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Autore: my shining world 7    11/10/2014    1 recensioni
Quanto può segnarti un avvenimento? Quanto puoi cambiare per qualcosa che neanche ricordi? Quante scelte difficili sarai costretto ad affrontare? Riuscirai a sconfiggere la tua paura?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Karel s’alzò tutta pimpante e iniziò a saltellare per tutta la sua camera presa da una gioia effervescente. Si affacciò alla finestra e il suo sorriso si spense subito:pioveva. No, Karel non si sarebbe fatta rovinare quel giorno nemmeno da un uragano. Eppure dentro di se percepiva qualcosa che non andava, del resto era più che normale, tutte quelle novità arrivate in un colpo l’avevano parecchio smossa. Decise di ignorare quel fastidio viscerale e corse giù in cucina, dove trovò la madre che le preparava le frittelle canticchiando. Le si avvicinò sorridente e l’abbracciò da dietro “Piccola!Buongiorno!” esclamò la donna dai capelli lunghi e ramati “Buongiorno a te mamma! Ummmh frittelle” disse Karel fissando le frittelle con l’acquolina alla bocca facendo ridere la madre. Poco dopo arrivò anche il fratellino di Karel attirato dal profumino di una squisita colazione, si sedette a mangiare la colazione. In una situazione particolare i figli della signora Margaret avrebbero consumato il loro lauto pasto in maniera composta ed aristocratica. In una situazione particolare. Normalmente sembravano solo delle povere bestie che dopo non essersi nutrite per mesi, consumavano il cosiddetto “cibbo” in maniera rude e selvaggia senza fare complimenti e senza preoccuparsi di dover stare composti. Beh ovviamente la signora Margaret non rimaneva impassibile, ma oramai dopo anni di esperienze rinunciava ad ogni prova di convincimento e tutto quello che le rimaneva di fare, era consumare in tranquillità il suo pasto, sospirando di tanto in tanto per l’esasperazione.

Karel trangugiò le sue frittelle, pulendosi poi la bocca con il dorso della mano, sorrise soddisfatta, non sapendo, o semplicemente ignorando che quel fastidio viscerale la stava avvertendo di qualcosa che stava per accadere. Alzò gli occhi dal suo piatto e guardò la madre che le sorrise, quasi le parve di vedere qualcosa di strano nei suoi occhi, ma ignorò anche quello e ricambiò serena il sorriso “Mamma non è fantastico? Sweat Dream, ti rendi conto che lavorerò da Sweat Dream?!” strillò entusiasta. Il fratellino, fino a quel momento ignaro di quella novità, spalancò la bocca sorpreso, cercando di dire qualcosa di senso compito senza alcun risultato, Karel rise e annuì “Proprio così Dan, io lavorerò da Sweat Dream” disse con tono fiero e sul viso del suo fratellino s’illuminò un enorme sorriso “Sei orgoglioso di me?” disse facendo gli occhioni e sbattendo le ciglia con espressione angelica “Certo che sono orgoglioso! Da oggi sei la mia super sorellona!” esclamò il bambino rizzandosi sulla sedia, prese un coltello e lo sollevò in aria con espressione da aristocratico “Siamo oggi qui riuniti, per celebrare la beatificazione di una brutta e acida sorella in una Super Sorellona!” esclamò con il vocione, Karel chinò il capo e si fece “Beatificare” con il coltello come se fosse stata la spada di un re, i due poi sentirono l’ennesimo sbuffo della madre, si guardarono negli occhi e poi scoppiarono a ridere; e la loro madre seppur esausta per via di quei due mascalzoni non resistette ad aggiungersi alla gioiosa risata.

Karel corse a prepararsi cercando di sbrigarsi, ma quando si trattava di lei sbrigarsi era un’impresa quasi impossibile. Spalancò il suo armadio frugando alla ricerca di qualcosa diverso da quello che si metteva di solito. E stranamente lo trovò. Un solitario vestitino a scacchi nero e grigio se ne stava nell’angolino più nascosto dell’armadio, Karel l’afferrò, lo scrutò, non troppo a lungo e poi sorrise radiosa. Quel vestito era favoloso! Si chiese come mai non si ricordasse di averlo e scrollò le spalle. Si girò per posarlo sul letto quando un qualcosa cadde dal vestitino, si chinò ad afferrare quello che sembrava un foglietto tutto stropicciato. E avrebbe gettato quel foglietto se non si fosse accorta che c’era scritto qualcosa “Diens non dimentica Rakel” fissò il foglietto perplessa “Diens e Rakel? Cosa cavolo mi guardavo in tv da bambina? Oh santo cielo!” disse fra se e se esterrefatta e si ripromise di andare a cercare cosa fosse. Si andò a fare una doccia e poi si vestì velocemente, indossando infine le sue converse nere e portando con se il suo adorato zainetto nero col teschio. E il fastidio viscerale si placò senza che la povera ragazza se ne accorgesse. Ma si sa che c’è calma prima della tempesta.
Arrivò al negozio di dolciumi e vi si fermò un po’ fuori per prendere fiato e darsi una calmata, quel suo enorme sorriso avrebbe potuto spaventare i clienti! Poi una lampadina si accese nel suo cervello: doveva avvisare Luca della novità, come poteva essersi dimenticata del suo fidanzato? Quel povero ragazzo ignaro delle intenzioni di quella vipera della sua fidanzata. Prese il cellulare e digitò il numero del ragazzo brontolando ad ogni “tuut” di attesa “Pronto?” si sentì venire dal cellulare una voce assonnata “Hei Luca! Sono Karel! Oddio nonsaicheèsuccesso!” strillò la ragazza senza riuscire a contenersi “Non...ne ho la più pallida...idea” biascicò il ragazzo ancora troppo addormentato per far funzionare il cervello “DA OGGI LAVORERO’ DA SWEAT DREAM! TI RENDI CONTO?!” Se c’era qualcosa che il ragazzo sicuramente sapeva, era che la sua adorabile ragazza era incontenibile, ma sorrise “Wow Karel complimenti! Sono fiero di te!” farfugliò felicemente inducendo il sorriso di Karel allargarsi ancora di più, in modo sovraumano o semplicemente inquietante. Karel raccontò al ragazzo tutte le vicende strane che l’avevano condotta al suo sogno e Luca fu tremendamente felice per lei, perché cotto com’era, quand’era felice lei di conseguenza lo era anche lui.
Karel rimase un quarto d’ora buono a parlare a telefono, poi si ricordò che doveva lavorare, così si diede una sistemata e poi entrò nel negozio. Una luce morbidissima l’avvolse come una coperta di pail durante un freddo inverno, amava quella sensazione proprio come amava quel posto. Quel posto di cui avrebbe finalmente fatto parte.
“Salve signora Middy!” salutò garbatamente “Scusi per il ritardo, è che, cioè insomma, emh...” cercò di inventare qualche scusa ma l’anziana scosse il capo sorridente “Tranquilla pishina mia, è normale dato che queshto è il tuo primo shiorno!” Karel accennò un sorriso sereno, si strofinò le mani eccitata “Non vedo l’ora che arrivi gente!” disse girovagando per il negozio, guardando ogni cosa e muovendosi leggiadra come una ballerina fra i vari corridoi costeggiati da scaffali pieni di leccalecca, mashmallow, vermi gommosi, gelatine tutti gusti, confetti di ogni genere, caramelle dalle forme buffe, fontanelle e animali di cioccolato, caramelle gommose dalle forme ed i soggetti più strani e rivoltanti, ombrellini commestibili e di tutto e di più. Gli occhi le brillavano e un senso di estrema tranquillità le invase corpo e mente e continuò a vagare spensierata per il negozio, quando arrivò davanti alle sue caramelle preferite e lì le venne spontaneo spostare lo sguardo sulla parete, dove vi era qualcosa che la incuriosiva: una foto. La fissò a lungo prima di guardarla in senso vero a proprio. Il fastidio allo stomaco.
Nella foto vi erano tre bambini: due maschi e una femmina, i due fissavano lei che faceva una foto. Sorrise appena, quella foto le sembrò surreale. Era impossibile avere tanta spensieratezza pensò, però si avvicinò di più alla foto e notò che la bambina aveva un volto famigliare, rimase lì a fissarla. Una mano si posò sulla sua schiena facendola sobbalzare dallo spavento. Si voltò a guardare chi fosse e si trovò davanti una bambina dalla pelle molto chiara e i capelli ramati raccolti in una treccia russa che passava sulla testa a mo’ di coroncina. La bambina la scrutò “scusami potvesti aiutavmi a tvovave le cavamelle al vipieno all’avancia?” chiese aggrottando la fronte, Karel ci mise un po’ a riconnettere le sinapsi ma poi sorrise ed annuì “Certo piccola! Vieni.” Disse porgendole la mano e conducendola dove prima aveva visto le caramelle che desiderava la bambina. Una volta arrivate, il viso della bambina s’illuminò “gvaandiooso!” esclamò  sorpresa “Allova la signova Middy non schevzava, sono enovmi!” disse congiungendo le mani davanti al viso. Karel la osservò divertita, era piacevole vedere tanta gioia sul viso di una persona, nuovamente si perse fra i suoi pensieri.

