Anime & Manga > Vocaloid
Segui la storia  |       
Autore: Lady Stark    13/10/2014    2 recensioni
"Il mondo è un luogo così crudele"
Nel profondo ventre della terra, il ruggito di un drago risveglia la notte diffondendo in essa oscuri presagi.
Il sangue della vestale macchia gli affilati artigli della bestia, le catene che trattenevano la sua furia si sono ormai spezzate.
La sacerdotessa inneggia la sua preghiera alla ricerca di una giovane donna che rimpiazzi quello sfortunato destino fatto di violenza e dolore.
La musica di un sorriso che non ha mai conosciuto, condurrà Len in un lungo viaggio alla ricerca della sorella scomparsa tanto tempo fa, quando lui era solo un bambino.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

La chiave musicale scintillò al centro del piccolo tavolo della cucina. Il metallo curvilineo sembrava chiamare con voce seducente il ragazzo, seduto a qualche centimetro di distanza. Haruka fissava in silenzio il motivo della tovaglia bucata da quella che pareva un'eternità; i capelli corti della donna coprivano parzialmente il suo viso arrossato e gonfio dal pianto.

Len si alzò di scatto, quasi rovesciando la sedia sulla quale era seduto. Sua madre, in compenso, non mosse un muscolo, limitandosi a tirar su con in naso.

-Io...- la voce di Len si affievolì tanto da svanire nell'eco stessa del suo respiro affannato; il cuore gli martellava così forte in petto da coprire pressoché ogni rumore.

-Ho una sorella..E' sconvolgente! Ma perché non me l'hai detto prima? Sedici anni passati nella convinzione d'essere figlio unico!-. Un fiotto di rabbia accese le iridi del ragazzo che, nell'irruenza, afferrò con poca delicatezza la spalla di Haruka; lei si alzò di scatto colpendolo al petto per allontanarlo da sé. Gli occhi azzurri della giovane madre si erano tramutati in un abissale oceano di sofferenza, una lacrima solitaria le baciò il viso ma lei non vi badò.

-Perché!? Credi forse che come madre possa rievocare un evento tanto terribile con facilità?- la voce solitamente pacata di Haruka si alzò di due ottave quando nel suo petto l'ira si destò travolgente come il soffio di un uragano.

Len abbassò il capo premendosi i palmi delle mani sugli occhi; arretrò finché la sedia non lo fece inciampare. -Una sorella.. e dimmi, come si chiama?-

-Rin.- rispose la donna asciugandosi con un lembo della camicetta il piccolo rivolo umido che ancora esitava sulla curva dolce della mascella. La chiave musicale ammiccò quando il sole ne accarezzò i delicati intarsi; il giovane la fissò, indeciso sul da farsi. Da una parte il suo cuore bramava di scoprire quale strana magia si celasse dietro quel piccolo ciondolo; dall'altra, la paura gli teneva incatenati i polsi.

Dietro quel pezzo di metallo, a detta di sua madre, si nascondevano i sentimenti della misteriosa sorella gemella che mai aveva conosciuto; se avesse semplicemente ignorato la faccenda, probabilmente sarebbe stato tutto più semplice. La sua normale vita d'adolescente sarebbe tornata intatta come lo era stata fino a quello sfiancante pomeriggio di lavoro.

-Indosserò il ciondolo.- disse d'un tratto allungando le mani verso il cordino di cuoio.

Per quanto azzardata potesse sembrare quella decisione, Len sapeva che dopo una rivelazione del genere, i pezzi della sua quotidianità non sarebbero più tornati alla loro forma originale. Essere consapevole del fatto che sua sorella era lì fuori, chissà dove, l'avrebbe torturato per tutta la vita. Le iridi di Haruka ebbero un guizzo quando il cordino scivolò attorno al collo del ragazzo, il pendente picchiettò un paio di volte contro al suo sterno prima di arrestarsi. La donna fece un tremolante passo avanti.

-Allora? Senti niente?- chiese con voce grondante di aspettativa.

Len corrugò le sopracciglia turbato.

-Io non sent..-. Il suo petto venne scosso da uno spasmo, la sua gola si chiuse mentre i contorni della stanza si sfocavano. Il canto bellissimo di una giovane donna si diffuse malinconico nelle sue orecchie; i suoi occhi si spalancarono in una grotta dalle rocce frastagliate.

