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Autore: Princess Kurenai    15/10/2014    2 recensioni
Fanfiction scritte per la SouMako Week.
➥ Day 1 - angst/fluff
➥ Day 2 - alternate universe/crossover
➥ Day 3 - post graduation/elementary school
➥ Day 4 - birthday/families
➥ Day 5 - established relationship/confession
➥ Day 6 - touch/sight
➥ Day 7 - free prompt!
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Makoto Tachibana, Sosuke Yamazaki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Scared
Fandom: Free!
Personaggi: Makoto Tachibana, Sousuke Yamazaki
Pairing: SouMako
Genere: Introspettivo, Fluff
Rating: SAFE
Avvertimenti: OneShot, Pre Shonen-ai
Conteggio Parole: 2545
Note: 1. Scritta per la SouMako Week
2. Fluffosa e stupida XD
3. La dedico tutta al mio amore che mi ha aiutato tantissimo ç///ç grazie mille!


Sulle prime Makoto aveva pensato ad uno scherzo di pessimo gusto di uno dei suoi compagni - dopo il black-out in facoltà, tutti erano venuti a conoscenza di quanto lui fosse facilmente impressionabile -, ma quando la sensazione di essere seguito ed osservato continuò anche nei giorni successivi, persino mentre si trovava nei pressi del suo appartamento, iniziò seriamente a preoccuparsi.

Aveva cercato di convincersi che fosse solo una sua impressione - sapeva essere molto paranoico, e il più delle volte era consapevole di essere in grado di esagerare e rendere spaventose anche le cose più piccole -, aveva tentato di minimizzare e di darsi dello stupido per la sua debolezza, ma quella sensazione era rimasta lì ben presente e l’assenza di Haru - in Australia per delle gare - contribuì a far accrescere non poco la sua agitazione che si trasformò poi in vero e proprio terrore quando gli parve di vedere un’ombra sulla finestra del suo appartamento.

Lì per lì non riuscì a pensare a niente, e rischiando anche di inciampare sull’ingresso mentre afferrava le scarpe, si diede alla fuga chiudendo la porta alle sue spalle.

Poteva essersi sognato quell’ombra, poteva essere stata la sua impressione, ma mentre affondava nella poltroncina di una delle tavole calde del quartiere - si sentiva al sicuro circondato da altre persone -, si disse che non sarebbe mai più riuscito a tornare a casa… perché era certo, certissimo!, che fosse infestata dai fantasmi.

Poteva sembrare una cosa stupida - e sicuramente lo era - ma Makoto non aveva trovato nessun’altra spiegazione a causa dell’agitazione. Si sentiva seguito ma non era mai riuscito a vedere chi fosse il suo inseguitore, e di tanto in tanto gli era addirittura sembrato di sentire dei rumori - come dei graffi - mentre era dentro il suo appartamento… di conseguenza, doveva per forza essere un fantasma e lui non sapeva assolutamente come comportarsi.

Nascose il volto tra le mani, prendendo un profondo respiro.

« Cosa posso fare?», mormorò tra sé e sé.

« Ohi, Tachibana»

Makoto strappato ai suoi pensieri, trasalì e per poco non scattò in piedi sulla sedia nel sentire il suo nome. Alzò lo sguardo verso la persona che si era fermata accanto a lui, rimanendo stupito nel riconoscerne il volto.

« Y-Yamazaki-kun?»

Sousuke annuì guardandolo dall’alto in basso con l’espressione tra il curioso ed il seccato che lo distingueva.

« Sembra che tu abbia visto un fantasma», commentò, asciugandosi le mani nel grembiule che indossava.

« N-no! No, va tutto bene», mentì prontamente Makoto, cercando di sorridere e di sembrare il più convincente possibile, « Tu... come mai da queste parti?»

« Lavoro», rispose Sousuke, scrutandolo sospettoso, « Il locale è di mio padre».

« O-oh... non lo sapevo», commentò, guardandosi attorno come per assicurarsi di essere entrato nella stessa tavola calda che era solito frequentare.

« Ho iniziato da poco», tagliò corto Yamazaki, intuendo i pensieri dell’altro, « Non vorrei farmi i fatti tuoi, ma sembra davvero che tu sia in fuga. Non è che hai ucciso qualcuno e cerchi rifugio? No, perché non voglio problemi durante il mio turno».

Makoto sembrò quasi spaventato all'idea di aver ucciso qualcuno, e anche se si trattava di una battuta iniziò subito a balbettare delle scuse che riuscirono solamente ad annoiare Sousuke.

« Scherzavo», sbottò infatti, « Ma sembri davvero sul punto di esplodere».

Non voleva per davvero farsi gli affari suoi, ma quando l’aveva visto entrare pallido come un fantasma non aveva potuto fare a meno di lasciare il bancone per avvicinarsi all’ex membro dell’Iwatobi.

