Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: MadaraUchiha79    18/10/2014    1 recensioni
Una volta sporcata un anima non può essere mondata.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madara Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Non passerai. Assolutamente. Non te lo concederò. -
-Poco mi importa del tuo consenso. Io faccio quello che voglio e quando voglio. Ora scansati Hashirama. Non costringermi a farti allontanare di peso.-
-No. Voglio che questa follia finisca arginando il male a quello che è già stato fatto. Vuoi ucciderlo? Finirai per essere un assassino come lui.-
-No. Chi uccide i malvagi è un salvatore. Non hai mai letto l’antica filosofia occidentale? Ora lasciami passare Hashirama.-

Tobirama alzò il tono di voce e visto che il fratello non rispettava la sua volontà si prese la libertà di spingerlo lontano da se stesso e dalla strada che avrebbe percorso. Niente avrebbe potuto separarlo da Madara Uchiha, non ora che poteva ammazzarlo e togliere quel peso virulento dal mondo. Si avviò a passo veloce verso quell’incontro e durante quel tragitto caricò entrambe le sue pistole. Appena vide il suo acerrimo nemico fissò il suo sguardo negli occhi dell’altro.

-E’ bello rivederti in questa situazione, Madara.-
-Non hai idea di quanto tu lo sia per me,Tobirama. Hai detto le tue ultime preghiere, mister pefezione?-

Madara nemmeno fece caso al fatto di essere sotto tiro da parte degli altri agenti della centrale. Semplicemente si limitò a rivolgere loro uno sguardo menefreghista. Per lui, quelli erano soltanto marmaglia indistinta, gente incapace e senza carattere che per due soldi erano disposti a farsi ammazzare. Gente senza nome e quindi indegni di essere considerati.

-Hai sempre il culo parato, eh moccioso? Tu e il tuo piccolo esercito di nessuno. Complimenti. -

Il rumore di colpi incamerati fece sorridere Madara . Anche lui si preparò a sparare e fece fuoco tra la piccola folla di agenti che lo circondava. Ammazzò un altro uomo che stramazzò a terra in una pozza di sangue.

-Il prossimo sarai tu.-

Nemmeno a Tobirama sembrava importare più di tanto la sorte di quelle persone che fino a pochissimo tempo prima avevano lavorato per lui. Quel desiderio di distruzione riusciva a surclassare tutto. Desiderio di distruzione genitore di una malsana speranza di sostituire Madara al fianco di quella donna che da sempre era stata il suo unico amore, la sua ossessione. La brama di ottenere l’impossibile divora la coscienza e la capacità di ragionare , soprattutto quando basterebbe poco per una flebile opportunità.
Tobirama tese le braccia e dopo aver incamerato i colpi li esplose in direzione di Madara che , esperto in sparatorie non fece difficoltà ad evitare di essere ferito mortalmente. Solo un proiettile lo colpì di striscio ad un braccio mentre si abbassava per schivarli.

-Signore! Vogliamo un ordine! Lei ci deve ordinare di sparare!!-
-No. E’ una cosa tra me e lui. Allontanatevi se non volete morire.Nemmeno io baderò ai colpi.-

Esplose altri colpi che però andarono a colpire scrivanie e pc , visto che Madara aveva deciso di nascondervisi dietro.

-Sei un novellino, Senju!-

Madara rispose al fuoco e a causa degli ostacoli sulla traiettoria del suo sguardo, il colpo non riuscì ad andare a segno. Invece quelli più veloci di Tobirama riuscirono a raggiungere il bersaglio anche se non nel modo in cui l’albino desiderava.
La gamba più debole di Madara fu ferita da un proiettile che perforò il suo polpaccio.

-Bastardo….-
-Fermi! Siete entrambi sotto tiro e non potete muovervi altrimenti vi sistemerò io stesso.-
-Ecco il traditore numero due. -
-Che diavolo vuoi ,fratello?-
-Siete in arresto entrambi. Madara, tu sei accusato della morte di diversi agenti. Nessuno ti toglierà un ergastolo. E tu…Tobirama, sarai allontanato dal tuo stesso lavoro. Non sei in grado di salvaguardare l’ordine pubblico, visto che nemmeno ti sei impegnato a difendere i tuoi uomini. -


