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Autore: Therainsmelody    12/10/2014    3 recensioni
Abby ha problemi con il padre che la tratta come una serva;
Cara vive una vita agiata ma è insoddisfatta di se;
Nicholas ha un terribile e oscuro passato;
Lucas non fa che preoccuparsi per gli altri;
Ethan cerca solo di salvare il fratello dalla loro disastrosa famiglia
e Alan di scoprire il segreto che suo padre gli tiene celato da anni.
Sarà una lettera a dare inizio a quella che verrà ricordata come
la più grande rivelazione di segreti a cui la piccola cittadina di Wahoo abbia mai assistito,
ma la verità arriva sempre con un prezzo.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11 – Un posto introvabile

Perdersi è l’unico modo
 per trovare un posto che sia introvabile,
 altrimenti tutti saprebbero dove trovarlo.


Pov Cara

<< Dovremmo lasciare l’America, potremmo andare in Italia o in Francia. Visitare Parigi è sulla mia lista di cose da fare prima di morire! >>
<< Lucas! Non è una fuga definitiva! Dobbiamo andarcene fino a quando non avremo escogitato un piano per archiviare la faccenda “John tiene in pugno la città intera”e basta. >> Abby, nonostante fosse quella a rischiare di più era anche la più riluttante ad andarsene. Lei non voleva lasciare la sua nazione, non aveva mai desiderato visitare l’Europa.
Il suo sogno era sempre stato l’America, solo un po’ più a est di dove si trovava ora.
Da quando ero tornata non facevamo che discutere della destinazione definitiva del nostro viaggio mentre Chris era andato a far rifornimento di provviste, sostenendo che la sua vasta conoscenza sugli uomini di John l’avrebbe aiutato a non farlo insospettire.
Eravamo stati attenti a non farci seguire, nessuno sapeva che al momento alloggiavamo da Chris.
<< Potremmo andare verso la costa orientale. Lì è pieno di grandi città, sarà difficile trovarci. >> Nicholas non aveva tutti i torti ma, quando dei ragazzi cresciuti in piccole città scappano, i primi posti che fai controllare sono le metropoli.
<< Secondo me invece dovremmo andare sulla costa opposta, almeno ci divertiamo un po’. Finché dura s’intende! >> Ethan ci stava mettendo l’impegno di un lombrico morto. Non poteva importargli meno di così.
Voleva solo scappare di casa e divertirsi.
Che idiota!
<< Dovremmo rintanarci in un paesino sperduto nel nulla. Uno di quelli che se ci finisci lo fai per caso non certo per tua scelta. >> La discussione s’interrupe di colpo. Fino a quel momento non avevo partecipato molto attentamente perciò rimasero tutti stupiti dalla mia proposta.
Tutti tranne Alan.
Era rimasto zitto anche lui, gli occhi rivolti verso la porta, in attesa che suo padre tornasse.
Fissò il suo sguardo ambrato su di me per qualche secondo poi parlò:
<< Cara ha ragione. >> Una frase. Tre parole.
Nel giro di due secondi Alan Gray aveva guadagnato tutta la stima che potevo riservare ad una persona. Era proprio il fratello di Abby.
<< Come volete voi. >> Rispose Lucas con un inchino che fece scoppiare a ridere tutti quanti.
Ethan sbuffò.
<< Già che ci siamo perché non scegliamo anche uno stato con un nome impronunciabile e che si trova al centro del nulla! Come il Wyoming o lo Utah, ad esempio. >> Un piccolo sogghigno gli attraversò il volto.
Sorrisi di rimando prima di dargli il colpo di grazia.
<< Mi sembra un’ottima idea. >> Gli altri annuirono, Lucas si mise a cercare su internet il paese che faceva al caso nostro e Abby a comprare i biglietti del treno fino a Denver, in Colorado.

