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Autore: Oh_darling_beatles    12/10/2014    1 recensioni
Cosa succederebbe se una ragazzina di appena quindici anni decidesse di abbandonare la propria casa, la propria 'famiglia' e i prorpi 'amici' anche solo per un'estate? Il destino lo accetterebbe? Accetterebbe di far fuggire quella ragazzina dal suo passato travagliato e cosparso di rimpianti?
Ma soprattutto le permetterebbe di incontrare quei quattro giovani e folli ragazzi che le avrebbero cambiato la vita?
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney, Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I piedi sono piantati al suolo, le mani ben strette intorno alla custodia della Rickenbacker. L’immobilità in questo momento sembra regnare su tutta la stradina, e se da un lato questa tranquillità mi rassicura, dall’altro mi spaventa. Rimango ancora ferma per qualche secondo, contemplando le goccioline d’acqua che precipitano dalla punta dei miei capelli corti fino al marciapiede sconnesso.

Poco fa qualcosa, o più propriamente qualcuno, mi aveva letteralmente scaraventata per terra. La cosa non avrebbe dovuto spaventarmi, poteva anche trattarsi di una persona in ritardo ad un appuntamento, ma la luce di quegli occhi continuava ad invadermi la mente e le iridi stesse. L’adrenalina che avevo provato vedendoli, scorre ancora sotto la mia pelle, provocandomi tanti piccoli brividi. Ma forse questi ultimi erano causati dalla forte pioggia, che via via andava aumentando.

Velocizzo il passo, più per l’incolumità della chitarra che per quella della mia salute, e dopo pochi isolati raggiungo l’indirizzo scritto sul foglietto, ormai tutto sgualcito. Mi avvicino al campanello di una bellissima casa e premo il bottoncino. Le note che fino a poco fa provenivano dalla finestra illuminata cessano e dei passi svogliati si trascinano sul pavimento. La porta si apre.

“Bene bene, chi abbiamo qui?” un  ragazzo che non conosco, in pigiama (cosa alquanto imbarazzante), mi squadra con un sorrisetto prepotente stampato sul volto. Ancora in imbarazzo, inizio a valutare l’ipotesi di scappare piuttosto che dire qualcosa, ma il ragazzo mi precede.

“George, c’è un pulcino bagnato davanti la porta di casa tua, ne sai qualcosa?” dice, stavolta però rivolto all’interno della casa.

“E che diamine John! Non riesci nemmeno ad andare ad aprire una porta?!” finalmente riconosco la voce e il curioso accento di Jonathan e riesco a sentire i suoi passi che si avvicinano lungo il corridoio. Tiro un lungo sospiro di sollievo, la mia tensione comincia lentamente ad allentarsi. Ma, perché quel ragazzo lo aveva appena chiamato George?

“Gabriella? Cosa ci fai qui?” mi chiede sorpreso.

“Emm… veramente credo di avere la tua chitarra” rispondo con un filo di voce porgendogli la custodia.

“Vedi George? Tanta preoccupazione per niente! Avresti almeno potuto aiutarmi con la canzone per il nuovo album, non credi?” dice lo sconosciuto passandosi le mani fra i capelli ramati e poggiando tutto il peso del corpo sullo stipite della porta.

“Cerca di fare finta di niente” dice Jonathan indicandomi l’altro ragazzo “Piuttosto vieni dentro! Dopo questa tua passeggiatina sotto la pioggia, meriti una buona tazza di the”

Accetto volentieri l’invito, nonostante sia già abbastanza tardi, e seguo i due ragazzi lungo il corridoio. Nel frattempo Jonathan si allontana, forse per andare in cucina, e sussurra al ragazzo misterioso di accompagnarmi in salotto. Lì finalmente mi siedo sul divano di fronte al camino, nel vano tentativo di asciugarmi un po’ e di provare anche solo un assaggio di calore sulla mia pelle gelida.

Il ragazzo con i capelli ramati si siede al mio fianco e, con estrema lentezza, prende le sigarette poggiate sul tavolino. Ne estrae una dal pacchetto e la accende. La accompagna avidamente alle labbra sottili, dalla sua bocca iniziano ad uscire tante piccole nuvolette di fumo.     
                      
“Vuoi?” mi chiede porgendomi la sigaretta, ma io rifiuto con un più che energico segno del capo.

“Sono John, John Lennon”  dice porgendomi la mano.

“Nathalie Bennet, ma puoi semplicemente chiamarmi Nat” aggiungo stringendogliela.

“Nathalie, Gabriella…” mi ricorda lui cacciando fuori un’altra nuvoletta di fumo. Infondo me lo meritavo, avevo mentito spudoratamente a Jonathan riguardo il mio vero nome ma, per quanto avevo capito, era stato lui a mentirmi per primo. Certo non era una giustificazione però…

“George, Jonathan!” rispondo allora con decisione, per difendermi da quell’accusa o solo per nascondermi dallo sguardo inquisitorio di John.

