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Autore: Angel_Mary    03/10/2014    3 recensioni
“La prossima volta faccia più attenzione” e si mise a raccogliere i libri sparsi sul pavimento. James si preoccupò di aiutarla.
“Posso aiutarti?” chiese, prima di sgranare gli occhi, scorrendo i titoli dei tomi che appartenevano alla ragazza. ‘Armi permesse nei conflitti armati fra Stati’ e ‘Tecniche di reclutamento clandestino durante i conflitti armati’ risaltavano nel mucchio.
“Sei una soldatessa?” domandò incoraggiante, ma la ragazza, invece, parve non gradire la battuta, tanto che, dopo averlo fulminato con lo sguardo, rispose gelida “le sembro un soldato, signore?”
James la osservò riprendere i libri e sedersi accanto alla sua amica, la quale si stava facendo beffe di lui senza alcun problema.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Phelps, Nuovo personaggio, Oliver Phelps
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’appuntamento.
 
 
James, alla fine, le aveva proposto di vedersi il venerdì della settimana successiva per trascorrere il pomeriggio e la sera insieme.
Quello che nessuno dei due aveva previsto, però, era il fatto che James era passato a trovare Marianna tutti i giorni al pub, mentre lei studiava e che, dopo essersi scambiati i numeri di telefono, passavano molto tempo a parlare. James era riuscito a scoprire molte cose su di lei: era stata due volte in missione, una volta in Kenya e una volta in Brasile, odiava le fashion blogger, le piacevano i dolci siciliani e le mancava molto il suo Paese. Si era meravigliato quando aveva constatato che sia lei sia Erminia avessero un rapporto molto stretto con le rispettive madri, tanto che si sentivano molto spesso nell’arco di un solo pomeriggio. Marianna lo aveva preso spesso in giro, dicendogli che lui fosse un grandissimo asociale e che Fred non sarebbe stato orgoglioso di lui.
James pensò a tutte quelle cose, mentre sorridendo aveva cominciato a prepararsi per l’appuntamento. Era intento a decidere quale t-shirt indossare, che sentì Oliver rientrare dalla palestra, dopo l’allenamento giornaliero in vista di un evento sportivo di beneficenza.
“Stai uscendo?” gli chiese, appena lo raggiunse nella sua stanza, ancora sudato.
“Tu che dici?” James non si degnò nemmeno di voltarsi.
“Con chi esci?”
James guardò per l’ultima volta le magliette sparse sul suo letto, prima di rispondergli.
“Te l’ho detto ieri. Esco con Marianna.”
Oliver deciso a non lasciare nemmeno per un minuto il fratello, si accomodò sulla poltrona che aveva nella sua camera da letto.
“Non avevi detto che sei anni di differenza potevano essere un problema?”
“Sai che si sta specializzando in diritto umanitario dei conflitti armati?”
Oliver aggrottò la fonte “Mi stai dicendo che vuoi provare l’ebbrezza di frequentare un soldato donna? Comunque, non è una risposta alla mia domanda, stai cercando di cambiare discorso!”
Per tutta la settimana, Oliver aveva ascoltato i resoconti dei pomeriggi di James, nei quali avrebbe dovuto allenarsi, ma pur di andare a trovare Marianna, il fratello aveva deciso di svegliarsi all’alba e anticiparli. James, conscio del fatto che il fratello avesse detto un pezzetto di verità, prese un cuscino che era sul letto e glielo lanciò.
“Sei un’idiota. Dico soltanto che anche se abbiamo sei anni di differenza, non ha segatura nel cervello, al contrario di tutte le mie ex.”
“Amelia non aveva segatura nel cervello …” sussurrò Oliver, ma James non parve gradire il paragone, tanto che cominciò a spazientirsi.
“Si può sapere da che parte stai? Dovresti essere contento per me!”
“Infatti, lo sono, scemo. Dico soltanto che non ce la vedo una ragazza come Marianna insieme a uno come noi.”
Oliver notò che James era rimasto in silenzio, e si era seduto al bordo del letto in ascolto, prima che il fratello riprendesse.
“Intendo, noi siamo spesso in giro per il mondo per motivazioni che quasi sicuramente lei considera frivole. Cosa ti ha detto di Dallas, per esempio?”
Lui annuì pensieroso.
“Mi ha fatto promettere di portarle qualcosa del Presidente Kennedy.”
Oliver si diede una manata sulla faccia: la loro madre sarebbe stata veramente felice, se avesse saputo che una ragazza come Marianna girava nell’orbita di uno dei due figli.
 
