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Autore: SusanTheGentle    30/09/2014    6 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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IN FONDO LA MAPPA DI NARNIA


26. Ricordi di noi due
 
La luce di un milione di stelle
In questa bellissima notte
Questa non è una notte per morire…


 
Il sarto prese il metro e lo srotolò, avvicinandosi al suo padrone per prendere le misure di un nuovo abito da cerimonia.
“Allargate le braccia, per favore”
Rabadash eseguì e l’altro iniziò a girargli in torno, borbottando tra sé.
“Dovrò fare un paio di modifiche, ma sarà pronto per la data stabilita”.
Rabadash scese dalla pedana sulla quale era stato fatto salire, osservando la propria immagine nello specchio.
“Se mi permettete un suggerimento” continuò il sarto, “ci aggiungerei un bel mantello rosso scarlatto, per evidenziare la regalità di Vostra Altezza Serenissima”
“Mi fido del vostro senso estetico” commentò il principe in tono svogliato.
“Il mio Re – scusate, Principe – è davvero gentile ad accettare il mio consiglio”
Rabadash fece un sorrisetto. “Non ancora Re. Non ancora”
“Non vorrei essere scortese, Altezza, ma oramai vostro padre è molto in là con gli anni, e…”
“Mi auguro che mio padre campi ancora un decennio, almeno. Siamo da sempre una razza molto longeva. Non mi stupirei se superasse il centesimo compleanno”
“Certo, ce lo auguriamo tutti, Altezza. Il fatto è che siete l’unico figlio maschio del nostro Imperatore – che egli possa vivere in eterno – e tutto il popolo nutre grandi aspettative per voi”
Rabadash si aggiustò i polsini della veste nera, sorridendo compiaciuto.
“Il mio regno, se Tash lo vorrà, sarà ancora più prospero di quello di mio padre. Ho grandi progetti per Calormen…e per Narnia”
Mancava ancora qualche anno al giorno in cui avrebbe cambiato il suo nome da Rabadash XVIII a Tisroc XXXIII.
Lui e Jadis avrebbero regnato su entrambe quelle terre, Calormen e Narnia, unificandole, creando così il più grande impero che si fosse mai visto nella storia dei Mondi: la Strega insieme a Rilian, e lui insieme a Myra.
La veste che portava ora, era stata confezionata proprio per andare ad incontrare la principessina. Lo avrebbe indossato alla Festa d’Autunno, quando, finalmente, la Strega Bianca – alias Signora dalla Veste Verde – li avrebbe dichiarati legittimamente fidanzati.
Rabadash era molto ansioso d’incontrare la figlia di Susan: a detta di Jadis, la bambina era ancora immatura, anche di aspetto, ma tra un paio d’anni avrebbe iniziato a fiorire e, forse, le nozze si sarebbero potute anche anticipare…
Ovviamente, tutto stava anche a come avrebbe reagito Myra.
La Strega sosteneva che la principessa non sembrava per nulla reticente al pensiero di un fidanzamento, e se fossero riusciti a farle mantenere quell’ atteggiamento remissivo, c’erano davvero buone probabilità di poterla condurre a Calormen quanto prima.
Ogni volta che Rabadash pensava a lei, non poteva fare a meno di chiedersi se fosse divenuta come sua madre.
Nel profondo del suo essere, avrebbe bramato di condividere la sua futura gloria con Susan Pevensie. Anni addietro, Tash gliel’aveva promessa come sposa ma, a causa del Liberatore, quella profezia non si era avverata.
Per quanto avesse tentato di odiarla – e forse ormai l’odiava – non riusciva a togliersela dalla testa.
La voleva ancora.
Se avesse potuto cambiare i piani…se avesse potuto piegare Susan alla sua volontà…
Non c’era mai riuscito.
Oltre agli innumerevoli interventi di Aslan, Susan stessa era caparbia come poche donne al mondo, ed era davvero difficile costringerla a fare qualunque cosa, persino usando la forza.
Tuttavia, c’era un modo per farle perdere tutta la combattività: la mancanza di Caspian.
Rabadash l’aveva capito quando l’aveva rinchiusa sulla Grande Torre.
In quei giorni, era apparsa come svuotata persino di un anima vivente: era un corpo in cui batteva un cuore e solo per questo si manteneva in vita. Nelle notti in cui aveva tentato di forzare la sua volontà, non si era quasi ribellata.
Ma aveva veduto la luce della vita riaccendersi nei suoi occhi celesti quando il Re Liberatore era apparso davanti a lei.
Tutt’oggi, Rabadash era consapevole che Susan sopravviveva alla maledizione solo perché aveva Caspian accanto sé, ogni giorno, benché in forma di lupo.
Forse era stato un errore permettere a quei due di rimanere uniti.
Forse avrebbe dovuto dividerli una volta per tutte.
E se fosse accaduto davvero? Se questa volta Caspian fosse davvero morto, Susan avrebbe di nuovo perso la voglia di vivere, di reagire e opporsi?
Non avrebbe potuto divenire la sua regina, ma poteva farne la sua favorita…
La porta della stanza si aprì ed entrò Lord Erton, insieme a Lord Galvan.
Il sarto continuò a lavorare attorno a Rabadash, appuntando spilli qua e là, facendo finta di non udire una parola della conversazione che seguì.
“Mi portate notizie di Lord Ravenlock, Vostra Grazia?” chiese Rabadash.
“Purtroppo no, mio signore. Veniamo appunto per informarvi che siamo molto preoccupati sulla sorte di Ravenlock e dei suoi uomini, e se Vostra Altezza potesse darci dei cavalli per andare a cercarlo…”
“No” fu la secca risposta del Principe.
“Ma, Altezza Reale” intervenne Galvan, “è quasi un mese che lo avete spedito al nord e…”
“E là deve restare” Rabadash osservò i due uomini più anziani attraverso lo specchio. “Ravenlock sa che perderà la testa se tornerà senza Caspian e i suoi compagni. Perciò, è meglio per lui che non si faccia vedere finché non li avrà tra le mani”
Erton e Galvan si scambiarono uno sguardo preoccupato.
Bussarono alla porta.
“Mio signore, il cacciatore è tornato” annunciò una guardia. “Lo faccio passare?”
Sul volto olivastro del principe del Sud si dipinse un ghigno. Annuì, allontanandosi dal sarto per voltarsi e dirigersi verso il centro della stanza.
Galvan e Erton osservarono con perplessità – e un certo disgusto – l’uomo dall’aspetto selvaggio che entrò poco dopo, prostrandosi ai piedi del principe.
Era un calormeniano, non c’erano dubbi: la carnagione era molto più scura di quella di Rabadash, il corpo massiccio, i vestiti sgualciti, sporchi di terra e polvere. Emanava un cattivo odore, così come le pelli che portava appoggiate sulle spalle.
Quando terminò d’inchinarsi davanti a Rabadash alla maniera calormeniana – piegandosi tanto da toccare terra con la fronte per tre volte – il cacciatore prese alcuni pellami e li depose sul tavolo di legno pregiato.
Il ghigno di Rabadash sparì, sostituito dalla delusione, mentre le esaminava.
“Non c’è” sentenziò seccato.
“Mi rincresce tanto, Altezza” disse il cacciatore, in un accento del sud molto marcato.
“Devi cercare altrove”
“Non posso uccidere tutti i lupi di Narnia”
“Narnia?” Rabadash si volse furibondo. “Narnia?! Chi ti ha mai detto di cacciare i lupi di Narnia, ignorante, puzzolente ammasso di inutilità! Ti avevo detto di andare nelle Terre del Nord!”
Il cacciatore si ritrasse un poco. “Ci sono stato, mio signore, finché il tempo atmosferico me l’ha concesso. Nevica troppo lassù, il passo è chiuso. Vi assicuro che nessuno potrebbe sopravvivere a quelle temperature, sono troppo rigide. Neanche un lupo…”
Rabadash prese il cacciatore per il bavero della casacca, avvicinando pericolosamente il viso al suo.
“Allora dimmi: come fanno a sopravvivere i Re e le Regine di Narnia?” sibilò.
“Mio signore?” l’altro lo guardò confuso.
Il principe lo lasciò andare. “Rimettiti in viaggio verso il Nord, subito, e piazza altre trappole, ovunque. E trovami anche la donna che viaggia con lui”
“Una donna?”
“Sì, una donna. Una splendida creatura dalla pelle d’alabastro e gli occhi color del cielo. Ma fa attenzione: la si vede vagare solo la notte, mai di giorno. La luna è il sole per lei. Ed è sempre, sempre, in compagnia di quel maledetto lupo…il lupo che la ama”
Il cacciatore era senza parole.
“E ricordati che il suo manto è nero!” esclamò ancora Rabadash, gettando sul pavimento le pelli grigie e marroni degli altri poveri animali.
Il cacciatore si affrettò a raccogliere la sua mercanzia. Poi si alzò, s’inchinò, e lasciò la stanza camminando all’indietro.
“Cos’è questa storia?!” proruppe Lord Erton quando la porta si chiuse. “Andare a cercare la Regina Susan? Uccidere Re Caspian? Avete cambiato i vostri piani?”
Rabadash si voltò con un sorriso beffardo sulle labbra. “Può darsi…”
 
