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Autore: AlexEinfall    13/10/2014    2 recensioni
[Casey/Severide] Prima mia long-fic su questa coppia, che credo abbia un grosso potenziale.
Severide affronta Casey circa il suo comportamento sconsiderato, ma le cose non vanno mai come ci si aspetta. Questo è l'inizio di qualcosa oppure le resistenze e l'antico astio ostacoleranno la loro strada?
Un giorno qualunque alla Caserma 51 è destinato a cambiare ogni cosa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nei nostri sogni più spietati


   «Casey!»
   Era riuscito a sentire solo quel grido disperato. La caduta sembrò durare in eterno, eppure fu un attimo. Riuscì a mantenere la lucidà necessaria per fare tutto ciò in suo potere: piegò lievemente le ginocchia, per sbloccarle dalla rigidità, e puntò i piedi, per proteggere la testa. Sperava solo di riemergere e già avvertiva l'assenza di ossigeno che presto gli avrebbe chiuso la gola.
   La frizione dell'aria, il peso del cielo e poi lo schianto, così forte da rendere la superficie dell'acqua dura come cemento. Il fiume era gelido e avvertì immediatamente un freddo che andava oltre tutto ciò che aveva mai percepito: pungente, profondo fino alle ossa. Il proprio corpo gli parve di piombo, ma non aveva nessuna forza; non avvertiva altro che quel dannato gelo. Andò a fondo così in fretta da non avere neanche il tempo di reagire; solo quando perse conoscenza gli occhi trovarono pace, chiudendosi come sigilli.


   «Casey!»
  La propria voce gli rimbombò nella testa e nel petto. Ci fu un attimo di quiete, come se tutti tendessero i nervi, per poi scattare. Nel tumulto generale, tutti riuscirono a fare del loro meglio per organizzarsi. Kelly uscì dalla propria paralisi con uno slancio disperato: corse alla balaustra e guardò giù. L'acqua era increspata lì dove il corpo era piombato e grossi cerchi, ultimi testimoni del dramma, andavano svanendo. Il fiume scorreva veloce, troppo: doveva agire in fretta.
   «Le funi! Subito!» gridò alla sua squadra.
   «Devi indossare la tuta!» gli intimò Boden, sbiancato anche lui.
   Ma Kelly sapeva che non c'era tempo. Sordo a tutto, mise l'imbragatura e si calò giù dal ponte, con un filo spesso a tenerlo saldo alla vita. Mentre scendeva e i secondi passavano, riusciva solo a pensare che tutto sarebbe potuto finire in un attimo e che Matt...
   Guardò giù e vide la giacca del collega salire a galla, poi il biondo dei capelli sparsi come alghe. Comprese in un attimo la gravità della situazione: Matt era svenuto e la corrente lo avrebbe risucchiato, facendolo svanire in mare. Il pensiero di questa eventualità lo colpì allo stomaco e la testa prese a girargli vorticosa. Si aggrappò alle proprie forza e scese veloce, conscio di essere l'unico che potesse salvarlo e che la vita di Matthew Casey era nelle sue mani.
   Ricordò ciò che l'istruttore, molti anni prima, gli aveva detto: saper scegliere le proprie battaglie distingue un buon vigile del fuoco. Diceva che esistono due tipi di salvataggi: quelli estremi e quelli inutili; gli ultimi comprendevano vittime oramai spacciate. Kelly non era d'accordo. Eppure non riuscì a non pensare che quello di Casey era probabilmente il miglior canditato per il secondo tipo di salvataggio.



