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Autore: Atomic Chiken    12/10/2014    5 recensioni
Le ragazze di una piccola cittadina cominciano a sparire all'improvviso. Cosa si nasconde dietro a tutto questo? Un assassino, o qualcosa di molto più complesso e terrificante?
Dal testo:
Non poteva essere una persona. Non aveva nulla di umano. Era la cosa più disgustosa che avesse mai visto.
Perse i sensi, li riebbe.
Sentì il respiro della cosa sulla propria pelle. La sua bocca sfiorò l'orecchio di Marie.
Prima di divenire preda del buio udì qualcosa che le fece accapponare la pelle.
" Mamma ".
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alex Smith aveva voglia di prendere a pugni qualcuno. Parte di quella sensazione era dovuta al fatto che con il caso fossero ad un punto morto, ma soprattutto a causa del pinguino. Non riusciva proprio ad accettare il fatto di dover lavorare con uno dell'Fbi, maledizione, non aveva mai avuto un partner!
Soprattutto un partner a cui avesse mollato un pungo in faccia. Il solo pensiero di vederlo un'altra volta gli fece venire la nausea. Si rigirò nel letto come un bambino, cercando di prendere sonno e allontanare quel pensiero. Il risultato invece fu un letto ancor più disfatto e dei crampi alle gambe. Alla fine si alzò e andò a  rifugiarsi sotto la doccia, sperando di lavar via tutti i problemi. Ed effettivamente, una volta uscito, si sentiva molto, molto meglio. S'infilò i boxer e mangiò dei cereali dal gusto terribile. Tutto quello che vendevano al Rita's Market era terribile, ed era terribile anche il fatto che fosse l'unico supermercato aperto in quella minuscola città. Aveva pianificato diverse volte di andarsene, ma non riusciva a vedere un futuro migliore dell'essere lo sceriffo della propria città. Aveva sognato di diventarlo fin da piccolo, e con molti sacrifici aveva raggiunto l'obbiettivo. Certo, non era bello farsi comandare a bacchetta dai poliziotti degli altri distretti, ma qui, a Mainhill, dove era nato e cresciuto, comandava lui. Fino a che Mason non gli aveva rifilato il biondino. Il pensiero lo colpì come un cazzotto nello stomaco. Mise la ciotola nel lavello e si vestì. Mentre passava davanti allo specchio della stanza si fermò a guardare il proprio riflesso. Non era niente male nemmeno lui, doveva ammetterlo. Il viso che s'incurvava dolcemente, i capelli castani che ricadevano ribelli sugli occhi grigi e il fisico su cui si notava un accenno di muscoli. Sì, non era niente male. E proprio allora, come il sole in una giornata di pioggia, gli tornò alla mente il volto della donna che aveva visto durante la riunione. Era carina. Anzi, era davvero carina, e non gli sarebbe dispiaciuto farci un pensierino. Fu così che ad Alex Smith tornò il buon umore. Non per molto, però.



Prima di tornare al lavoro, Alex decise di passare dal bar accanto a casa sua. Aveva proprio voglia di un bel caffè, ma la voglia gli morì dentro quando mise piede nel locale. Non lui, non adesso!
Il biondino era seduto ad un tavolo e lo fissava con uno sguardo troppo intenso. Tentando di sembrare indifferente, Alex raggiunse il bancone e ordinò quello per cui era venuto. Per tutto il tempo il biondino continuò a guardarlo. Cominciava a dargli sui nervi, ed ora, alla fin fine, non gli dispiaceva il fatto di averlo colpito.
Pagò e lasciò il bar con un sospiro di sollievo. Un gemito gli salì su per la gola quando lo vide in piedi accanto a sè. Quando diavolo era uscito?
"Cosa vuole da me?" riuscì a tirar fuori senza balbettare.
"Non voglio niente da lei. Voglio solo trovare il colpevole, e per farlo dobbiamo lavorare insieme".
"Come ha fatto a trovarmi?" chiese di nuovo Alex.
"E' lei che mi ha trovato, Alex. Io stavo solo iniziando la giornata con un buon caffè". Sì, gli dava proprio sui nervi.
"Se non le dispiace io dovrei andare nel mio ufficio. A lavorare". Stava per incamminarsi quando l'altro lo fermò.
"Che ne dice di iniziare a lavorare interrogando qualcuno?". Lo sceriffo stava per ribattere ma non ne ebbe il tempo.
"Andiamo nel suo ufficio, vediamo chi ha le carte giuste per essere sospettato e passiamo a trovarlo. Non le sembra il piano adatto per iniziare?".
"Sì. Certo" biasciò a fatica Alex. D'un tratto lo sguardo dell'altro s'indurì facendo venire i brividi allo sceriffo. Qualche passante curioso si girò verso i due.
"Capisco perfettamente di non starle simpatico, Alex. Ma non capisco come non possa mettere da parte questo inconveniente per il bene degli altri. Ci sono donne là fuori, che in questo esatto momento potrebbero essere in pericolo, mentre noi due battibecchiamo su un argomento superfluo. Riuscirà a mettere in secondo piano questo problema fino a che non diamo un volto al colpevole? Glielo chiedo in ginocchio, Alex". E con suo grande stupore, il biondino si inginocchiò di fronte ai suoi occhi. Rosso in volto, lo sceriffo pregò l'altro di rimettersi in piedi.
"La prego, c'è gente che guarda. D'accordo, farò del mio meglio, però adesso si alzi per favore". Finalmente il biondino tornò in piedi, l'espressione seria rimpiazzata da un sorriso.
"La ringrazio di cuore, Alex. Adesso porterebbe questo pinguino a fare un giro del suo ufficio?".



