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Autore: marthiachan    09/10/2014    5 recensioni
L'evoluzione del rapporto tra Sherlock e Molly vista attraverso gli occhi degli altri personaggi.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hello!
Eccoci al secondo capitolo.
Innanzitutto vorrei ringraziare chi ha letto e/o recensito il primo capitolo e chi ha messo questa fic tra le seguite/preferite/ricordate. È davvero rincuorante sapere che non ho scritto una totale assurdità.
La relazione tra i nostri due piccioncini procede e la vediamo attraverso gli occhi affettuosi di John e Mary.
Spero vi piaccia.
Buona lettura.
 
 
 
 
John e Mary
 
“John, dovresti parlare con Sherlock.” Esordì Mary quella mattina, mentre lui era impegnato a farsi la barba.
Ormai John Watson aveva imparato l’importanza di un condizionale quando era utilizzato da sua moglie.
Dovresti significava devi.
“Certo, a che riguardo?”
“Molly.”
Il dottore si accigliò voltandosi a guardarla, confuso.
“Sherlock e Molly si vedono spesso, sai? Quasi tutti i giorni.” Aggiunse lei per spiegare la situazione. “Dovresti parlare con lui e capire cosa sta succedendo.”
“Dubito che stia succedendo qualcosa di qualunque genere. Conosco Sherlock. Si vedranno per lavoro.”
“E il fatto che lei dorma nella tua vecchia stanza come rientra nella tua teoria?”
La mano con il rasoio si fermò a mezz'aria, ma solo per un secondo.
“Se, come credi tu, ci fosse qualcosa di diverso, perché dovrebbero usare due stanze?”
“Forse perché il tuo amico è un uomo contorto e incapace di corteggiare una donna.”
John rimase immobile a fissarla e poi scoppiò a ridere.
“Mary, no, ti sbagli.” Disse scuotendo la testa. “Non è possibile. Sherlock e corteggiare non possono stare nella stessa frase, a meno che non si tratti di una recita per un caso.”
Sua moglie fece spallucce e sorrise, con uno sguardo che sembrava voler dire molto altro.
“Mary, sai forse qualcosa di preciso?”
“No, John... Io non so nulla. Io non conosco Sherlock Holmes come te. E sono amica di Molly da poco tempo. Ma conosco le persone e ti dico che c’è qualcosa sotto.” Spiegò lei con un sorriso furbo. “Libero di non credermi, ma dovresti comunque parlarne con lui.”
John sospirò e terminò di rasarsi. Sapeva bene che sua moglie era molto più intelligente di lui e che era particolarmente brava nell’osservare le persone. Era il vantaggio di essere stata un’agente segreto per tanti anni.
Tuttavia, conosceva Sherlock, meglio di chiunque altro. Non poteva essere vero. Le donne non erano “la sua area di competenza”, glielo aveva detto appena si erano conosciuti.
Certo, molte cose erano cambiate da allora. C’era stata Irene Adler, che sembrava aver suscitato in lui un certo interesse, o che almeno lo avesse fatto ricredere in parte sulle sue tendenze misogine.
Poi c’era stata Janine. Era stata una farsa, ma forse lo stare a stretto contatto con una donna poteva aver influito sulle sue idee in merito?
E non poteva negare che il suo atteggiamento nei confronti di Molly Hooper fosse nettamente migliorato negli anni. Se prima la considerava solo una ragazza sciocca infatuata di lui, con il tempo aveva iniziato a rispettarla e, forse, a volerle bene. Nonostante ciò, l’idea che Sherlock provasse un interesse di tipo sentimentale nei suoi confronti, gli sembrava assurdo. Non perché pensasse che non ne fosse in grado. Da tempo era più che consapevole che Sherlock era più che capace di provare sentimenti anche se cercava a tutti i costi di nasconderlo, ma sapeva quanto fosse orgoglioso e testardo. Non avrebbe mai ammesso di avere una debolezza simile. Con nessuno.
Si sciacquò il viso ancora confuso e prese una decisione. Sarebbe andato immediatamente a Baker Street e gli avrebbe parlato. Avrebbe scoperto cosa stava succedendo.
 
