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Autore: Alphame    19/10/2014    0 recensioni
Siamo nell ‘800 .
Nei tempi della bella vita di corte e della lotta fra le potenze europee.
In questo tumulto di avvenimenti si colloca la storia di Roderich,un nobile austriaco, che dovrà allearsi con il suo nemico per il bene del casato Edelstein. Una scelta che sacrificherà la sua libertà, ma che gli porterà qualcosa di inaspettato…
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo, Violenza
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NOTICINA DELL’AUTRICE :  Scusate l’assenza, rieccomi con un nuovo capitolo.
Mi scuso in anticipo per le eventuali incongruenze della trama, spero possiate comprendere..sto facendo di tutto per evitarle .w.
Fatevi sentire e non indugiate nel recensire, apprezzo i vostri commenti! <3
Su, via col capitolo! (una piccola immagine..la fanart non è mia ma l’ho modificata :_: )

 

 

Mein Sklave


- II  Beyond the voice



Un unico posto vuoto.


Tutti gli sguardi puntati su di lui.


Zwigli impaziente alle sue spalle.


La madre sorridente a capo tavola con un ampio ventaglio fra le mani ed Eliza visibilmente nervosa.


Nobili  ,acconciati alle maniere più stravaganti, immobili  di fronte alla figura dell’austriaco.


Cosa avrebbe potuto fare in una situazione simile?


“Si segga..” arrivò il sussurro di Zwigli.


Sedersi in quel momento era la cosa più logica da fare..d’altronde gli invitati non aspettavano altro per poter cominciare la festa.


“Ti aspettavamo, tesoro..”


Esordì Maria, mentre Roderich pensava ad un modo cortese per scusarsi con la platea.


Alla fine scelse un inchino e delle parole di cortesia, poi si sedette senza dire altro.


La tavola imbandita era enorme e gli invitati erano pressocchè più di una quarantina.


Una vera cena di gala, come non se ne vedevano dal periodo di lutto dopo la morte di suo pardre.


Maria aveva cercato di rimanere sobria durante quel periodo, ma quella sera era importante per lei.


Roderich notò Eliza tamburellare lievemente le lunghe dita sulla tavola : nonostante le buone maniere era sempre così emotiva e non poteva nasconderlo.


C’era qualcosa che la turbava?


Forse era la presenza di Roderich o , peggio ancora, c’era la possibilità che fosse Gilbert l’elemento di disturbo.


Ipotesi  plausibile dato che appena i loro sguardi si incontravano, lei distoglieva  velocemente lo sguardo con disgusto.


Il prussiano stava vivendo serenamente quella serata, sicuramente era a suo agio.


Manteneva un boccale di birra che bevve non appena si cominciò la cena, e aveva stampato sul volto il sorriso di chi si gode la vita in ogni modo.


Roderich avrebbe voluto fare lo stesso, ma come poteva dimenticare le sue sventure ridendoci sopra?


Proprio mentre questi pensieri echeggiavano nella sua mente, una voce lo distrasse :


“Che fai principino, non mangi?”


Quell’irritante voce tedesca lo stava importunando, ancora.


“Dovresti chiamarmi con più rispetto”


Rispose in fretta l’austriaco che non aveva in mente di farsi prendere in giro, quella sera.


“E lei dovrebbe evitare di darmi del tu..”


Sottolineò con un sorriso il tedesco e rivolgendo uno sguardo più intenso a Roderich.


Stavolta l’austriaco non obbiettò : si era lasciato prendere dalla provocazione e aveva perso le sue maniere.


Certo che quel maledetto tedesco aveva influenza su di lui…


Roderich lo squadrò stavolta con sufficienza e iniziò ad avvicinarsi alle portate in bella vista sulla tavola.


Il cibo era molto invitante, ma ciò che gli stava succedendo ultimamente l’aveva turbato al punto di perdere il sonno, la fame e la serenità.


Roderich, per cortesia, provò a consumare la cena, mentre con sguardo riluttante notava il prussiano ingozzarsi come se non mangiasse da giorni.


Aveva tutta quella confidenza  con gli invitati, parlava con loro tranquillamente…eppure Roderich poteva giurare di non averlo mai visto prima d’ora nella villa.


Era tutto fin troppo strano per non essere una messa in scena.


Ad ogni modo, tutto precedette come dovuto  finchè, al termine della consumazione, la voce solenne di Maria interuppe le voci colloquiali dei commensali :


 “Vi prego, un attimo di attenzione!”


Roderich si girò di scatto e notò Eliza fare lo stesso, mentre Gilbert continuava a bere birra, indifferente.


“E’ un onore per me poter annunciare quest’oggi l’arrivo di un incombente lieto evento! “

Ecco che il cuore di Roderich perse un battito. Poi due. Poi ancora uno. 



Il cuore batteva incontrollato e l’ansia si stava facendo sentire.


Ecco che Maria riprese a parlare :


“Il mio figlio primogenito , Roderich Edelstein, prenderà in sposa la qui presente  Elizaveta Hedervary!”


Un attimo di silenzio e poi la sala venne invasa da uno scroscio di applausi.


Roderich collassò a quelle parole.


Forse perché fino a poco prima era stato si distratto dalla dialettica del prussiano o semplicemente perché  si era rinchiuso in una gabbia di pensieri fin a quel momento.


Roderich cercò subito la sguardo dell’amica.


Era immobile. Le sue guance erano pallide e accennava solo un timido sorriso.


No, non poteva essere vero.

Ora tutto prendeva forma, tutto si stava materializzando, tutto era ufficiale.


