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Autore: AlekHiwatari14    07/10/2014    4 recensioni
Storia ispirata a quella precedente di My Life like a Vampire.
Un tempo, quando erano bambini, i Sakamaki fanno i conti con i loro problemi. Problemi che li ha portati ad essere ciò che sono, ma se qualcuno incrociasse il loro cammino e in quel passato eviterebbe i loro cambiamenti, come diventerebbero i Sakamaki? Chi e/o cosa li farà cambiare? E sopratutto, perchè?
Raccontata con gli occhi e le emozioni dei Sakamaki, ma sopratutto di Subaru, e preparatevi ad entrare nel loro passato per vedere e comprendere passo dopo passo i loro cambiamenti e le mille e più avventure che li aspettano con un nuovo personaggio del tutto imprevedibile.
Buona lettura.
Genere: Commedia, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Subaru Sakamaki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'My Life like a Vampire'
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Capitolo 1



***
Subaru
***


Eccomi qui, come il mio solito. E' una giornata di primavera. I miei fratelli Raito, Ayato e Kanato giocano tranquillamente, mentre Shu e Reiji imparano le buone maniere. Sono diverso da loro. Non mi importa giocare o imparare, per questo mi ritrovo in questo giardino di rose, dove vi sono le rose bianche vicino alla torre, attendendo con ansia la mia adorata madre. Guardavo quella torre impaziente aspettando che lei si affacciasse e incrociassi il suo sguardo, quello sguardo a me negato e sofferto. Al collo ho una chiave e tra le mani un pugnale, entrambe sue. Aveva detto che dovevo ucciderla, ma non ne comprendevo il motivo. Senza di lei non riesco a vivere, mi feriva il sol pensiero di doverlo fare. L'avevo delusa, perchè non avevo trovato il coraggio. L'amavo troppo per poterlo fare. Da quella torre la vedo rientrare delusa. Trattenevo in me le lacrime e la rabbia di non essere abbastanza forte di fare ciò che mi aveva chiesto. Incominciai a piangere dal dolore di averla delusa e piangendo mi cadde il pugnale di mano. Ingoiavo in me per trattenere le lacrime. A noi vampiri non è concesso piangere, non proviamo dolore, ma ferire una madre o il pensiero di perderla fa male. Ero terribilmente arrabbiato con me stesso per quella situazione. Non mi piaceva essere solo e desiderare anche il suo singolo abbraccio. Non ricordavo neanche più il suo odore. Volevo tanto sfogare quella rabbia che avevo, ma volevo essere anche forte per mia madre. Non volevo mostrarmi debole davanti agli altri vampiri. Che avrebbero pensato di me i miei fratelli? Che ero una femminuccia sicuramente. E mentre il nervosismo mi prendeva ed io mordevo il labbro per non piangere, qui la conobbi. Un angelo mi venne incontro dicendomi:

?:Ehi, rosa sporca! Ti è caduto questo!

Sentendo quella voce femminile, alzai il volto e di fronte a me c'era lei. Era una bambina, doveva avere più o meno la mia età, cioè 6 o 7 anni. Aveva i capelli corti, mossi e castani e degli occhi azzurri luminosi. Indossava una camicia stile 800 come quella di Kanato bianca, con dei pantaloncini neri e stivali alti marroni. Sembrava un maschiaccio e per niente un umana, anche se l'odore era quello. Di solito le bambine che conoscevo indossavano vestiti eleganti con fiocchi enormi, ma lei era.... semplice direi. Mi tendeva il pugnale che mi era caduto con gentilezza. Incuriosito molto dal nomignolo che mi aveva dato quella bambina chiesi subito:

Subaru:R...rosa sporca?
?:Che c'è? Non ti piace rosa sporca? Eppure tu sei così.
Subaru:E perchè mai sarei rosa sporca? Che vuoi dire?
?:Semplice. Che sei sporco di rabbia e di malinconia, mentre rosa perchè tua madre è la rosa bianca, o sbaglio??
Subaru:Come lo sai?
?:Io so tutto. So anche che questa situazione ti fa male e non poco.
Subaru:Si, ma....non mi piace essere chiamato così. E' brutto! Mi sento così diverso.
?:Non è vero. Le rose sporche sono belle perchè son rare e a me piacciono.

Continuava a guardarmi sorridendo. Era strana e misteriosa. Da dove fosse spuntata fuori, non sapevo così stavo per chiedere:

Subaru:Tu chi....?