 
 
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La neve aveva cessato di cadere, la bufera si era trasformata in un violento acquazzone.
Il primo giorno ad Harfang trascorse abbastanza tranquillamente.
La compagnia di Narnia si riposò saporitamente, prendendo confidenza con il luogo.
Miriel si alzò finalmente dal letto: la sua salute era decisamente migliorata.
Come per magia, i Giganti non fecero domande sulla mancanza di Susan, e non chiesero mai spiegazioni sul perché Caspian fosse comparso ad Harfang dalla sera alla mattina (nel vero senso della parola).
“Secondo me, c’è lo zampino di Aslan” commentò Pozzanghera con sicurezza.
“Lo zampone, vorrai dire” fece Ombroso di rimando. Poi si rivolse a Caspian, dicendo: “Sire, lo sapete che la Regina Titania detesta la vostra versione notturna?”
“E allora? Io detesto ogni tua versione, Ombroso”
Il pipistrello gli fece una pernacchia e per poco non finì infilzato dalla spada del Re.
“Prima o dopo ti farà davvero arrosto, attento” lo avvertì Pozzanghera.
“Non sono buono da mangiare. Oh, come mi manca la mia adorabile signora, durante il giorno. Lei è sempre tanto buona con me. Vorrei potermi addormentare per non vedere la brutta faccia di questo individuo e sognare lei, invece…”
“Appenditi a un albero e dormi, allora” concluse ancora Caspian.
Durante la mattina, il guardiano che li aveva accolti la sera prima, fece loro visitare il castello. Avrebbero desiderato anche fare un giro del borgo, ma pioveva ancora a catinelle e furono costretti a rimandare.
Emeth propose di andare ad allenarsi con le spade. In realtà, avrebbe voluto estendere l’invito solo a Lucy, con la scusa di insegnarle qualche nuova tecnica (anche se la Valorosa era già molto brava). Purtroppo però, Edmund, Peter e Eustace li sentirono parlare e pensarono bene di andare a far loro compagnia. Jill si unì al gruppetto, decisa a imparare a usare la sua Spada per dimostrare a tutti, e a se stessa, di valere finalmente qualcosa.
“Caspian non si allena con noi?” chiese la ragazza, mentre, insieme a Eustace, raggiungeva gli altri all’armeria.
“No, ha deciso di andare a parlare con i Giganti di quella storia delle trappole”
“Ah, capisco…bè, meglio così”
“Dai, chiedigli scusa” fece Eustace.
Lei si rabbuiò. E’ lui il maleducato, non io. Non mi scuserò se non lo farà prima lui!”
“Quanto sei orgogliosa” sbuffò Eustace.
“Io? E lui, allora? Un gentiluomo non tratterebbe mai in quel modo una signora!”
“Tu non sei una signora, sei solo Jill”
L’espressione di lei divenne ancor più lugubre, e offesa. “Miriel dice che tutte le donne sono grandi dame a Narnia, anche quelle meno aggraziate!”
“Miriel ha il portamento, tu no”
“Ah no, eh?” Jill, le guance rosse di rabbia, gli pestò un piede con tale forza che lo costrinse ad urlare. “E allora beccati questo, brutto cafone!”
Eustace si mise a saltellare sul piede sano, tenendosi l’arto leso. “Sei un orso, altroché!”
“Come mi hai chiamata?!” strillò lei, indignata.
“Mi hai distrutto il piede! Se fossi una vera signora, saresti davvero più aggraziata!”
Jill strinse i denti, osservando il ragazzo appoggiarsi alla parete.
“Ora terrai il muso anche a me?” le chiese Eustace, gli occhi lacrimanti.
Jill gli voltò le spalle, marciando spedita per il corridoio.
“Dai, Pole, non te la prendere! Scherzavo!”
“Non capisci proprio niente!”
Eustace le corse a presso, o meglio, arrancò. “Ho detto che scherzavo!”
“Uffa, lasciami stare!” sbottò lei. “Tanto lo so che non ne ho combinata una giusta da quando sono arrivata: ho mancato subito il primo dei quattro segni di Aslan; avevo promesso a Lord Rhoop di imparare a usare la Spada e non l’ho fatto; avevo detto a Susan che avrei fatto del mio meglio come Settima Amica di Narnia, che mi sarei impegnata, e invece ho scordato i segni. E per concludere, il Re in persona mi odia!”
Eustace la osservò senza parole. “Ma che dici?”
Jill scosse i lunghi capelli biondi. “Non dovevo chiederti di portarmi qui, Scrubb. Senza di me avreste portato a termine il vostro compito già a un pezzo, ne sono sicura”
“E’ Aslan che ti ha chiamata” insisté Eustace, parandosi davanti a lei per indurla a fermarsi. “Sì, hai commesso degli errori, e allora? Nessuno è perfetto”
“Io non servo a niente”
“Piantala di fare la vittima, Pole, non è da te”
Jill teneva lo sguardo rivolto al pavimento. “Non cercare di consolarmi. Tutti voi avete affrontato insieme quel magnifico viaggio alla Fine del Mondo, e questo vi ha reso quasi una vera famiglia. Ma io non c’ero. Io sono davvero l’ultima arrivata, come ha detto Caspian. Non riesco a inserirmi, ho quasi il sospetto di non piacere a nessuno”