 
Marianna controllò per l’ennesima volta l’orario sul suo orologio da polso, che segnava le diciassette e cinque. Erano esattamente cinque minuti di ritardo, non troppi ma nemmeno pochi: erano la giusta misura.
Sbirciò dal suo angolino nascosto il luogo dell’appuntamento e vide James camminare avanti e indietro, aspettandola e controllando spesso l’orario. Lei sorrise, piuttosto soddisfatta, prima di uscire da suo nascondiglio e di andargli incontro, contenta.
James la vide sbucare da una strada che non stava controllando, era sorridente, portava i capelli lunghi sciolti, ed era felice di constatare che si fosse vestita in modo semplice, come l’aveva conosciuta nei giorni precedenti.
“Ciao, ritardataria.”
Le si avvicinò per darle un bacio sulla guancia, al quale lei ricambiò, dopo essersi sollevata sulle punte.
“Ciao, Eric” rispose sghignazzando, ricordando l’espressione che lui aveva fatto la settimana precendente, quando lei l’aveva chiamato così.
“Nemmeno mia nonna mi chiama così. Anzi … forse solo mia madre usa il mio nome intero, quando la faccio arrabbiare.”
“Effettivamente, è più bello James. Ma, devi ammetterlo: ti ha fatto effetto quando ti ho chiamato Eric.”
James le diede una carezza sulla testa, affettuoso.
“Pensavo che non mi avessi minimamente riconosciuto. Le persone della nostra età …”
“Della tua età vorrai dire!” lo interruppe lei, ironica.
“Le persone della mia età non mi riconoscono senza capelli arancioni!”
Marianna rise.
“Dove andiamo adesso? Sono appena le cinque.”
“Avevo pensato che potremmo andare allo zoo, e poi possiamo mangiare qualcosa.”
Marianna parve riflettere, pensierosa, prima di annuire convinta.
“D’accordo. È molto lontano da qui?”
“Cinque minuti di macchina. Ho parcheggiato qui dietro, pensavo fosse una cosa carina, visto che non l’hai mai visto.”
“Infatti, James, lo è. Andiamo?” lo esortò lei, prima che lui la prendesse per mano per avviarsi alla sua automobile.
 
