Nick: HollyMaster
Tributo: Mags
Turno: Sesto
Titolo Storia:
L’Ibrido che è in me
Genere: Introspettivo,
Generale
Raiting: Giallo
Pairing: Mags/Bellamy
(?)
Note: Ho cercato di
inserire qualche riferimento alla saga originale di Hunger
Games e di fare tornare una Mags combattiva che non
si fa più condizionare. Non sono certa che il Mags/Bellamy
o Bellags (?) sia un vero e proprio pairing, non ci sono mai state scene da poter definirli una
“coppia”, ma vabbè, li ho inseriti lì.
Spero possa piacere anche questa :)
Se
lo faceva per essere crudele e mostrarmi quanto fosse viscido ed infido stava
sicuramente facendo la mossa giusta.
Non
c’era altro modo per chiamare la scelta di Snow di
convocarmi nel suo ufficio solo per presentarmi l’ologramma dell’Ibrido contro
cui Lher avrebbe dovuto combattere e, nelle sue
migliori speranze o nei miei peggiori incubi, morire.
Era
molto fiero della sua ultima creazione, evidentemente ci aveva investito più
impegno del solito. E si notava. Se durante i miei Giochi gli Ibridi erano
rilegati in acqua e soprattutto non portavano con loro nessun bagaglio
psicologico che si insidiasse nell’animo dei Tributi, quelli con cui avrebbe
dovuto avere a che fare Lher erano sparpagliati per
l’intera Arena e alla sola vista ogni muro di freddezza e razionalità che il
Tributo poteva aver creato veniva spazzato via.
Solo
vederne l’ologramma aveva raggelato il mio sangue.
Era
enorme, non molto alto, ma massiccio e robusto. L’intero corpo del mostro, che
si strisciava sulle quattro zampe corte e tozze era ricoperto da arti lunghi e
secchi. Alcuni terminavano in artigli, altri in tentacoli, certi erano solcati
da profondi tagli ancora aperti dai quali colavano gocce di sangue.
E
su ogni arto era appicciato, avvolto da uno strano muco di un colorito
verdognolo luminescente, un Tributo già divorato dal mostro. Se ne poteva
vedere solo una parte che spuntava dall’informe ammasso colloso: un piede, un
braccio, o peggio, il volto. L’Ibrido avanzava verso di te mostrandoti quale
sarebbe stata la tua fine, come il tuo cadavere sarebbe apparso al mondo
intero, e fino alla fine de Giochi saresti rimasto lì, mentre la parte del
corpo esposta all’aria marciva e imputridiva portando con se un nauseabondo
odore di morte.
Ciò
che più mi disgustava era però il sorriso che Snow
esibiva sotto la ispida barba bianca, trovava il suo nuovo Ibrido esilarante,
speciale, la perfetta arma da scagliare contro me e tutti i cittadini dei
Distretti che avrebbero dovuto incassare anche quel colpo.
Il
ritorno a casa non era stato per nulla facile.
Lo
stomaco, ancora scombussolato, non smetteva di ricordarmi cosa avevo appena
visto, ma la cosa che più mi preoccupava era che presto Lher
avrebbe dovuto affrontarlo e non ne sarebbe di certo uscita vincitrice.
Bellamy
non era in casa, probabilmente stava aiutando qualche ragazzo
nell’apprendistato vicino alla spiaggia. Da quando sapeva dell’Elenco Bianco,
da quando mi aiutava a depennare nomi ogni anno, aveva cominciato a lavorare
con i bambini del Distretto 4. Insegnava loro a pescare, a creare reti ed ami
elaborati, come aveva fatto anni prima con Caleb.
Suo
fratello continuava a mancargli.
Era
evidente.
Chiamava
il suo nome nel sonno, perdeva lo sguardo nell’orizzonte alla ricerca del suo
volto e, a volte, i suoi occhi scuri si riempivano di lacrime, che lui stava
attento a non liberare, magari senza alcun apparente motivo, ma io ero certa
che quando faceva così qualcosa gli aveva ricordato il fratello.
La
casa deserta non mi faceva sentire al sicuro.
Avevo
paura e mi vergognavo ad ammetterlo.
Grazie
a Bellamy il terrore che si era impadronito di me una volta uscita dall’Arena
si era affievolito sempre più ma ogni volta che non era con me mi sentivo
vulnerabile.
E
odiavo sentirmi in quel modo.