La pioggia iniziò a cadere copiosa , bagnando i vetri oscurati del trentaduesimo piano del grattacelo di proprietà dell’azienda Akatsuki. Jiraiya era potuto salire utilizzando l’ascensore ed era stato invitato da una gentile signorina a sedersi su una sedia blu, ultima di una breve fila di tre. Era una sorta di sala d’attesa. Per distrarsi osservò le forme della donna ma non si riuscì a concentrare sulle cose che avrebbe potuto fare con lei. La sua mente era assorbita da quello che sarebbe successo dopo quell’attesa che si faceva sempre più fastidiosa.  Finalmente fu ricevuto. Seguì la segretaria che lo portò all’interno di uno sterile ufficio dal mobilio scuro. Si fermò una volta che realizzò chi aveva davanti. Puntò lo sguardo verso quell’uomo dai capelli rossi che di rimando non aveva tolto da lui lo sguardo nemmeno un attimo.

-Benvenuto, Jiraiya-sensei.-
-Nagato…-
-Chi meglio di me poteva dare vita al sogno di Yahiko. I sogni sono materia delicata e vanno conosciuti a fondo prima di tentare di realizzarli. I sogni degli altri risultano piuttosto difficili da intendere e lei lo sa bene, non è così?-
-Tutte le persone, anche se in varianti diverse hanno lo stesso sogno che si potrebbe definire con una sola parola, Nagato. E questa parola è “felicità”.-
-Sì, ammetto che questo è l’insegnamento che ho tenuto più a cuore. Infatti mi sto adoperando proprio per dare vita alla mia personalissima felicità.-
-Distruggere questa metropoli?E’ questo che può rendere felice te e gli altri?-
-Non mi rende felice, ma avvalora il mio senso di giustizia. Si sieda, sensei. Ha intenzione di rimanere impalato lì ancora a lungo?-

Jiraiya seguì il consiglio di Nagato e si sedette dalla parte opposta dell’ampia scrivania. Poggiò entrambi i gomiti su di essa in modo da avvicinarsi al giovane il più possibile.

-Non puoi condannare altre persone a morire per un tuo capriccio.-
-Un mio capriccio, dice?No assolutamente. Non è così. Io sto cercando di livellare il male che affligge questo mondo distribuendo ad ogni singolo suo abitante. Sto facendo in modo che possano capire che cosa vuol dire sopravvivere nell’angoscia, nella pena per una perdita importante. In questo modo eviteranno di infliggere lo stesso dolore agli altri almeno finchè la loro memoria sarà perpetrata. In tal maniera riusciremo ad evitare i continui spargimenti di sangue, doverosi o meno.-
-Sconfiggere un male con un male superiore? E’ questo che vuoi fare? In questo modo non andresti da nessuna parte! Diffonderesti solo angoscia e terrore! Non è pensabile. Che cosa ti è successo Nagato? Che cosa ti ha trasformato in quello che sei diventato? Un tempo non avresti mai ragionato in questo modo. Eri un ragazzo gentile che non avrebbe mai fatto del male a nessuno.-

Nagato lo interruppe e quasi lo tacciò alzando il tono di voce.

-La vita. E’ questo che mi ha cambiato! Il susseguirsi di eventi tragici che scandiscono l’infanzia dall’età adulta.  Succede a tutti così, no? Non creda di potermi criticare con il suo moralismo, Jiraiya-sensei.-
-Infatti non intendo criticarti. Intendo farti riflettere e in qualche modo fermare questa follia.-
-Follia? La follia è un valore relativo. Se intende fermarmi deve uccidermi. Ah no, dimenticavo. Questo non basterà. Il mio piano è già entrato in atto e solo qualche giorno ci separa dalla sua attuazione. Sono stato previdente. In un certo senso mi sarei aspettato un suo intervento.Intervento che si rivelerà un fallimento perché questa stanza sarà l’ultima che vedrà.-