« Mi d-dispiace...», mormorò Makoto con una risatina tesa ed imbarazzata.

« Lascia perdere», sospirò Sousuke, « Cosa ti porto?»

Tachibana sembrò quasi pensarci un po' su prima di rispondere - nella fretta di uscire non aveva preso né la giacca né il borsellino, e in tasca aveva soltanto qualche spicciolo.

« Un bicchiere d'acqua credo che vada bene», rispose con le orecchie che iniziarono sin da subito a colorarsi di rosso - che divenne rapidamente più acceso dinnanzi all'occhiata stupita e scettica dell'altro.

« Come vuoi», borbottò Yamazaki e, tornando al suo posto di lavoro, fece arrivare qualche attimo dopo il bicchiere d'acqua che voleva Makoto.

Sousuke si sarebbe anche voluto concentrare sul suo lavoro, come stava facendo prima dell'ingresso di Tachibana, ma suo malgrado finì più volte per fissarlo. Makoto si stava comportando in un modo decisamente strano, ad esempio, sussultava ad ogni rumore troppo forte, guardandosi attorno come se temesse di veder spuntare chissà quale mostro, ed inoltre sembrava quasi centellinare l'acqua, ne beveva un piccolissimo sorso poi riappoggiava il bicchiere sul tavolino.

In un'altra occasione, Sousuke si sarebbe decisamente fatto i fatti suoi, ma quel comportamento era davvero troppo sospetto per ignorarlo. Non conosceva Tachibana - si erano scambiati sì e no cinque frasi quando si incontravano alle varie gare di nuoto -, e tutto quello che sapeva sulla sua persona riguardava i racconti di Rin.

Tramite il suo migliore amico sapeva che Makoto era una brava persona, un ragazzo gentile e a tratti ingenuo, che 'ci sapeva fare con i gatti', e alla luce di quelle conoscenze l'idea che potesse esserci qualcuno, o qualcosa, in grado di farlo reagire in quel modo così spaventato riuscì addirittura ad infastidirlo.

Per quel motivo, approfittando di un momento di quiete tra il continuo via vai di clienti, tornò al tavolo dell'altro.

« Ehi», lo chiamò, osservandolo sussultare e rivolgergli poi un sorriso tirato.

« Sì?»

« Vuoi qualcos'altro oltre l'acqua?», chiese, lanciando un'occhiata al bicchiere mezzo pieno.

« No no! Sono a posto così», dichiarò Makoto rapidamente.

« D'accordo e... devo parlarti», sbottò a quel punto Sousuke, guardando altrove per celare l'imbarazzo, « Aspettami qui dopo la chiusura, non scappare», aggiunse dandosi poi alla fuga, lasciando Tachibana con il viso rosso e senza neanche attendere una risposta.

Makoto, ovviamente, era stupito da quella strana richiesta ma visto quello che sicuramente lo aspettava a casa, l'idea di restare in quel posto ancora per un po' lo rassicurava, e continuando a dosare l'acqua - e poi anche le patatine fritte con la coca-cola che, a detta della cameriera, gli erano state offerte dalla casa -, attese che il locale si svuotasse e che Sousuke lo raggiungesse sedendosi proprio davanti a lui.

« Grazie per essere rimasto», borbottò mettendosi comodo.

« G-grazie a te... per le patatine intendo», spiegò Makoto, teso e un poco nervoso, ma anche abbastanza curioso.

« Come ti ho detto, non voglio farmi gli affari tuoi, ma anche un bambino si sarebbe reso conto che sei terrorizzato», spiegò Yamazaki andando diretto al punto.

« C-cosa?»

« Per tutta la serata sembravi sul punto di nasconderti sotto il tavolo», proseguì, aggiungendo poi un: « Se ne sarebbe reso conto chiunque», per nascondere il fatto che non avesse fatto altro che fissarlo da quando era entrato nel locale.

Tachibana, con le guance leggermente arrossate, sembrò quasi cercare una risposta ma era stato preso in contropiede e non sapeva proprio come comportarsi.

« C'è qualcuno che ti sta stressando?», insistette di conseguenza Sousuke, continuando a guardarlo negli occhi con decisione - sembrava quasi pronto a mettersi davanti a lui come uno scudo e quello fece diventare il volto di Makoto ancor più rosso.

« No no! Non c'è nessuno!», si affrettò quindi a rispondere, ed effettivamente era pure vero: un fantasma non era propriamente un 'qualcuno'.

« Mi accorgo quando una persona mente», ribatté Yamazaki, e per quanto Makoto si vergognasse della sua debolezza - e della stupida convinzione che a casa sua ci fosse un fantasma -, non poté far altro che crollare.

« C-credo che... ci sia qualcuno a casa mia», svelò, osservando poi il volto di Sousuke farsi più serio.

