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Autore: Midnight_whisper    09/10/2014    0 recensioni
La notte è un momento magico. Di notte puoi davvero parlare ed essere te stesso, esprimere i tuoi pensieri più reconditi. Certe cose le si possono dire solo la notte. E, ogni tanto, un dialogo notturno non può che far bene. Serie di conversazioni notturne telefoniche fra Francesco e Alessandro.
NB_Piccolo laboratorio di dialoghi, nella speranza che diano ispirazione per qualcosa di più delineato.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‹‹Pronto?››
‹‹Auguri!››
‹‹Fra, grazie! Te ne sei ricordato!››
‹‹Me lo hai detto un mese fa e me lo sono segnato sull’agenda! In realtà ho un pensiero per te, ma visto che non ci vedremo prima dell’esame penso che una telefonata, una delle nostre, possa in parte strapparti un sorriso! O hai da fare?››
‹‹No, affatto. In realtà aspetto sabato per uscire con alcuni vecchi amici di infanzia e la famiglia. Forse ti avrei chiamato io, sai!››
‹‹Avrai avuto il telefono sempre all’orecchio oggi, per gli auguri immagino, quindi ho aspettato la sera.››
‹‹No, in verità. Sai, tutti mettono la data del loro compleanno sui social ormai e nessuno si pone più il problema di ricordare quella di chi, come me, non la rende pubblica! Quindi mi hanno scordato in tanti, sì. Ma mi sta bene in fondo. Preferisco un augurio sincero a mille di gente ipocrita che non sa nulla di me ma legge una data.››
‹‹Posso comprenderti. Però, sai, penso che, se capitasse a me, mi farebbe molto male comunque. Io parlo tanto, ma vuoi o non vuoi il giudizio altrui mi interessa eccome. O, anche se non vorrei mi interessasse, mi condiziona.››
‹‹Non ti facevo il tipo. Mi sembri uno molto deciso, della serie “tiro avanti per la mia strada e calcolo solo chi stimo”.››
‹‹Ovviamente l’opinione di chi stimo è più rilevante. Ma gli apprezzamenti degli estranei o la loro disapprovazione a livello puramente psicologico mi condiziona di più. Un estraneo dice per forza la verità. Lo noto quando faccio leggere a qualcuno le cose che scrivo. A volte rendo pubblichi alcuni pezzi. I complimenti dei miei amici non mi esaltano poi troppo. Se me li fa un estraneo... è una persona conquistata. Non mi conosce in faccia, non sa la mia età, da dove vengo. Ma legge le mie parole e le apprezza. E quindi apprezza me. Io sono ciò che scrivo.››
‹‹Sì, immagino possa essere molto importante per chi scrive o per chi, generalmente parlando, crei qualcosa. Anche a me è capitata una cosa così quando al liceo con degli amici ho fatto dei video e li ho pubblicati su youtube. I commenti della gente mi esaltavano... o, più spesso, mi massacravano.››
‹‹Io ogni tanto sento quasi il bisogno di un complimento per ciò che faccio... sono piuttosto vanitoso in questo senso forse.››
‹‹Sai solo valutarti secondo me. Sei migliore di tanti idioti che vengono spacciati per persone serie e intelligenti. Cerchi solo un qualche riconoscimento. Non è facile però.››
‹‹Come mai pensi sia così difficile? Dimostrare quanto si vale.››
‹‹Perché è difficile uscire dall’anonimato. Essere riconosciuto... Anzi no, penso di avere una risposta migliore da darti. Perché la nostra società tende alla violenza.››
‹‹La violenza esiste da sempre. Non so quanto sia aumentata ultimamente.››
‹‹Ascoltami. La gente magari non si picchia per strada più di prima. Ma al tempo stesso prova più rancore di prima. Demolire l’altro è il primo passo per affermare se stessi. La gente è frustrata, la gente è incattivita, la gente è soffocata. La gente cerca sfoghi, valvole da cui far uscire fuori lo stress, la rabbia, tutto ciò che accumula nel quotidiano. Ed ecco che tutti siamo più ipocriti. Sorridiamo, stringiamo le mani e diciamo sempre di sì. Oh, gli altri ci adorano! E poi ci prendiamo una rivincita, magari col web, niente di più facile. E a fine giornata possiamo godere di quei pochi minuti di anonimato per rovesciare addosso al primo che passa tutta la frustrazione per ciò che non ci va bene. E magari c’è un poveraccio che ha solo fatto la recensione di un film che ha visto al cinema un giorno prima per sentirsi utile agli altri che vogliono delle informazioni. Oppure c’è un tizio che ha caricato un tutorial su come installare un certo programma al computer. Magari c’è solo l’esibizionista di turno che deve far sapere al mondo tutte le volte che va a pisciare. E che sia lui o un altro non importa. Hai la possibilità di essere forte. Di colpire, di fare del male. Come gli altri lo fanno a te nella vita di tutti i giorni. Tu colpisci, non sei visto, magari sei anche anonimo, ma tutti assistono al tuo attacco. Hai dei testimoni, una certificazione della tua azione. E cosa hai guadagnato? Nulla. Magari la recensione del film o il tutorial o quello che è... magari faceva proprio cagare. Ma ha avuto senso far del male così? Gratuitamente? Cosa ci piace?››