“Hey, heiii vagazza! Vagazza! Tovna sul pianeta tevva!” la bambina le tirò la mano e Karel la fissò confusa “Emh si?” borbottò la bambina si mise una manina in faccia e ridacchiò “ti ho ciesto di aiutavmi a non esagevave con le cavamelle che devo pvendeve! Mi aiuti... vevo?” mugugnò con gli occhi dolci, conquistando subito l’anima di Karel che le sorrise calorosamente “Ma certo piccola, dimmi quali vuoi e io ne prendo la quantità giusta.” Disse prendendo una bustina per caramelle. La bambina le indicò le caramelle che voleva, facendola confondere per i repentini cambi di idea, ma alla fine la dose fu perfetta “Cavamelle giuste nella quantità giusta!” disse la bambina anticipando  le parole di Karel, si guardarono per un attimo in silenzio e poi scoppiarono a ridere. Karel chiese alla bambina se fosse sola, ma lei le disse che stava con la zia, così Karel le disse di andare alla cassa a pagare e la bambina annuì allegra “Gvazie” disse illuminandosi in un sorriso che Karel ricambiò volentieri “Di nulla piccolina” rispose scompigliandole i capelli “Ora va’ e non fare a spettare troppo tua zia” disse ridacchiando, la bambina annuì e corse via.
Karel rimase a fissare il punto dove prima stava la bambina sorridendo, felice di aver iniziato il primo giorno di lavoro al meglio.

Zia May vide arrivare la nipotina correndo “Candice, finalmente!” disse sorridente “Zia, zia, ho tvovato delle cavamelle enovmi!” disse aprendo le braccia a rafforzare le sue parole “Cioè, a dive il vevo mi ha aiutato una vagazza a tvovavle, è stata molto gentile!” diede le caramelle alla signora Middy che le pesò, zia May annuì alle parole della bambina e poi pagò.
Era ormai risaputo che la sua nipotina era una dolce tempesta che sconvolgeva chiunque la incontrasse, sorrise ricordandosi della bambina che un tempo le faceva sempre visita alla casa sul lago, erano ricordi nostalgici quelli, che le mettevano il cuore in subbuglio nonostante lei fosse la persona meno sentimentalista di quella città, conosciuta da tutti per la sua fermezza ed il suo massimo contegno, erano poche le cose che la toccavano e quei ricordi appartenevano a quelle poche cose.
Prese per mano la bambina, salutarono la signora Middy e se ne andarono alla casa sul lago.
Quella mattinata fu parecchio movimentata e Karel ebbe parecchio da fare, a quanto le disse la signora Middy, quel giorno le erano capitate le persone più strane e assurde e Karel rise spiegando che ormai si era abituata a trovarsi circondata da persone non tanto normali, facendo ridere l’anziana signora, che in un certo senso aveva sentito la mancanza di tutta quella frenesia “Shenti pishina è quashi ora di pransho, tu non avrai mica intenshione di tornare anche oshi pomerishio vero?” chiese la donna preoccupata, Karel fece una smorfia “E se fosse?” “E she fosshe shei proprio passha pishina mia” sorrise la donna contagiando la ragazza, che l’abbracciò affettuosamente. Il sonagli sulla porta suonarono ed entrò una persona alta, dai capelli scuri che formavano delle onde, dalle spalle larghe e con un viso dall’aspetto dolce. La signora e la ragazza si voltarono a guardarlo e sul viso di Karel si fece spazio la sorpresa e poi un timido sorriso “Luca?!” sul viso del ragazzo si aprì un enorme sorriso “Che io sappia sì, Luca è il mio nome” rise assieme a Karel, “Chi è queshto bel shiovanotto? Non me lo preshenti figliuola?” chiese d’un tratto la signora Middy facendo rider ancora di più la ragazza “Luca lei è la proprietaria del negozio, la signora Middy, Signora lui è Luca..” Luca prese la mano della signora fra le sue e la baciò lievemente “Piacere dolce signora.” Disse con uno strano sorriso che Karel non riuscì a decifrare “Oh ashidenti shiovanotto, mi fai arroshire!” esclamò portandosi al viso la mano libera, accarezzandosi la guancia rugosa Luca continuò a sorridere, mandando occhiatine a Karel, la quale si scostò il ciuffo dagli occhi, quel gesto illuminò il viso di Luca di una nuova luce “Oh” farfugliò, le due donne lo guardarono perplesse, lui si schiarì la voce e poi si avvicinò timidamente a Karel “Io, io non pensavo che... cioè insomma... ecco... cioè...” la ragazza lo guardò inarcando le sopracciglia e facendo lievi movimenti con la testa per indurlo a comporre una frase intera, e possibilmente di senso compiuto, ma lui scosse la testa e le sorrise “Niente, sei più bella ogni giorno che passa” disse quasi con un filo di voce mentre le sue guance si tingevano lievemente di rosso, ciò fece scoppiare Karel in una ridarella che pareva essere senza fine. La signora Middy la fissò sempre più sconcertata mentre Luca sprofondava sempre più nell’imbarazzo.
Quando finalmente la ridarella della ragazza parve placarsi nel negozio calò il silenzio assoluto, interrotto però dalla voce di Karel “Scusami, davvero, non volevo!” disse dispiaciuta, posando una mano sul braccio di Luca, che scosse lievemente la testa e le sorrise tranquillo “No davvero, è che... diciamo che sono abituata ad un altro tipo di...complimenti..” disse grattandosi una tempia quasi timidamente. Quasi. Eh sì quasi, quasi perché le ci volle un attimo per riprendersi “Sai no, i riferimenti molto espliciti a parti intriganti del mio corpo o a delle doti particolari come...” la faccia sempre più sconvolta di Luca le impedì di concludere la sua frase, così sorrise “Ahh, lascia stare.” Disse muovendo la mano come a cancellare quello che aveva detto.