Len non conosceva quel luogo, ma il bagliore bluastro che pulsava su quei bordi taglienti lo spaventava; l'aria fredda gli morse le carni facendolo rabbrividire. Improvvisamente, il canto divenne più intenso, dolce come la carezza di una madre sul viso; una ragazza dai corti capelli dorati comparve al centro della grotta.

C'era qualcosa di triste nella posizione delle sue spalle, avvolte in un sottile vestito candido come la prima neve invernale. La giovane chinò il capo osservando il ciondolo che le pendeva sul petto, qualche attimo dopo le dita affusolate lo raccolsero con infinita delicatezza.

Era la copia gemella della chiave musicale che pendeva dal collo di Len.

Un rumore stridente invase la caverna sopprimendo il gentile canto della ragazza che, voltandosi di scatto, sorrise tristemente drappeggiandosi il velo bianco sulle spalle nude.

La sua voce si alzò mentre i suoi piedi intessevano sulle dure rocce la più determinata ed aggraziata delle danze.

Len boccheggiò in cerca d'aria, i suoi occhi spalancati misero nuovamente a fuoco la familiare stanza della cucina in cui aveva passato tanti bei momenti. Haruka era chinata su di lui, il suo viso aveva perso ogni singola traccia di colore; lo scosse per una spalla chiamandolo ossessivamente. Il ragazzo si mosse indebolito prima di premere una mano contro alle tempie pulsanti, il sorriso sconsolato della fanciulla trapassò in un bruciante lampo la sua mente.

-Len, tesoro?-

Il ragazzo alzò il viso verso la madre che, in ginocchio, gli prese delicatamente il viso tra le mani, quasi avesse paura di fargli male.

-Che cosa c'è?-

-Perché stai piangendo?- chiese lei cancellando con il pollice una stilla che si era silenziosamente depositata sul suo zigomo.

Len si toccò il viso trovandolo inspiegabilmente umido di lacrime che non si ricordava d'aver versato. Haruka stava singhiozzando; negli occhi del figlio riuscì a miracolosamente a vedere il sorriso luminoso della sua bambina.

-Hai visto tua sorella? Hai visto Rin? Ti prego, rispondimi.- bisbigliò la donna premendo la fronte contro quella del figlio ancora disorientato dalle frammentate visioni.

-Sì l'ho vista.- riuscì ad articolare dopo qualche minuto di silenzio; quella ragazza non poteva che essere la sua gemella, nessuno sarebbe potuto assomigliargli più di lei.

Un fiotto di rabbia bruciante gli incise il cuore mentre la tristezza che aveva sentito vibrare nella voce della fanciulla si riversava sulle sue spalle, pesante come l'intero universo.

Era così strano star male per un sorriso che mai si è veramente conosciuto.

-Mamma; mia sorella.. era triste, afflitta per una ragione che non arrivo a comprendere.- mormorò il ragazzo alzandosi lentamente per aiutare anche la donna a risollevarsi dalla accucciata posizione in cui si era gettata per soccorrerlo. Le labbra della donna tremarono, ma prima che lei potesse aggiungere una sola parola, Len le afferrò le mani stringendole tanto forte da farle male.

-Andrò a riprenderla, madre.-

Haruka sgranò gli occhi, affondando brutalmente le unghie nelle dita forti di lui.

-Stai scherzando, vero?-

-Perché dovrei scherzare? E' mia sorella! Voglio conoscerla; desidero che questa angoscia nei tuoi occhi scompaia, mamma.- disse lei accarezzandole con delicatezza una guancia; la donna digrignò i denti allontanandosi di scatto da lui. Il terrore affondò le unghie nel suo petto strappandole il cuore in tanti brandelli minuscoli; l'idea di lasciar andar via anche suo figlio era semplicemente inconcepibile.

-No, Len. Ci deve essere un altro modo, non sai neanche dove lei si trovi! Come pensi di trovarla?- pigolò la donna cercando di trattenere la speranza che già serpeggiava nel suo petto spezzato.

Il ragazzo abbassò lo sguardo sul ciondolo che dondolava appena contro al suo sterno fasciato dalla camicia impregnata di sudore.