Quando Chris rientrò con la spesa eravamo pronti a partire.
Nelle borse mie e di Abby vennero messe provviste e soldi.
Negli zaini dei ragazzi: cellulari usa e getta in caso di necessità, torce elettriche, accendini e fiammiferi a volontà e infine tre tende nel caso ci fossero servite per dare meno nell’occhio. Il treno partiva dalla stazione di Lincoln e se avessimo preso tutti lo stesso autobus per andare in città la cosa avrebbe fatto nascere dei sospetti perciò avevamo deciso di dividerci.
Abby, Nicholas e Lucas l’avrebbero raggiunta in macchina con Lisa, a quanto pareva la sorella maggiore doveva tornare all’università e così si sarebbero fatti dare uno strappo. Alan avrebbe preso il preso il primo autobus disponibile. Io ed Ethan saremmo partiti assieme nel pomeriggio con suo fratello Jess.
Su quel punto era stato irremovibile: o con Jess o niente.
Sentivo l’ansia annidarsi nel mio stomaco; c’erano troppe cose nel nostro piano che avrebbero potuto andare storte, troppe varianti instabili.
Per esempio non mi capacitavo di come Chris fosse riuscito a comprare tutta quella roba senza che John lo sapesse o come noi potevamo essere sicuri che non ci avessero seguito.
Un orribile immagine mi attraversò la mente: John che ci lasciava credere di esserci riusciti, di essere salvi per poi tirare i fili e farci comprendere che ci trovavamo proprio nel mezzo della sua rete.
A quel punto non avremmo potuto più fuggire.

Abby e gli altri erano tornati a casa di Lucas, probabilmente erano già in viaggio. Alan stava per uscire e la cosa preoccupava non poco suo padre.
Sentivo la voce di Chris che dal corridoio arrivava fievole fino in sala.
Perlopiù erano raccomandazioni, nulla di veramente interessante, ma in vita mia nessuno mi aveva mai detto “Fai attenzione” o “Non dar retta agli sconosciuti” oppure “Non bere troppo”.
Chris sembrava un duro eppure si poteva capire lontano un miglio che era fondamentalmente una persona molto buona.
Sentii la porta chiudersi e i passi di Chris che si avvicinavano.
Avrei dovuto passare le seguenti quattro ore con McSenzaCervello e IlPadreInApprensione.
Dio, ti prego, fa che Jess sia un ragazzino simpatico!
In quel momento bussarono alla porta, il rumore di passi si interruppe per poi tornare ad allontanarsi.
Mi misi in ascolto.
<< Buongiorno. Mio fratello ha chiamato per dirmi di venire qui. >> La sua voce era simile a quella di Ethan solo un po’ più infantile. Il tono invece non aveva neanche una briciola della strafottenza del fratello, era molto più serio.
Jess era molto più adulto di quanto Ethan fosse mai stato.
<< Tu devi essere Jess! Tu fratello ti aspetta in soggiorno, prima porta sulla destra. Fa come se fossi a casa tua. >>
Il suono di piedi che calpestano il pavimento aumentò man mano che i due si avvicinarono.
Non era passata neanche una settimana dalla prima volta che l’avevo visto ma la somiglianza con suo fratello mi sorprese nuovamente appena Jess entrò nella sala.
Si guardò in giro per qualche secondo poi posò gli occhi su di me.
<< Tu sei quella che mi fissava lunedì mattina. Cara Williams, vero? >>
Smisi di respirare per qualche secondo.
Come fa a conoscere il mio nome? Mi ha vista solo una volta in tutta la sua vita!
<< Mi fratello parla spesso di te, ultimamente almeno. >> Non si era minimamente scomposto, la sua voce era rimasta ferma e calma come se stesse parlando del tempo o di cosa aveva guardato in tv la sera prima.
<< Jess! >> I due fratelli si guardarono in silenzio per quello che mi parve un secolo poi Jess scrollò le spalle e andò a sedersi vicino a Ethan.
<< Come vuoi ma penso di averti già detto che i problemi non si risolvono da soli. >>
Ethan parve arrossire ma quasi sicuramente si trattava solo della mia immaginazione anche perché non riuscivo proprio a capire a cosa Jess si stesse riferendo.
Sbuffai stiracchiandomi sullo schienale del divano.
Non vedevo l’ora di prendere quel dannato autobus.