Bellamy
entrò dalla porta principale –Non puoi solamente nuotare quando andiamo là. Tua
madre ti affida a me perché tu possa imparare a pescare.- rimproverò sorridendo
il bambino che superò la soglia subito dopo di lui.
-Ma
a me piace nuotare!- Protestò lui portandosi le manine sui fianchi.
Lo
faceva spesso, di portare i suoi “allievi” a casa. A molti mancavano i genitori
e fermarsi a cena in una villetta nel Villaggio dei Vincitori era quasi un
sogno per loro.
-Allora
fai bene a nuotare!- Approvai io avvicinandomi ai due.
-Ecco,
due contro uno. Molte grazie…- Si finse offeso Bellamy mentre il piccolo rideva
a più non posso.
Portai
velocemente gli occhi verso l’orologio e mi spostai in cucina per cominciare a
preparare la cena. In breve il televisore si sarebbe accesso e avrebbe
trasmesso gli Hunger Games e io sapevo cosa sarebbe
successo.
-Dovresti
presentarti, è buona educazione.- Sussurrò Bellamy al bambino che aveva portato
le mani dietro alla schiena in segno di vergogna per poi avvicinarsi a me.
-Io
sono Finnick, e voglio ringraziarti molto per
l’ospitalità.- Appena finito di parlare si voltò verso Bellamy che facendogli
l’occhiolino lo tranquillizzò e fece comparire sul suo volto un grande sorriso.
In
quel momento il televisore si accese portando nella stanza un dolce suono di
foglie mosse dal vento.
Inquadrata,
in primo piano, Lher.
Portai
subito lo sguardo verso quel bambino con gli occhi così azzurri che sembravano
essere stati strappati dal madre stesso, quegli stessi occhi che adesso
guardavano lo schermo inorriditi.
-Finnick, ho bisogno che un ometto come te vada al piano di
sopra a prendere il vaso di fiori che è sul comodino al fianco del mio letto.
Lo metteremo al centro della tavola, sarà bello! Ma stai attento, è molto
pesante.-
-Sono
forte io!- Disse lui fiero di sé mentre alzando il braccio piegato a novanta
gradi stringeva il pungo mostrandomi i muscoli, per poi correre al piano
superiore.
Speravo
che quel piccolo compito lo avrebbe tenuto lontano abbastanza per non farlo
assistere alla scena che stava per essere trasmessa su quel televisore che non
ci era permesso spegnere.
Bellamy
non chiese nulla, aveva capito tutto e subito, come al solito.
Nulla
lo avrebbe preparato a ciò che stava per vedere.
I
suoi occhi furono catturati dallo schermo non appena apparve l’Ibrido. Era ancora
più spaventoso di quello che avevo visto quella stessa mattina. Forse era
perché si trovava davanti a Lher, forse erano i suoi
occhi colmi di lacrime che urlavano pietà dopo essersi soffermati sui corpi
dilaniati dei propri coetanei, o, molto più probabilmente, era il mio senso di
colpa: sapevo che ero stata io a mandarla lì, che senza di me sarebbe stata a
casa sana e salva e non avrebbe dovuto affrontare nessun mostro.
Lo
sguardo di Bellamy riuscì a staccarsi dallo schermo solo quando l’Ibrido allungando
quello che poteva sembrare un arto appiccicoso e informe agguantò la ragazza e
la risucchiò nel suo corpo amorfo.
Quando
poi mezzo volto di Lher spuntò da quell’informità
appiccicosa, mentre ancora digrignava i denti per il dolore, ancora viva ma consapevole
della sua fine, Bellamy non riuscì a trattenere un conato di vomito correndo in
bagno.
La
parte visibile del viso della ragazza continuò a contrarre i muscoli e a
lasciar cadere lacrime che svanivano raggiungendo il corpo colloso dell’essere.
Solo quando l’unico occhio distinguibile da quella massa informe si immobilizzò
spalancato, vitreo e spento, l’acidità nel mio stomaco cominciò a farsi
sentire. Fortunatamente ero abituata e il mio corpo poteva reggere anche di
peggio.
Proprio
in quel momento il piccolo Finnick scese le scale con
il volto coperto dall’enorme vaso che avevo usato come scusa.
-Eccolo
qui! Hai visto sono forte io.- Si vantò poggiando il vaso stracolmo di fiori
sul tavolo.
