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Autore: GirlWithChakram    07/10/2014    2 recensioni
In una scuola in cui l'originalità ti può rendere popolare, due ragazze, per via di un malinteso, si troveranno a fingere di essere chi non sono... E se tutto ciò portasse alla luce una verità nascosta?
"Santana, se glielo avessero chiesto, avrebbe definito quella giornata come un venerdì uguale a tutti gli altri che aveva vissuto da diciassette anni a quella parte, nella noiosa e monotona città di Lima. Ma avrebbe presto scoperto di sbagliarsi..."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Quinn Fabray, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO II: To fake or not to fake?
 
Sull’onda di cori esaltati per la loro improvvisata candidatura, Brittany e Santana fuggirono dalla festa più imbarazzate che mai, riuscendo a raggiungere l’auto della bionda prima di essere coinvolte in qualche tipo di discorso elettorale.
«È tutta colpa tua!» cominciò la latina, con l’intenzione di aggredire l’amica «Se non ti fossi fissata con quel donnaiolo di Evans non saremmo mai venute qui e tutto questo non sarebbe successo! Ti rendi conto che pensano che siamo lesbiche!? Cosa direbbe mia madre se lo venisse a sapere? E Russell? Con tutte le sue manie religiose… Oh, merda! C’era anche Quinn lì dentro! Avrà sentito tutto! È finita, Britt, è ufficialmente finita. Andiamo a buttarci da un dirupo. Lo sapevo che dovevamo restare a casa a guardare “Il mio gatto indemoniato”.»
Brittany aveva seguito il monologo dell’altra solo in parte, visto che gli effetti dell’alcol, che non accennavano a svanire, ancora minavano la sua capacità di concentrazione.
«Dobbiamo trovare una soluzione» continuava a straparlare Santana «Possiamo convincerli che non sia mai accaduto! Diremo che si sono sbagliati e ci hanno scambiate per qualcun altro. E poi, insomma, c’è un intero weekend davanti a noi. Faranno in tempo a dimenticarsi persino come ci chiamiamo.»
«Potremmo fingere» propose la bionda, in un momento di parziale lucidità dallo stato comatoso in cui rischiava di precipitare.
«Ma che ti salta in mentre? Sei proprio sbronza… Dammi le chiavi, tu non sei in grado di guidare.»
Cercando di non pensare al disastro in cui si erano cacciate, la mora guidò fino a casa Pierce e, traendo forza dalla propria buona volontà, aiutò Brittany a salire fino in camera. La fece sdraiare sul letto e la coprì alla bell’è meglio col lenzuolo.
«San, resta a dormire. Mi sento tanto sola» si lamentò, abbracciando il cuscino.
«Certo, non vado da nessuna parte.» Si accomodò al fianco dell’amica e in pochi minuti si assopì con lei.
 
«Possiamo affrontare seriamente l’argomento adesso? Nel caso non lo avessi notato è lunedì e tra meno di un’ora saremo a scuola, dove, forse non te ne ricordi, l’intero corpo studentesco è convinto che noi siamo una coppia!»
«San, smettila di urlare così» rispose Brittany, allontanando il cellulare dall’orecchio per non rovinarsi un timpano «Tua madre potrebbe sentirti!»
«Oh, certo! Ci manca solo più quello! Spenderebbe tutti i nostri risparmi in candele a san Josè per farmi tornare “normale” se sentisse le voci che circolano» ironizzò la latina, sprofondando nel proprio materasso.
«Quinn non le ha detto niente?»
«A quanto pare sta ancora valutando quale sia il massimo vantaggio che può trarre da questa situazione. Le do tempo due giorni e verrà fuori con richieste assurde, che sarò costretta a rispettare. L’essere ricattata dalla mia sorellastra malvagia ancora mancava alla lista di umiliazioni. Certo, lo avevo messo subito dopo “essere forzata a fare un falso coming out” ma quello è ormai superato.»