« Qualcuno?», ripeté come per assicurarsi di aver capito bene.

« S-sì... m-ma non ridere...»

« Non potrei mai», lo rassicurò Sousuke.

« Ecco credo sia un... fantasma», ammise Tachibana, nascondendosi poi dietro le proprie mani - dirlo ad alta voce era ancor più imbarazzante del previsto.

Yamazaki rimase in silenzio, incerto su come rispondere a quell'affermazione.

« D'accordo», pronunciò senza però riuscire suo malgrado a nascondere un tono vagamente divertito.

« Mi stai prendendo in giro!», si lamentò Makoto, e Sousuke non poté far altro che trattenere una risatina - perché... andiamo: un fantasma?!

« Non esistono», dichiarò infatti.

« A-allora come spieghi il fatto che... c-che è tutta la settimana che mi sento osservato e seguito?», lo incalzò Tachibana, « N-non solo mentre sono fuori casa ma anche quando sono lì. A volte sento addirittura dei rumori e... e prima ho visto un'ombra alla finestra. Non me lo sono sognato!», continuò cercando di difendersi, e dinnanzi a quelle parole il volto di Sousuke tornò a farsi serio.

Non credeva che ci potesse essere per davvero un fantasma nell'appartamento di Makoto - non esistevano, e Tachibana era davvero un credulone -, ma l'idea che potesse esserci seriamente una persona dietro quello che stava succedendo all'altro lo costrinse a dimenticare la voglia che sentiva di prenderlo ancora in giro.

« Hai detto che è così da tutta la settimana?», chiese.

« Sì...»

« E non hai visto nessuno di sospetto?», continuò ad interrogarlo e quando Makoto scosse la testa non gli restò altro che alzarsi in piedi con un'espressione seria ma preoccupata, « Ti accompagno io a casa, così darò un'occhiata e nel caso chiamiamo la polizia. D'accordo?»

« N-non voglio... crearti problemi», rispose subito Tachibana, stupito da quell'interessamento e dalla gentilezza dell'altro.

« Non è un problema. Queste cose non vanno prese alla leggera», ribatté Sousuke, « Allora, ti alzi sì o no?»

Makoto sussultò e balzò subito in piedi, tenendo però lo sguardo basso per l'imbarazzo. Non aggiunse altro e, dopo aver atteso che Yamazaki chiudesse il locale ormai vuoto, iniziò a fargli strada verso il suo appartamento.

Camminarono fianco a fianco e Makoto poté davvero sentirsi sollevato nel rendersi conto di non avvertire più quella strana sensazione... quello, tuttavia, non cambiava la realtà dei fatti.

« Non credi che sia un fantasma, vero?», domandò di fatti qualche momento dopo.

« No», rispose Sousuke, « Per questo ti accompagno», aggiunse.

« G-grazie...»

Yamazaki gli lanciò un'occhiata, scorgendo negli occhi di Makoto non poca paura - era più che naturale, gli aveva fatto praticamente capire che temeva che ci fosse un malintenzionato ad attenderlo lì da qualche parte.

Si diede dello stupido. Doveva rassicurarlo e non spaventarlo in quel modo.

« Ecco... studi qui?», chiese a quel punto, cercando di far distrarre l'altro.

« Sì», rispose piano Tachibana, « Voglio diventare un istruttore», spiegò, anticipando in quel modo la seconda domanda di Sousuke.

« Quindi hai rinunciato al nuoto professionistico?»

« Non fa per me», ammise Makoto, « Non sono come Haru o Rin... ma... t-tu piuttosto! La tua spalla?», si affrettò subito a chiedere, guardandogli la spalla che venne istintivamente coperta dalla mano. Distolse lo sguardo, bloccandosi però quando sul viso di Sousuke non vide una smorfia ma un piccolo sorriso.

« Sto cercando di guadagnare qualcosa per un'operazione», svelò, nascondendo dietro quell'affermazione il sollievo nel vedere Tachibana finalmente distratto.

« D-davvero?»

Sousuke annuì.

« Mio padre vuole che metta una pietra sopra al nuoto, ma non voglio smettere di crederci e provarci. Non fino a quando ci sono delle possibilità», spiegò.

« Spero che vada tutto bene», rispose sincero Makoto, regalandogli un sorriso che riuscì a far mancare un battito al cuore di Yamazaki.

Avrebbe anche cercato di interrogarsi sulla strana reazione che aveva avuto il suo corpo, tuttavia Tachibana riuscì di nuovo a distrarlo e a riportarlo alla realtà, annunciando di essere arrivato davanti al suo appartamento.

La voce del giovane si era fatta subito tesa, così come tutto il suo corpo, e Sousuke cercò di prendere subito in mano la situazione.

La porta non sembrava forzata ed era chiusa a chiave, di conseguenza eliminò subito l'opzione di un effrazione domestica dall'elenco.