“Però piaci a me”
Jill alzò la testa di scatto.
Eustace era diventato molto rosso e sentiva caldo. Riprese a parlare senza guardarla.
“Caspian non ti odia. Susan sa che stai già facendo del tuo meglio, come noi. In quanto a Lord Rhoop, potrai mostrargli quanto sei diventata brava quando torneremo a Narnia”
“Ma io…” deglutì Jill, la gola improvvisamente secca, “non so quasi tenerla in mano la mia Spada”
“Bè…ehm...a questo possiamo porre subito rimedio: ti insegnerò tutte le tecniche che Ripicì insegnò a me sul Veliero dell’Alba”
Si fissarono un momento.
Anche Jill, ora, era rossa in viso.
“Va…va bene” mormorò lei, con un filo di voce. “Se vuoi insegnarmi…Eustace?”
“S-sì?”
“Come…in che senso…ti piaccio?”
Lui si schiarì la gola. “Ehm…nel senso… che sei mia amica”
“Ah…” Jill sorrise. “Ah sì, certo”
“Non mi piaci in quell’altro senso, Pole” si schermò subito lui, assumendo il suo solito tono scontroso.
“No, no, lo so. Nemmeno tu”
“Ecco…”
“Già…”
Si guardarono di nuovo.
Lei fece un piccolo passo indietro. “Scusa solo un attimo…io credo di aver dimenticato…”
“Sì, io ti aspetto…” balbettò lui.
“A dopo!” esclamarono in coro, prendendo sue strade diverse.
Avevano bisogno solo di un istante, per riprendere il controllo, per cacciare il rossore dal viso così da riuscire di nuovo a parlarsi e guardarsi.
Jill si sentiva davvero strana. Le parole ‘mi piaci’, dette da Eustace, le avevano fatto battere troppo forte il cuore.
“Jill, dove corri?” le chiese Edmund, quando la vide svoltare il corridoio. “L’armeria è dalla parte opposta”
“Lo so, è che ho dimenticato di fare una cosa. Ciao!”
Il Giusto la guardò perplesso. Alzò le spalle e s’incamminò di nuovo verso la sua destinazione.
“Ed?”
Edmund si voltò.
“Caspian! Non sei ancora a colloquio con il Re?”
Il Liberatore scosse il capo. “Non vado da Mastodonte. Ho chiesto a Titania di ricevermi. Le sue stanze sono in questa ala del palazzo”
“Come mai?” chiese il Giusto, incamminandosi a fianco con l’amico.
Caspian fece una strana espressione. “Io e Re Mastodonte non siamo troppo amici. Ci rispettiamo, ma non credo che parlare con lui sia una buona idea”
“Ieri sera, quando Susan gli ha chiesto se nutriva del rancore per te, ha assicurato di no”.
“Diciamo che mi fido più di Titania che di suo marito”
“Devi proprio avergliene suonate, eh?” sorrise Edmund.
Caspian ricambiò. “Non ha mai digerito la sconfitta, nonostante il gande stomaco che si ritrova”
Edmund rise alla battuta, scorgendo nel Liberatore l’amico di un tempo.
“Susan pensava che potrebbero centrare Ravenlock e i suoi soldati” aggiunse poi.
“Devo dissentire, stavolta. Dille che non deve preoccuparsi” rispose Caspian, fermandosi alla svolta del corridoio. “Non possono essere già qui. Non possono essere arrivati prima di noi: se ci fossero riusciti, non avremmo ricevuto questa tranquilla accoglienza. Sarebbero saltati subito fuori per catturarci, non credi?”
“E allora, chi può aver messo quella trappola laggiù?”
“Lo scoprirò presto”
Caspian fece per andarsene, ma Edmund lo trattenne.
“Aspetta solo un attimo”
Il Liberatore attese.
“Mancano cinque giorni alla Festa d’Autunno” disse il Giusto, serio in volto.
“Sì, e allora?”
“Anche a Narnia veniva celebrata”
“Lo so, Ed, ed è stato così finché sono stato Re: per salutare la stagione, prima del lungo inverno. Non capisco cosa centri questo con…”
“La profezia di Cornelius ci da una data precisa, se non erro. Diceva: ‘a tre giorni dal solstizio d’inverno: una notte senza il giorno e…’ ”
“ …‘un giorno senza la notte’. Me lo ricordo” concluse Caspian.
Ecco dove voleva arrivare, pensò.
Il Giusto lo fissò con insistenza. “Manca poco”
Il Liberatore non rispose. Per la prima volta non replicò e non si mostrò infastidito, solo pensieroso.
“La festa è il primo dicembre” continuò Edmund. “Il solstizio è il ventuno”
“So anche questo”
“Ci stai pensando?”
“A cosa?”
“A tornare a Cair Paravel entro la data stabilita”
Caspian fece un sospiro a labbra strette. “Forse”
“Vuoi rischiare?”
“Quando si ha già perso tutto, non si ha nulla da perdere”
“Noi andremo avanti e continueremo le ricerche di Rilian e Myra. Tutti noi vogliamo bene a quei bambini, non li abbandoneremo” disse Edmund in tono deciso.
“Smettila di dire cose ovvie” concluse Caspian, voltandogli le spalle.
E mentre varcava la soglie degli appartamenti privati della Regina dei Giganti, alla sua mente affiorò un ricordo. Un ricordo di giorni lontani, felici, quando, in quel periodo dell’anno, la sua Susan era tutta intenta a organizzare il ballo d’Autunno.
Forse, molto presto, avrebbe potuto vederla di nuovo così... 
 