Era entrato nel palazzo usando la sua chiave, sia Sherlock che Mrs. Hudson non avevano voluto che la restituisse, ed era salito al piano di sopra lentamente. Era a metà della rampa di scale quando aveva sentito delle voci. Rimase immobile ad ascoltare e presto si rese conto che erano Sherlock e Molly. Parlavano di sciocchezze. E stavano ridendo. Sembravano felici.
John iniziò a sorridere, incredulo. Questa era una versione di Sherlock totalmente inedita per lui. Imprecò mentalmente. Sua moglie aveva, come sempre, ragione. E lui non conosceva il suo migliore amico come credeva.
Decise di farsi coraggio e riprese a salire le scale e, poco prima di arrivare al piano, sentì Molly congedarsi.
“Devo andare o farò tardi.”
“Stasera tornerai, vero?”
“Sì, se è quello che vuoi.”
“Naturalmente.”
Sentì una pausa e fece ancora due scalini in modo da poter sbirciare quello che stava accadendo, e li vide. Sherlock stava dando un bacio a Molly. Non proprio sulle labbra, era più sull’angolo della bocca. Come se fosse indeciso tra un bacio sulla guancia e un vero e proprio bacio.
“Magari... Potrei portarmi un cambio d’abiti... Cosa ne pensi?” propose lei arrossendo come un peperone.
“Mi sembra un’ottima idea.” Replicò lui passandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Lei sorrise e poi si tirò sulle punte ricambiando il bacio di poco prima.
John si sentiva decisamente a disagio e, il più silenziosamente possibile, ridiscese i gradini ritornando al piano terra. Era quasi all’ultimo scalino quando aveva sentito i passi di Molly sulle scale. Prontamente si voltò e finse di stare salendo le scale e di essere appena arrivato.
“Oh! Ciao John!” lo salutò l’amica con aria imbarazzata.
“Ciao Molly! Come va?”
“Bene, bene... Ecco io...”
“Hai visto che splendida giornata oggi?” la interruppe lui prima che si sentisse costretta a inventare una qualche scusa. “Sembra già primavera.”
“Sì, è vero...”
“Magari una domenica potremmo organizzare un picnic al parco. Mary lo adorerebbe.”
“Sarebbe fantastico. Ecco... Scusa, ma devo andare.”
“Certo, certo. A presto, Molly.”
La patologa ricambiò il saluto con un cenno del capo e scappò via. John, rimasto solo, sospirò e sorrise. Non avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione simile. Infine si decise e risalì nuovamente le scale.
“Ti sei goduto lo spettacolo, John? Non ti facevo uno con la mania del voyeurismo.” Lo accusò il consulente investigativo ancor prima di arrivare all’ultimo gradino.
“Ehi! Non ero mica appostato con un binocolo! Vi ho visti per caso...” replicò lui sulla difensiva entrando in salotto.
Sherlock era ancora seduto davanti alla tavola imbandita per la colazione, leggendo un quotidiano.
“Ma sei venuto con l’intento di saperne di più. È stata Mary a mandarti, vero? O magari mio fratello?”
“Mary sospettava stesse accadendo qualcosa... Le ho detto che non poteva essere, ma aveva ragione lei, a quanto pare.”
“Come sempre, John.”
John rimase immobile per qualche secondo, poi decise di sedersi di fronte a Sherlock e aspettare. Posò i gomiti sul tavolo e attese che il suo migliore amico decidesse di confidarsi. E non aveva intenzione di muoversi da lì sinché non l’avesse fatto, anche se avessero dovuto volerci delle ore.
“John, smettila di pensare così tanto, mi infastidisci.”
“Allora forse potresti raccontarmi quello che è successo.”
“Non vedo perché dovrei.”
“Perché siamo amici. O è cambiato qualcosa al riguardo?”
Finalmente Sherlock abbassò il giornale e lo guardò con espressione divertita.
“No, non è cambiato nulla, Dottor Watson.”
Ripiegò alla perfezione il quotidiano e lo posò accanto a lui. Unì le mani davanti al volto e appoggiò i gomiti sul tavolo, imitando John. I due uomini si guardarono seriamente negli occhi per qualche secondo, e poi scoppiarono entrambi a ridere.
“Sherlock, ti prego.” Mormorò l’amico. “Dimmi solo che non è uno scherzo. È una cosa seria con Molly?”
“Non amo gli scherzi, John. Dovresti saperlo.”
“Allora, voi due... Davvero...”
“Beh, al momento siamo in fase di... rodaggio... ma, sì, davvero.”
“Come ci siete arrivati? Insomma, da quando lei è passata da essere Molly-la patologa a essere Molly-la tua ragazza?”
“Come per tutte le cose belle della mia vita, John, devo ringraziare te.”
Me?”
“Certamente. Se tu non ti fossi sposato e avessi avuto una figlia, non mi sarei mai reso conto di quanto mi mancasse avere qualcuno accanto. E Molly...” esitò schiarendosi la gola. “Molly è sempre stata importante per me, quindi ho deciso di fare un tentativo. E sta andando molto bene.”
“Quindi, tu... Tu provi dei sentimenti per lei?”
Sherlock lo fissò negli occhi, stringendo le palpebre, e poi sorrise. Bevette un sorso di tea e poi sospirò. Sembrava faticare a dare una risposta.
“Sì.” Disse infine con voce così bassa che John temette di esserselo immaginato.
“Wow...” esclamò il dottore. “Non pensavo che lo avresti mai ammesso.”
“Lo sai, John, non mi piace essere prevedibile.” Commentò Sherlock mentre si alzava e raggiungeva il suo violino.
“E quindi... chi ne è a conoscenza?”
“Ora, tu e Mary. Mycroft e la sua assistente sospettano qualcosa. E Mrs. Hudson non fa che lanciarmi sorrisi e occhiate maliziose ogni volta che le chiedo di preparare la cena e la colazione anche per Molly.”
“Beh, mi sorprenderebbe il contrario.” Ammise John alzandosi in piedi e facendo qualche passo verso l’amico. “Ma tu... Come ti senti?”
“A cosa ti riferisci?”
“Ti senti a tuo agio con questa situazione? E il fatto che gli altri lo sappiano e commentino, non ti infastidisce?”
“Preferirei che la mia vita privata rimanesse tale, ma a quanto pare pretendo troppo.” Sbuffò il detective con ironia. “Ma mi sento a mio agio con Molly, quanto non avrei mai creduto. E questo vale la seccatura di sopportare tutti voi e le vostre continue domande.”
John sorrise e annuì. Sherlock era molto maturato se ammetteva una cosa del genere. Non era più l’uomo che pensava di proteggersi rimanendo solo e che considerava i sentimenti solo un terribile seccatura.
“Allora sono felice per te, amico.” Commentò prima di andarsene con un cenno di saluto.
 