« Chi altro ha le chiavi?», domandò tendendo la mano in attesa del mazzo che stringeva in mano Makoto.

« S-solo Haru», rispose, lasciando cadere sul palmo di Sousuke le chiavi, « Ma è in Australia»

« Lo sospettavo», assentì Yamazaki, cercando a quel punto di aprire la porta... bloccandosi quando alle sue orecchie giunse un rumore proveniente proprio dal legno dell'uscio. Sembrava che ci fosse qualcosa all'interno della casa e quel qualcosa stava graffiando la porta.

Ovviamente quel rumore venne percepito anche da Makoto che, spaventato, non esitò a nascondersi dietro la schiena di Sousuke emettendo un gridolino.

Yamazaki cercò ovviamente di non farsi prendere dall'agitazione come l'altro e, abbassando la maniglia, aprì lentamente la porta. L'ingresso era lievemente illuminato dalla luce dei lampioni ma sembrava non esserci nessuno.

Trattenne il fiato, facendo scorrere gli occhi fin dove poteva senza però attraversare quel confine... ritrovandosi poi a sussultare quando sentì un qualcosa sfiorargli le scarpe e tirargli leggermente l'orlo dei pantaloni.

Abbassò subito lo sguardo, incrociando dei grandi occhi gialli di un gattino che cercava di arrampicarsi sui suoi pantaloni. Rimase per un istante senza parole poi, abbassandosi, prese quella piccola palla di pelo per la collottola - ignorando Makoto che per quel suo movimento si lasciò sfuggire un: « C-che succede!?», terrorizzato.

Sollevò allora il gattino fino all'altezza della sua spalla, dietro la quale si nascondeva Tachibana.

« Credo sia questo il tuo fantasma», dichiarò, lasciando che le sue labbra si piegassero lentamente in un sorriso.

« C-cosa?», esalò Makoto, ed il gattino, nel riconoscere quella voce, emise un miagolio quasi estasiato che fece sparire la paura dal volto del giovane. Tachibana infatti non esitò a prenderlo subito in braccio carezzandolo con il volto in fiamme per l'imbarazzo.

« Hai un gatto?», chiede a quel punto Sousuke.

« N-no! Ma... credo di conoscerlo», ammise, « Do spesso da mangiare ai randagi».

« Quindi si è affezionato a te e ti ha seguito, probabilmente deve essere entrato dalla finestra e ti ha aspettato», sospirò Yamazaki, « Ma sono sollevato», dichiarò poi sincero. Era meglio un gatto che un ladro o peggio.

Makoto si concesse una risata nervosa, grattando la testolina del gattino che emetteva delle fusa felice tra le sue braccia.

« Crederai che io sia uno stupido, vero?»

« Non necessariamente», rispose l'altro, « Credo... sia normale spaventarsi se ci si sente osservati o seguiti. Anche se un fantasma, quello era davvero troppo», ghignò, ritenendosi soddisfatto nel vedere le guance dell'altro diventare ancor più rosse.

« Non prendermi in giro! Sono già abbastanza imbarazzato!», si lamentò facendo sghignazzare Sousuke.

« Ora però va tutto bene?», chiese poi, guardando Makoto con un po' più di serietà.

« Sì», assentì con un piccolo sorriso - e Sousuke si sentì esattamente come poco prima, cosa che lo fece agitare non poco anche se cercò di non darlo a vedere.

« Perfetto, allora... io posso anche andare a casa», dichiarò infatti, massaggiandosi la spalla e la nuca.

« I-io... grazie per avermi aiutato», mormorò guardandolo con sincera gratitudine, « Posso offrirti qualcosa? Vuoi entrare a casa?», aggiunse poi.

« No. Va bene così», rifiutò Sousuke, smorzando le successive domande di Makoto con un: « Ci vediamo, Tachibana», prima di allontanarsi con un cenno del capo.

Forse era stato un po' maleducato da parte sua, ma era stato più che naturale per lui scappare davanti a quelle strane sensazioni.

« Y-Yamazaki-kun! Aspetta!»

Sousuke sussultò e si fermò subito nel sentire la voce di Makoto alle sue spalle, e quando si voltò lo vide correre e fermarsi rosso in volto a pochi passi da lui.

« L-lavori anche domani?», chiese rapidamente, rivolgendogli uno sguardo speranzoso - respirava affannosamente e Sousuke cercò di non fissargli troppo la bocca... dandosi poi dello stupido per quel pensiero.

« Sì», rispose Yamazaki aggrottando le sopracciglia per la confusione e lo stupore.

« Perfetto! Allora... ci vediamo domani», dichiarò, piegando di nuovo le labbra in quel sorriso che, come i precedenti, aveva fatto agitare il cuore di Sousuke.

   
 
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