«Senti» mormorò la bionda «Mi dispiace, ok? Forse andare a quelle festa non è stata una buona idea, ma…»
«Ma, cosa?» sibilò Santana.
«Dovresti provare a vedere il bicchiere mezzo pieno: adesso siamo popolari! Ci eleggeranno reginette del ballo!»
«Non tirare fuori questa storia. Non ci voglio neppure pensare. Come possono credere che siamo lesbiche? Io odio stare in compagnia di altre femmine!»
Un breve silenzio carico di tensione occupò la linea telefonica.
«Ovviamente tu non fai testo» si affrettò a rimediare «Ma comunque resta il fatto che non siamo gay!»
«Allora San, se c’è una cosa che abbiamo imparato dalle nostre maratone di serie tv è che, prima o poi, tutte hanno una fase di sperimentazione al college. Diciamo che noi la stiamo semplicemente anticipando.»
«Ma tu vuoi davvero portare avanti questa farsa?» domandò la Lopez sempre più alterata «E come la metti con Sam? Lui crede che stiamo insieme.»
«Appunto! Lo sanno tutti che i ragazzi, soprattutto in età adolescenziale, hanno un debole per le lesbiche. Sam cadrà ai miei piedi in men che non si dica.»
«Odio smontare le tue speranze, ma qui stiamo parlando di Sam Evans, colui che può avere qualsiasi donna di Lima. E tu credi che si metterà a corteggiare una come te?» Non appena ebbe pronunciato quelle parole, Santana si morse la lingua con forza. «Aspetta, mi è uscita male…»
Brittany non le diede tempo di spiegare e le attaccò il telefono in faccia.
«Ma che diavolo… La settimana inizia all’insegna del disastro» commentò tra i denti, preparandosi a raggiungere la madre e la sorellastra per il consueto passaggio fino a scuola.
 
«Senti, Britt, mi dispiace. Non mi sono espressa bene…» La latina stava ormai rincorrendo l’amica da dieci minuti buoni, cercando di rimediare all’incomprensione, senza ottenere grandi risultati. «Io non voglio che lui ti ferisca.»
Brittany si voltò, furente, e la fulminò con i suoi occhi celesti. «Forse è proprio quello che voglio. Almeno proverei qualcosa di diverso dalla noia.»
«Oh, mi spiace così tanto che tutte le cose che facciamo insieme ti annoino! Forse non avrei dovuto invitarti con me sullo scivolo dodici anni fa, così tutto questo non sarebbe successo» rispose a tono Santana.
«Non ci provare, non giocare a fare la vittima! Sono io quella che ha cominciato per prima a fare l’offesa!»
Attorno a loro la scuola era nel più totale silenzio. Gruppi di studenti, che si erano radunati per festeggiare la coppia del momento, si trovavano sbalorditi ad assistere a quella sfuriata.
«Certo, come sempre! Sei tu ad avere il diritto di mettere il muso per prima, tu la prima a dover commentare qualcosa, tu la prima a dover scegliere dalla scatola dei biscotti. Tutto è tuo di diritto, principessa!» sbraitò la mora, spintonando un ragazzo che le si era avvicinato chiedendo informazioni per un’intervista.
«Scusate» ritentò lo sventurato «Sono l’inviato del giornalino scolastico…»
«Che diavolo vuoi?» ringhiò Santana.
«Sono Jacob Ben Israel, dovrei farvi qualche domanda per il pezzo da inserire nel numero di questo mese… In qualità di candidate per il ballo avete diritto anche ad un servizio fotografico per la campagna elettorale.»
Le due si guardarono esterrefatte, notando la quantità di poster e striscioni appesi che ritraevano le loro facce. Lo sguardo accusatore della latina si addolcì vedendo l’amica assumere un’aria supplice, che mutò rapidamente in un’espressione calma e posata.