-La troverò con questo. Questo ciondolo mi indicherà la strada.-

-Non puoi farlo, Len.-

-Invece lo farò, mamma. Seguirò l'eco della sua voce e la riporterò a casa.- mormorò il giovane chiudendo gli occhi; Rin volteggiò su sé stessa facendo frusciare il suo lungo vestito bianco rubando dal petto del fratello tanti piccoli frammenti d'anima.

-Mi abbandonerai anche tu?- chiese con fievole voce la donna abbracciando di slancio il ragazzo che, stupito, ricambiò con affetto infinito la stretta tremula della donna.

-Tornerò. Questa è una promessa.- mormorò lui baciando la sua guancia.

 

Il giorno successivo Len partì con il favore dell'alba; le strade erano insolitamente silenziose per la popolosa cittadina di Yué. Le sfumature calde del sole disegnavano sulle scanalature delle pietre tanti magnifici e delicati giochi di luce. Haruka, in lacrime, rimase sulla porta ad osservare suo figlio allontanarsi progressivamente lungo i tortuosi vicoli lastricati. La donna premette il fazzoletto contro alle labbra soffocando un singhiozzo mentre le lacrime incidevano ancora le sue guance pallide.

-Len, ricorda la tua promessa. Torna.. e porta con te tua sorella. Ti prego.- sussurrò rivolgendo in una preghiera gli occhi verso il cielo.
Len non impiegò molto per uscire dalle mura scarsamente protette della cittadina; le guardie che teoricamente avrebbero dovuto presidiare l'ingresso e l'uscita dei cittadini, stavano tranquillamente dormendo appoggiate al muro di cinta.

Le celate degli elmi erano abbassate a schermare i fastidiosi raggi solari.

Len storse infastidito la bocca senza però far troppo rumore; per quanto quei soldati fossero degli incapaci, non sarebbe stato facile spiegar loro il perché di quella sua improvvisa voglia di esplorare il mondo. La strada serpeggiava su per la collina per poi insinuarsi sotto ad una cappa frondosa di alberi altissimi; quando Len finalmente si ritrovò al riparo dell'ombra confortante rilasciò il fiato che aveva fino a quel momento aveva trattenuto. Si voltò verso la confortante città che fino a quel momento gli aveva permesso di vivere nella pace più totale; un flusso di indecisione gli impastò la bocca quando i suoi occhi si soffermarono sul tetto color melograno in cui Haruka sicuramente stava piangendo.

-Addio, mamma.- bisbigliò nel vento prima di voltare le spalle alla muraglia.

Len camminò a lungo seguendo la serpeggiante linea del percorso, le sue iridi azzurre erano puntate di fronte a lui, verso quell'obbiettivo dal magico sorriso che gli aveva crepato il cuore.

Tutto ciò che aveva era quel freddo ciondolo che rimbalzava in modo incoraggiante contro al suo sterno, ricordandogli che quella figura che stava inseguendo esisteva davvero, nascosta chissà dove in quel grande mondo che mai aveva pensato di esplorare.

Len camminò per giorni e giorni senza mai fermarsi; i suoi stivali si ricoprirono di graffi, i suoi vestiti si riempirono di polvere e sporco ma malgrado ciò il ragazzo continuò imperterrito, ignorando la stanchezza, trascurando persino il dolore infernale che gli stava dilaniando i piedi. Quando il tramonto del quinto giorno lambì le sommità degli alberi colorandone le foglie, Len giunse finalmente in vista della capitale. Il ciondolo l'aveva per giorni spinto a seguire quella via ed adesso lo sentiva bruciare contro alla canottiera che gli fasciava il busto.

La città si distendeva in un immensa accozzaglia di case, edifici amministrativi su una morbida collina coperta di fertile vegetazione. Le mura che contornavano il borgo si stendevano a perdita d'occhio sia a Est che a Ovest inglobando al loro interno i vari quartieri, dal più basso e malfamato sino ad arrivare all'aureo castello che torreggiava nella sua splendida incoronazione di intarsi d'oro.

Il ciondolo pulsò ancora portando alle orecchie di Len l'eco di una lontana risata.