“Sembra tu stia per scendere in battaglia” la prese in giro, bonariamente.
“Ti assicuro che lo è” rispose lei con uno sbadiglio, accoccolandosi accanto a lui sotto le coperte.
Sembrava avere più impegni di lui, indaffarata come non mai, alle prese con camerieri maldestri e damigelle troppo chiassose.
“Certe volte mi fanno impazzire. So che addobbare il castello è divertente, ma è anche molto faticoso. Dopo questo ballo dovremo già pensare ad organizzarne un altro: Natale è praticamente alle porte, ormai, e dovremo sostituire le decorazioni autunnali con candele, ghirlande e…”
“Prenditi un attimo di pausa, tesoro” le disse Caspian, prendendola tra le braccia, l’unico posto in cui lei si rilassava. “Finirai per non avere più tempo per me e per i bambini”
Susan voltò appena la testa per guardarlo. “Mai. Non starò mai, mai, mai lontana da voi. Nemmeno al più gravoso dei doveri permetterò di tenermi distante. Siete l’amore della mia vita. Ogni cosa che faccio, è per voi tre”
 
 
 
~·~
 
 
 
La Regina Titania sedeva su un divano imbottito, attorno a lei cinque o sei ancelle. Quando una guardia annunciò l'arrivo del Re Liberatore, le giovani gigantesse iniziarono a ridacchiare stupidamente alla vista del bell’umano.
La Regina non era da meno: arrossì come una ragazzina nel momento in cui Caspian posò appena le labbra sulla sua grande manona.
“Sono grato a Vostra Maestà per regalarmi un po’ del suo tempo” disse lui.
“E’ più che un piacere” squittì Titania, sedendo di nuovo insieme alle dame, tra le mani un tamburello da ricamo enorme come la ruota di un carro, l’ago grande quanto una spada e il filo spesso come una fune.
Ignorando le fastidiose risatine delle gigantesse, Caspian rimase in piedi e si rivolse alla Sovrana.
“Sono qui per chiedervi se sapete nulla di alcune pericolose tagliole che abbiamo trovato sulla strada per Harfang”
“Tagliole?” ripeté Titania, continuando a ricamare.
“Esatto. La Regina Lucy e Jill Pole hanno rischiato di rimanere ferite, ieri sera”
“Sarebbe stato terribile!”
Caspian assentì con un cenno affermativo “Per caso, sono stati i vostri cacciatori a piazzarle nella pianura appena fuori da Harfang?”
“Che io sappia no, Sire” Titania si posò il ricamo sulle ginocchia. “Però, potrebbe darsi che qualche cacciatore maldestro l’abbia dimenticata in giro”
“Voi credete?”
“Non vedo altra spiegazione”
Caspian rifletté un momento. “Permettete un’altra domanda, signora?”
“Sì?”
“Le trappole che usate qui ad Harfang sono di uguali dimensioni a quelle che usano gli umani?”
Titania annuì. “Gli animali sono di una sola taglia, Sire”
“Capisco. Posso consigliarvi di rimuoverle? Potrebbero essere pericolose anche per voi. Per i bambini, magari”
“Oh, cielo! Avete ragione, Sire. Se dovessero recarsi a giocare nella valle... Lo dirò a mio marito, e le faremo cercare e rimuovere, nel caso ce ne fossero altre. Avete fatto proprio bene a dirmelo”
“Vi ringrazio molto, Maestà”. Caspian fece un inchino di congedo.
“Ci lasciate già? Siete appena arrivato, è un peccato. Avrei desiderato che vi fermaste per il thè”
Le ancelle guardarono il Re di Narnia, speranzose.
“Io dovrei proprio andare, mi rincresce”
“Ma su! Ma su!” fece Titania, allungando una manona e spingendolo in avanti, verso il tavolo. Poi suonò un campanello. “Che venga servito il thé con i nostri migliori pasticcini”
Caspian fu costretto a rimanere. Sarebbe stato da maleducati rifiutare, soprattutto perché sapeva che contraddire un Gigante era un atroce errore che molti, in passato, avevano commesso: avrebbe avuto più possibilità di rimanere tutto intero nel gettarsi in un burrone, piuttosto che dire di no alla Regina Titania.
I camerieri portarono un vassoio colmo di ogni tipo di dolce possibile: oltre ai pasticcini, c’erano biscotti, ciambelle ripiene di crema, torte e tortine con panna, frutta e cioccolato. La Regina dei Giganti costrinse Caspian ad assaggiare tutto.
Lui pensò seriamente che volesse farlo scoppiare. Cosa più atroce, gli fece fare il bis.
Quando, alla fine, lasciò il salotto della Regina…
“Lucy!”
La Valorosa sussultò. Era seduta nella sua stanza a leggere un libro che aveva trovato in biblioteca.
“Ciao, Caspian! Guarda cos’ho trovato!” disse, alzando l’enorme volume con fatica: era alto quasi quanto lei. “Parla delle antiche dinastie di Harfang. Ho pensato che potesse contenere qualche informazione sull’Antica Città dei…Caspian, hai una faccia terribile! Che cos’hai?”
“Ho bisogno del tuo cordiale. Credo di aver fatto indigestione…”
 