Il ragazzo si alza e si avvicina al caminetto. Poggia un’ultima volta la sigaretta fra le labbra e ne butta la rimanenza fra le fiamme. Prende fra le mani una fotografia incorniciata e inconsapevolmente si perde nelle sue sfumature.
Incuriosita mi avvicino e scruto l’immagine da dietro le sue spalle: erano John e George, stavano suonando in un locale piccolo e affollato, dall’aria claustrofobica. Prima che possa fare una qualsiasi domanda, John mi precede ancora, proprio come all’ingresso.

“E’ stato costretto a mentirti… già da un po’ di mesi siamo obbligati a nasconderci. Non pensavo che la fama comportasse anche questo”

Solo ora mi porge la fotografia e così inizio ad osservarla meglio, cercando di cogliere finanche i più minimi particolari. Sono in quattro i ragazzi sul palco: due chitarristi, un bassista e un batterista. Guardando meglio quest’ultimo, non posso fare a meno di notare il logo impresso sulla grancassa.

“I Beatles?” chiedo, forse in cerca di risposte o forse soltanto incuriosita dalle quattro figure che dominavano il palco con così tanta audacia.

“Si i Beatles, ma non da molto in realtà. Prima eravamo i Quarry Man” risponde accendendosi un’altra sigaretta.

“Vuoi dirmi che, la canzone sul lettore di George è… vostra?” chiedo incapace di trattenere l’entusiasmo, ma soprattutto lo stupore.

“Si, lo è” stavolta è George a parlare. Deve aver ascoltato tutta la conversazione, ma solo ora esce dalla cucina con un pacco di biscotti in una mano ed una teiera nell’altra. “E lui è il ragazzo che avresti voluto sposare” aggiunge indicando John e scoppiando a ridere, sul punto di lasciar cadere il vassoio per terra.

“Hey hey ragazzi frenate! Io sarei fidanzato con Cyn!” dice John osservandoci confuso. Intanto inizio a ridere anch’io, al ricordo del viaggio dall’aeroporto al mio appartamento, tutta colpa della mia affermazione avventata!

“Saresti?! Tu SEI fidanzato con Cynthia!” dice George continuando a ridere, ma stavolta poggiando il vassoio sul tavolo per sicurezza.

John sbuffa in risposta all’affermazione dell’amico e ridendo si dirige verso la stanza accanto, lasciando me e George da soli.

“Allora, Nathalie” dice scandendo il mio nome con estrema precisione “credo che dovremmo presentarci di nuovo, e stavolta cerchiamo di essere sinceri, va bene? Io sono George Harrison e, da quello che avrai capito, suono con quel tipo lì” conclude sorridendo e indicando la stanza nella quale era da poco scomparso John.

“E va bene, io sono Nathalie Bennet e, per quanto lo voglia, non sono tanto abile con le chitarre da avere una Rickenbacker, piuttosto dov’è la mia…”

“Chitarra?” conclude John spuntando da dietro la porta della stanza affianco e con la mia chitarra sulle spalle.

“Si, esatto” dico imbarazzata.

“La sai suonare questa qui?” dice porgendomi delicatamente lo strumento con la mano destra.

“Beh sai… diciamo che me la cavo, ecco” rispondo con voce flebile afferrando la chitarra e poggiandola su una spalla.

Sapevo, anzi no sentivo, che John mi avrebbe chiesto una, anche solo breve, dimostrazione. Purtroppo però io non avrei potuto accontentarlo per alcune ragioni. Ragioni che non avrei nemmeno potuto raccontare, e forse neanche voluto…

“Bene, riusciremo a suonare qualcosa insieme un giorno” afferma con tono convinto e accennando un sorriso. Detto questo John prende la Rickenbacker di George e inizia a strimpellare qualche nota a caso.

Tanta preoccupazione per niente. John mi aveva evitato un bel problema…

“Scusa George, ma ora credo proprio che andrò a casa.. sai si è fatto un po’ tardi e, è stato bello conoscervi veramente” dico scandendo pesantemente l’ultima parola.

“Questo vale anche per me, milady” dice George inginocchiandosi di fronte a me “anzi avrei una richiesta da farvi milady..” aggiunge sorridendomi beffardo.

“Beh, così in ginocchio.. dovrei avere paura?” dico ridendo imbarazzata.

“Mmm forse si” dice ridendo a sua volta e guardandomi negli occhi “ti andrebbe di venire a vederci suonare al Cavern domani sera?”
 







SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti, scusatemi l'enorme ritardo. Purtroppo l'inizio della scuola, oltre ad avermi devastato, mi ha anche portato via le idee. Per fortuna dopo un pò di tempo l'ispirazione mi ha trovata!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia e comunque... io, con davanti a me George in ginocchio, non avrei esitato nemmeno un secondo ad accettare l'invito, e voi?
Se gradite la storia (oppure no) fatemelo sapere! Fanno sempre piacere nuove opinioni :D
Con affetto,
Oh_darling_beatles
   
 
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