Parti di vita venivano messe al setaccio. L’occhio della polizia arrivava fino al più recondito angolo di quella residenza che oramai non aveva più un sesto. Ricordi posati sulla superficie di alcuni trattati come semplice materiale inutile, superfluo.  Rasetsuya era rimasta a fissarli , mentre scombussolavano l’ordine delle sue memorie. Il suo sguardo era fisso su un punto indefinito della stanza. Non vedeva nulla, né osservava. Hashirama l’aveva messo al corrente di quello che era accaduto. Perché quella follia? Continuava a ripetersi quella frase più e più volte anche se conosceva la risposta. Non voleva ammetterla però, poiché le sembrava irresponsabile. Inevitabilmente il ricordo raggiungeva comunque quei momenti nel passato . Quella corsa irrefrenabile verso la libertà a seminare le catene della giustizia. Il rombo dei motori e le risa di soddisfazione quando dietro rimaneva solo asfalto riusciva a curvarle le labbra in un debole sorriso. La loro vita non era stata altro che una continua fuga.Una fuga dalla polizia, una fuga dagli schemi , una fuga da ogni cosa potesse simboleggiare un vincolo.  Le tornò alla mente la risposta che da giovanissimo Madara rifilò a Butsuma Senju, padre di Hashirama e Tobirama, anche lui agente di polizia.Lui si permise di chiamarli “cani” e Madara rispose : “Siamo cani allergici al guinzaglio.” E di tutto punto alzò il dito medio. Al tempo la polizia non aveva elementi per fregarli e non poteva sbatterli dentro. Questa volta invece tutto era contro di loro. Quella corsa che aveva scandito tutta la loro vita si era arrestata. La trappola di quello che si deve fare per essere onesti stringeva il cappio anche all’esistenza di Rasetsuya, spezzandole le ali. Si sentiva in trappola ed era silente solo perché odiava camminare sola. Capiva Madara anche se non voleva ammetterlo a se stessa. Anche lei avrebbe fatto lo stesso, forse lo avrebbe accompagnato se solo non avesse avuto la responsabilità di un’altra vita.  Strinse una mano sulla stoffa della sua maglietta nera all’altezza del ventre. Quella stretta la risvegliò da quel torpore e la costrinse a fissare gli agenti mentre perquisivano la casa in cerca di qualcosa che aggravasse ulteriormente la posizione di Madara o tirasse con lui anche le persone che gli vivevano accanto.

-Basta…-

Sussurrò a bassa voce quella parola.

-Basta. BASTA! BASTA!!!-
-Signorina, che cosa…?-

Rasetsuya sollevò una sedia , decisa a distruggerla su uno dei due agenti che aveva a tiro.

-Andatevene via da casa mia….ANDATEVENE VIA DA CASA NOSTRA!!!-

Mentre abbassava la sedia in modo da scagliarla su quello a lei più vicino,l’altro le immobilizzò le braccia. Lei tentò di ribellarsi scalciando selvaggiamente ma non risolse nulla tranne che fosse spedita direttamente in centrale.

Tornato a casa sua provava un senso di inadeguatezza. Si sentiva lontano da quell’ambiente. Lontano da ogni cosa. Si sedette alla piccola seggiola della scrivania e si fermò a fissare lo schermo spento del pc, impolverato dall’inutilizzo. Era malinconico. In un momento nessun progresso fatto in quei giorni rappresentava un vero e proprio passo avanti, una soddisfazione. La stessa delusione di un castello di carte che si sgretola: la desolazione ti soffoca.
Infatti lo opprimeva così tanto che lo costrinse ad uscire di nuovo. Itachi non era ancora rientrato e non lo avrebbe fatto molto presto. Per lo meno così pensava. Infondo se ne infischiava. In quel momento voleva solo andarsene e prendere un po’ d’aria. Uscì di casa con una destinazione ben precisa. Raggiunse la sala giochi dove di solito era abituato passare il tempo con i compagni di classe che si erano rivelati amici. Non pretendeva di rivivere il passato ma almeno di ricordarlo sugli schermi di quei giochi di massa che neanche gli piacevano. Si sedette nella postazione della simulazione delle corse in auto e iniziò la partita dopo aver inserito il gettone. Mentre gareggiava contro la sterile CPU, pensava alle sfide contro quella pappamolle di Naruto che spesso si distraeva nel bel mezzo della partita e finiva a percorrere la strada nel senso opposto. Quel ricordo gli strappò un sorriso che fu subito  adombrato da un’immagine. Il volto di lei che da dietro le altre postazioni celava un sorriso. Sasuke finì la gara e arrivò alle ultime posizioni, cosa inusuale per un asso come lui. Nonostante la schermata della sconfitta campeggiasse sul monitor, Sasuke rimase seduto  a giocherellare con il volante. Passarono alcuni minuti prima che un ragazzo del personale della sala giochi si avvicinasse a lui.