-Ti troverò. A qualsiasi costo.- ringhiò con determinazione prima di addentrarsi allo scoperto, verso quella fitta trama di inganni e tranelli che vibravano invisibili negli scuri viottoli. 

 La chiave musicale scintillò al centro del piccolo tavolo della cucina. Il metallo curvilineo sembrava chiamare con voce seducente il ragazzo, seduto a qualche centimetro di distanza. Haruka fissava in silenzio il motivo della tovaglia bucata da quella che pareva un'eternità; i capelli corti della donna coprivano parzialmente il suo viso arrossato e gonfio dal pianto.

L'inizio del viaggio ~ Chapter III 


La chiave musicale scintillò al centro del piccolo tavolo della cucina. Il metallo curvilineo sembrava chiamare con voce seducente il ragazzo, seduto a qualche centimetro di distanza. Haruka fissava in silenzio il motivo della tovaglia bucata da quella che pareva un'eternità; i capelli corti della donna coprivano parzialmente il suo viso arrossato e gonfio dal pianto.

Len si alzò di scatto, quasi rovesciando la sedia sulla quale era seduto. Sua madre, in compenso, non mosse un muscolo, limitandosi a tirar su con in naso.

-Io...- la voce di Len si affievolì tanto da svanire nell'eco stessa del suo respiro affannato; il cuore gli martellava così forte in petto da coprire pressoché ogni rumore.

-Ho una sorella..E' sconvolgente! Ma perché non me l'hai detto prima? Sedici anni passati nella convinzione d'essere figlio unico!-. Un fiotto di rabbia accese le iridi del ragazzo che, nell'irruenza, afferrò con poca delicatezza la spalla di Haruka; lei si alzò di scatto colpendolo al petto per allontanarlo da sé. Gli occhi azzurri della giovane madre si erano tramutati in un abissale oceano di sofferenza, una lacrima solitaria le baciò il viso ma lei non vi badò.

-Perché!? Credi forse che come madre possa rievocare un evento tanto terribile con facilità?- la voce solitamente pacata di Haruka si alzò di due ottave quando nel suo petto l'ira si destò travolgente come il soffio di un uragano.

Len abbassò il capo premendosi i palmi delle mani sugli occhi; arretrò finché la sedia non lo fece inciampare. -Una sorella.. e dimmi, come si chiama?-

-Rin.- rispose la donna asciugandosi con un lembo della camicetta il piccolo rivolo umido che ancora esitava sulla curva dolce della mascella. La chiave musicale ammiccò quando il sole ne accarezzò i delicati intarsi; il giovane la fissò, indeciso sul da farsi. Da una parte il suo cuore bramava di scoprire quale strana magia si celasse dietro quel piccolo ciondolo; dall'altra, la paura gli teneva incatenati i polsi.

Dietro quel pezzo di metallo, a detta di sua madre, si nascondevano i sentimenti della misteriosa sorella gemella che mai aveva conosciuto; se avesse semplicemente ignorato la faccenda, probabilmente sarebbe stato tutto più semplice. La sua normale vita d'adolescente sarebbe tornata intatta come lo era stata fino a quello sfiancante pomeriggio di lavoro.

-Indosserò il ciondolo.- disse d'un tratto allungando le mani verso il cordino di cuoio.

Per quanto azzardata potesse sembrare quella decisione, Len sapeva che dopo una rivelazione del genere, i pezzi della sua quotidianità non sarebbero più tornati alla loro forma originale. Essere consapevole del fatto che sua sorella era lì fuori, chissà dove, l'avrebbe torturato per tutta la vita. Le iridi di Haruka ebbero un guizzo quando il cordino scivolò attorno al collo del ragazzo, il pendente picchiettò un paio di volte contro al suo sterno prima di arrestarsi. La donna fece un tremolante passo avanti.

-Allora? Senti niente?- chiese con voce grondante di aspettativa.

Len corrugò le sopracciglia turbato.

-Io non sent..-. Il suo petto venne scosso da uno spasmo, la sua gola si chiuse mentre i contorni della stanza si sfocavano. Il canto bellissimo di una giovane donna si diffuse malinconico nelle sue orecchie; i suoi occhi si spalancarono in una grotta dalle rocce frastagliate.

