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Autore: BlueSon    07/10/2014    12 recensioni
Salve dolcezze. Come Va?
Mentre pensavo a come importunarvi ancora con le mie fanfiction ho scovato tra i vecchi quaderni questa storia. La scrissi dopo aver letto uno dei favolosi romanzi di Johanna Lindsey. =D Sorpresa delle sorprese (la cosa ha meravigliato anche me :P) ho deciso di rendere protagonisti di quest'avventura Bulma e Vegeta. Ovviamente non mancheranno scene che riguardano la mia coppia preferita Goku e Chichi. Che dirvi di questa storia? Romantica sicuramente e diversa comunque dal libro. I nostri amati personaggi saranno catapultati nel 1882 in una zona moooooolto calda. Ma non voglio prendermi troppo spazio in questa introduzione. Leggere per credere. Un bacio e un ringraziamento particolare a chi lascerà spazio alle recensioni.
Nota: Carattere OOC inserito su consiglio per il personaggio di Vegeta.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Amore Caldo


Era lì da lei, arrivato appena in tempo. Vegeta aveva urlato così forte che sentiva i polmoni e la gola pronti a scoppiare, ma doveva riprendersi anche perché non era da lui arrendersi. Bulma finalmente aveva trovato il coraggio per girarsi. Aveva scorto in fondo alla navata centrale una Chichi con le lacrime agli occhi immersa in un vestito blu cobalto che lasciava intravedere quella pancia che la corvina tanto amava. C’erano anche Goku e Bardack entrambi in uno smoking nero con un ghigno sprezzante e con le braccia conserte. La guardavano con gli occhi di chi la sapeva lunga e poi… c’era lui. Quando i loro occhi si incontrarono il tempo sembrò fermarsi per davvero. Per un attimo tutto intorno a loro sembrò svanire e i mormorii vennero attutiti dal battito frenetico dei loro cuori. Bulma lo vide avvicinarsi in un modo del tutto singolare per un luogo chiuso e soprattutto sacro. Vegeta era bellissimo in quello smoking ma il cavallo sul quale galoppava gli ricordava il sexy cowboy del quale era perdutamente innamorata! Inutile cercare di infossare quello che provava: il suo cuore sembrava essere resuscitato per miracolo e tutto questo solo perché lui era tornato. Dopo essere arrivato quasi ai pressi dell’altare Vegeta frenò l’animale e scese mettendolo buono con qualche comando appena accennato. Aveva fatto tutto quello mentre continuava a guardarla negli occhi. Bulma era bellissima: quel vestito le stava divinamente ma con tutto quel trucco quasi scompariva la sua bellezza naturale. Era comunque la sua dea ma non vedeva l’ora di riportarla a Newcomb, nella loro casa, nel tempio del loro amore. Amore che si rialza abbattuto, ferito ma con tanta voglia di vincere.
“Cosa ci fai tu qui?” ringhiò Yanko dando sfogo alla sorpresa di tutti e interrompendo il loro contatto visivo.
Vegeta con un ghigno spezzante tornò a guardare Bulma mentre muoveva qualche passo in avanti. L’assemblea si era divisa in due gruppi: da una parte c’era chi bisbigliava malignamente, dall’altra chi divertita se la rideva. Lucas Brief si avvicinò a sua figlia. Qualcosa gli diceva che quello lì conosceva già la sua bambina.
“Vattene!” sbottò ancora Yanko parandosi dinanzi a lui.
Bulma sentì l’ansia crescere. Cosa voleva ancora Vegeta da lei?
“Sono appena arrivato.” fece notare il bel cowboy con tono fermo e deciso.
Vegeta non staccava gli occhi dalla sua donna. Bulma sentì un calore scorrerle per tutto il corpo. Come poteva ancora farle quell’effetto? Dopo tutto quello che le aveva detto e quello che le aveva fatto riusciva ancora a farla tremare sotto quei dannatissimi occhi scuri che la stavano spogliando accarezzandole la pelle e fermandosi prima sul contorno delle labbra… scosse la testa dandosi della stupida. In amore gli occhi esprimono più delle parole. Tra loro era sempre stato così.
“Sono venuto a riprendermi quello che è mio!” disse poi guardando per la prima volta l’uomo che avrebbe dovuto prendere il suo posto nella vita della sua donna.
L’assemblea sembrò sbalordirsi tutta insieme. Yanko sogghignò nascondendo il nervosismo sotto un sorrisetto forzato.
“Fammi il piacere, sei solo un pazzo moccioso.”
“E tu un damerino a cui tra un po’ servirà il bastone per reggersi in piedi.”