‹‹Non so... non credo che il tuo discorso possa estendersi a tutti ma in parte è vero. Magari è un istinto animale, un modo di sentirsi potenti e autoritari come non possiamo esserlo in altre circostanze. Non c’è dubbio che ci sia un forte egocentrismo in tutto questo.››
‹‹Puoi dirlo forte. Abbiamo tanto gli occhi puntati su noi stessi che non vediamo il mondo attorno spesso. Ma se il mondo smettesse di girare, adesso, subito. Cosa resterebbe di noi? Dovremmo solo fare i conti con ciò che realmente siamo a quel punto.››
‹‹Penso che prestiamo attenzione solo a ciò che per noi merita attenzione o che speriamo possa meritarla. Siamo capaci di pensare che una donna sia pazza di noi solo per un gesto che magari per lei non vuole dire nulla e poi non vediamo palesi dichiarazioni, giusto per fare un esempio.››
‹‹Curiosa, la soggettività delle cose.››
‹‹In fondo, possiamo vederla come una scusante per l’egoismo. Non sono egoista, sono soggettivo!››
‹‹Un bel modo per convincersi di non essere poi tanto male.››
‹‹Già...››
‹‹Anche un bel modo per sentirsi unici.››
‹‹Ti è mai capitato di parlare con qualcuno o di passare del tempo con qualcuno e notare che lui o lei... sembra te?››
‹‹Sono sempre riuscito a mantenere un concetto molto saldo della mia identità, opposto a quella altrui. Perché? ..a te è capitato?››
‹‹Sì... è una cosa destabilizzante. Era una ragazza con cui stavo. Era me, ma donna. Esattamente me. Siamo stati insieme quasi un anno e mezzo. E da lì ho iniziato a farmi molte più domande su me stesso. E ho iniziato a trovare la parte cattiva di me. E l’ho messa a nudo, quando ho potuto.››
‹‹Aspetta, non ti seguo.››
‹‹Hai ragione, devo spiegare bene. Con lei avevo un rapporto a fasi. O sentivo una sintonia infinita o avevo momenti di rigetto. Per quello che diceva, per quello che faceva, persino per quello che pensava! Trovare qualcuno che sia “te”, come ho detto, è destabilizzante. Non parlo di crisi di identità. Solo ti senti, non trovo parole per esprimere questa sensazione... Ti senti come se qualcuno ti stesse pedinando e privando della tua privacy e al tempo stesso ti senti in dovere di intervenire nelle scelte dell’altra persona, più di quanto non sia consigliabile fare. E diventi anche odioso. Certo che poi mi ha lasciato.››
‹‹Vuoi parlare di questo?››
‹‹No, ci ho pensato fin troppo in questi anni.››
‹‹Okay.››
‹‹Quello che voglio dirti, però, è che avere una persona così simile a te accanto, per non dire un tuo doppione, poi ti fa riflettere su quello che sei e sulle tue azioni. Io penso di essere molto cambiato dopo averla conosciuta. Ecco, il rapporto di amore ed odio che avevo per lei ha messo a nudo la parte di me più... cattiva.››
‹‹Non ti ci vedo cattivo.››
‹‹Tutti abbiamo le nostre debolezze e nessuno può dirsi buono o cattivo. Le etichette banalizzano. Io a volte provavo una forma di avversione per lei. Dovevo andarle contro, qualunque cosa dicesse dovevo criticarla. E nella mia mente avevo sempre dei motivi per farlo. Poi, una volta, mi sono seduto in camera mia. Mi sono messo a fissare il vuoto. E ho visto che vuoti erano i motivi per cui le andavo contro. Mi accadde il giorno dopo averla fatta piangere. Si era preparata da sola un vestito per una festa in maschera. Niente di che, ma si era impegnata un sacco. Iniziai a elencare freddamente e metodicamente tutto quello che non andava bene, descrivendo minuziosamente come avrei agito al suo posto. E così, mentre stavo a fissare il vuoto, mi sono detto che ero solo un bastardo. Una vera merda, ecco. E che l’unica cosa che mi interessava era darle torto. Era ferirla. Ma non era una cosa conscia, non avrei voluto farle davvero male. Solo una parte silenziosa di me lo desiderava. Ardentemente. Siamo ambigui. Siamo esseri a due facce. E sai la cosa più assurda qual è? Che alla fine essermi scoperto così stronzo non mi ha stimolato nell’immediato dei sensi di colpa. Ma quasi un perverso senso di approvazione nei miei stessi confronti. Ecco, anche io posso essere il cattivo per una volta. Almeno per una volta...››
‹‹E ora, se ci ripensi, che effetto ti fa?››
‹‹Ovviamente, mi detesto con tutto me stesso. Ma per quanta sia la nostra buona volontà, mettitelo in testa, noi umani non siamo fatti per odiare noi stessi.››
‹‹Diciamo che sarebbe bello se potessimo vivere in un mondo dove le persone si amassero senza considerarsi a vicenda degli strumenti per stare meglio. Come hai fatto tu...››
‹‹Come ho fatto io...››
‹‹Mi ha colpito una cosa, però, di quello che hai detto.››
‹‹Di che si tratta?››
‹‹Solo che adesso devo scappare perché è passata mia zia per farmi gli auguri. Penso di dover attaccare. Mi segno quello che ti devo dire. Ci sentiamo presto, magari prima che passi un mese, se ti va bene!››
‹‹D’accordo allora. Aspetterò. E ancora auguri Ale.››
‹‹Grazie, buonanotte!››
  
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