La signora Middy era rimasta molto affascinata da quel ragazzo, e lo riempì di domande, ascoltando le sue risposte con grande interesse.
E sorprendentemente anche Karel si interessò al discorso (Dopo essersi fatta una marea di cazzi propri ovviamente), scoprendo cose che neanche aveva immaginato.
Nella sua mente avevano iniziato a frullare pensieri vari, scatenatisi dallo strano interesse che stava nascendo verso il ragazzo, interesse che andava al di là di quello sessuale. Ma Karel, di ciò, non se ne rese neanche conto.
Luca finì di parlare con la signora  Middy poi scomparve tra le caramelle. Karel fissava il vuoto sovrappensiero mente la signora prima citata sproloquiava sul ragazzo, senza accorgersi che Karel non la stava ascoltando “She fosshi più shiovane, cosha farei a quel shiovanotto!” Karel finalmente si riprese e la guardò scandalizzata “Signora!” disse imperiosa ma scoppiò inevitabilmente a ridere. Luca le raggiunse e porse una bustina celeste sul bancone dove vi stava la cassa “Beh belle signore? Chi di voi è l’addetta alla cassa?” chiese con sguardo eloquente e le due si guardarono un momento confuse poi tornarono a guardarlo, poi Karel si mosse e andò alla cassa “Dammi qua!” disse prendendo la bustina a pesandola, poi disse il prezzo al ragazzo e allungò la mano aspettando che il ragazzo le porgesse i soldi e quando li ricevette li mise con cura nella cassa “Grazie e arrivederci” disse con finta aria scocciata e Luca rise “Sembri proprio una di quelle diciottenni scazzate che si ritrovano a fare le commesse senza averlo voluto!” Karel rise con lui ed annuì “Evvai ci sono riuscita!” esclamò alzando un pugno all’aria vittoriosa e risero insieme.

Luca la guardò con una certa intensità e poi le sorrise “E’ ora che io vada, vuoi un passaggio a casa Ker?” chiese dolcemente, la ragazza ci pensò un po’ e poi annuì “Sì dai, altrimenti non mi sbrigo più” disse ridacchiando, si voltò verso la signora Middy e l’abbracciò forte dicendole che la chiamava per farle sapere se tornava nel pomeriggio, la signora annuì “Shi shi tranquilla, non shtancarti mi raccomando!” poi si voltò verso il ragazzo “E tu shiovanotto bada alla mia pishina!” disse austera facendo sorridere il ragazzo “Ma signora semmai dovrei badare io al mio ragazzo e non il contrario!” disse Karel scuotendo la testa con un lieve sorriso, ma la signora sbarrò gli occhi “Ashpetta, ashpetta, il Tuo Ragassho, ho capito bene?” aveva la faccia di una che aveva davanti a sé un alieno “Emh, oh già mi era sfuggito questo piccolo dettaglio” disse ridendo insieme a Luca contagiando l’anziana donna con la loro giovane e fresca risata.