«Ovviamente saremo liete di rispondere a tutte le tue domande, Jacob» rispose Brittany, come se la lite di pochi istanti prima non fosse mai avvenuta «Io e il mio tesoro non vediamo l’ora.»
«Che?» esclamò sorpresa l’altra.
«Ignorala, è ancora con la testa nel mondo dei sogni… Dove hai detto che dovremo essere?»
«Alle tre davanti alla palestra» le informò il ragazzo.
«Ci saremo certamente» continuò la bionda, afferrando la mano di Santana «Ora sarà meglio che vada a recuperare i libri per spagnolo. Ci vediamo dopo, cucciola.» Schioccò un bacio sulla guancia della latina e corse via.
La ragazza rimase interdetta ad osservare la schiena dell’amica che si allontanava sempre più. Cercò di realizzare cosa fosse accaduto esattamente, ma non ebbe tempo di riflettere perché Blaine comparve da un corridoio tenendo tra le braccia uno striscione.
«Santana! Come sono contento di vederti! Sto andando ad appendere questo all’ingresso della mensa, ti andrebbe di accompagnarmi?» E, senza aspettare una risposta, afferrò saldamente la sventurata per una manica della giacca, trascinandola verso il luogo stabilito.
«Gay is ok! Votate Brittana come coppia reale!»
San strabuzzò gli occhi al vedere Tina, armata di megafono, che improvvisava slogan accanto ad uno stand stracolmo di poster e spille, con lei c’era anche Sam, intento a discutere con due belle fanciulle che erano più interessate a lui che non alla propaganda.
«Ecco la nostra regina! Beh, una delle due» annunciò Anderson.
«Ehm… Ragazzi» tentò di parlare la latina «Questo non vi pare un tantino eccessivo? Non voglio mica essere eletta Presidente.»
«Mia cara» le rispose Blaine «Si vede che hai ancora tanto da imparare. Quando si tratta di vincere una guerra di popolarità, nulla è eccessivo. Per sconfiggere Quinn dovremo tirar fuori ogni asso possibile dalle nostre maniche. Ne va dell’onore di tutti i gay della scuola.»
In quel momento Santana realizzò che, non solo avrebbe dovuto scontrarsi con la sorellastra per non far divulgare la falsa notizia della propria omosessualità, ma le avrebbe anche soffiato la corona da sotto le grinfie, inimicandosela ulteriormente.
«Parli del diavolo…» commentò Tina, vedendo arrivare la bionda appena citata.
La Fabray avanzava imbestialita, trascinandosi dietro il fidanzato. Non appena uno dei fogli delle rivali entrava nel suo campo visivo, lei ci si avventava contro come una furia e lo strappava per farne coriandoli.
Blaine sghignazzò e tirò una gomitata al compare biondo, facendogli segno di osservare la scena. L’asiatica, nel frattempo, si sistemò la fascia di “responsabile studentesca” e con passo fiero si frappose tra la ragazza e l’ennesima potenziale vittima cartacea.
«Fuori dai piedi, Muso giallo» sibilò Quinn, inviperita.
«Eh, signorina Fabray questo non è proprio il modo di rivolgersi alle autorità» la rimbeccò l’altra «In qualità di “responsabile studentesca” devo segnalarti per non una, non due, ma ben tre infrazioni.»
«Di che cosa vai blaterando?»
«Primo: strappando quei poster hai violato la regola che prevede la legittima concorrenza nell’elezione del ballo, secondo: hai inquinato l’ambiente scolastico riducendoli in pezzi, terzo» proseguì riducendo gli occhi a due fessure «Hai manifestato un’opinione razzista, cosa che il preside Figgins ha da poco stabilito come punibile tramite sospensione.»
La biondina boccheggiò, incapace di spiccicare parola.
«Allora, cos’hai da dire a tua discolpa?»
«Io… Io…» balbettò «Parlerò solo in presenza del mio avvocato!»