Dopo aver visto gli orsi, e i macachi, arrivarono davanti al recinto degli oranghi, che scrutavano i visitatori con sguardi profondi, battendo le mani, e rincorrendosi tra loro.
Avevano chiacchierato molto, e senza che nessuno dei due se ne fosse reso conto avevano passeggiato ancora mano nella mano.
“Quindi, i tuoi vengono a trovarti spesso?” si informò James, mentre guardava uno degli oranghi avvicinarsi interessato verso di loro.
“Dipende dalle offerte che riescono a trovare su internet; ma in linea di massima almeno una volta ogni tre mesi. Essendo figlia unica, per tutti e tre il distacco l’abbiamo avvertito molto di più.”
James esclamò “Credo che lui sia molto interessato a te! Che sguardi che ti lancia!” Marianna osservò l’orango, che si era seduto su un sasso vicino a loro, e la scrutava curioso.
“Si, ha uno sguardo molto profondo … quasi umano.”
“Com’è stato trasferirti qui?” disse dopo aver poggiato un braccio sulle sue spalle, riprendendo il discorso che avevano cominciato.
“All’inizio è stato molto stressante: tra i documenti, la casa, alcuni mobili che mi servivano, e pregare il padrone di casa se potesse procurarci una lavatrice. Non ho avuto nemmeno il tempo materiale per rendermi conto, che fossi effettivamente qui.”
“Perché, non avevate la lavatrice?”
Marianna negò con il capo.
“C’era la lavastoviglie, ma sia io che Erminia eravamo d’accordo sul fatto che fosse più necessaria una lavatrice, visto che il padrone di casa poteva darci o l’una o l’altra.”
“Oh, pensavo che le avesse entrambe.”
Nel frattempo, al recinto degli oranghi si era avvicinato un gruppetto di bambini, e i due avevano ripreso a camminare, seguendo il percorso consigliato dello zoo.
“No, ma va bene così. Ormai, siamo super organizzate.”
James si era trasferito da parecchio insieme a suo fratello, ma entrambi avevano reso la loro abitazione fornita di tutti i comfort.
“E per le amicizie, come hai fatto?”
“Marco,Alessio e Joey li conoscevo già prima di trasferirmi. Abbiamo fatto insieme un’esperienza a New York, Vàlerie l’ho incontrata quando siamo andati a Montreal, a trovare Joey; mentre una ragazza di Napoli che ho conosciuto sempre a New York, è amica di Erminia.”
“Quindi, vi siete trovati tutti piuttosto bene?”
“Per la compagnia si, ma tutti noi, chi più chi meno, ha vissuto il trasferimento in modo traumatico. Vàlerie, ad esempio, è quella che l’ha vissuto peggio di tutti: organizzava il matrimonio a distanza e l’anno scorso non lavorava, era sola quasi tutto il giorno.”
James ascoltò in silenzio, piuttosto pensieroso.
“Tu? Come l’hai vissuto tu il trasferimenti?”
“Dipende … Ci sono momenti in cui vorrei prendere il primo aereo e tornare a casa, altri in cui sono fermamente convinta della scelta che ho fatto, ma non è facile. Ho cambiato tutta la mia vita: un Paese nuovo, una nuova lingua, nuove abitudini, nuove persone. E’ un po’ un caos.”
Marianna, nel frattempo, si era accorta che James la stava abbracciando, ma aveva deciso che non l’avrebbe aiutato nemmeno un po’.
“Quindi, ti piace l’Inghilterra?”
La vedeva felice, ma al tempo stesso avvertiva la nostalgia verso casa sua.
“Certo che mi piace, altrimenti non sarei qui. Ciò non toglie che mi manchino molte cose di casa.”
James rafforzò la presa sulle sue spalle, non aveva mai riflettuto su quanto potesse essere stato difficile per lei lasciare tutto e ricominciare in un altro Paese.
“Come sta Oliver?” chiese lei con l’intenzione di cambiare radicalmente argomento.
“Pettegolo, come sempre. Oggi, forse, più del solito.”
Marianna ridacchiò.
“Sembra strano sentir dire che Oliver sia pettegolo …”
“Perché?”
Erano giunti nella zona dove c’erano due pinguini, che erano arrivati durante l’estate e in quel momento stavano giocando con l’acqua, insieme alle persone che portavano loro da mangiare.
“Sai, com’è. Quando avevo nove anni, avevo una cotta per Rubert, e non mi sarei mai immaginata che quattordici anni dopo, avrei passeggiato con il fratello cinematografico” rivelò limpida.
“Avevi una cotta per Rub?”
Marianna scosse la testa “perché quella faccia stranita?”
James parve soppesare la risposta.
“Adesso le ragazze preferiscono di più Tom, Matt o …”
“Voi due” concluse per lui, prima di esclamare “ed è davvero esilarante l’idea che migliaia di ragazzine adesso mi vorrebbero imbalsamata!”
“Sono sicuro che te la caveresti benissimo da sola” affermò lui convinto.
“Con tutte le cose che ho passato in missione, figurati se mi spaventato un paio di ragazzine eccitate!”
James notò che Marianna era leggermente cambiata, come se riportare alla mente determinati ricordi le facesse male, mentre parlavano erano arrivati ad un bivio.
“A sinistra c’è il rettilario, c’è una piscina con paio di coccodrilli …” spiegò, ma Marianna parve incupirsi ancora di più.
“Tu ci tieni tanto a vederlo?” domandò con un punta di rancore nella voce.
“Ho detto o fatto qualcosa di sbagliato?”
Lei scosse la testa, indecisa se rivelare quel piccolo, grande segreto o se fare finta di nulla.
“Non so se capiresti …” vide una panchina libera, e si avviò lentamente.
“Provaci. Prometto che mi sforzerò.”
Erano entrambi seduti, James vedendo Marianna molto triste, le prese le mani, che erano improvvisamente diventate fredde.
“Non ho mai amato particolarmente i coccodrilli …”
James era esitante, non sapeva se dovesse dirle qualcosa o aspettare che lei continuasse, Marianna fece una carezza sul dorso della mano di James che stringeva.
“Quando sono stata in missione in Kenya, sono andata in un villaggio in riva ad un lago abitato da coccodrilli …”
James la vide chiudere gli occhi, immaginando che lei stesse rivivendo quei momenti nella sua mente.
“Era il secondo giorno che eravamo lì. Tutti ci avevano detto di fare attenzione alla riva del lago a causa dei coccodrilli, ma ritenevano che fosse piuttosto sicuro pescare lì sulle barche.”
Marianna spalancò gli occhi, nel suo sguardo c’era puro terrore, cercando in James sicurezza.
“Sono qui … Che cosa è successo?”
“C’era un gruppetto di bambini, non potevano avere più di dieci anni, e tra questi c’era John.”
Marianna aveva l’impressione di dover deglutire una grossa pillola senza l’aiuto di acqua.
“John ci aveva detto che riusciva a pagare le tasse scolastiche, grazie ai soldi che metteva da parte dopo aver venduto il pesce, ovviamente pescato nel lago.”
James stava iniziando a mettere insieme i pezzi del racconto che Marianna gli stava dicendo, strinse ancora con più forza le sue mani.
“Quella maledetta mattina, John e i bambini avevano deciso di andare a pescare; sua madre, Madleine, era accanto a me e insieme stavamo guardando i ragazzini che prendevano la loro barca …”
La sua voce parve incrinarsi leggermente, lei non avrebbe voluto che quella storia saltasse fuori lì, in quel momento. Non ne aveva parlato nemmeno con sua madre: tutto quello che aveva fatto una volta tornata a casa, era stato chiudersi nel silenzio per due settimane e poi riprendere la sua vita.
“Erano al centro del lago, dove c’erano più pesci. John aveva preso una rete …” James vide i suoi occhi inumidirsi, ora aveva anche lui paura di ascoltare.
“Proprio mentre la stava lanciando, abbiamo visto un coccodrillo uscire dall’acqua e tirare John dalla rete …”
James abbracciò Marianna, e lei non protestò, si lasciò avvolgere dalle sue braccia che in quel momento le sembravano quelle più forti del mondo.
“Io e Madleine abbiamo urlato, alcuni uomini lì presenti hanno dovuto bloccarci con la forza … dopo tre giorni abbiamo fatto i funerali, con ciò che era rimasto del piccolo John.”
Marianna si staccò lentamente dall’abbraccio per guardare James negli occhi, lei non aveva più nessuna lacrima.
Lui le prese le mani.
“Per questo non vuoi andare al rettilario?”
Lei negò con il capo.
“Non avevo mai detto a nessuno questa vicenda, nemmeno ai miei … scusami” disse imbarazzata, ma James la guardava ancora, prendendo una decisione.
Forse Marianna non si stava rendendo conto che lui si stesse avvicinando così tanto, ma appena lui aveva posato le sue labbra sulle sue, non aveva opposto resistenza a quel bacio.
 