   
   Era notte fonda e la luce era svanita. Kelly percorse il corridoio, senza bisogno di tastare le mura: conosceva la strada per la propria camera da letto meglio di qualunque altro angolo della casa. Quando giunse, trovò la luce del comodino accesa a illuminare le lenzuola: erano di un blu intenso, accecante, e sembravano fredde come...l'interno di una bara. Si avvicinò e solo allora vide che esse spofondavano, come se al centro del letto vi fosse una voragine. Si sporse, sudando freddo, e lì, nel profondo di quelle coltri, vide il corpo congelato di Casey. Gli occhi verdi si spalancarono, ed erano molto più lucenti di quanto ricordasse. Con voce gelida, Matt espirò parole taglienti: «Era la tua ultima occasione.»
   Poi i polmoni si riempirono di acqua e gli parve di annegare.

   Kelly si svegliò di colpo, annaspando e tossendo. Si voltò nel letto, trovandolo vuoto e caldo. Sospirò, con il sollievo che solo svegliarsi da un brutto sogno può regalare. Ma presto quella fievole sensazione di benessere svanì e gli occhi si inumidirono. Alle narici gli giunse un odore forte, maschile e familiare, con una note dolce di sottofondo: lui non era lì e non era mai stato nel suo letto, eppure Kelly avvertì l'odore intenso intrappolato tra i capelli di Matthew.



   Dowson percorreva il corridoio a grossi passi, torturandosi le mani. Shay l'aveva costretta a tornare al lavoro, alla loro vita, dicendole che tutto si sarebbe sistemato. La verità, la sua verità, era semplice e tremenda: vedere Casey sprofondare nell'acqua gelida l'aveva sconvolta. Ricordava il gorgoglio profondo e selvaggio della gola del vigile, quando aveva sputato fuori l'acqua dolce. Sentiva ancora il petto immobile sotto le sue mani, la pelle tirata e bianca, come mai l'aveva vista. E avvertira il freddo di quel corpo che ormai poteva dirsi morto. Non riusciva ad abbandonare quella tremenda sensazione che tutto stesse per finire e che non avrebbe mai più visto gli occhi di Matt illuminarsi. Mai più.
   Non avrebbe potuto mai più dire quello che sentiva e avrebbe pianto per sempre la propria indecisione. Dowson aveva rischiato di perdere la possibilità di svegliarsi con il suo profumo ad avvolgerla, o di pulirgli gli occhi dalle lacrime notturne. Avrebbe potuto perdere tutto e ora sentiva di non avere nulla.
   Quando vide Severide giungere dalla porta d'ingresso, sentì un profondo sollievo. Gli corse incontro e lo bloccò, trovandolo fin troppo reattivo.
   «Tutto ok?»
   «Sì, certo» disse il tenente, cercando una via di fuga.
   Gabby gli afferrò il braccio per un attimo, ritirandolo con una scusa veloce. Non c'era mai stata molta confidenza tra loro, ma lei sentiva che Kelly era l'unico a poter, anche solo in parte, capire cosa provava.
   «Posso parlarti un momento?»


   Kelly accettò a malincuore, poiché avvertiva che l'argomento della discussione sarebbe stato Casey. Era l'ultima cosa della quale aveva voglia di parlare, soprattutto con Dowson; eppure sapeva di dover mantere un comportamento più neutro possibile.
   «Che succede?» sputò fuori, sperando di togliersi via il cerotto in pochi minuti.
   Si chiese se anche la loro conversazione sarebbe stata interrotta dall'allarme, ma poi il pensiero divenne troppo bruciante e distolse lo sguardo.
  «Ti sembrerà assurdo, ma credo che solo tu puoi capire» cominciò Gabby, con un sorriso teso. «Il fatto è che...io...è diventato difficile pensare di tornare al lavoro, alla vita di tutti i giorni, capisci?»
   Kelly alzò le sopracciglia, fingendo di non riuscire a cogliere il senso di quelle parole; vide chiaramente che la ragazza era confusa dal suo atteggiamento, quindi tentò un sorriso disinvolto.
   «Hey, guarda che non è morto nessuno!»
   «Ma poteva» rispose Gabby, accigliandosi.
   «Senti, ora è vivo e sta bene, non dobbiamo fare il funerale a nessuno» rispose Kelly disinvolto. «Quindi torna al tuo lavoro.» Fece per andarsene, ma Gabby lo bloccò.
   «Non sei andato a trovarlo» disse secca.
   «E allora?»
   «Bhe, gli hai salvato la vita!»
   Kelly serrò le mascelle per trattenere tutto quello che avrebbe voluto dire; si limità a fare spallucce. «Anche tu. Sei tu che lo hai riportato indietro.»
    Gabby apparve per un attimo sconvolta da quell'affermazione, detta con tanta semplicità.
   «E tu lo ha tirato fuori dall'acqua» disse dopo un lungo silenzio.
    Kelly la guardò negli occhi scuri e vide la luce di una strana felicità, inquinata dai rimpianti e dalle confusioni e, ancora più a fondo di quello sguardo, c'era una punta di orgoglio ed eroismo.