Blaine si avvicinò alle due ragazze con un sorriso trionfale. «Bene, mentre la qui presente responsabile valuterà i provvedimenti che meglio si addicono al tuo caso, io mi vedo costretto a scortarti fino all’aula di detenzione. Per tua fortuna l’arancione va di moda quest’anno.»
«Te lo scordi, Ladyboy. Non mi farò mai rinchiudere in quella specie di carcere!» sbraitò, facendosi scudo con l’imponente stazza di Finn che era rimasto, fino ad allora, imbambolato a leggere uno degli annunci in bacheca.
«Ah, ecco un altro fallo, miss Fabray» sogghignò Tina «Il nomignolo “Ladyboy” è inequivocabilmente di stampo sessista e potrebbe urtare gravemente la sensibilità del soggetto. Temo che dovrò aggiungerlo alla lista delle segnalazioni.»
Quinn sbuffò, ma decise di non ribattere, per non rischiare di ottenere altre ore di punizione. Si consegnò, controvoglia, all’asiatica e si allontanarono dal resto del gruppo per andare a registrare le infrazioni commesse.
«Ed è così che ci si libera della concorrenza» sentenziò Anderson, tornando da Santana «A questo punto avete la vittoria assicurata.»
 
Brittany, dopo aver recuperato i libri per la lezione, si diresse verso l’aula, contenta di poter stare per qualche ora lontana dalle ire della latina. Era ormai sulla porta della classe di spagnolo, a cui non poteva assolutamente mancare visti i pessimi risultati che costellavano il suo curriculum scolastico nonostante l’aiuto dell’amica, quando una voce la fece bloccare all’improvviso.
«Non avrai intenzione di dare retta a Schuester e alla sua “cucaracha”, vero?» le domandò Sam, sbucando da una delle aule vuote «Dovresti trovare un modo migliore di impiegare il tuo tempo.»
Lei rimase paralizzata. Si odiava profondamente per l’incapacità di interagire con esemplari affascinanti dell’altro sesso, ma era sempre stata una sua debolezza. Cominciò a balbettare e, prima di peggiorare ulteriormente la già tragica situazione, spalancò la porta ed entrò per seguire la lezione, lasciando il bel biondo solo e spiazzato.
Il batticuore le rimase fino all’ora di pranzo, mentre nella sua testa ancora risuonava l’invito, o quello che lei considerava come tale, a marinare la scuola in favore di qualcosa di più intrigante. Si dava della stupida per non aver colto la palla al balzo, ma non era in grado di avere un dialogo con Evans, meno che mai sarebbe stata capace di portare avanti una relazione con lui.
«Adesso vuoi spiegarmi che cosa ti è preso?» la apostrofò Santana, sedendosi di fronte a lei al tavolo della mensa, sbattendo malamente il vassoio.
«Tesoro» la salutò, sporgendosi per darle un lieve bacio sulla guancia, il secondo della giornata «Ti sei annoiata a biologia?»
La mora la fissò stranita, preparandosi ad imprecare in spagnolo, ma Brittany fu più rapida ad aprir nuovamente bocca: «Io non so come sono sopravvissuta a Schuester e le sue regole di coniugazione dei verbi, per non parlare di quella noia della Doosenbury e la sua geografia europea!» Parlava con voce alta, così che tutti i curiosi, con l’orecchio teso, potessero tranquillamente origliare la conversazione della coppia più ammirata del momento.
«Dovremmo smettere» ringhiò Santana, infastidita, riducendo il tono al minimo «Non riesco a portare avanti questa pagliacciata. Odio essere al centro dell’attenzione e lo sai.»
«Ma San, ancora non sono riuscita ad avere un dialogo normale con Sam! Mi serve più tempo e non posso farcela senza di te» rispose, spalancando all’inverosimile gli occhi celesti per supplicarla.
Il discorso fu interrotto dall’arrivo di Blaine, con Tina al seguito, che prese comodamente posto tra le due “innamorate”.