Mary non aveva perso tempo. Aveva chiamato la baby –sitter ed era uscita di casa. Si era fermata alla caffetteria e aveva comprato delle patatine, dei muffin ai mirtilli e due gigantesche tazze di caffè. E poi, con passo spedito, si era diretta al laboratorio di anatomia patologica del Barts. Aveva bussato leggermente e, senza attendere risposta, era entrata con un sorriso.
“Ciao Molly!”
L’amica aveva sussultato, non aspettandosi una visita.
“Oh, ciao Mary.”
“Tesoro, sei pallida! Hai mangiato? Ti ho portato dei generi di conforto.” Disse posando sul tavolo i suoi acquisti alla caffetteria.
“Ecco, io... Grazie, Mary.” Balbettò lei con aria confusa. “Come mai sei qui?”
“Perché ho parlato con John.” Disse la donna sedendosi accanto alla patologa. “E credo sia arrivato il momento di fare due chiacchiere io e te.”
Molly arrossì. Chiaramente aveva capito a cosa si riferiva Mary.
“Cosa... Cosa ha detto John?”
“Mi ha detto di averti incontrato stamattina da Sherlock... E che tra voi due sta succedendo qualcosa. Sinceramente, lo sospettavo già. Mrs. Hudson mi aveva detto che passi lì le notti da una settimana.”
Molly era scattata in piedi, sorpresa e nervosa.
“Ma...”
“Oh, non preoccuparti, cara. Non ho intenzione di sbandierarlo ai quattro venti, sono qui solo a offrirti la mia amicizia. Confidati con me.”
Molly fece un profondo sospiro e poi si risedette, rassegnata. E poi, inaspettatamente, scoppiò a ridere, prendendosi la testa fra le mani. Mary si accigliò confusa per un attimo, e poi si unì a lei nella risata.
“Oh, Mary... Non hai idea di quanto io sia sollevata. Sono giorni che muoio dalla voglia di raccontare a qualcuno quello che sta succedendo...”
“E io sono qui per questo, mia cara. Racconta.” lo invitò la moglie del dottore con un sorriso incoraggiante.
“Beh, è iniziato tutto con delle cene. E mi invitava a restare per la notte per non dover prendere il taxi a quell'ora tarda. La mattina dopo, prima che me ne andassi, facevamo colazione insieme. È andata avanti così per tre giorni. E poi la quarta sera...” Molly fece una pausa, abbassando lo sguardo.
“La quarta sera...?” insistette l'amica trattenendo una risatina.
“Qualcuno mi aveva suggerito di creare delle occasioni di... contatto fisico. E così ho fatto. E dopo la cena, quando l'ho salutato prima di andare a dormire, mi sono avvicinata per dargli un bacio sulla guancia... Solo che... Lui si è voltato e l'ho baciato sulle labbra. Beh, non proprio. All'angolo della bocca, come se ci fossimo incontrati a metà strada.”
La patologa si fermò portando la mano alla bocca per trattenere una risata.
“Avevo paura che lui si arrabbiasse... Insomma, non ha mai amato questo genere di cose. E invece ha sorriso. E poi mi ha baciato... per davvero.”
Mary esultò battendo le mani, ma si fermò immediatamente temendo che qualcuno potesse udirla dal corridoio.
“La mattina dopo mi ha chiesto di tornare e io gli ho detto che lo avrei sempre fatto sinché lui lo avesse voluto. E allora mi ha baciato di nuovo. Prima all'angolo della bocca e poi sulle labbra. Come se fosse un nostro gesto speciale. Da allora, lo facciamo sempre.”
“E, dimmi, a letto come va?”
Molly arrossì violentemente.
“Ecco, in realtà, noi non abbiamo mai... Non ancora, per lo meno.” spiegò abbassando la voce. “Anche se da ieri notte dormiamo nello stesso letto. Abbracciati.”
Mary le strinse le mani e le sorrise calorosamente.
“Allora lo hai in pugno, mia cara.”
“Io... Non lo so, non credo. Insomma, penso che tenga a me, ma non so se... Forse non succederà mai nient'altro.”
“Certo che sì!” la contraddisse l'amica. “Quello di cui mi hai parlato è uno Sherlock diverso. Uno Sherlock innamorato.”
“Tu lo credi davvero?”
“Naturalmente. Forse ha bisogno di più tempo per farsi avanti di un uomo qualsiasi, ma lo farà. Abbi fede.”
Molly sospirò e sorrise. Era evidente in lei la speranza che accadesse al più presto. E Mary era certa che non avrebbe dovuto aspettare ancora a lungo.
“Propongo un brindisi.” Disse alzando la sua tazza di caffè. “A te e a Sherlock, che possiate essere sempre uniti, innamorati e felici. E magari anche un po’... istintivi.” Concluse con malizia.
L’amica spalancò la bocca per la sorpresa ma poi annuì, abbassando lo sguardo. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, non pensava ad altro.
 