 
“Ma com’è successo?” chiese una preoccupatissima Susan quella sera stessa.
Il lupo era sdraiato sul suo letto, gli occhi chiusi. Si notava chiaramente che non era in forma.
“Ha detto che la Regina Titania l’ha fatto mangiare fino alla nausea” spiegò Lucy. “Gli ho fatto bere un paio di gocce della mia pozione, anche se so che non funziona su di voi, in questo momento”
“Forse funzionerà” disse Emeth, “visto che l’ha bevuta quando era ancora umano”
“Spero…In ogni caso, penso guarirà abbastanza presto. Non devi preoccupati, Sue”
Susan gli posò una mano sul capo e il lupo aprì gli occhi.
“Che diavolo hai combinato, amore mio?” mormorò la Dolce, senza poter reprimere un sorriso.
Il lupo richiuse le palpebre, facendo un sospiro.
“Resti con lui o scendi a cena?” le chiese Emeth.
“No, resto. Me la faccio portare in camera”
Quando Emeth e Lucy se ne andarono, Susan riabbassò lo sguardo sull’animale.
“E’ mai possibile che non riesci a stare lontano dai guai?” scherzò, posandogli tanti baci sul muso. “Per giunta, ti sei intrattenuto con altre dame mentre io non c’ero. Vuoi rendermi gelosa?”
Il lupo appoggiò meglio il muso alle zampe anteriori, fissandola.
Lei gli fece una nuova carezza gentile, guardandolo profondamente.
“Mi manchi, lo sai? Mi manca la tua voce: so che mi diresti di non preoccuparmi, forse prendendomi in giro per la mia troppa apprensione. Non è così? Mi sorrideresti e forse mi baceresti. Ma so anche che, nonostante questo, mi avresti chiesto di rimanerti accanto, perché quando ti prendi solo un raffreddore, sei peggio di un bambino viziato”
Il lupo alzò la testa e strofinò il naso umido contro la sua guancia.
Susan gli prese il muso tra le mani, appoggiando la fronte a quella di lui.
“Torno tra poco” sussurrò, alzandosi per uscire un istante e chiedere che le fosse portata su la cena.
“Susan?” si udì chiamare.
“Miriel, non sei a cena con gli altri?”
La Driade avanzò nel corridoio e le andò incontro. “Peter è appena sceso, ma io stasera resto in camera. Sai, il medico mi ha raccomandato molto riposo”
“Ti senti ancora debole?”
Miriel le prese una mano e gliela strinse, un sorriso emozionato sul viso ancora un po’ tirato. “Possiamo cenare insieme? Ho qualcosa da dirti”
La Dolce accettò l’invito, assicurandosi che Caspian non avesse bisogno di nulla, lasciandolo tranquillo a riposare.
“Cosa ti ha detto il dottore?” chiese la Regina.
“Mi ha somministrato la solita medicina. Sono quasi guarita, ormai, mi sento molto più in forze, solo che dovrò stare attenta a quello che faccio, per un po’ di tempo”
Susan fece un’espressione curiosa.
Miriel sorrise. “Susan, sono incinta”
La Dolce ammutolì per qualche secondo.
“Cosa…tu…Oh, Miriel, ma è una notizia bellissima!”
Le due amiche si abbracciarono forte, ridendo come non facevano da un sacco di tempo.
“E’ stata una tale sorpresa” confessò la Driade, accarezzandosi il ventre.
“Peter lo sa già?”
“Sì, era con me quando il dottore me l’ha detto. Spero che stia dando la notizia agli altri in questo momento, perché sai, ho come l’impressione che abbia perso l’uso della parola”
Susan sorrise. “Posso immaginarlo. Anche Caspian restò senza parole per un attimo, quando gli dissi…”
Si fermò, divenendo triste all’improvviso.
Miriel se ne accorse subito, e si portò una mano alla bocca, dispiaciuta.
“Oh, Susan, perdonami! Forse non dovremmo parlarne…”
“Sì, parliamone invece. Questa notizia mi da speranza, sai? E’ la dimostrazione che la vita va avanti, si rinnova, che Narnia vive ancora, come i suoi abitanti”
“Narnia non morirà, Susan, faremo di tutto per salvarla”
“Lo so, cara Miriel, ma tu…tu non potrai venire con noi, come farai? Non puoi esporti al pericolo nelle tue condizioni”
“Ce la farò” affermò la Driade, determinata. “Anche tu affrontasti una dura battaglia mentre aspettavi i gemelli”
Susan storse le labbra. “Sì, è ho rischiato di perderli e di morire io stessa. Sei stata tu a salvarci, tutti e tre, ricordi?”
“Sì, me lo ricordo”
“Non puoi esporti di nuovo al freddo”
“Troverò un sistema” tagliò corto Miriel. “Io e Peter ne abbiamo già parlato: lui non vuole lasciarmi, ma io non posso costringerlo a restare con me. Presto sarà il momento di usare le Sette Spade, tutte insieme, e lui dovrà essere presente. E anche io. Non mi tirerò indietro: sono la vostra guida della terra, e sento che avrete bisogno di me”
Susan assunse un tono di leggero rimprovero. “Il medico ti ha raccomandato un lungo periodo di riposo, lo hai detto tu stessa”
“Lo so, però…”
“Tuo figlio potrebbe essere l’erede di Narnia, Miriel”
La Driade sussultò. “Ma…”
“Se non dovessimo ritrovare Rilian e Myra, sia che tu abbia un maschio o una femmina, è possibile che sarà tuo figlio a indossare la corona, un giorno”
Miriel scosse forte il capo. “Non ho nemmeno mai considerato questa possibilità, e non devi farlo nemmeno tu! Rilian è il vero erede al trono”
“Ho detto se” sorrise tristemente Susan. “Una piccola parte di me nutre ancora l’illusione che li vedrò crescere”
Miriel si allungò verso di lei, posando le mani sulle sue.
“E sarà così!”
 