Cosa può esserci di peggiore di alzarsi male una domenica mattina di settembre con il sole che scioglie qualsiasi cosa e una noia che prospetta di accompagnarti per tutta la giornata? Alzarsi una domenica mattina di settembre con il sole che scioglie qualsiasi cosa e una noia che prospetta di accompagnarti per tutta la giornata, ma soprattutto la consapevolezza di dover badar ad un fratellino rompipalle.
“Sei di nuovo nella mia camera senza aver avuto la mia autorizzazione ad entrare” sibilò Karel senza neanche aprire gli occhi, il fratellino rise diabolicamente e la ragazza si scrollò di dosso le coperte in un gesto brusco e repentino che fece sussultare il bambino, che si allontanò di due metri per precauzione “Dai sorellona, lo so benissimo che dici così solo per mascherare il tuo immenso affetto per me!” ghignò beffardo e la sorella sbuffò “Danny, in giorni come questi mi pongo domande esistenziali come” fece una pausa “strozzare il mio Adorato fratellino? O ignorare l’idiota bacato che mi ritrovo come fratello?” alzò le braccia al cielo e  le fece ricadere lungo i fianchi uscendo dalla sua camera seguita dal fratellino che rimase stranamente in silenzio. Karel arrivò in cucina, prese  il succo dal frigo ed una barretta di cereali ai frutti rossi, se ne andò in salotto e si buttò sul divano con aria afflitta, esausta ma soprattutto annoiata, prese il telecomando e accese la tv sul suo canale preferito. Mezz’ora dopo si accorse della presenza del fratellino sulla poltrona accanto al divano su cui era stesa scompostamente, non gli disse nulla, si limitò a lanciarli occhiate di cui questo non parve accorgersene. Se ne stava muto con lo sguardo perso nel vuoto. Strano. Troppo strano.
Karel si massaggiò il mento pensosa prima di decidersi a parlare “Che succede Danny?” chiese atona, il piccoletto ci impiegò un po’ a riprendersi dal suo stato di trance “Niente.” Mugugnò e la sorella lo guardò strano. Tra i due calò il silenzio smosso solo dalle voci della tv.
“Danny sei sicuro che non stia succedendo niente?” chiese Karel improvvisamente, il piccolo sussultò e la guardò a lungo negli occhi e scosse leggermente la testa “Si...” sospirò “No, ci sono delle cose strane che non capisco” disse infine storcendo la bocca, la sorella si mise a sedere incrociando le gambe “Cosa?” il fratellino giocherellò con le dite indeciso su cosa dire “In giro... si dicono cose... strane” farfugliò “Tipo?” chiese con un pizzico di impazienza nella voce “Dicono cose...non molto carine... sulla nostra famiglia...” disse flebilmente con la voce tremula, Karel fece segno al fratellino di sedersi accanto a lei, quello lo fece e rimasero per un minuto in silenzio “Danny... qualsiasi cosa dicano ignora!” disse stringendolo in un abbraccio “D-dicono che...che...” Karel lo strinse più forte “Daniel Jason ti ho detto che devi ignorare quello che senti! Certa gente sa essere davvero cattiva e campa di infelicità degli altri, quindi tu non t’importare di ciò che senti dire da quella gente, sono solo bugie per farti star male! Capito tesoro?” gli chiese scostandolo dal suo abbraccio, il piccolo annuì sorridente e Karel lo soffocò in un altro caloroso abbraccio.
Rimasero tutta la mattinata a guardare la tv, Karel fu pure molto clemente e fece guardare i cartoni animati al fratello, scoprendo che piacevano anche a lei, senza ovviamente dirlo al fratellino. E si rese conto di sentirsi felice della tregua che aveva stabilito col nemico.

“Mamma non viene per pranzo?” chiese Karel a Danny che scosse la testa assottigliando le labbra “No, ha detto che aveva molte cose da fare e che starà via fino a sera” disse sconsolato e Karel si fece pensierosa “Allora oggi ti sfamo a modo mio!” disse d’un tratto ghignando con uno strano luccichio negli occhi che spavento il fratellino che, però, preferì non proferir parola a riguardo.

“E’ pronto!” canticchiò la ragazza soddisfatta, Danny entrò cautamente in cucina, dopo esser stato a giocare ai videogames (per occupare la sua mente e non pensare a come sarebbe morto di lì a poco) e squadrò sia la sorella che la tavola apparecchiata ma soprattutto fece un’attenta analisi al cibo e storse la bocca “L’aspetto non è male, anzi pare buono ma..” Karel lo fulminò con lo sguardo “”Zitto e mangia!” sibilò sedendosi a tavola e rilassandosi con un sorriso, il fratellino la scrutò e dopo una lunga attesa finalmente si decise a mangiare. I suoi occhi s’illuminarono di pura gioia e sorpresa “Ma... ma...” Karel sorrise intenerita “E’ una ricetta di una nostra zia, ma non dire nulla a mamma, deve essere un nostro segreto!” disse sottovoce portandosi un dito alle labbra, il piccoletto annuì con vigore e determinazione “Se mi prometti di cucinarlo più spesso  io ti prometto di non farne parola con nessuno” sussurrò guardingo ricevendo un occhiolino complice e poi nell’aria riecheggiarono due risate divertite.

Finito di pranzare Karel aveva sparecchiato con l’aiuto del fratellino e dopo si era messa lavare i piatti con affianco Danny che li asciugava con un panno e li poggiava sulla scolatrice “Allora sorellona adorata, chi sarebbe il tizio che t’ha accompagnata a casa l’altro giorno?” chiese inarcando il sopracciglio, la ragazza sussultò sorpresa e si voltò a guardarlo perplessa “Come?” il piccoletto scosse la testa come rimprovero “Non fingere di non sapere, che con me, non attacca! Allora? Chi era?” chiese assottigliando gli occhi “Luca” disse semplicemente, con il solito tono che usava per chiudere un discorso e il piccoletto si zittì.
Finirono con le stoviglie e si asciugarono le mani “E’ il tuo ragazzo?” parlò spezzando il silenzio, Karel lo guardò esterrefatta poi fece una smorfia che indicava un misto fra si e no “Lo ami?” le chiese spiazzandola “Daniel, che domande sono queste?” “Ho, cioè vorrei capire un po’ di cose tipo che Marco è foll..” il cellulare di Karel prese a squillare e lei rispose subito intimorita da cosa avrebbe potuto sentire uscire dalla bocca della verità, che altro non era che il fratello minore di nome Daniel “Pronto Ker?” Karel riconobbe la voce e arrossì lievemente “L-Luca ciao!” disse sorridendo “Disturbo?” lei scosse la testa “No, no, qualcosa non va?” chiese preoccupata e sentì una lieve risata “No, anzi, sentirti migliora e rallegra qualsiasi cosa.” Disse pentendosi poi “Cioè emh, ti volevo chiedere se, oggi avessi impegni o potessi uscire con un misero ragazzo timido” Karel sorrise dolce “Umh, fammici pensare... umh” fece la voce da ragazza snob super impegnata “La mia agenda è piena, talmente piena che non esiste” disse ridendo “Oh beh allora ci vediamo stasera alle nove, ti passo a prendere di casa!” disse perentorio e la ragazza non ebbe il tempo di confermare che Luca si scusò che aveva fretta e doveva chiudere la chiamata e lei lo salutò con un flebile ciao, chiuse la chiamata e il suo sguardo si perse nel vuoto, ma nel momento in cui il fratellino fu sul procinto di riprendere la sua frase precedentemente non conclusa, corse come un fulmine in camera sua, chiuse la porta a chiave e si buttò sul letto e ripensò ai trascorsi dei giorni precedenti e sorrise ad un ricordo:
La bambina con la r moscia le corse incontro “Kev, Kev, ho scopevto che la zia ti conosce, dai vieni!” strillò tirandola per la mano e la ragazza la seguì. Quando arrivò davanti alla cassa s’immobilizzò, davanti a lei se ne stava ritta e compostissima una persona che non vedeva da troppo tempo, si portò le mani al viso sconvolta. La signora notò la loro presenza e si voltò verso le due ed ebbe quasi la stessa reazione della ragazza, se non più commossa “Oh santo cielo A-Ashley, s-sei davvero tu?” chiese flebilmente e la ragazza annuì. Quello che seguì fu un abbraccio infinitamente caloroso, a cui si aggiunse anche la bambina e un invito ufficiale alla casa al lazo della zia May, che non accettava rifiuti.
Ed andarono tutte e tre alla casa sul lago, che mise sia una grande ansia che una grande gioia a Karel.
Presero il the insieme e chiacchierarono di pettegolezzi, di accaduti in tutto il tempo in cui non si erano viste, sulle varie novità come il lavoro da sweat dream e correlati. Karel stette bene come non lo era stata per molto e fu felice di aver rincontrato la sua  adoratissima zia May e di aver conosciuto la figlia della cugina “Oh quindi Lydia è stata per molto in Francia” osservò sorpresa “E ha avuto in dono una stupenda angioletta!” disse pizzicando il naso a Candice che le sorrise arrossendo.
Rimasero a chiacchierare a lungo, ma poi Karel dovette scappare a casa per aiutare la madre con le faccende.
Con sulle labbra un dolce sorriso s’addormentò.