-Scusa, se non giochi dovresti lasciare la postazione agli altri.-
-Ci sono almeno altre cinque postazioni dello stesso gioco, quindi non credo che serva proprio questa. -
-Non stai giocando.-
-Cazzi miei, non credi? Tuttavia non ho voglia di discutere ancora.-

Si alzò dalla sua posizione e si avviò verso il bancone delle bibite, superando il commesso senza parlare. Si fermò di fronte al banco ma non ordinò nulla. Aveva deciso di andarsene, c’era troppa gente ad infastidire la sua calma.

-Sasuke.-

Sasuke si voltò gettando lo sguardo fiammeggiante in direzione della voce familiare che lo aveva chiamato.

-Che fai da queste parti? E’ tantissimo tempo che non ci si vede!-
-Un giro, Naruto.-

Era ulteriormente più urtato dal fatto che Naruto fosse in compagnia della solita Ino e di un altro ragazzo dalla carnagione chiarissima e i capelli scuri che non troppo lunghi cadevano attorno al suo viso.

-E quello chi sarebbe? Il mio sostituto?-
-Nessuno vuole sostituirti Sasuke. E’ un mio amico: Sai.

L’altro , seduto al tavolino accennò un saluto con un gesto della mano e lo accompagnò ad un sorriso che tutto sembrava fuorchè sincero.

-Compagnia piuttosto scadente, Naruto. Una gallina e un…mimo. Non ha voce quel tizio?-
-Non lo conosci, non dovresti insultarlo.-
-Credi che mi importi di questa norma?-
-Senti, ti ho rivisto dopo un sacco di tempo e non ho intenzione di litigare. Come stai?-
-Ho visto giorni migliori. Semplicemente mi sento un pesce fuor d’acqua.-
-Ho sentito di quello che è successo alla tua famiglia e ho temuto fossi coinvolto anche tu.-
-Lo sono e fino al collo, solo che Madara è riuscito a nascondere molte delle informazioni che mi riguardavano. Sono una semplice persona informata sui fatti per loro, ma in realtà ho sparato ed ucciso anche io.-
 
Naruto non rispose a quell’affermazione. Sembrava che nulla fosse capace di distruggere quella stima che provava nei confronti dell’amico. Sì, amico, perché dubitava che il taciturno Sasuke avrebbe mai rivelato ad altri quello che aveva confessato a lui.

-Sasuke, che ne dici se facciamo una partita e ne parliamo un po’?-

Il sorriso di Naruto fu contagioso anche per Sasuke, sebbene quest’ultimo ne mostrasse uno decisamente molto più debole.

-Hai così tanta voglia di finire ultimo?-
-E chi l’ha detto che finirò così male? -
-E’ una vera e propria legge ormai.-

Sasuke e Naruto si avviarono alle postazioni e il tizio del locale rimase stupito.Il giovane Uchiha non lo fece nemmeno parlare.

-Pago tutti i minuti in cui il mio leggero culo premerà su quel sedile, non ti dannare l’anima.-

Naruto si premette una mano alla bocca per trattenere una risata.

-Sei sempre il solito, Sasuke. E io che pensavo fossi cambiato.-
-Ci si può adeguare alla situazione per un periodo, ma cambiare mai.-


Passeggiò su e giù per la stanza osservando il liquido rosso che macchiava le pareti e i mobili. Sorrideva soddisfatto nel vedere il cadavere martoriato di quella vecchia che nonostante la morte continuava a sedere dietro la sua austera cattedra.

-Le sorelle avranno un bel da fare a ripulire tutto quanto. Chissà se riusciranno a trovarmi questa volta? Io dico di no. So bene dove si passa per sfuggire al controllo di tutti . Hai fatto male a chiudermi là dentro quella volta, vecchiaccia.-

Una notifica raggiunse il cellulare di Hidan. L’uomo aveva ancora tempo per contemplare l’opera d’arte che aveva compiuto, un tripudio del sadismo  e della tortura degno di una delle sue peggiori avversarie, quindi non poteva non dedicare un attimo a soddisfare quell’assurda curiosità di leggere quel messaggino sul suo display.
Rise non appena lo lesse.

-Madara, vecchio mio, hai fatto una gran cazzata. E adesso a chi porto queste informazioni utili? Alla polizia?-

Si rivolse poi alla Madre superiora defunta che rivolgeva gli occhi sbarrati e fissi dalla morte verso quelli viola di lui.

-Sembra che ti abbia ammazzato senza motivo. Dai , però ci siamo divertiti. Il dolore dà assuefazione, lo sai?-
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: MadaraUchiha79