Pov Ethan

Quasi non riuscivo a credere che ce l’avessimo fatta. Quando io, Jess e Cara scendemmo alla fermata della Lincoln Station gli altri erano già tutti lì ad aspettarci.
<< Il treno parte fra dieci minuti, sarà meglio sbrigarci. >> Abby sembrava molto agitata, il che era comprensibile visto quello che stava succedendo.
John doveva essere proprio uno stronzo.
Io li sapevo riconoscere.
Ero un vero esperto del settore.
I nostri posti sul treno erano tutti vicini, quattro sul lato destro e tre sul sinistro.
Da una parte sedevano Nicholas e Abby. Si tenevano stretti l’uno all’altra e lui le faceva scivolare lentamente il pollice sul dorso della mano per tranquillizzarla.
Sul lato opposto si erano accomodati Alan e Cara. Lui teneva la testa appoggiata al finestrino guardando distrattamente il paesaggio all’esterno, sembrava perso in un intricato labirinto di pensieri. Cara invece aveva afferrato la prima rivista a disposizione e la stava sfogliando con attenzione maniacale, chissà che ci trovava d’interessante! Per me la moda era l’esempio per eccellenza della vanità femminile.
I suoi occhi azzurri si staccarono dalle pagine patinate e si fissarono su di me con sdegno.
Distolsi lo sguardo finendo per incrociare quello di Lucas che si era seduto nel posto davanti al mio.
Lui fece scivolare rapido gli occhi da me a Cara per poi soffermarli ancora nella mia direzione mentre quello che sembrava un sorriso soddisfatto gli si stampava sul viso. Jess si lasciò cadere proprio in quel momento al mio fianco con un sonoro sbuffo.
<< Non credi sia ora di spiegarmi dove stiamo andando e perché? >> Era serio come al solito ma io ero suo fratello, lo conoscevo abbastanza bene da poter affermare con assoluta certezza che si stava cagando sotto.
<< In una riserva naturale nello Utah. Ci sono alcune persone che vogliono fare del male ad Abby e a suo fratello e di riflesso anche a noi perché li abbiamo protetti. >> Jess si accigliò.
<< Io non ho protetto nessuno. Non potevo starmene a casa? >>
Ma perché questo ragazzino è nato così intelligente?
<< Se io non ci sono significa che tu e papà siete soli a casa e questo è assolutamente fuori discussione. >> Jess sapeva per esperienza che quando tiravo in ballo nostro padre in un discorso era meglio non contraddirmi.
Infatti non lo fece.
Estrasse una penna e un quaderno dal suo zaino e si mise a scrivere.
<< Hey, Jess! Che fai di bello? >> Sorrideva.
Probabilmente Lucas voleva solo essere gentile. Voleva sentirsi rispondere “Disegno” oppure “Scrivo una storia”. Come tutte le persone gentili voleva una risposta semplice per poi poter ribattere con un “Bravo! Fai bene”.
Jess odiava le risposte semplici perché derivavano da domande semplici le quali, secondo lui, servivano solo a dimostrare un basso livello di conoscenza.
<< Se proprio devo fare questo viaggio, che durerà almeno una giornata intera, è meglio che io non resti troppo indietro con i compiti. Non voglio ritrovarmi allo stesso livello di quelli della mia classe una volta ritornato. >> Lucas tornò serio e senza aggiungere una parola volse lo sguardo fuori dal finestrino. Per ore non vedemmo che il paesaggio scorrere così velocemente da non poter essere osservato e la matita di Jess che si muoveva rapida sui fogli a quadretti.