Non sembrava poi così vecchio ma Vegeta non avrebbe risparmiato nemmeno a parole chi minacciava la sua felicità. Yanko gli si avvicinò lanciando un dritto.
“Come osi brutto ba…”
Non terminò mai quella frase. Con uno scatto fulmineo Vegeta si abbassò mostrando poi un colpo che lui e Goku avevano imparato durante le diverse risse al saloon. Un pugno volontariamente non troppo forte si aprì nello stomaco di Yanko che cadde a terra tramortito. Vegeta, superato l’ostacolo, si parò dinanzi a lei. Davvero sembrava esistessero solo loro.
“Ciao, donna.” disse spavaldo.
Bastarono quelle due parole per farle capire il perché non lo aveva dimenticato. Lo amava, lo amava da impazzire anche dopo l’enorme presa in giro che l’aveva vista protagonista. Ma non avrebbe ceduto. Era pronta a mandare all’aria tutta la sua vita per colpa sua. Non bastava quell’entrata teatrale in Chiesa. Il cervello fortunatamente ragionava ancora bene.
“Chi sei?” chiese a quel punto Lucas Brief parandosi dinanzi alla figlia.
Vegeta guardò l’uomo che aveva portato lo scompiglio nella sua vita e in quella di Bulma.
“Sono l’uomo di sua figlia.” tuonò orgoglioso e arrogante“Bulma è la mia donna. Nessuno può portarmela via.”
Altri brividi le assalirono la spina dorsale. Quelle parole furono per Bulma una crema lenitiva per la sua anima bruciante. Tuttavia quelle stesse parole non dovettero piacere a suo padre che sfoderò un pugno sulla faccia da schiaffi di Vegeta. Bulma si sentì mancare e invece Vegeta sorrise sprezzante. Forse quel colpo gli aveva fatto il solletico.
“Questo me lo meritavo. In fondo devo ringraziarla, signor Brief. Se lei non avesse lasciato che Bulma scappasse io non l’avrei mai conosciuta, ma non provi mai più a portarmela via perché non mi troverebbe così accondiscendente.”
La ragazza si chiese se non fosse uscito di senno in quei giorni di Inferno. Lucas si chiedeva la stessa cosa oltre a un’altra domanda che gli ronzava in testa con insistenza.
“Chi diavolo sei?”
“Questo posso dirtelo io.” rispose una voce.
Bulma si girò incantata. Fece un passo avanti uno dei più grandi ereditieri di Londra che in ricchezza gareggiava con suo padre e che lo stesso Lucas Brief riteneva suo grande amico. Si trattava di Senior Prince, il compagno di Helena che dopo la scomparsa di suo figlio si faceva chiamare da tutti… Bulma strinse le mani fino a farsi sbiancare le nocche. Come aveva potuto non ricordarsene? Si faceva chiamare Vegeta in nome del figlio perduto per il quale la moglie, presa dalla disperazione, convinta fosse morto, aveva deciso di seguirlo in Paradiso togliendosi drasticamente la vita. Il cuore scalciò ancora più forte dinanzi a quella costatazione che sicuramente aveva in sé il vero.
“Vegeta?”
Suo padre era stupito quanto lui. I due si assomigliavano in una maniera assurda. Avevano anche preso a fare gli stessi movimenti. Padre e figlio si liberarono della giacca del completo e poi si liberarono dei bottoni ai polsi arrotolando le maniche della camicia con la sola differenza che Vegeta faceva tutte queste cose senza smettere si specchiarsi nelle pozze azzurre di lei. Mostrarono con quei gesti la stessa voglia a forma di trifoglio che entrambi portavano sull’avambraccio destro. Era identica!
“Lui è…” borbottò Lucas.
“Ti presento mio figlio, Lucas. Si chiama Vegeta e se lui lo vorrà da oggi sarà un Prince. Lo ha ritrovato Helena, la mia compagna, grazie a Bulma. Devo moltissimo a tua figlia.”
Bulma era rimasta pietrificata. Sembrava avessero messo in scena una commedia plautina che si conclude nella maggior parte dei casi con il riconoscimento di uno dei personaggi e con un grande lieto fine. Ci sarebbe stato anche per loro? Vegeta Senior allontanò Lucas dai ragazzi. Vegeta si liberò della cravatta sbottonando i primi bottoni della camicia. Stava soffrendo in quell’abito che lo faceva sembrare un pinguino ma la sua entrata doveva essere sbalorditiva! Si avvicinò ma Bulma arretrò di un passo.