Il fratellino le aveva bussato alla porta della stanza, svegliandola lievemente, ma senza pensarci lei aprì la porta e lasciò che il fratellino stesse con lei. Così s’addormentarono assieme, abbracciati e sereni.
Karel si svegliò di soprassalto e guardò l’orario: 19:43. Tirò un sospiro di sollievo e poi si ricordò del fratellino, si girò a guardarlo e sorrise intenerita nel vederlo dormire abbracciato alla tigre di peluche. Scese cautamente dal letto, prese una piccola coperta e la posò sopra al bambino, che per fortuna non si svegliò e continuò a dormire beato. Andò a lavarsi e poi scese al piano di sotto ad aspettare la madre, che arrivò quindici minuti dopo “Karel!” le disse abbracciandola “Scusami per avertelo affidato per tu...” Karel la zittì bruscamente “Mamma, sono stata benissimo, non devi pensarci!” disse sorridendo rassicurante e il viso della madre, prima teso e preoccupato, si distese in un sorriso sollevato “Menomale” sospirò e Karel indicò il piano di sopra “Daniel dorme in camera mia e io stasera ho un impegno, scusa ma devo correre a prendere delle cose!” disse stampando un bacio sulla fronte della madre, controllando di avere il cellulare e uscendo di casa. Andò a casa della sua migliore amica per dei consigli, ritrovandosi a ricevere un regalo: un vestitino blu cielo che le calzava a pennello, così decise di rimanere vestita a quel modo e la sua amica la truccò, assicurandosi prima che quei preparativi fossero per Luca e non Marco. Il risultato fu un capolavoro, Karel era splendida. Il trucco era leggerissimo e velato e la semplicità del vestito evidenziava i tratti dolci del suo viso “Ora mi devi accompagnare con lo scooter, non faccio in tempo ad arrivare a casa in orario!” disse preoccupatissima guardando l’orologio e l’amica scosse la testa esasperata.
Il tempismo fu perfetto, nell’istante in cui Meg era scomparsa dalla via col suo scooter bianco era comparso dal lato opposto il range rover di Luca.
“Sei meravigliosa!” le disse timidamente mentre bevevano una cioccolata calda Karel non riuscì a non arrossire “S-sei gentile!” balbettò imbarazzata e un po’ confusa dal proprio comportamento, lo guardò negli occhi e se ne fregò di tutte le domande che si stavano formando nella sua mente e gli sorrise ricevendo un occhiolino. Passarono una tranquillissima serata, compiaciuti l’uno della piacevole compagnia dell’altra.
Luca la riaccompagnò a casa a ridosso della mezzanotte. Si guardarono fermi e indecisi, seduti su quei sedili di pelle troppo rigidi in confronto a loro che parevano potersi sciogliere da un momento all’altro “B-Bhe io...vado” si decise a parlare lei per prima, lui la guardo intensamente “Gia, purtroppo... beh... emh...buonanotte” disse timido “Hai notato che sembro un bambino ultimamente?” osservò ridendo e Karel annuì lievemente “Non sei l’unico ad essere un po’ cambiato...” disse fissando un punto nel vuoto “Vabeh buonanotte anche a te” disse sorridente, aprì lo sportello, ma non appena mise un piede fiori dall’auto Luca la tirò lievemente per un polso e le posò un lieve bacio sulle labbra, gesto che imbarazzò entrambi, ma li fece anche sorridere felici.
Questa scena però non passò inosservata, anzi.
All’insaputa della ragazza, in casa sua dietro la finestra albergavano due ospiti particolari, che, dopo aver osservato la scena infervorati, erano pronti a fare un bel “discorsetto” alla povera Karel che non poteva neanche minimamente sospettare cosa sarebbe accaduto appena avrebbe messo piede in casa.
Lei rimase davanti alla porta di casa a fissare un punto indistinto su essa, rimuginando su quanto detto nell’auto di Luca.

Qualcosa era cambiato, stava ancora con Luca nonostante avesse sforato la scadenza prefissata e in più la cosa assurda era che lei, Karel Ashley Jason s’imbarazzava e arrossiva. Rimase non poco scandalizzata dalle sue ‘scoperte’ tanto scandalizzata che decise che avrebbe subito chiamato Marco per chiedere il suo parere, non sapendo che con quel gesto sarebbero cambiate anche altre cose, ma non subito.

Dentro casa si respirava un’aria pesante e l’attesa era come quella per il fattorino della pizza sempre in ritardo, davvero una brutta roba.