Una volta usciti dallo zoo, ancora contenti di scoprire quello che era nato tra di loro, si avviarono verso un ristorante specializzato in carne.
“In tutto questo, oggi ho parlato solo io. Tu non mi hai raccontato niente!” Sbuffò Marianna, mentre James si sedeva accanto a lei, anziché di fronte per starle ancora più vicino.
“Solo perché sei tu, puoi chiedermi quello che vuoi!”
Vide gli occhi di Marianna essere attraversati per un momento da un lampo di malizia, alla quale, ne era sicuro, lei avrebbe fatto seguire una serie di domande piuttosto imbarazzanti.
“Non voglio torturarti psicologicamente, nemmeno io arrivo a certi livelli” sorrise, prima di dare un’occhiata veloce al menù, optando per una tagliata di manzo.
“Sai, per un momento ho temuto il peggio …”
“Dopo Dallas, dove pensi che dovrete andare per lavoro?”
James fece un segno al cameriere per farlo avvicinare e ordinare, poi si rivolse a lei “E’ probabile che debba tornare ad Orlando, ma è appena cominciato il periodo degli eventi di beneficienza, quindi ci muoveremo molto tra qui, Londra e la Scozia”
Marianna annuì, interessata.
Il cameriere si avvicinò e ordinarono entrambi, prima che lui riprese a parlare, prendendo per mano Marianna.
“Ma è probabile che ad alcuni eventi non vada insieme a Ollie. Di solito lui va anche ai BAFTA, ma a me non piacciono quel tipo di eventi, sono leggermente più discreto.”
Marianna scoppiò a ridergli in faccia, ma James la guardava stranito.
“Scusa … è che, ieri Erminia mi ha fatto vedere un video di te e Matthew che cantate al karaoke … e ho pensato …”
James le diede un bacio a fior di labbra, Marianna arrossì leggermente,  prima che lui cominciasse a prenderla in giro “Così hai fatto ricerche sul mio conto!”
“Preferisco continuare a conoscerti di persona … ma devi ammettere che siete esilaranti in quel video!”
James le fece una carezza, prima che arrivassero i piatti che avevano ordinato.
 