L'ufficio non era molto grande, ma Alex ne andava fiero. Era suo, e questo gli bastava come motivo. Fece sedere l'uomo e lo imitò un attimo dopo, all'altro lato del tavolo.
"Molto bello" disse il biondino studiando l'ufficio con circospezione. Stranamente, ad Alex parve un commento sincero. E, ad essere sincero lui con se stesso, quel nomignolo non gli piaceva più.
"Come ha detto che si chiama?" chiese.
"Ilyas Pendergast. Mi dia pure del tu, Alex". A quest' ultimo sembrava impossibile riuscire a dare del tu ad un uomo come quello. Ancora non capiva perché gli desse i brividi.
"Da dove viene? Non ha un accento di qui".
"Credo che queste siano domande rimandabili. Che mi dice dei possibili sospetti?". Alex avrebbe davvero voluto saperne di più su quell'uomo, ma con una nota di dispiacere iniziò ad elencare le persone.
"C'è Micheal Jhonson. E' l'ubriacone della città, e forse a furia di bere gli si è fuso il cervello. Poi ho trovato Daniel Wins, da quando la moglie lo ha lasciato ce l'ha a morte con tutte le donne del mondo. Il terzo sarebbe Howard Lincoln, l'uomo che abita sulla collina. E' un tipo molto ricco e schivo, lo si vede raramente in giro. Non so che motivo possa avere per fare questo, ma l'ho aggiunto comunque alla lista".
"Lo metta tra i primi da interrogare". Contrariato, Alex scrisse il nome.
"Ripeto che è un uomo ricco, Ilyas, sarà difficile chiedergli anche solo il nome. E' un cosidetto protetto, avendo un mucchio di soldi. Si è fatto dare l'immunita pagando centoni alla Willson, il giudice. E' una vera stronza, dico io, che più stronza non esiste". Ilyas sembrò non aver fatto caso alle sue parole, lo sguardo perso nel vuoto. Poi, così com'era diventato silenzioso, tornò a parlare.
"Continui così Alex, siamo sulla buona strada. Avverta dei sospettati anche il capitano Mason, ma le chiedo un favore". Alex ingoiò più saliva del dovuto.
"Tenga per sè Howard Lincoln. Come ha detto lei è un uomo ricco, e troppi poliziotti potrebbero dargli noia. Ci penseremo noi due ad interrogarlo, volente o dolente che si dimostrerà. E' d'accordo?".
Alex annuì convinto. Gli veniva difficile da ammettere, ma quel pinguino iniziava a piacergli.
"Bene. Adesso, se le dispiace, avrei un impegno e vorrei sbarazzarmene al più presto. Spero che continuerà su questa buona strada, sono sicuro che siamo molto più vicini al colpevole di quanto immaginiamo". Detto ciò si alzò abilmente dalla sedia e sparì dietro la porta, lasciando Alex immerso nel silenzio più assoluto.
 

-

 

Bube era triste. Molto triste. Si sentiva solo, ignorato da tutti. Quel postaccio buio non gli piaceva, gli faceva venire i brividi. Ma aveva il suo rifugio. Era un luogo immenso, immerso in una fitta nebbia, silenzioso. Molti lo trovavano un posto orrendo, ma a Bube piaceva. Era il luogo dove trovava pace, il luogo dove si sentiva bene per davvero.
Sua mamma non era d'accordo, e Bube era sicuro che fosse questo il motivo per cui lo abbandonasse tutte le volte. Gli mancava da morire, e all'improvviso si sentì ancor più triste e solo. Avrebbe potuto nascondersi nel suo rifugio, ma non questa volta. Doveva cercare la mamma, e subito.
  
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