Si riscosse da quella specie di stato di trance, prese le chiavi, le infilò nella toppa e le aprì con estrema lentezza. Notò una figura davanti a se e pensò che fosse suo fratello, così alzò lo sguardo per intimargli di non fare rumore, ma rimase spiazzata “M-M-Marco che c-ci fai qui?” balbettò sottovoce ma lui non le rispose, si limitò a starsene bellamente poggiato al muro con le braccia incrociate al petto e una strana espressione in viso che la ragazza non riuscì a decifrare, strizzò più volte gli occhi pensando di avere le allucinazioni, ma il ragazzo restava fermo lì, quasi in attesa di qualcosa, qualcosa di imponente e autoritario “Ley!” esclamò una voce dal salone e Karel sussultò spalancando gli occhi, guardò interrogativa il suo migliore amico, ma negli occhi di questo vide solo ovvietà, scosse la testa “...Non.. può essere l-lui...?” disse in un sussurro impercettibile, si girò con estenuante lentezza verso il salone e cercò di focalizzare una qualche figura nel buio, figura che non tardò ad uscire dall’ombra facendo saltare in gola il piccolo cuore della ragazza che spalancò la bocca mentre le lacrime cercavano una via libera per uscire. Alexandr non resistette alla tentazione di abbracciare la sua piccolina dopo tutto quel tempo in cui erano stati lontani “Mi sei mancato” soffiò la ragazza sul petto dell’imponente uomo che sorrise quasi commosso “Tu mi sei mancata da morire,tu la mamma e Dan, mi siete mancati troppo!” disse con la voce incrinata e Karel sollevò la testa dal suo petto per guardarlo negli occhi, quegli occhi che la comprendevano a fondo, quegli occhi uguali ai suoi che le trasmettevano affetto e sicurezza. Ma furono però anche quegli occhi a farle tornare il fastidio allo stomaco, preferì però ignorarlo e concentrarsi sull’uomo più importante della sua vita che è stato lontano da lei per troppo tempo “Rimani fino a gennaio vero?” chiese lei con voce tremula, l’uomo la scrutò e poi annuì un po’ incerto “Credo di sì piccolina mia” lei annuì e si riaccoccolò al petto del suo uomo, stretta da quelle potenti braccia che l’avevano sempre protetta “Resta papà, perfavore” sussurrò un secondo prima di crollare addormentata.


Alexandr si strofinò le guance con le sue grandi mani, i segni della stanchezza che gli solcavano il viso, ma che non lo invecchiavano, ma lo rendevano più giovane e bello da mozzare il fiato.
Alexandr era un uomo alto due metri, con spalle larghe, capelli lunghi e ricci, occhi del verde più intenso e del grigio più nebbioso, braccia forti, mani grandi e sorriso dannatamente meraviglioso, a cui nessuno rimaneva indifferente. Era un uomo molto sicuro di sé esteriormente, ma interiormente una persona afflitta da ogni tipo di dubbi e indecisioni. L’esatto contrario di sua moglie Margaret. Loro erano un vivo esempio de: gli opposti si attraggono. Insieme formavano una coppia meravigliosa capace di conquistare il mondo.

“Proprio zero progressi?” chiese l’uomo quasi esasperato e la donna scosse la testa “Nulla di nulla tesoro” rispose Margaret sconsolata, poi lo sguardo dell’uomo si posò sul ragazzo che considerava quasi come un figlio, lo scrutò a lungo, notando un certo disagio aleggiargli intorno “Marco, tu non hai novità?” chiese con un accenno di speranza nella voce, ma il ragazzo storse le labbra “Non mi pare che sia cambiato qualcosa, il nome Denis non le dice proprio niente, non so davvero che fare” disse guardando mortificato l’uomo, che abbassò lo sguardo fissando un punto indistinto sul pavimento, la moglie gli si avvicinò accarezzandogli affettuosamente una spalla “Dai tesoro, vai a dormire, riaffronteremo il discorso domani, ora hai solo bisogno di riposo!” disse premurosa contenendo l’ondata di intense emozioni che respinse immediatamente. Marco lì guardò e fu invidioso del loro amore. La donna d’un tratto si voltò verso il ragazzo “Stanotte dormi qui, t’ho già sistemato il letto di sopra, veglia su Karel. Buonanotte” disse scomparendo col marito sopra la rampa di scale.
Marco ripensò alla scena a cui aveva assistito dalla finestra e si sentì accendere di rabbia, ma si controllò e decise di andare a dormire per evitare di starsene a rimuginare su cose inutili o quasi.


“Diens, sei sicuro che non ci dicano niente?” chiese la bambina stranita e il bambino annuì determinato “Io comunque... Diens io ho paura!” esclamò con gli occhi lucidi e il bambino l’abbracciò forte “Rakel, i nostri superpoteri ci aiuteranno! Non devi avere paura!”


Karel spalancò gli occhi. E si ricordò di quel cartone animato che vedeva da piccola, il suo sogno era qualche episodio che le era rimasto impresso nella memoria per qualche strano motivo di cui Karel non s’interessò.
Rimase stesa sul letto a fissare il soffitto della sua stanza, consapevole della presenza di Marco in camera sua. Si mosse di lato per osservarlo, dormiva ancora, con i ricci in totale disordine che gli coprivano il viso, contrito in una strana smorfia, forse stava sognando qualcosa di non molto piacevole. Scostò le coperte, scese dal suo letto e si avvicinò al divano letto su cui stava il suo migliore amico, si sedette con delicatezza su un bordo e prese ad osservare Marco con intensità, pensierosa. Mentre dormiva appariva totalmente diverso dal solito, non aveva più quell’aria da donnaiolo strafottente, ma un’espressione dolce da ragazzo affettuoso e molto delicato. Sorrise lievemente, rasserenata. Conosceva quel ragazzo sin da quando aveva quattro anni e non l’aveva mai visto sotto quella luce. Si alzò dal letto e andò in bagno a rinfrescarsi e a lavare via quel senso di colpa che le stava stritolando le viscere.

Uscita dal bagno, tornò in camera e vi trovo un Marco affannato e con una espressione sconvolta in volto, che la fece preoccupare, si sedette accanto al ragazzo e gli mise una mano sulla spalla “Hey, tutto bene?” il ragazzo scosse impercettibilmente la testa “Ho ...fatto un sogno, un incubo.” Disse assente e Karel lo guardò scettica “Tu che fai incubi... umh decisamente preoccupante” esclamò fingendosi sconvolta, facendo voltare il ragazzo a guardarla male, Karel gli sorrise e dopo essersi beccata una gomitata sul braccio si aggiunse alla risata del ragazzo.