 
La notizia della gravidanza di Miriel ebbe il potere di rendere l’atmosfera gioiosa e spensierata, almeno per quella sera.
Peter non sembrava più lo stesso: sorrideva a tutti e aveva voglia di scherzare.
In cuor suo, Il Re Supremo provava la sensazione di aver rovinato qualcosa, in un certo modo: avrebbe voluto dare un figlio a Miriel quando fossero stati legati nel vincolo matrimoniale, donarle tutta la tranquillità possibile, e soprattutto certezze sul futuro. Tutte cose che, al momento, non era in grado di offrirle.
“Non pensare queste cose, amore” lo rassicurò la Driade. “E’ come se fossimo già sposati, da tanto tempo. Io mi sono sentita sposata a te dal momento in cui me l’hai chiesto. Il nostro futuro sarà insieme”
Peter la prese tra le braccia e la baciò.
Il viso di lui splendeva di una nuova luce. I suoi occhi azzurri erano così brillanti e puri che Miriel vi poté leggere senza sforzo tutto l’amore che provava per lei, e quel figlio non ancora nato.
“Posso ripeterti di nuovo quanto sono felice?”
Lei gli fece una carezza sul viso. “Sarebbe carino”
Lui la baciò con passione, infilando le dita tra i suoi capelli di fiamma.
“Dirti che sono felice forse è un eufemismo. In questo momento non m’importa di niente se non di questo”
Le posò una mano sul grembo e lei la strinse, gli occhi color acquamarina pieni di lacrime di felicità.
“E’ terribilmente meraviglioso”
“Terribilmente?”
Peter annuì. “Bè, sì. Lo volevo così tanto, e non riesco quasi a credere che sia vero”
Miriel lo fissò negli occhi. “Tu…volevi un bambino?”
“Volevo sposarti e avere una famiglia insieme a te”
“Ora l’abbiamo”
“Manca solo un matrimonio”
“E’ così importante?”
Lui parve stupito. “Credevo che anche per te lo fosse”
Miriel gli sorrise. “Non fraintendere: è quello che ho sempre desiderato, e lo sai. Solo che, qualche tempo fa, pensavo che se tu te ne fossi andato di nuovo da Narnia, non mi avresti sposata. Non sapendo di dovermi lasciare”
Lui annuì. “E’ vero”
“Ma quando il medico mi ha detto che aspettavo un bambino, stasera, ho pensato che non m’importa più se siamo sposati o no. Siamo comunque una famiglia, adesso. Anche se tu te ne dovrai andare ancora, da questo momento in poi, io sono tua moglie e questo è tuo figlio. Per sempre”
Peter le accarezzò il capo con dolcezza. “Ma io non me ne andrò. Non ora che ho compreso cosa significa appartenere veramente a Narnia: non è solo capirla e amarla, è donarle qualcosa come lei ha donato qualcosa a noi. Narnia ci ha accolti, e noi dobbiamo accoglierla nel nostro cuore. Con l’amore. Tu sei Narnia, Miriel. Tu sei la mia casa, sei tutto. E adesso so che posso restare”
Miriel lo baciò di nuovo, stringendolo, lasciandosi stringere. Sentiva che lui si tratteneva per paura di farle male.
Ma non c’era più dolore in quella fantastica notte, e tutte le fatiche passate e il pensiero di quelle future, vennero per un momento dimenticato come non ci fossero mai state.
Dopo cena, come la sera precedente, la compagnia di Narnia si riunì nella camera della Driade, per fare le congratulazioni alla coppia. Ma Peter li costrinse ad andarsene dalla stanza molto prima di quanto avrebbero voluto: Miriel doveva riposare, recuperare le forze per due, e niente storie!
“La farai venire con noi?” chiese Susan al fratello maggiore.
“Non lo so ancora. Non posso lasciare il gruppo un’altra volta, ma non posso lasciare nemmeno lei. Miriel dice di sentirsi più forte, adesso, ma se dovessimo spostarci di nuovo sulle montagne e lei stesse di nuovo male…il bambino…” sul volto di Peter si disegnò un nuovo sorriso. “E’ così strano e bello allo stesso tempo. Non riesco a pensare ad altro”
Susan lo abbracciò forte. “Peter, sono felice per voi”
Era vero, lo era, ma c’erano sentimenti contrastanti in lei, che torturavano la sua coscienza.
Non poteva in alcun modo essere invidiosa di quella felicità.
Però, per un momento, provò ad immaginare che fosse la sua felicità.
Che fosse stata lei, invece di Miriel, a dare la notizia di una nuova gravidanza a tutta la corte di Cair Paravel.
Caspian avrebbe desiderato un altro figlio, ne avevano parlato spesso.
Un ricordo affiorò alla sua mente:
una mattina di qualche anno prima, il sole, il mare, la sabbia, e Caspian…
 