Dopo aver finito di mangiare, nessuno dei due aveva molta voglia di alzarsi e di uscire, anche perché aveva cominciato a piovere.
“La cosa meno mi piace di qui è la pioggia. La odio!”
Annunciò Marianna guardando le finestre del ristorante, sulle quali potevano distinguersi le piccole gocce d’acqua.
“In realtà, non piace nemmeno a me. Preferisco il tempo californiano o quello di Sydney.”
Marianna sgranò gli occhi: lei sognava la terra dei canguri da quando aveva cinque anni!
“Wow … a me piacerebbe molto fare un viaggio in Australia, e un viaggio per i Parchi Nazionali dell’Arizona, dello Utah sulle orme dei nativi americani” disse sognante, immaginandosi alla guida di un fuoristrada con cappello e stivali da cow girl.
“Chi ti dice che tu non debba farli prima o poi?”
Le chiese James, con uno strano sorriso.
“Oh, beh … per il momento non ho intenzione di chiedere altri soldi ai miei genitori. Appena consegno la tesi il prossimo agosto, ho intenzione di cercare un lavoro.”
James le sorrise nuovamente, soddisfatto di aver trovato una ragazza come lei.
“Oggi non hai parlato con tua madre? E’ tutto il pomeriggio che non controlli il telefono …”
“Il venerdì lavora fino a pomeriggio inoltrato …” non aveva ancora finito di formulare quel pensiero, che il suo cellulare cominciò a squillare e lei cominciò a rovistare nella sua borsa, sotto lo sguardo divertito del ragazzo.
“Non ridere! Non ridere!”
Esclamava lei, mentre continuava a cercare alla rinfusa.
“Oh, è Erminia.”
James la vide rispondere al telefono in italiano, non riusciva a capire assolutamente nulla, ma aveva intuito che si erano dette qualcosa, perché lei era leggermente arrossita, poi chiuse il telefono.
“Erminia mi ha appena detto che gli altri sono a casa nostra, perché Alessio ha preparato due torte al pistacchio …”
“E …?”
Marianna scosse leggermente la testa “Alessio cucina molto bene i dolci siciliani, visto che hanno una pasticceria lì, e di solito prepara quelle squisitezze a casa nostra, perché abbiamo un forno eccellente!”
James la vide entusiasmarsi, avendo ormai capito quando Marianna adorasse quel tipo di dolci, ma ancora non capiva.
“Ti andrebbe di venire a casa nostra?”
Sul volto di James comparve un ghigno malizioso, prima di diventare leggermente più pensieroso.
“Non avevo capito che Alessio venisse a cucinare a casa vostra …” disse mentre tirava fuori il portafoglio, per poi fare un cenno con la testa alla ragazza, perché avrebbe voluto pagare lui la cena.
“Oh, grazie per la cena James … non pensavo …”
James le sorrise, il cameriere si avvicinò dandogli il conto e prendendo i soldi.
“Ho ancora lo spazio per il dolce, andiamo?” chiese prima di porgerle la mano e di uscire insieme dal ristorante.
 
James stava guidando, quando un forte dubbio si intrufolò nella sua testa e le parole gli sfuggirono dalla bocca.
“Alessio passa molto tempo a casa vostra?”
Marianna sorrise, quasi soddisfatta.
“Geloso, Phelps?”
James scosse la testa. Non solo considerava Marianna una Hermione Granger in carne e ossa, era anche tremendamente testarda, ostinata e aveva imparato, anche troppo velocemente come prenderlo in giro!
 
 
 
NdA:
Eccomi tornata con questo capitolo fresco, fresco.
Cosa ne pensate dell’appuntamento? Mentre scrivevo, le idee sono venute fuori da sole, soprattutto per l’esperienza di Marianna … Non so a voi, ma a me sta piacendo molto questa storia, e mi sembra stranissimo di essere arrivata già a metà!!!
Al prossimo capitolo.
Un bacio,
Angel 
  
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