Una volta smesso di ridere il volto della ragazza si fece serio e un’ombra le attraversò lo sguardo, Marco che la scrutava presunse che qualcosa non andava in lei, non parlò ed attese in silenzio che parlasse la ragazza. E lei lo fece, rimuginando prima su cosa dire “Marco, secondo te” fece una pausa, dubbiosa “ultimamente” fece un’altra pausa dove sospirò “Sono, come dire, cambiata? Di mentalità dico.” Il ragazzo la scrutò intensamente e si inumidì le labbra prima di parlare “Kery cosa è successo?” chiese,come suo solito, evitando giri di parole, lasciando di sasso la sua amica “Io... cioè...” balbettò cercando di unire le parole in modo da formare una frase sensata, senza però riuscirci “Kery, mi stai preoccupando.” Disse per incoraggiarla a parlare, lei annuì con una smorfia “provo, cioè credo di provare qualcosa di diverso dal solito, cioè diverso dalla banale attrazione sessuale” disse fissando il vuoto “sarà il ciclo in arrivo..” si fece pensierosa e inevitabilmente il ragazzo scoppiò a ridere, lei, spaesata, si girò a guardarlo, come si guarda un morto che resuscita, e chinò di un po’ la testa di lato “Non cambierai mai” disse continuando a ridere, lei lo guardò confusa, poi ripensò a quanto detto prima e scoppiò a ridere anche lei. Lasciarono cadere il discorso, troppo distratti a divertirsi ed essere spensierati.


Era passato un mese.

Un mese in cui il rapporto tra Karel e Luca si era intensificato imprevedibilmente, facendole scoprire che non tutti i pregiudizi, che l’aiutavano ad andare avanti, erano veri. Scoprì che gli scudi di ironia e diffidenza che si era creata facevano rimaner male persone che ci tenevano a lei e si chiedevano da cosa era data tutta quella diffidenza nei confronti del mondo, persone come amici che conosceva da anni, nuove conoscenze, parenti e gente molto legata a lei. In quel mese aveva iniziato ad imparare ad essere più solare e spontanea. Aveva iniziato a comprendere che l’attrazione sessuale non era poi così utile, non aiutava a colmare quei vuoti che ogni giorno si ampliavano sempre più. Iniziò a uscire con gli amici , scoprendo con chi c’era una vera amicizia, rimase un po’ delusa dalle false amicizie che l’avevano illusa, ma fu felice che quelle menzogne siano uscite a galla e fu ancora più felice nell’umiliarle. Accadde di tutto in quel mese e Karel ripensò al suo periodo particolare trovando in quell’isolamento sia lati positivi come smascherare le persone false, che negativi come non essersi subito accorta di quanto quell’isolamento la portasse alla deriva allontanandola dalla vera felicità, inglobandola in una bolla di pensieri negativi.

Un mese pieno di innovazioni e sconvolgimenti. Marco aveva ospitato Denis a casa sua o per meglio dire l’aveva costretto a restare. Anche lui aveva ritrovato la felicità, aveva conosciuto persone nuove e, dopo aver fortemente insistito, era riuscito a far uscire di casa il suo amico, scoprendo quanto fosse timido e tendente all’essere astemio. Si fece raccontare le varie peripezie passate da Denis e si chiese come facesse ad apparire così impassibile dopo tutto quello che aveva passato e stava passando. Dopo un po’ di diffidenza iniziale iniziò a parlargli di tutti i suoi dubbi o quasi. Tralasciò i sentimenti per Karel. Ogni volta che arrivavano a parlare di lei sviava su altri argomenti con agilità e con talmente tanta scorrevolezza da non far dubitare di nulla.

Un mese pieno di dubbi, confusioni e segreti. Karel notava che i genitori si comportavano in maniera strana, cercò di indagare, ma questi erano troppo abili a mascherare verità nascoste, tanto che Karel dopo averle provate tutte, si arrese e cercò di ignorare tutti quei dubbi che si formavano facendola sentire uno schifo di figlia che non si fidava dei genitori. E a quel disagio si aggiunse il senso di vuoto che aveva lasciato Marco, il suo migliore amico scomparso dalla circolazione o almeno scomparso dal raggio di territorio che includeva Karel, perché non riusciva ad ignorare il suo egoismo, egoismo che si alimentava dalla gelosia che risaliva le viscere nel vedere la ragazza, quella che considerava sua, con un tipo che non era lui. E il pensiero che Marco fosse geloso non sfiorò minimamente i pensieri di Karel, che era troppo concentrata a capire quei nuovi sentimenti nuovi che provava verso Luca. E dopo un mese di riflessione e continui cambi di idee si decise di voler intraprendere qualcosa di serio con quel ragazzo che era capace di farla sorridere in ogni momento e arrossire con complimenti spontanei dettati dal cuore.


La Vigilia e il Natale lo passarono in famiglia. Tutti contenti di essere di nuovo una famiglia completa. Alexandr raccontò aneddoti sui suoi viaggi con tale maestria da far rimanere affascinata persino la moglie. La fiamma tra quei due ardeva ancora nonostante gli anni passati l’uno lontano dall’atra, nonostante le varie controversie. Il loro legame era forte e vivido.

La mattina di Natale, Luca era passato da casa Jason portando con sé doni e i genitori, che erano stati calorosamente invitati da un’entusiasta Margaret e da un contenuto Alexandr, che con le solite manie possessive da padre possessivo e gelosissimo di sua figlia. Stranamente evitò di fare il terzo grado al ragazzo, non risparmiandoli però occhiatacce e frasi allusive, che intimorirono e non poco il povero Luca, consolato però con un bacio approfondito la notte di capodanno.