Lanciai
un’ultima occhiata al televisore che aveva cambiato scena e sembrava non volere
più inquadrare quel terribile Ibrido, per quella sera, per poi riportare lo
sguardo sul ragazzino e sorridergli. –Sei davvero muscoloso allora.-
-Ho
dei nuovi nomi per il tuo Elenco Bianco.- Mi avvertì con la sua solita calma
voce il Presidente Snow dall’alto capo del telefono.
-Verrò
a ritirarla non appena possibile.- Risposi io con tono sottomesso.
-Sai
c’è una new entry interessante; penso che tu lo conosca, Finnick
Odair. Ho saputo che è stato nel Villaggio dei
Vincitori, così ho pensato di dargli l’opportunità di trasferirvisi in pianta
stabile.-
Non
risposi a quella provocazione, sapevo che avrei solo peggiorato la situazione,
ormai lo avevo capito. Sia lui, sia i suoi trucchetti.
Avrei
dovuto parlarne a Bellamy e a lui non sarebbe piaciuta la situazione, ne ero
sicura.
-Come
puoi fare una cosa del genere a lui?- Immaginavo che non sarebbe stato
semplice. Da quella cena, dalla perdita di Lher, Finnick aveva quasi vissuto con noi. Al mattino si
svegliava e accompagnava Bellamy sulla spiaggia dove pescavano e nuotavano
tutta la giornata e una volta sceso il buio si incamminavano verso casa mia,
nel Villaggio dei Vincitori, dove li attendeva una cenetta calda che avevo
preparato personalmente. La cena era solitamente seguita da qualche ora dove
giocavamo ad uno strano gioco di carte che ci aveva insegnato il ragazzo e per
renderlo più interessante Bellamy aveva deciso che al vincitore, ogni sera,
sarebbe andata in premio una zolletta di zucchero.
Finnick ne andava
matto!
Molto
spesso si fermava perfino a dormire. Quella casa aveva talmente tante stanze
che gliene avevamo lasciata una senza problemi.
-Quando
sogna dei brutti mostri viene a rifugiarsi nel nostro letto. Vuoi diventare tu
il mostro dal quale scappa?- Quelle parole mi colpirono al cuore come un
macigno. Non avevo mai pensato di essere paragonata all’Ibrido informe che
aveva inglobato Lher e tutti gli altri Tributi della
sue edizione ma, infondo, non c’era alcuna differenza tra noi.
Entrambi
eravamo stati creati dalla pazzia di Snow.
Ciò
che però io non potevo permettermi era la morte dei miei genitori ma
soprattutto di Bellamy. Aveva fatto tanto, troppo per me in tutti quegli anni
ed ero sicura che Snow se la sarebbe presa con lui se
l’Elenco Bianco non sarebbe entrato al completo nell’Arena.
-Noi
siamo una famiglia.- Aggiunse lui stringendomi le mani. –Io, te e Finnick.-
-Forse
potremmo avere una vera, di famiglia intendo.- Stavo mentendo.
Non
avrei mai creato una famiglia, per il semplice fatto che sapevo che fine
avrebbe fatto grazie agli Hunger Games e il mio
essere una dei Vincitori, ma questo Bellamy non lo sapeva ed ero convinta fosse
una delle poche affermazioni che gli avrebbe fatto cambiare idea su Finnick.
Avevo
ragione.
Quella
notte mi svegliai in un bagno di sudore.
Un
incubo mi aveva costretta ad interrompere il mio sonno d’improvviso.
Un
neonato si aggirava, gattonando, in un bosco deserto, fino a che non si era
trovato davanti l’Ibrido dal corpo informe e colloso che aveva allungato il suo
arto verso di lui per inglobarlo, così come aveva fatto con Lher
e con altri prima e dopo di lei. Proprio in quel momento il neonato aveva
voltato il viso in modo che fosse visibile e avevo riconosciuto i tratti
indistinguibili di Finnick mentre veniva ingoiato. La
sua piccola manina spuntò dal corpo amorfo del mostro, contraendosi ancora
verso di me nella disperata ricerca di aiuto fino a che non si fermò rimanendo
immobile.
Con
gli occhi spalancati nella notte decisi che non avrei lasciato Finnick morire così. Avrebbe dovuto affrontare gli Hunger Games, perché egoisticamente sapevo che non avrei
potuto vivere senza il sostegno di Bellamy ed ero consapevole del fatto che Snow avrebbe trovato qualcun altro per riuscire a buttarlo
nell’Arena, privandomi così degli uomini più importanti nella mia vita, ma lo
avrei allenato.
Era
quello il mio compito e lo avrei portato a termine.