Il vagone ristorante disponeva anche di un bar e, come ogni bar che si rispetti, quest’ultimo vendeva birra. Non mi restava che assumere un aria matura, da vero uomo di mondo, per convincerli che avevo sicuramente più di ventun anni e che non era necessario chiedermi la carta d’identità. Stavo giusto per sorridere alla barista di turno e comandare da bere quando la voce di Lucas mi fece sobbalzare.
<< Allora era qui che stavi andando. >> Aveva quel suo solito mezzo sorriso odioso. Come facevano i suoi amici a sopportarlo? Sorrisi a mia volta facendo trasparire tutto il sarcasmo di cui ero capace.
<< Vuoi comprarti da bere? Lascia perdere. Il viaggio è ancora lungo, non vorrai fartelo tutto da ubriaco! >> Il silenzio che seguì fu piuttosto imbarazzante. Di cosa si parla con una persona con cui, per la maggior parte della vita, non hai scambiato che insulti?
Il silenzio continuava.
<< E se ci sedessimo? >> Propose lui.
Annuii lievemente con la testa e prendemmo posto in un tavolino nell’angolo più remoto del vagone.
<< Visto che saremo obbligati a stare assieme per un periodo abbastanza lungo, almeno per me, forse è il caso di conoscerci meglio e di … andare d’accordo. Non pensi? >> Altro silenzio imbarazzante.
<< Va bene. Dimmi qualcosa che ancora non so di te Parker. >> Fu l’inferno.
Per un buon quarto d’ora non fece che parlarmi della sua famiglia, di quanto fossero felici e fortunati e così maledettamente noiosi.
Sbadigliai.
<< Sì, sì, tutto molto bello. Quello che intendevo però era: dimmi qualcosa di segreto e presumibilmente interessante che ancora non so di te. >> Lucas parve rabbuiarsi.
Tutti hanno un segreto, perfino il più perfetto fra noi.
Quello che Lucas Parker ancora non sapeva era che io, al suo, ci ero già arrivato.
<< Ecco, non credo ci sia nulla di così particolarmente eccitante nella mia vita che valga la pena essere raccontato. >>
Era bravo.
Questo bisognava ammetterlo.
Per sua sfortuna non abbastanza bravo per me, potevo sentire la puzza della sua bugia anche a chilometri di distanza.
<< Guarda che l’ho capito. >> Lucas spostò con delicatezza un ciuffo di capelli dalla fronte e le sue mani tremarono.
<< Capito cosa? >>
Sorrisi.
Avevo vinto.
<< Che sei gay. >> Per un attimo fu come se Lucas si fosse tramutato in una statua, la sua immobilità era pressoché perfetta. Il terrore nei suoi occhi era tale da farmi quasi dispiacere di aver tirato fuori l’argomento ma ormai era troppo tardi.
Il momento passò.
<< Posso chiederti cosa te lo ha fatto capire? >>
<< Forse non hai mai prestato attenzione al tuo riflesso nello specchio ma ti assicuro che, nella nostra scuola almeno, tu sei in assoluto il ragazzo più bello. Quando cammini nei corridoi tutte ti lanciano occhiatine, alcune sono così discrete che devi essere un buon osservatore per notarlo ma altre sono così palesi che davvero non riesco a credere che tu non ci abbia mai fatto caso e questo mi ha portato alla prima conclusione: tu non guardi mai le ragazze. >>
Sogghignai alla sua espressione sconvolta e ammirata prima di continuare.
<< All’inizio di quest’anno Cara ti ha fatto una dichiarazione davanti all’intero corpo studentesco. Ora, io non so cosa vi siete detti dopo ma da come vanno le cose fra voi direi che non state assieme e che tu non gli piaci più. Ci sono solo due possibili ragioni per rifiutare la ragazza più popolare della scuola, quella che almeno una volta nella vita tutti hanno sognato di portarsi a letto: o sei il più grande coglione che sia mai esistito oppure sei gay. >>
<< E com’è che non hai scelto la prima opzione? >> Ora stava di nuovo sorridendo.
<< Uno che è in grado di catalogare da solo i libri della nostra biblioteca scolastica non può essere così stupido. >> Scoppiammo entrambi a ridere.
Alla fine dei conti forse Lucas non era poi così male.
Feci per alzarmi e tornare al mio posto per controllare come stava Jess ma lui mi afferrò per la manica e mi rimise a sedere.
<< Anch’io l’ho capito, sai? >> Sorrideva divertito come se quella che stava per dirmi fosse la miglior battuta di sempre.
Come se stesse per dare scacco matto.
<< Cosa? >>
Non volevo chiederlo ma al tempo stesso bruciavo di curiosità al solo pensiero.
<< Che tu sei innamorato di Cara. >> Scossi la testa e mi misi a ridere.
Io non ero innamorato di Cara Williams.
Va bene, lo ammetto, la trovavo dannatamente sexy ma chi nella nostra scuola non l’aveva mai pensato? Dal volerla scopare all’essere innamorati la differenza era enorme.
Praticamente un abisso.
Lucas non aveva minimamente cambiato espressione.
<< Ok, sentiamo le tue motivazioni. >>
<< Ultimamente non la tratti più male, non la insulti come prima, anzi, è capitato che le facessi addirittura dei complimenti. Hai appena detto che se fossi stato etero sarei stato un idiota a non mettermi con lei e che è la ragazza più bella della scuola. Tu la rispetti, l’ammiri, la trovi bella e la guardi ogni volta che pensi che nessuno stia guardando te ma io ti ho visto. Ho visto lo sguardo che hai ogni volta che ce l’hai davanti, ho visto quella stessa luce che illumina gli occhi di Abby e Nicholas nei tuoi. Io ho visto il tuo amore Ethan e tu non puoi più nasconderlo. >>
Dannati gay sdolcinati!
<< Ti sbagli. >> Mi alzai di scatto e Lucas mi imitò con più lentezza e classe.
<< Allora provamelo. >>
<< Come? >>
<< Baciala. >>
<< Cosa?! >>
Il senso del suo discorso cominciava a sfuggirmi.
<< Se lei non ti piace non dovresti avere problemi a baciarla d’altronde l’hai fatto con un sacco di ragazze che volevi solo portarti a letto. Se davvero di lei non t’importa niente non dovrebbe neanche importarti in che circostanze la baci per la prima volta o se anche a lei va di baciarti, ti pare? >> Lucas scivolò fuori dal vagone ristorante senza aggiungere una parola, il suo mezzo sorriso ben fisso sulle labbra.
Baciala.
Io volevo baciare Cara Williams, questo sì, ma volevo farlo in quel modo?