«Allora, come va la giornata delle nostre reginette? I sondaggi vi vedono nettamente favorite, ormai solo più le Cheerios e i Titans si ostinano a sostenere Quinn e Finn. Avete il supporto del club di yoga, del club di dibattito e persino del Glee, ma quello era ovvio, essendo io il leader delle New Directions» le investì il ragazzo, scaricando una sequela di parole come solo lui era in grado di fare «Però dovreste fare qualcosa per rinsaldare il vostro potere… Idea! Chiederò alla Pillsbury di organizzare una presentazione ufficiale delle coppie in gara, con tanto di discorso! Sì, è perfetto. Palestra, questo pomeriggio alle quattro, sarà tutto pronto, non mancate!» e detto ciò, afferrò la povera asiatica, che si era appena accomodata con il vassoio ricolmo per pranzare, e insieme a lei uscì di buon passo dalla mensa, lasciando Brittany e Santana confuse come non mai.
Terminarono il pasto in silenzio e si separarono senza scambiare una sola parola, non avevano neppure concordato cosa dire a Jacob che le avrebbe intervistate poche ore più tardi. Erano troppo prese dai propri pensieri per curarsi d’altro.
Britt tornò verso il proprio armadietto, con l’intenzione di chiuderci a marcire i compiti assegnati dalla Doosenbury per dimenticarli fino alla settimana successiva, ma, a pochi passi dalla meta, qualcosa la distrasse. Era un suono dolce e armonioso che proveniva dall’aula di canto. Sbirciò dalla piccola finestra della porta e spalancò occhi e bocca, vedendo Sam Evans, chino sulla chitarra, intento a cantare.
La bionda ne fu rapita a tal punto da lasciarsi scivolare dalle mani la pila di libri che teneva precariamente in equilibrio. Il rumore distrasse il ragazzo, che si voltò rapido nella direzione della fonte di disturbo.
Lei ebbe l’impulso di fuggire, ma il giovane si alzò poggiando delicatamente lo strumento per terra e facendole segno di entrare. Brittany raccolse tutto il coraggio che riuscì a trovare e socchiuse l’uscio, raggiungendo il musicista.
«Mi stavi spiando?» domandò lui, ridacchiando.
La Pierce boccheggiò, come sempre, incapace di formulare pensieri coerenti davanti a quel sorriso che aveva conquistato tanti cuori e ne aveva spezzati altrettanti.
«Non sei di molte parole, eh? Meglio così, vorrà dire che sei una buona ascoltatrice. Mettiti comoda che ti suono qualcosa.»
 
Santana borbottava a mezza voce camminando lungo i corridoi vuoti. Erano le tre e mezza e non aveva trovato traccia della “fidanzata”. Jacob l’aveva tartassata di domande e lei non era stata in grado di giustificare l’assenza di Brittany. Alla fine l’improvvisato giornalista l’aveva congedata, deciso a scrivere l’articolo nonostante il poco materiale raccolto.
«Appena le metto le mani addosso rimpiangerà di avermi cacciato in questo guaio, maldita Pierce» imprecò. Doveva assolutamente trovarla prima dell’inizio dell’improvvisata manifestazione orchestrata da Anderson. Quel tipo era in grado di ottenere tutto ciò che desiderava.
La latina si trovò a camminare accanto all’aula del Glee. Era l’unica in cui non avesse cercato. Si mise in punta di piedi per sbirciare dall’apertura quadrata, incuriosita dagli strani rumori che provenivano dall’interno.
Il primo pensiero che la colpì fu quello di strapparsi i bulbi oculari fuori dalle orbite pur di allontanare quella scena, ma l’immagine sarebbe comunque rimasta impressa nella sua mente: Britt, la sua Britt, era seduta in braccio a Evans e avevano i visi ad una distanza decisamente troppo ravvicinata. Le ci vollero diversi istanti per rendersi conto che non c’era affatto distanza tra i due volti. La sua migliore amica stava baciando il ragazzo per cui aveva una cotta da una vita, quella era la realtà dei fatti. Avrebbe dovuto gioire per lei, eppure non potè fare a meno di sentirsi ferita, tradita, benché non ne avesse alcun diritto.