   Gabby fissò Kelly e vide solo due occhi arrossati e stanchi, silenziosi custodi di chissà quali emozioni.
    «Sta bene?» chiese alla fine il tenente, con voce rigida.
    «Sì» rispose Gabby, ancor più rigidamente. «Considerando che è annegato e il suo cuore si è fermato, sta bene. Oggi gli hanno tolto il respiratore e non sembra esserci edema cerebrale. La pressione sta tornando nella norma.»
   Quel freddo elenco di sintomi lasciò Kelly incredulo: sentirlo rendeva tutto più reale, tutto ciò che era avvenuto prima e dopo l'incidente. Solo ora si rendeva conto di vivere in una sua realtà ovattata, dove tutto era ancora come prima; la verità era che tutto aveva subito un cambiamento radicale e lui non era riuscito ad afferrarlo.
   Si voltò e si diresse nella sala comune, lasciando Gabby infastidita e amareggiata da un comportamento che non riusciva a spiegarsi.



   Suo padre stringeva una camicia insanguinata. Matt cercava ovunque un riparo, ma ogni cosa sulla quale il suo sguardo si posasse era illuminata. Si accorse che non c'era ombra e ogni punto di quella casa sembrava accecante, come se il sole si trovasse nei suoi stessi occhi. Non poteva fuggire.
   Sudava freddo, eppure non riusciva a percepire altra emozione se non paura. La propria pelle bruciava per quanto era gelida ed era bianco come un foglio mai scritto.
  Guardò l'uomo di fronte a lui: aveva i suoi stessi occhi, lo stesso colore limpido, ma erano più grandi e bui, più spaventosi. Sentì alle sue spalle un respiro caldo, ma non c'era nessun'altro lì, nessuno a salvarlo. Non avvertiva neanche il battito del proprio cuore o i polmoni riempirsi d'aria.
   L'uomo si avvicinò e la casa parve tremare sotto la sua furia. Matt era congelato.
   Sentiva nelle orecchie la voce distante di qualcuno, roca e possente, così diversa da come la ricordava. La voce di Kelly non diceva nulla, eppure era piena di parole.
   Quando suo padre lo raggiunse, non fu capace di muoversi.
  «Mio figlio non sarà mai uno di loro, non sarà mai come loro, non sarà mai un debole» tuonò suo padre, abbattendo su di lui le mani possenti.
   Matt sentì la gola serrarsi tra le dita nodose e la voce di Kelly urlare da lontano.
   

   Aprì gli occhi placidamente, sebbene fossero grandi e pieni di paura. Quel sogno era così vicino ai propri ricordi reali da pietrificarlo. I farmaci gli impedirono di urlare o reagire, facendogli sentire il peso del proprio corpo stanco. Voltò il viso sul cuscino bianco, al fetido profumo di disinfettante, e una lacrima colò silenziosa.













Note: Hello! Dunque, ringrazio di cuore chi sta seguendo questa storia e mi scuso per i tempi di aggiornamento, ma sono in viaggio. Cercherò di aggiornare il prima possibile.
See you soon.
Ax.
  
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