“Devi andartene.” Sussurrò anche se tutti avrebbero potuto sentirla.
Silenzio. Silenzio perché anche se l’amore c’è è ancora debole, ancora stanco perché allo stesso tempo c’è un dolore grande da sgonfiare, un vuoto enorme da colmare.
“Non dirmi che vuoi sposare questo qui.”
Il suo tono arrogante le dava sui nervi ma quella non era che una dolce verità.
“Non sono affari tuoi. Vai via.”
“Non posso.”
“Pensavo ti fossi scocciato di me? Cos’altro vuoi?” gli chiese alzando il tono di una nota e fregandosene altamente della curiosità della gente presente.
Vegeta le sorrise e quello non era un ghigno ma un vero sorriso, quello che le regalava nell’intimità. Il calore che aveva prima avvolto il suo corpo tornò a stringerla senza soffocarla. Quello era amore, un amore bruciante che la scottava e la riscaldava. Un amore caldo come i più cocenti raggi del sole che però avevano illuminato la sua vita rendendola allegra e vivace come un giorno d’estate. Sapeva di non essere in grado di dire no a tutto quello.
“Voglio spiegarti.” le disse.
“È tardi.”
“Voglio amarti.” le sussurrò.
Lo guardò ancora una volta spiazzata. Che diavolo stava blaterando?
“Non è vero, non ci credo.”
Vegeta sentì il cuore incrinarsi. Quelle parole erano già uscite dalle sue labbra e gliela aveva dette prima di andarsene da lui senza sapere cosa davvero lui provasse per  lei. Ora lo avrebbe ascoltato. Doveva ascoltarlo e doveva credergli.
“Hai capito?”
“Sì, come vuoi.” disse riprendendosi la giacca da terra.
Il cuore di Bulma tornò a decelerare. Perché Vegeta si comportava in quel modo? Sapeva sempre come farle perdere le staffe. Pensava di capirlo e invece non era così. Il solo pensiero che sarebbe andato via le procurò un capogiro. Vegeta risalì a cavallo avvicinandosi alla donna. Bulma sfidò i suoi occhi ma lui riusciva a leggere che c’era ancora speranza, una piccola, ma c’era e lui doveva puntare su quella.
“Me ne vado.” annunciò all’assemblea che lo guardava ancora più sbalordita mentre girava intorno a Bulma con il cavallo che saliva i gradini dell’altare.
“Me ne vado.” disse ancora ad Yanko che sembrava essersi ripreso.
“Me ne vado…” disse poi a lei anche se Bulma non poteva vederlo perché si era posizionato dietro di lei.
Bulma abbassò lo sguardo sconfitta. Strinse i pugni conficcandosi le unghie nella carne. Avrebbe mai potuto vivere con quel rimorso? Quasi non si accorse di venire sollevata e di essere messa a pancia sotto sul cavallo.
“…ma tu vieni via con me.” concluse lui con un ghigno.
Amore che sorride, amore che è  pronto a gareggiare, a giocarsi il tutto per tutto. Vegeta sfrecciò lungo la navata centrale mantenendo una Bulma che non faceva altro che urlare di metterla giù. La turchina in preda a un panico misto a eccitazione notò che erano usciti dalla Chiesa.
“No mi toccare.” sbottò mentre la mano che Vegeta usava per mantenerla ferma le stava bruciando la schiena.
“Devo farlo se non vuoi cadere. Vai, bello, vai.”
Il cavallo corse tra le carrozze mentre la gente guardava rapita quello spettacolo a bocca aperta. Bulma vide suo padre e gli altri tra cui i suoi amici e sua zia uscire dalla Chiesa per accertarsi di dove andasse finchè non divennero altro che puntini prima di scomparire dal suo raggio visivo.
 
Più tardi…
Erano arrivati in un grande parco dove per metri e metri si estendeva un grande manto d’erba. Vegeta frenò il cavallo e Bulma scese senza problemi.
“Tu sei impazzito, Vegeta. Che diavolo ti è preso?” sbottò allontanandosi.
Il giovane uomo scese. Riconobbe la leonessa che aveva conosciuto a Newcomb, la leonessa che tanto amava.
“Esigo che tu mi riporti in Chiesa.”
“Non ci credo che tu voglia sposare quel cretino.”
“Quello che voglio fare della mia vita a te non deve interessare.”
“Io non ti riporto in Chiesa, donna. Tu non sei sua.”
Quelle parole, quegli aggettivi e pronomi possessivi riuscivano a farle accapponare la pelle. Ma lei non poteva dimenticare la strafottenza di quel giorno e il dolore dei giorni a venire.