Tirò un calcio alla porta, prima di correre a cercare un posto in cui sfogarsi in pace.
Brittany sentì il colpo e scattò in piedi, allontanandosi da Sam.
«Tutto bene?» le chiese.
La bionda intravide la chioma corvina in allontanamento, poi lanciò uno sguardo all’orologio appeso poco distante e notò che mancava meno di mezz’ora all’appuntamento con Blaine e inoltre aveva mancato l’impegno con Jacob.
«Oddio, Santana…» mormorò, sentendosi assalire dal senso di colpa.
«Ci ha visti? Dannazione, non voglio essere ricordato per essermi in mezzo alla prima coppia di lesbiche del McKinley. Adesso vi lascerete?»
Lei non lo stava a sentire. Si limitò a scuotere la testa e poi si lanciò all’inseguimento dell’amica.
«Vai via, non ho voglia di parlare con te» disse la mora, sentendo un rumore di passi alle proprie spalle. Si era rannicchiata tra le gradinate del campo da football, l’unico posto tranquillo che le fosse venuto in mente per potersene stare da sola.
«Vengo in pace» rispose la bionda, sventolando un fazzoletto bianco «Dobbiamo parlare.»
«Sì, su questo non ci sono dubbi. Hai ottenuto quello che volevi, ora possiamo smetterla con questa farsa? Così posso tornare ad essere l’anonima nerd che sono sempre stata e che tanto mi piaceva essere.»
«San, e se io non volessi tornare ad esserlo? Fingere di essere lesbica è la cosa migliore che mi sia mai capitata! Sono popolare, Sam è attratto da me, mi ha baciata, capisci? È tutto perfetto!»
L’altra fece una smorfia e sbuffò. «Sarà tutto perfetto, per te, ma io che cosa ci ho guadagnato? Sono sulla bocca di tutti per un insulso malinteso che se dovesse finire alle orecchie sbagliate segnerebbe la mia fine. Fingere di essere lesbica è la cosa peggiore che mi sia capitata.»
«Ma allora perché non hai smentito tutto?» chiese Britt, avvicinandosi.
«Perché sei la mia miglior amica e volevo vederti felice… Ma tutto questo mi sta logorando, capisci? Non so se potrò reggere oltre» confessò la mora, lasciandosi abbracciare.
«Va bene, San. Vedremo di rimettere le cose a posto, ma per adesso ti devo chiedere di resistere ancora un po’, giusto il tempo di lasciar passare la frenesia del ballo e della nostra elezione, poi tutto tornerà come prima» la rassicurò la Pierce «Adesso andiamo, siamo gli ospiti d’onore e Blaine non ci perdonerebbe mai se mancassimo al suo improvvisato raduno.»
Mano nella mano scesero in direzione della palestra, senza notare l’ombra che, dopo aver origliato il loro scambio di battute, si stava avviando anche lei verso la zona ginnica.
 
Alle quattro e dieci il brusio che proveniva dalla folla di studenti radunati venne interrotto dal gracchiare del microfono.
«Prova, prova, prova. Benvenuti, cari alunni del McKinley, a questa presentazione delle coppie reali per il ballo di inizio anno» annunciò Emma Pillsbury, l’incaricata delle relazioni insegnati-studenti e coordinatrice di quasi tutti gli eventi più assurdi «I primi in lizza sono il capitano dei Titans, Finn Hudson, e la punta della piramide dei Cheerios, Quinn Fabray. Ragazzi fatevi avanti, vorremmo sentire da voi qualche parola.»
La donna cedette il microfono alla ragazza, che immediatamente si sperticò in un discorso sul rispetto delle tradizioni, sostenuta dal fidanzato che si limitava a concordare con qualche verso.