Mi bloccai. Senza avviso, ne preavviso mi abbracciò ancora col mio pugnale tra le mani.

Subaru:Ma... che...?
?:Sfogati pure. So che vuoi farlo. Chiunque lo vorrebbe in questa tua situazione.
Subaru:E...tu...come...?
?:Lo so e ti capisco bene. Sfoga tutta la tua rabbia e il tuo dolore. Piangi se vuoi. Io sono qui con te.

Quelle parole e quell'abbraccio confortevole, era strano, ma mi fecero sentire protetto e amato. Incominciai a sfogarmi piangendo e abbracciai quella spalla amica. Sembrava come se mi conoscesse da sempre. Mentre piangevo appoggiato alla sua spalla, mi accarezzava dolcemente e amorevolmente. Anche se l'aspetto era di un maschiaccio, quella piccola al suo interno aveva qualcosa che nessuno poteva immaginare che avesse, la dolcezza e la grazia di una madre protettiva. Sembrava mia madre quando poteva ancora tenermi con se.

Subaru:Lei....lei mi rifiuta. Ha detto che vuole che la uccidi. Che io... l'ho delusa. Non ci riesco... sono troppo debole.
?:Non è vero. Tu sei molto forte e fragile allo stesso tempo. La fragilità è la tua forza. Lei è orgogliosa di te.
Subaru:No....io sono una delusione!! 

Esclamai piangendo. Quel pianto mi aiutò a sfogare tutto ciò che avevo dentro. Lei mi spostò e mi guardò negli occhi ancora lacrimanti per dirmi:

?:Non è come pensi. Lei vuole vederti felice. Ha detto che vuole che la uccida perchè sta male. Tu non sei una delusione. Ogni madre vorrebbe una persona dolce come te. 
Subaru:Se non sono una delusione, allora cosa sono?
?:Lei ti vuole bene e apprezza il fatto che tu non la uccida. Sta impazzendo. Lei si sente sola.
Subaru:Non è vero e poi anch'io sono da solo.

Dissi asciugandomi le lacrime con le mani.

?:Invece no. Tu non sei solo, tu hai me. Cosa faresti se rimarresti chiuso in una stanza senza giochi, senza persone, senza luce, senza la cosa che ami di più? Io credo che impazzirei e incomincierei a dire scemenze su scemenze.

Quello che aveva detto era vero. Anch'io sarei impazzito. Mi tese un fazzoletto di seta bianco che aveva in tasca e mi asciugò le lacrime per poi avvolgere il pugnale in esso e mettermelo tra le mani.

?:Sorridi!

Esclamò sorridendo. Mi sentivo confortato e capito. Arrossii. Mi sentivo stranamente meglio. Sorrisi ringraziando. 

?:Ecco! Così voglio vederti. Sorridente. La tristezza e la rabbia non ti si addice.

Non sapevo chi fosse, ma quella bambina mi faceva star bene. Era misteriosa, dolce, gentile, amorevole... proprio come la mia mamma.

Subaru:Io sono Subaru, tu chi sei? Non ti ho mai vista da queste parti.
?:Beh...ecco....diciamo che sono una vecchia conoscenza.
Subaru:Vecchia conoscenza?
?:Oh...ho fatto tardi!!

Improvvisamente la bambina incominciò a correre per quel viale allontanandosi da me. Vedendola allontanare le chiesi:

Subaru:Ehi, dove vai?
?:Scusa, devo andare. Ti spiegherò tutto più tardi.
Subaru:Ehi, non mi hai detto ancora come ti chiami!

Urlai salutandola con la mano. La piccola si voltò verso di me ancora correndo rispondendo:"Rita". Era strano. Quel nome non mi risultava nuovo, ma neanche vecchio. 

Subaru:...Rita...

Sussurrai tra me e me. Sentivo che una parte di me si era allontanata. Era strano. Non mi era mai successo. Guardai quel pugnale nel suo fazzoletto e lo strinsi forte a me. Avevo voglia di vederla, volevo capirne di più sul suo conto. Così corsi lì dove era si era diretta, ma mentre io correvo, qualcun altro aveva fatto la sua conoscenza. Chi? Beh..Raito. Volete sapere cos'è successo con tra Rita e Raito? Beh... questo deve dirvelo lui visto che non so come siano andate le cose. Scopritelo nel prossimo capitolo raccontato direttamente da lui.
Un bacio... Subaru.
   
 
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