.
Ditemi
se vi piace, così so se andare avanti oppure no…
Alla
prossima!!!^^
Nella prossima
puntata:
Troy
mi parlò sorridendo.
Da
quando l’avevo visto il primo giorno, o meglio, l’avevo travolto,
osservavo
tutte le sue mosse. Volevo proprio vedere se Taylor avesse ragione o
stesse
ingigantendo tutto.
Angel_R