Il pubblico non parve molto colpito, ci furono addirittura dei fischi di disapprovazione che fecero assumere a Quinn un colorito scarlatto, misto di rabbia e imbarazzo.
«Un applauso per la prima coppia in gara» riprese Emma, quando riottenne il microfono «Ed ora si facciano avanti Santana Lopez e Brittany Pierce.»
«Brittana, Brittana, Brittana» iniziò a scandire Tina con il megafono, subito supportata da buona parte dei presenti.
San sentì le ginocchia cederle, non le era mai piaciuto parlare in pubblico e mentire a così tante persone sarebbe stato addirittura peggio. Per sostegno nei confronti dell’amica, però, si fece forza e allungò la mano verso il microfono.
Quinn colse la propria occasione e lo riacciuffò prima che la latina potesse metterci le mani sopra. «Signori!» esordì «Queste due vi stanno prendendo in giro! Non sono una coppia, stanno fingendo! Le ho sentite, poco fa, parlare di come “devono portare avanti questa farsa”. Lo stanno facendo per essere popolari e per mettermi in cattiva luce! È tutto un complotto! E, come se non bastasse, così si prendono gioco della comunità gay!»
«Adesso basta, signorina Fabray» intervenne la Pillsbury, riportando l’ordine «Sentiamo cos’hanno da dire le tue compagne a proposito.»
La fine era vicina e Santana lo sapeva. I suoi occhi corsero ad osservare i visi preoccupati dei suoi sostenitori e non potè mancare di notare le iridi dorate di Anderson che riflettevano tutta la preoccupazione del suo nuovo amico. Poi si voltò per osservare la sua “ragazza”. Brittany era atterrita, indecisa sul da farsi, terrorizzata all’idea di perdere tutto quello che aveva sempre desiderato e finalmente ottenuto.
La bionda si schiarì la voce. Cercando di prendere tempo.
«Se Quinn dicesse la verità» improvvisò la latina, certa di star agendo per proteggere la ragazza per cui avrebbe fatto qualsiasi cosa «Se stessimo fingendo… Potrei mai fare questo?»
In un solo secondo fece passare un braccio attorno alla vita di Brittany e l’attirò a sé. I loro corpi combaciarono come legati da una forza superiore. Nessuna delle due ebbe il tempo di realizzare cosa stesse accadendo, semplicemente annullarono la distanza tra le loro labbra e iniziarono a baciarsi.
Blaine fischiò e fece un cenno a Mr Kidney, l’inserviente, che, ricevuto il segnale, liberò una pioggia di coriandoli sulle teste delle due ragazze.
La folla andò in visibilio, mentre la Fabray si rodeva il fegato vedendosi ufficialmente sottrarre il titolo.
Quando Britt e San si separarono avevano entrambe un’espressione sorpresa, ma la bionda si riprese in fretta, facendo l’occhiolino all’altra. «Bella pensata, grazie» bisbigliò, per poi girarsi e godere dell’apprezzamento dei fan.
Santana restò imbambolata ancora qualche attimo. Nella sua testa aveva cominciato a riecheggiare una domanda: “Sto davvero solo fingendo?”

NdA: I'm back! Con la fine ufficiale di Your Spanish Lullaby ora mi dedicherò per quanto possibile a questa nuova storia. Come di consueto ringrazio i recensori del capitolo precedente: wislava e annamurphy, grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra le preferite/ricordate/seguite e grazie ovviamente a chi ha speso anche solo un momento per leggere. Non posso, ahimè, ancora garantire la puntualità degli aggiornamenti, ma cercherò di non far passare più di una settimana tra un capitolo e l'altro, se ne volete sapere di più potete sempre fare un salto sulla mia pagina Facebook il cui link trovate qui. Per questa volta è tutto gente, un saluto e alla prossima.

 
   
 
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