Pov Abby

Da Denver avevamo preso un altro treno e dopo quello tre autobus diversi.
Il viaggio stava quasi per finire.
Nelle ultime ventisette ore non avevo chiuso occhio, avrei dovuto essere stravolta invece non mi sentivo neanche stanca.
Non sentivo nulla, come se il mio corpo fosse stato completamente anestetizzato.
L’ennesimo scossone mi fece sobbalzare. La strada era così piena di buche e avvallamenti che era un miracolo se per un minuto riuscivi a stare seduta e ferma senza venir sbalzata dove capitava o sbattere contro il tuo vicino di posto.
Finalmente l’autobus si fermò.
<< Hey voi! Dovevate scendere ad Antimony, giusto? Siamo arrivati. >> L’autista, un uomo più largo che alto con un’ispida barba poco curata e due occhi così grandi da risultare inquietanti, ci aveva promesso di avvertirci quando fossimo arrivati a destinazione. Nell’attimo in cui aveva spalancato la bocca per urlare stavo giusto guardando nella sua direzione e, visto il suo aspetto e il modo strano in cui le sue guancie si erano gonfiate per prendere aria, l’immagine che si formò nella mia mente fu quella di un enorme rospo bitorzoluto che guidava.
Mi sfuggì una risata che fermai immediatamente con evidente sforzo.
Mentre ci apprestavamo a scendere, nel momento in cui gli passai accanto, una zaffata di fetida puzza di sudore mi arrivò alle narici facendomi storcere il naso.
L’uomo-rana era davvero disgustoso, per fortuna non avrei più dovuto rivederlo.
Il bus ripartì lasciandosi dietro una scia di polvere e, potevo benissimo giurarlo, l’odore dell’acqua stagnante.
Mi guardai attorno: campi coltivati sulla destra; prati e distese secche sulla sinistra; lungo la strada dismessa c’era qualche casa qua e là ma a parte questo non avresti mai creduto di trovarti in un centro abitato.
Antimony.
Finalmente eravamo arrivati nel mezzo del nulla.
Era una cittadina di centoventidue abitanti situata in mezzo ad un parco nazionale, le persone ci andavano solo per fare escursioni e vedere i fuochi d’artificio del quattro luglio.
Era piccola e anonima, proprio come me.
<< Bel posto del cazzo che abbiamo scelto! >> Sbraitò Ethan.
Il suo commento fu seguito da un gemito di dolore a causa del cazzotto che Cara gli aveva tirato, infuriata,  sulla spalla.
Sospirai divertita.
L’aria fredda e pungente mi colpì il viso facendomi lacrimare anche se, per la prima volta in quella lunga e difficile settimana, volevo fare tutto tranne che piangere.
Decisi quindi di pensare a loro come lacrime di gioia e liberazione invece che di tristezza.
Chiusi gli occhi e le sentii scendere a rigarmi il viso sorridente poi presi un bel respiro prima di esclamare a gran voce:
<< È perfetta. >>



Spazio Autrice

Finalmente il capitolo è finito!
Questa volta è stato davvero un parto lungo e difficile! Tra la scuola che mi sta uccidendo e il mio computer che mi sta abbandonando non so chi mi abbia sabotato di più! Infatti ora sto usando il computer di mia madre (che lo ha gentilmente prestato alla causa) dove però non si può usare il programma di EFP per scrivere l'HTML perciò me lo sto facendo tutto da sola (è una cosa che odio profondamente ma per voi questo e altro!).

Non sono del tutto soddisfatta dal risultato perché ho alternato fasi di "devo scrivere se no non finirò mai" a fasi di "devo scrivere perché ne ho assolutamente bisogno e sono ispirata" quindi non so, giudicate voi! ;)

La frase iniziale, come alcuni avranno capito, è tratta dal terzo film dei Pirati dei Caraibi (il mio preferito!!)

A presto (spero),
Mel

   
 
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