Len non conosceva quel luogo, ma il bagliore bluastro che pulsava su quei bordi taglienti lo spaventava; l'aria fredda gli morse le carni facendolo rabbrividire. Improvvisamente, il canto divenne più intenso, dolce come la carezza di una madre sul viso; una ragazza dai corti capelli dorati comparve al centro della grotta.

C'era qualcosa di triste nella posizione delle sue spalle, avvolte in un sottile vestito candido come la prima neve invernale. La giovane chinò il capo osservando il ciondolo che le pendeva sul petto, qualche attimo dopo le dita affusolate lo raccolsero con infinita delicatezza.

Era la copia gemella della chiave musicale che pendeva dal collo di Len.

Un rumore stridente invase la caverna sopprimendo il gentile canto della ragazza che, voltandosi di scatto, sorrise tristemente drappeggiandosi il velo bianco sulle spalle nude.

La sua voce si alzò mentre i suoi piedi intessevano sulle dure rocce la più determinata ed aggraziata delle danze.

Len boccheggiò in cerca d'aria, i suoi occhi spalancati misero nuovamente a fuoco la familiare stanza della cucina in cui aveva passato tanti bei momenti. Haruka era chinata su di lui, il suo viso aveva perso ogni singola traccia di colore; lo scosse per una spalla chiamandolo ossessivamente. Il ragazzo si mosse indebolito prima di premere una mano contro alle tempie pulsanti, il sorriso sconsolato della fanciulla trapassò in un bruciante lampo la sua mente.

-Len, tesoro?-

Il ragazzo alzò il viso verso la madre che, in ginocchio, gli prese delicatamente il viso tra le mani, quasi avesse paura di fargli male.

-Che cosa c'è?-

-Perché stai piangendo?- chiese lei cancellando con il pollice una stilla che si era silenziosamente depositata sul suo zigomo.

Len si toccò il viso trovandolo inspiegabilmente umido di lacrime che non si ricordava d'aver versato. Haruka stava singhiozzando; negli occhi del figlio riuscì a miracolosamente a vedere il sorriso luminoso della sua bambina.

-Hai visto tua sorella? Hai visto Rin? Ti prego, rispondimi.- bisbigliò la donna premendo la fronte contro quella del figlio ancora disorientato dalle frammentate visioni.

-Sì l'ho vista.- riuscì ad articolare dopo qualche minuto di silenzio; quella ragazza non poteva che essere la sua gemella, nessuno sarebbe potuto assomigliargli più di lei.

Un fiotto di rabbia bruciante gli incise il cuore mentre la tristezza che aveva sentito vibrare nella voce della fanciulla si riversava sulle sue spalle, pesante come l'intero universo.

Era così strano star male per un sorriso che mai si è veramente conosciuto.

-Mamma; mia sorella.. era triste, afflitta per una ragione che non arrivo a comprendere.- mormorò il ragazzo alzandosi lentamente per aiutare anche la donna a risollevarsi dalla accucciata posizione in cui si era gettata per soccorrerlo. Le labbra della donna tremarono, ma prima che lei potesse aggiungere una sola parola, Len le afferrò le mani stringendole tanto forte da farle male.

-Andrò a riprenderla, madre.-

Haruka sgranò gli occhi, affondando brutalmente le unghie nelle dita forti di lui.

-Stai scherzando, vero?-

-Perché dovrei scherzare? E' mia sorella! Voglio conoscerla; desidero che questa angoscia nei tuoi occhi scompaia, mamma.- disse lei accarezzandole con delicatezza una guancia; la donna digrignò i denti allontanandosi di scatto da lui. Il terrore affondò le unghie nel suo petto strappandole il cuore in tanti brandelli minuscoli; l'idea di lasciar andar via anche suo figlio era semplicemente inconcepibile.

-No, Len. Ci deve essere un altro modo, non sai neanche dove lei si trovi! Come pensi di trovarla?- pigolò la donna cercando di trattenere la speranza che già serpeggiava nel suo petto spezzato.

Il ragazzo abbassò lo sguardo sul ciondolo che dondolava appena contro al suo sterno fasciato dalla camicia impregnata di sudore.