“Non azzardarti a toccarmi. Ti odio Vegeta. Hai capito? Ti odio.”
Vegeta aveva cercato di prepararsi a quelle lame che sarebbero uscite dalla bocca di Bulma. Sapeva che si meritava tutto quello che gli stava dicendo ma solo perché era stato stupido e le aveva voluto celare la verità. Bulma si tenne il vestito per non inciampare e si allontanò da lui. Vegeta tornò a bloccarla prendendola per il braccio e attirandola a sé. Bulma stava per mollargli un ceffone ma il giovane uomo la bloccò per il polso. Erano a due centimetri di distanza e Bulma non poteva ancora credere al modo in cui il suo cuore era tornato a battere dinanzi all’unico uomo che aveva amato davvero e che continuava, non sapeva nemmeno lei come spiegarselo, ad amare. Sapeva che ribellarsi a quella presa ferrea sarebbe stato inutile. Tuttavia non voleva allontanarsi. Voleva solo riscaldarsi a contatto con quell’amore bruciante, rovente, caldo come le più focose giornate d’estate. Eppure…eppure aveva bisogno di capire.
“Mi devi dire cosa vuoi, Vegeta. Hai detto che ti eri stancato di me. Ora cosa sei venuto a fare qui?”
“Sono venuto per dirti la verità.” le sussurrò a fior di labbra.
Era tremendamente difficile tenerla a quella minima distanza e non provare a baciarla. Ma non era ancora il momento giusto.
“Non ti crederò mai. Potrò anche amarti questo è vero ma non diventerò mai la tua bambolina. Mi hai usata come una prostituta, come tutte le galline che ti sei fatto in passato…”
“Non è vero” sbottò lui scuotendola dolcemente “questo è quello che ho voluto farti credere.”
Bulma si bloccò e non fece più forza contro quella presa. Vegeta se ne accorse perché non la braccò più ma per evitare che sfuggisse come la più abile delle ladre la tenne a sé stringendola teneramente per la vita.
“Te l’ho detto solo perché ero arrabbiato, perché per l’ennesima volta una persona che io reputavo importante aveva deciso di abbandonarmi. Sono stato male Bulma nel stesso istante in cui ti ho vista vacillare dinanzi le parole di tua madre e ho pensato che anche tu eri come i miei genitori. Ti ho odiato perché mi ero lasciato abbindolare dall’amore cosa che non era mai successa prima. Per questo ti ho sputato in faccia tutto il mio disprezzo ma non ho mai pensato le cose che ti ho detto. Me ne sono pentito appena ho guardato i tuoi occhi lucidi e mi sono reso conto che per te forse valevo molto di più di come avevi voluto farmi credere. Poi tua zia è venuta da me, mi ha detto che ti eri arresa a non so che cosa. Io avevo capito: le mie bugie ti avevano indebolito e non potevo perderti senza combattere. Non è da me Bulma. Non me lo sarei mai perdonato se non fossi venuto qui, oggi, per dirti la verità.” confidò a pochi millimetri dalle sue labbra.
“Quale…quale verità?” gli chiese senza rendersi conto della sua voce incrinata.
“Che Ti Amo, donna.” le sorrise finalmente contento di averglielo potuto dire. “Ti Amo e voglio trascorrere il resto della mia vita con te senza la quale non sarei l’uomo che sono adesso, senza la quale non avrei mai conosciuto l’amore né l’avrei ritrovato. Capisci che sono figlio di uno degli uomini più ricchi di Londra? Faccio concorrenza a tuo padre.” le disse strappandole un sorriso.
Bulma sentì la felicità tornare a scorrerle nel sangue. Non avrebbe mai pensato che Vegeta potesse essere un Prince né tantomeno che lui l’amasse dopo tutto quello che era successo. Ma il dolore era ancora troppo forte per scomparire con qualche dolce parola.
“Come posso crederti?” chiese più a se stessa che a lui abbassando lo sguardo.
“Bulma, se mi ami, saprai leggere dentro di me e capire se ti mento oppure no. Guardami.” le chiese alzandole il viso con un mano. “Guardami e leggi dentro di me.”
Bulma non riusciva a guardarlo. Non ce la faceva senza sentire il bisogno di affondare tra le sue braccia, di stare stretta a lui più di quanto già non lo fosse. Aveva bisogno di Vegeta e il cuore di lui…il cuore di lui batteva in simbiosi con il suo. Non voleva piangere ma le lacrime scesero da sole così come la pioggia cominciò a cadere dalle nuvole. Vegeta si ritolse la giacca che aveva messo prima di uscire dalla Chiesa per coprire le sue spalle quasi nude.