Susan aprì piano gli occhi, il tepore del sole, misto a quello del corpo di Caspian, le scaldava la pelle.
Il respiro ancora affannato, stesi sulla sabbia, attorniati dalla quiete del mondo che ancora sognava i suoi sogni, mentre loro ne vivevano uno ad occhi aperti.
“Ti ho fatta diventare una ribelle” mormorò lui ad occhi chiusi. Caspian stava riprendendo fiato, comodamente appoggiato al suo seno.
Susan sorrise pigramente e spostò appena il viso per baciargli la fronte. “Solo perché abbiamo appena fatto l’amore sulla spiaggia?”
Caspian alzò il volto e i suoi occhi si fusero con quelli di lei. “Bè, sì”
“Non è certo la prima volta. E poi, è la nostra spiaggia: casa nostra, il nostro castello, il nostro regno”
Lui sorrise. “E ci da il diritto di fare quello che vogliamo?”
“Sì”
“Tutto?”
Susan si sollevò appena per arrivare alle sue labbra. “Questo”
Il Re rispose subito al bacio, sorridendo insieme a lei mentre assaporava la sua bocca, che aveva il sapore di salsedine.
Non era mai sazio. Nessuno dei due lo era mai.
Come tante altre volte, svegliandosi poco prima dell’alba mentre i bambini dormivano ancora, erano scesi sulla spiaggia, di nascosto dalla corte. Avevano fatto il bagno e poi l’amore, in riva al mare.
Continuarono a baciarsi, i capelli ancora bagnati, il sudore sui corpi nudi, la voglia di loro ancora incredibilmente viva.
Caspian la fece scivolare su un fianco e la strinse, accarezzandole languidamente la schiena, premendola contro di sé.
Susan sospirò sulle sue labbra, passandogli una mano sul torace, saggiando la virilità e, al contempo, la morbidezza di quel corpo meraviglioso al quale apparteneva.
Solo a lui.
Il cuore riprese a batterle furioso nel petto, mentre Caspian si chinava a baciarglielo.
“Voglio un altro bambino, Sue” mormorò lui d’un tratto, con un tono di voce così dolce…
Susan aprì gli occhi di scatto.
Lui alzò la testa per studiare attentamente la reazione di lei, per quanto, in quel momento, la sua mente non fosse granché lucida.
“Oh, amore…” Susan sorrise radiosa.
Il Re la strinse forte, sovrastandola, prendendole lentamente i polsi tra le sue grandi mani, portandoglieli sopra la testa.
Susan continuava a sorridere dolcemente. Ogni volta era un’emozione unica. Solo lui poteva essere eccitante e tenero allo stesso tempo.
Il Re sfiorò le sue labbra con una carezza delle proprie. “Ti amo, pesciolino”
“E io ti amo di più” rispose lei, trovando appena la forza per farlo, prima di abbandonassi nuovamente e completamente tra le sue braccia.
 
Ma quel figlio, purtroppo, non era arrivato.
Ed ora, più che mai, Susan sentiva la mancanza dei suoi bambini.
Si portò una mano al ventre, come per richiamare alla memoria la sensazione di sentirli crescere dentro di lei.
Quanto amore aveva provato nel vederli per la prima volta…Dopo ore di fatica e sofferenza, era stata ripagata da quei due visetti d’angelo, e Caspian con lei.
La gioia apparsa sul volto di suo marito, il giorno in cui erano nati i suoi figli, era un’emozione che non poteva essere descritta.
Se fosse stata ancora là, sulla quella spiaggia, in quel castello, se non fosse successo tutto questo…
Forse, a quell’ora, nel suo ventre avrebbe potuto portare un altro figlio di Caspian.
Lo desiderò, provando di nuovo una fitta di gelosia nei confronti di Miriel.
No, non doveva!
Miriel era la sua migliora amica, era come una sorella. Doveva rallegrarsi per lei.
Tirò un respiro e si impose di sorridere quando andò a darle la buonanotte.
Bussò una volta e subito la voce di Miriel disse: “Avanti”
“Sono io. Posso restare un po’ o stavi già andando a dormire?”
“Vieni pure, Susan. Lo sai che non disturbi mai”
La Regina si avvicinò al letto e si sedette. Dopo un momento, abbracciò l’amica.
“Sono davvero felice per te, Miriel, credimi”
“Perché non dovrei crederti?” chiese la Driade con perplessità, avvertendo qualcosa di strano nel tono di voce della Dolce.
“Susan, cosa c’è?”
Miriel la fissò qualche istante. La Regina non rispose, lo sguardo rivolto alla grande finestra.
“Ricordi cosa mi dicesti una volta, quando ci nascondemmo alla Casa di Aslan, prima di raggiungere Prato Ballerino? Dicesti che ti sentivi in colpa perché, per un attimo, avevi sperato che Narnia fosse in pericolo, poiché solo così avresti potuto rivedere Peter. Mi chiedesti scusa per il tuo breve momento di egoismo, ed ora io ti chiedo di perdonarmi a tua volta”
“Perdonarti per cosa?”
Susan la guardò, gli occhi colmi di rimorso. “Perdonami per aver desiderato che tuo figlio fosse il mio. Perdonami per aver immaginato di essere al tuo posto, di sognare di dare un altro figlio a Caspian, quando so bene che molto probabilmente non accadrà mai”
La voce di Susan era dolore. Il suo cuore piangeva ma i suoi occhi no.
Era un guscio vuoto, un’anima dannata e perduta.
Era così che si sentiva.
Miriel si raddrizzò dai cuscini, prendendo le mani della sua Regina e amica, stingendole forte.
“Non devi chiedermi scusa, Susan. Né adesso né mai”
La Dolce lesse sul volto dell’altra compassione e tristezza.
“Dai sfogo al tuo dolore. Fallo”
“No”. Susan voltò di nuovo il capo.
Avrebbe desiderato farlo per davvero, dire finalmente a qualcuno cosa provava ogni giorno, anche se non era sicura di riuscire a spiegarlo. Ma era un fardello troppo grande per condividerlo con Miriel, o con chiunque altro. Solo lei poteva sopportare il peso di quella sofferenza.
Solo chi soffre comprende davvero il dolore.
Solo lei e Caspian.
Insieme, sebbene divisi, andavano avanti e sopportavano.
In qualche modo.
Sempre loro due.
Solo loro due.
Fino alla fine.
Oltre la fine.
La fine dove si sarebbero finalmente ritrovati.
Susan tirò un sospiro e sorrise debolmente.
“Non fingere di stare bene” disse Miriel.
“Non sto fingendo. Voglio sorridere per te e per il tuo bambino. Per mio nipote”
La Driade la fissò con decisione. “Crescerà con i suoi cugini accanto. I nostri bambini giocheranno insieme, Susan”
La Dolce continuò a sorridere.
“E’ meglio che torni in camera mia, ora. Caspian potrebbe aver bisogno di me. E poi è tardi. Tu devi riposarti per bene se vuoi ripartire con noi”
Miriel seguì i movimenti della Regina quand’ella si alzò. “Abbi fede, Susan. Non mollare. Mi hai detto che questa notizia ti ha dato una speranza”
“E’ così”
“Allora perché…?”
“Non ho bisogno di una ramanzina, ma di un’amica” la interruppe Susan, posandole una mano sul ventre. “Un’amica che deve pensare a riprendersi completamente per far crescere questo miracolo di Aslan. Ti auguro tutta la felicità del mondo, Miriel. Ti voglio bene”