-La troverò con questo. Questo ciondolo mi indicherà la strada.-

-Non puoi farlo, Len.-

-Invece lo farò, mamma. Seguirò l'eco della sua voce e la riporterò a casa.- mormorò il giovane chiudendo gli occhi; Rin volteggiò su sé stessa facendo frusciare il suo lungo vestito bianco rubando dal petto del fratello tanti piccoli frammenti d'anima.

-Mi abbandonerai anche tu?- chiese con fievole voce la donna abbracciando di slancio il ragazzo che, stupito, ricambiò con affetto infinito la stretta tremula della donna.

-Tornerò. Questa è una promessa.- mormorò lui baciando la sua guancia.


Il giorno successivo Len partì con il favore dell'alba; le strade erano insolitamente silenziose per la popolosa cittadina di Yué. Le sfumature calde del sole disegnavano sulle scanalature delle pietre tanti magnifici e delicati giochi di luce. Haruka, in lacrime, rimase sulla porta ad osservare suo figlio allontanarsi progressivamente lungo i tortuosi vicoli lastricati. La donna premette il fazzoletto contro alle labbra soffocando un singhiozzo mentre le lacrime incidevano ancora le sue guance pallide.

-Len, ricorda la tua promessa. Torna.. e porta con te tua sorella. Ti prego.- sussurrò rivolgendo in una preghiera gli occhi verso il cielo.
Len non impiegò molto per uscire dalle mura scarsamente protette della cittadina; le guardie che teoricamente avrebbero dovuto presidiare l'ingresso e l'uscita dei cittadini, stavano tranquillamente dormendo appoggiate al muro di cinta.

Le celate degli elmi erano abbassate a schermare i fastidiosi raggi solari.

Len storse infastidito la bocca senza però far troppo rumore; per quanto quei soldati fossero degli incapaci, non sarebbe stato facile spiegar loro il perché di quella sua improvvisa voglia di esplorare il mondo. La strada serpeggiava su per la collina per poi insinuarsi sotto ad una cappa frondosa di alberi altissimi; quando Len finalmente si ritrovò al riparo dell'ombra confortante rilasciò il fiato che aveva fino a quel momento aveva trattenuto. Si voltò verso la confortante città che fino a quel momento gli aveva permesso di vivere nella pace più totale; un flusso di indecisione gli impastò la bocca quando i suoi occhi si soffermarono sul tetto color melograno in cui Haruka sicuramente stava piangendo.

-Addio, mamma.- bisbigliò nel vento prima di voltare le spalle alla muraglia.

Len camminò a lungo seguendo la serpeggiante linea del percorso, le sue iridi azzurre erano puntate di fronte a lui, verso quell'obbiettivo dal magico sorriso che gli aveva crepato il cuore.

Tutto ciò che aveva era quel freddo ciondolo che rimbalzava in modo incoraggiante contro al suo sterno, ricordandogli che quella figura che stava inseguendo esisteva davvero, nascosta chissà dove in quel grande mondo che mai aveva pensato di esplorare.

Len camminò per giorni e giorni senza mai fermarsi; i suoi stivali si ricoprirono di graffi, i suoi vestiti si riempirono di polvere e sporco ma malgrado ciò il ragazzo continuò imperterrito, ignorando la stanchezza, trascurando persino il dolore infernale che gli stava dilaniando i piedi. Quando il tramonto del quinto giorno lambì le sommità degli alberi colorandone le foglie, Len giunse finalmente in vista della capitale. Il ciondolo l'aveva per giorni spinto a seguire quella via ed adesso lo sentiva bruciare contro alla canottiera che gli fasciava il busto.

La città si distendeva in un immensa accozzaglia di case, edifici amministrativi su una morbida collina coperta di fertile vegetazione. Le mura che contornavano il borgo si stendevano a perdita d'occhio sia a Est che a Ovest inglobando al loro interno i vari quartieri, dal più basso e malfamato sino ad arrivare all'aureo castello che torreggiava nella sua splendida incoronazione di intarsi d'oro.

Il ciondolo pulsò ancora portando alle orecchie di Len l'eco di una lontana risata.

 

-Ti troverò. A qualsiasi costo.- ringhiò con determinazione prima di addentrarsi allo scoperto, verso quella fitta trama di inganni e tranelli che vibravano invisibili negli scuri viottoli. 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Vocaloid / Vai alla pagina dell'autore: Lady Stark