Il capodanno Karel lo passò principalmente con il suo ragazzo Luca e con la sua migliore amica, Meg, scoprendo che si frequentava con Adrian, che passò quel capodanno con loro. Però il cenone l’avevano fatto a casa di Marco, dove c’era la gente più disparata. Denis però rimase in camera, col cappuccio tirato sulla testa a fissare la finestra e i fiocchi di neve che cadevano delicati dalle nuvole grigie, preoccupato di poter apparire maleducato alle persone che l’avevano accolto in quella casa. Avrete dedotto che Karel non ne sapeva niente del soggiorno di Denis a casa di Marco. La ragazza però non riuscì a tenersi dentro tutti quei dubbi e fece segno a Marco che aveva bisogno di parlare. Lui la scrutò indeciso, ma poi si alzò da tavola con lei e se ne andarono al piano di sopra, nella camera da letto dei genitori di Marco. Karel si sedette sul letto e si guardò intorno guardinga, ma rimase in silenzio, un silenzio che pareva non finire più. Marco se ne stava in piedi, poggiato di schiena all’enorme armadio avano, a fissare la ragazza con celato risentimento. Lei si morse il labbro e poi si decise a parlare “Allora, non te lo chiedo nemmeno perché sei scomparso, perché anch’io ho fatto la mia parte, ma voglio sapere che ti prende, cioè insomma mi fissi con insistenza e m’inquieti non poco” disse dandogli una rapida occhiata, evitando di guardarlo negli occhi, lui inarcò un sopracciglio quasi seccato “Non mi prende proprio niente e non”iniziò a trovare giustificazioni “Marco seriamente hai il coraggio di sparare balle a me? Che ti conosco da una vita e so capire ogni tua emozione guardandoti negli occhi.” Disse ravvicinando le sopracciglia in un’espressione di puro scetticismo  poi senza vederlo lo sentì sedersi dietro di lei con un sonoro sbuffo “Non tutte le emozioni o forse fai finta di non capire...” la sua voce era bassa e quasi gutturale, lei si fece pensierosa e  non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia “Di che stai parlando?” chiese deglutendo e sentendo lo sguardo di Marco marcare la sua schiena “Secondo te, cosa può spingermi a guardarti in quella maniera? Karel, seriamente hai intenzione di affrontare questo discorso, stasera, l’ultimo dell’anno?” derisione nella voce “Io... okey lasciamo perdere. E.. vabeh niente, io...torno giu.” Disse alzandosi di scatto dal letto, ma il suo migliore amico la trattenne per il polso costringendola a fermarsi, senza però voltarsi “Che vuoi dirmi?” chiese con tono più calmo “Ho detto niente. Ora lasciami andare, che Luca si preoccupa, è geloso marcio di te..” lui la fissò scettica “Geloso di me? Perché mai?” chiese curioso, Karel scosse la testa cercando di sottrarsi alla stretta di Marco che però si fece più salda “Perché sai com’è sono la sua ragazza ed è geloso di tutti i ragazzi che mi circondano..” lui scosse la testa “Non mentire Karel” sussurrò  e lei finalmente si voltò a guardarlo “Io non sto mentendo” disse in tono sicuro, ma dentro di lei sentiva riaprirsi una voragine di cui si era dimenticata. Stare con Luca le aveva fatto dimenticare molte cose. Marco la scrutò con intensità, apparentemente Karel pareva ferma, fredda, sicura di quello che aveva detto, ma lui non ci credeva minimamente,  lei mentiva, c’avrebbe messo la mano sul fuoco. Restarono in un pungente silenzio. Non si accorsero di come il tempo passava. Rimanevano lì fermi, a fissarsi. Una luce brillò negli occhi di entrambi e quello che successe fu inaspettato per entrambi. Marco la tirò per il polso e lei non oppose resistenza, si lasciò andare sul corpo di lui, seduta a cavalcioni sulle sue gambe. E successe quello che dovettero tener nascosto a sé stessi, quello che avrebbero dovuto dimenticare all’istante. Karel parve riuscirci.

Ritornarono al piano di sotto quando i fuochi già scoppiavano rumorosi, rimbombavano rumorosi in ogni stanza. Luca aveva atteso la sua ragazza. In viso un’espressione triste che però alla vista della ragazza tramutò in un enorme e allegro sorriso, le si avvicinò e le cinse la vita delicatamente lasciandolo un tenero bacio sulla guancia, che la fece arrossire.

Conclusa la cena i due innamorati raggiunsero Meg e il suo misterioso accompagnatore, Adrian, che pareva totalmente ammaliato dalla ragazza, il suo viso era la Gioia vera e propria, e Meg sorrideva timidamente accoccolata nel suo morbido cappotto e nel calore che sentiva per via del braccio di Adrian che le cingeva protettivo la schiena. Karel li guardò con eloquenza e per la curiosità se ne fregò altamente di quanto fossero romantici e trascinò via l’amica per avere spiegazioni e chiarimenti. E il resto della serata lo passarono così, chiacchierando spensierate e pazze di gioia, gioia accentuata da qualche alcolico bevuto in giro.
Luca e Adrian si fecero compagnia a vicenda commentando con aria da sconsolati la situazione in cui li avevano abbandonati le loro ragazze. Rimasero in giro fino alle cinque incontrando tantissima gente che conoscevano , girando per locali e facendo gli stupidi per la strada.


Luca riaccompagnò Karel a casa “Beh ti sei divertita?” le chiese sorridente e lei annuì energicamente “Tantissimo, è stato un capodanno meraviglioso!” esclamò raggiante, poi guardò Luca e arrossì e lui la scrutò infine le sorrise “Beh amore, dai vai a casa che è tardissimo!! Buona notte! Disse dandole un  tenero bacio sulla fronte che fece sorridere entrambi, ma poi Luca si morse il labbro e la baciò d’impeto. Ed entrambi si sentirono felici, riempiti l’uno dell’altra e scaldati dal calore di un bacio timido ma appassionato.
Si staccarono a fatica e Karel puntò il suo sguardo in quello di Luca continuando a sorridere e sentendo le guance andare a fuoco. “Sai non ci credo nelle cazzate ma non si sa mai, chi si bacia il primo dell’anno si bacia tutto l’anno, magari così abbiamo aumentato le probabilità” disse lui in tono dolce e lei continuò a sorridere, gli lasciò un lieve bacio a fior di labbra e corse verso casa, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Un sorriso ignaro di cosa la stava attendendo.


 Karel dopo aver passato una notte intera senza dormire, s’alzò dal letto e scese in salotto a guardare la tv. Si stava annoiando, con c’era nulla che la interessasse , così poggiò la testa sul bracciolo del divano e si mise a fissare il soffitto. Ma qualcosa richiamò la sua attenzione. In tv stavano trasmettendo un programma sulla grammatica, e su varie parole più comuni e utili. Quel giorno il presentatore, sorridente, parlava di anagrammi. Quella parola non era nuova alle orecchie di Karel. Il presentatore diceva che gli anagrammi erano quelle parole che avevano le stesse lettere ma un significato diverso, oppure le stesse lettere in un ordine diverso.
Anagramma.
Diens e Rakel.
Karel voltò la testa di scatto e nel suo sguardo saettò un'ombra di puro terrore.
 
 
Angolino angusto dell’autrice pazzoide:
Perdonate l’attesa ma rieccomi.
Scusate ma non posso trattenermi ho fretta.
Mi scuso per eventuali errori o discordanze e spero il capitolo vi sia piaciuto.
Bacioni dalla vostra Jade
   
 
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