 
 



 
Cari lettori, finalmente ho aggiornato!!!
Mi sono accorta che è passato quasi un mese intero dallo scorso post….non credo di aver mai tardato così tanto. Sono mortificata!!!!!!!!! >.<
Purtroppo, Rabadash è tornato…*sospiro* Date pure sfogo agli insulti xD. Come da promessa, ho dato spazio alle altre coppie! Cosa pensate della notiziona che riguarda i Petriel??? Ve l’aspettavate? ;) Io era da un po’ che macchinavo quest’idea…
E a proposito di notizie…..c’è una che vi farà piacere sapere: sto iniziando a buttare giù i primi scorci di trama di “The Last Battle”, l’ufficiale seguito di Night&Day!!!

 
Nota: nuova canzone a inizio capitolo: la bellissima “Live” di Celine Dion, che per me è il tema di Susan.
 
Ringraziamenti:

Per le preferite: alebho, Araba Shirel Stark, batte wound, BettyPretty1D007flowers, bibliophile, Christine Mcranney, Dark side of Wonderland, english_dancer, Francy 98, Fra_STSF, Friends Forever, G4693, Gigiii, Happy_699, HarryPotter11, HikariMoon, Jordan Jordan, LittleWitch, LucyPevensie03, lullabi2000, marasblood, Mia Morgenstern, Mutny_BorkenDreams, osculummortis, piumetta, Queen Susan 21, Robyn98, senoritavale, Shadowfax, Starlight13, SuperStreghetta, Svea,  SweetSmile, TheWomanInRed, vio_everdeen, Zouzoufan7, _faLL_ , _joy, _likeacannonball
 
Per le ricordate:  anonymously, Araba Shirel Stark, Callidus Gaston, Cecimolli, Gigiii, Halfblood_Slytherin, mishy, Queen_Leslie, Starlight13, Zouzoufan7
 
Per le seguite: ale146, Araba Shirel Stark, BettyPretty1D007flowers, blumettina, Callidus Gaston, catherineheatcliff, cat_princesshp, Cecimolli,  ChibyRoby, cleme_b, Dark side of Wonderland, ecate_92, fede95, FioreDiMeruna, Francesca lol, Fra_STSF, Gigiii, GossipGirl88, Halfblood_Slytherin, harukafun, ibelieveandyou, jesuisstupide, JLullaby, Judee, katydragons, lauraymavi, Lucinda Grey, marasblood, Marie_, Mai_AiLing, mewgiugiu, Mia Morgenstern, niky25, Omega _ex Bolla_ , osculummortis, Queen Susan 21, Queen_Leslie, evan93, senoritavale, Sere Morgan, Shadowdax, vio_everdeen, Zouzoufan7, _joy, _likeacannonball ,  _LoveNeverDies_ ,_Rippah_ 
 
Per le recensioni dello scorso capitolo:  LittleWitch, osculummortis, senoritavale, Shadowfax, _joy
 
Angolino delle anticipazioni:
In questo capitolo, ci siamo occupati delle coppie Eustace/ Jill, Caspian/Susan, e Peter/Miriel. La prossima volta toccherà a Lucy/ Emeth e Ed/Shanna <3
Prevedo che il prossimo capitolo sarà quello dedicato alla Festa d’Autunno, almeno sul finale. Vi avverto: vi farò soffrire!!!

 
Gli aggiornamenti di Night&Day, li trovate come sempre alla mia pagina facebook, insieme a quelli di Two Worlds Collide, nuova fanfic nel fandom di Ben Barnes. Se venite a trovarmi anche li, mi farebbe tanto piacere!!! 
Vi ringrazio tutti ancora una volta. Scusatemi davvero se questa storia sta andando un po’ a rilento, prometto che mi impegnerò di più per rispettare la scadenza settimane, o almeno quindicinale!!!
Un bacio immenso,
Susan♥


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