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Autore: SmileGiveMeFive    05/10/2014    1 recensioni
Dai testi:
1) "Non per fare l’egocentrico e attribuirmi importanza, ma la vostra relazione è mutata perché io sono tornato, perché
ho rivelato al mondo di essere ancora vivo."
2) “Prova a salvarlo ora, dottore.” Con disprezzo quello squilibrato gli aveva appena messo una vita tra le mani.
Salve popolo di efp!
Io adoro l'angst, ma finchè Sherlock non riprenderà, la mia mente avrà bisogno di partorire immagini positive per sopravvivere.
Dunque questa breve raccolta di One Shot sarà composta da momenti genuini e più o meno affettuosi dell'"ordinaria"
quotidianità di John e Sherlock.
Slash, pre-slash, bromance... fate voi, ad ognuno libera interpretazione.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                      Zero negative                                                  




“Sherlock corri!”

La voce del dottore rimbombò nel cupo edificio.

“Oh John, che cosa mi combini...”

Gli occhi confusi di Sherlcok incrociarono quelli di John, impegnato a tenere fermo Moriarty.
Tuttavia quest’ultimo continuò a parlare, per nulla scosso:

“Imbottito di dinamite, eppure così caparbio. Ti fa onore quest’indole altruista; è ciò che ti hanno insegnato nell’esercito, vero?
‘Proteggi i tuoi compagni prima di te stesso’ o roba simile. Beh, caro dottore, permettimi di mettere alla prova le tue capacità mediche...
God saves the Queen but who will save Sherlock Holmes?

Uno sparo. Netto e preciso. Sherlock cade in ginocchio e si accascia al suolo in un lamento sofferente.
Il sangue comincia a sgorgare copioso dalla ferita, raggiungendo ben presto l’acqua della piscina e tingendola precariamente di rosso.

“Prova a salvarlo ora, dottore.”

Con disprezzo quello squilibrato gli aveva appena messo una vita tra le mani. John mollò inconsciamente la presa e si avvicinò
all’amico bisognoso di cure, chiamandolo a gran voce. Nel frattempo Jim Moriarty e i  suoi cecchini si erano già ritirati.

“Sherlock, ascoltami. Concentrati sulla mia voce. Questa è solo l’ennesima sfida di Moriarty. Quando mi ha portato qui sono stato
in una stanza munita di lettino e strumenti ospedalieri.”

Il detective stava per perdere i sensi. L’emorragia era spaventosa e insieme a litri di globuli rossi anche la lucidità lo stava abbandonando.
John non si permise di vacillare nemmeno per un secondo.

“E’ stato tutto calcolato per darmi la possibilità di salvarti. La pallottola deve aver sfiorato la carotide, ma non l’ha recisa.
E’ un fottuto gioco e a te non piace perdere, giusto Sherlock Holmes? Allora cerca di tenere duro, al resto penserò io.
Fidati di me, Sherlock.”

E gli rivolse un sorriso rassicurante, che accompagnò il giovane detective in un sonno d’anestetici.
John operò con lucidità e freddezza. Farsi influenzare dai sentimenti avrebbe solo peggiorato le cose.
Il moro si sarebbe trovato d’accordo
con quel ragionamento e compiaciuto lo avrebbe gratificato facendolo sentire un po’ meno idiota del solito.
Era stato costretto a tagliargli una gamba dei pantaloni per operarlo. Chissà se ci teneva; sembravano piuttosto costosi.
Glielo avrebbe chiesto conclusa tutta quella faccenda.
Concluso l’effetto dell’anestesia, chiamati Lestrade e Mycroft, catturato Moriarty e vinto il gioco.

E invece non glielo chiese mai. Sherlock non si svegliò più.

John aveva eseguito con maniacale precisione il suo dovere, ma l’amico non aveva più sangue a sufficienza in circolo.

Zero negativo. Qualche ora prima Jim Moriarty gli aveva rivelato senza apparente motivo il suo gruppo sanguigno.
Lo stesso del detective.

Aveva chiamato, gridato, insultato fino allo stremo quel maledetto nome. Ma di Moriarty neanche l’ombra.
Oramai era finita. Aveva fallito e quel sadico pazzoide ne era uscito vincitore. E lui annientato. Il dolore e la rabbia eseguivano un valzer
pietoso sul volto di John, invecchiandolo di dieci anni. Non riusciva a soffermare lo sguardo su quel corpo inerte e testimone di un’assurda
prova mortale. Prova che non era riuscito a superare.
Ma d’altronde lui non era mica Sherlock Holmes.

“Oh Dio, che cos’ho fatto... Non di nuovo, non anche tu...”

Si osservò implorante le mani imbrattate di sangue amico.

“Perdonami Sherlock...”

Il dottore aveva ricominciato a farfugliare nel sonno. Gli incubi del coinquilino non erano una novità, ma un livello tale di sonnambulismo
non era neanche sicuro fosse mai stato catalogato.

Aveva letto che svegliare un sonnambulo poteva implicare danni per quest’ultimo. Perciò alle tre di notte, lui, il più grande detective
al mondo, si era ritrovato a dover assecondare John in quel ridicolo teatrino.

Steso sul divano, con i pantaloni tagliuzzati, la gamba maldestramente fasciata con la camicia dell’amico e il suddetto addormentato
sopra di lui a petto nudo.

Se qualcuno li avesse visti in quelle condizioni, John stavolta avrebbe faticato a convincerlo della sua discussa eterosessualità.















Sproloquio d’autrice:

Ehilà! Come state? :D
Innanzitutto ringrazio chiunque l’abbia letta fino alla fine, spero vi sia piaciuta!
La mia seconda storia su questo fandom; controllata e ricontrollata, letta e riletta una cinquantina di volte… alla fine ho deciso di azzardarmi a pubblicarla :)
Sherlock mi ispira troppo come bersaglio per pistole, ma dato che, come ho affermato nella presentazione, non voglio farmi del male sparpagliando personaggi feriti o morti a destra e a manca fino a quando non ci sarà qualche notizia concreta sullo show, ho trovato un compromesso in questo racconto.
Non voglio dilungarmi troppo perciò al prossimo (in un futuro ancora imprecisato) capitolo. :)

Pace e amore a tutti! u.u

SmileGiveMeFive

 
  
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