Mary aprì la porta di casa e si tolse la giacca.
“John?” chiamò mentre si dirigeva in salotto.
La visione che le si presentò le allargò il cuore. Suo marito, seduto sul divano, con in braccio la loro bambina e un biberon. C’era qualcosa di più bello al mondo?
“Non riesco a farla mangiare.” Si lamentò subito il dottore. “Non capisco...”
Mary si sedette accanto a lui e prese la bambina in grembo.
“Vediamo... Cosa ti ha fatto questo papà cattivo?”
“Ehi!” si lamentò suo marito accanto. “Non le ho fatto nulla! È solo che chiaramente preferisce te... Io sono solo quell’altro tizio.”
“Ma no, caro. È solo pratica.” Lo confortò lei mentre sfiorava la bocca della bambina con il biberon sino a che non iniziò a poppare. “Visto?”
“Tu la fai facile...”
Mary rise e diede un bacio sulla guancia all’uomo che amava, prima di perdersi completamente negli occhi della loro bimba.
“Quindi, dove sei stata?”
“Da Molly.”
“Oh... E cosa ti ha detto?”
“Più o meno tutto, ma ho giurato di non rivelare niente a nessuno.”
“Nemmeno a me?”
“No, caro.”
“Ma sono tuo marito!”
“E lei è mia amica. Se vuoi saperne di più rivolgiti al tuo amico.”
John sbuffò e scosse la testa.
“Penso che Sherlock non mi dirà mai altro. Per lui quello di stamattina è stato un caso eccezionale.”
“Mai dire mai, giusto?” commentò lei divertita. “In fondo si tratta di Sherlock e sino a questa mattina non credevi possibile che potesse avere un interesse sentimentale verso Molly.”
“Non verso Molly. Verso nessuna donna.”
I due scoppiarono a ridere e John circondò la moglie in un abbraccio, con un sorriso felice.
“Comunque, caro, ho un buon presentimento per quei due. Saranno una bella coppia e saranno felici.”
“Quanto noi?”
“Oh, no. Nessuno è felice quanto noi!” replicò lei con ironia prima di girarsi a baciare suo marito.
   
 
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