“Non piangere, donna.” le sussurrò dolcemente dandole un bacio sulla fronte.
Quel contatto li bruciò, li stordì come il più violento dei colpi ma Bulma lo incassò come la più tenera delle carezze.
“Io…” provò a dire aggrappandosi alla sua camicia. “Io sarei morta se  oggi tu non fossi arrivato a salvarmi. Non puoi nemmeno immaginare quanto abbia sofferto. Mi sono sentita tradita e umiliata. Avresti potuto mettere il tuo orgoglio da parte, presuntuoso che non sei altro.” concluse con tono pacato ma dolente mentre con un pugno lo colpì sul petto, al lato di quel cuore che impazziva con il suo.
Vegeta prese quel pugno e lo aprì.
“Mi dispiace, Bulma, anch’io mi sono sentito tradito e dimenticato quando ti ho vista andare via. Non è stato facile nemmeno per me. Il mio unico errore è stato quello di non dirti sin da subito la verità, ma anch’io ho sofferto, donna. Ho sofferto perché ti amo con tutto me stesso, come non ho mai amato prima.”
Quelle parole erano come musica, erano una capanna di ristoro da quella tempesta che li aveva visti protagonisti in quegli ultimi giorni di dolore. Si chiese perché l’amore doveva essere per forza così difficile, perché era stato creato per far vivere e morire allo stesso tempo. Decise alla fine che non importava perché lei senza di lui non poteva vivere. Ci aveva provato e non ci era riuscita. Doveva solo lasciarsi andare e fidarsi di lui, di quell’amore che bruciava come la legna nel camino. Vegeta la strinse ancora di più e sperò davvero di non compiere un passo falso. La baciò preso dall’istinto e spinto dal cuore che chiedeva di lei, dalle sue labbra che reclamavano le sue. Bulma non rifiutò quella fetta di felicità e quando sentì quel trasporto, quel calore che l’avvolse come un tornado allacciò le braccia dietro il suo collo. Vegeta insinuò la lingua in quella dolce cavità e la strinse ancora di più. I loro corpi incollati parlavano da soli. E l’amore scoppia, scoppia come quel temporale che li bagna, li inonda. Così l’amore lava via ogni ferita, la caustica e lascia che guarisca sotto le sue cure. Bulma sorrise sulle sue labbra e Vegeta la fece roteare. Risero felici quando Vegeta stesso, inciampando nel lungo strascico cadde portandosi Bulma giù con lui. E ridevano le loro bocche, i loro cuori perché solo quando l’amore vince il cuore ritorna a sorridere. Incuranti della pioggia Bulma rimase distesa tra le sue braccia. Vegeta le accarezzò il viso e tornò a baciarla, avido di lei, avido di quella felicità che aveva deciso di trasferirsi nella sua vita.
“Anch’io ti amo.” gli disse Bulma in un momento in cui i loro polmoni reclamarono aria “Ti amo e non ti permetterò più di allontanarmi.”
“Non ce ne sarà bisogno.”
“Voglio ben sperare.” disse arricciando il naso.
Vegeta sorrise e la baciò ancora e ancora mentre i loro cuori continuarono a battere insieme e si potè sentire finalmente l’orologio ripartire, muovere le lancette di un tempo che non sarebbe mai finito.

 

Fine



Eccomi qui gentili donzelle di Newcomb!
Siamo arrivate al capolinea di quest’avventura. Spero che il finale così come la storia vi sia piaciuto. Cercherò di non dilungarmi ma voglio ringraziarvi ancora tutte (o tutti se ci sono uomini nei paraggi XD) per il sostegno e la pazienza che avete avuto nel seguire questa storia. Ringrazio voi che l’avete letta e che vi siete appassionati tanto da inserirla tra le preferite e le seguite e magari chissà anche tra quelle da ricordare. Ringrazio ovviamente i recensori per i loro complimenti. Uno per uno vi abbraccerei anche se non è possibile. :P Grazie mille per le belle parole, davvero grazie di cuore. A tutti coloro che non ho mandato messaggi per tempo o per dimenticanza, please, perdonatemi. Ribadisco qui i miei ringraziamenti. Cosa dire? Non so tra quanto tornerò con un’altra storia (direte voi: ”il più tardi possibile” :P) ma spero che in futuro vi troverò tutte. Un saluto speciale quindi a tutte voi che avete contribuito a rendere grande questo lavoro. Un abbraccio. Baci, BlueSon
  
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