Il matrimonio era imminente e non era solo una prospettiva futura dei piani della madre.


Mentre sonori applausi invadevano la sala, gli ospiti si girarono verso l’austriaco con gli  sguardi più vari : c’era chi era sinceramente contento, chi lievemente sorpreso e chi ovviamente invidioso.


Il mondo lo stava osservando e forse stava anche giudicando la sua reazione.


Neanche Roderich era in grado di stabilire quale fosse la sua espressione.


Zwigli  aveva gli occhi sbarrati, come se qualcosa non andasse.


Gilbert sfiorò la spalla dell’austriaco.


“La bocca, principino…”


Che cosa voleva quel tedesco svergognato?


Appena l’austriaco lo realizzò, si pentì di non averlo ascoltato subito.


Si rese conto di avere avuto  la bocca spalancata per tutto quel  tempo, quindi aveva decisamente fatto una figura da idiota imbambolato.


Maria era in attesa che Roderich parlasse , era ovvio.


La sala era rimasta immersa nel silenzio.


Sì udirono colpi di tosse forzata e un paio di risatine, poi Roderich  si alzò e parlò :


“S..sono molto onorato di prendere in sposa Elizaveta..c-come mia sposa”


Ora era consapevole di essere arrossito , aveva i palmi sudati e l’imbarazzo non smetteva ad aumentare, anche perchè non era riuscito a formulare bene la frase. 


Sicuramente la presenza di Gilbert non aiutava, con quello sgardo così profondo, quegli occhi color cremisi…


Prima che Roderich continuasse, Eliza interruppe la situazione pesante :


“A..anch’io sono fiera di diventare la sua sposa!”


Eliza parlò con tono fermo, anche se era  visibilmente in imbarazzo, ma bastarono le sue parole per inondare la sala di applausi, ancora una volta.


Roderich le sorrise. Non perché l’ amasse e neanche per sminuire la  vergogna , ma perché le era grato per pensare sempre a lui ed aiutarlo con tutte le sue possibilità.


Quel sorriso era un modo di dire “grazie” senza usare le parole.


Maria sorrise gioiosa agli ospiti , concludendo con dei saluti.


Il peggio era passato.


La festa era finita.


Tra gli invitati, alcuni strinsero la mano all’austriaco e poi si congedarono.

Roderich si sedette pesantemente sulla sedia, prima di lasciare la sala.


Aveva bisogno di riflettere.


Chiuse gli occhi le figure rimaste ancora nella sala scomparirono.


Eliza, Gilbert, Maria e gli ospiti rimasti.

Tutto stava scorrendo via al di fuori del suo controllo.


Stava perdendo qualcosa di importante o stava ottenendo qualcosa di nuovo?


Era sbagliato o no tutto ciò?


Roderich aprì gli occhi.


Chissà per quanto tempo era rimasto a pensare, seduto a quel tavolo.


Le figure che prima ingombravano la stanza erano andate via.


Eliza non c’era più, neanche la maggior parte degli ospiti.


“Congratulazioni”


Roderich sobbalzò, riconoscendo la voce tanto familiare quanto fastidiosa.


Gilbert gli era alle spalle ,all’impiedi, e lo aveva per l’ennesima volta disturbato.


L’austriaco si alzò, rivolgendosi all’albino.


Alzando il mento gli rispose :


“Cosa vuo..volete da me Beilshmidt?”


“Congratularmi con voi, per il matrimonio”


La sua risposta era così ovvia e inopportuna…


“Non ho tempo per i convenevoli..”


L’austriaco cominciò a camminare verso il portone, ma il tedesco gli era alle spalle.


“Non hai mai tempo per niente…o lo stai sprecando? ”


Gilbert lo superò varcando la soglia  e salutandolo :


“Ci si vede, principino”


Roderich rimase a fissare il portone.


“Sto..sprecando..tempo”


Questa volta non voleva controbattere.


Si limitò ad uscire dalla sala per giungere alla sua stanza, accompagnato dal sempre fedele Zwigli.



Roderich giunse alla sua stanza sospirando sollevato : avrebbe dormito e si sarebbe calmato e tutto sarebbe andato meglio.


“No Roderich. Lei non può andare a dormire.”


Zwigli parlò prima che l’austriaco potesse chiudere la porta.


“Perdonami?”


Cosa c’era ancora?


“Stasera si tiene una festa in maschera. Durerà l’intera notte. Sua madre ci tiene molto. Ovviamente sono coinvolti tutti gli invitati”


“U-una festa in maschera?”


Roderich ribattè subito, strabuzzando gli occhi.


“Si deve preparare e anche in fretta.  La festa comincia tra meno di un’ora.”
L’austriaco  guardò sorpreso il suo maggiordomo.


“Cosa dovrei fare?”


La domanda giunse quasi come un lamento. 


“Le procurerò una maschera di manifattura italiana direttamente dai nostri servi, dovrebbero averne a disposizione” 


Zwigli rispose con sufficienza.


“Una maschera… ma cosa…”


“I servi italiani dovrebbero averne delle bellissime fatte a Venezia”


Ripetè  Zwigli con più esattezza.


Evidentemente parlava dei fratelli Vargas.


Erano due fratelli provenienti dall’Italia e portatia a lavorare come servi nel palazzo Edelstein da molto tempo ormai.


C’era Feliciano , un servo gentile ed ingenuo e suo fratello maggiore Romano, decisamente meno educato e incredibilmente più imbranato.


Non erano i suo servi diretti perché si occupavano perlopiù dei servizi di pulizia del casato e delle provviste alimentari.

Roderich li conosceva e alla fin fine non erano cattive persone.


“Signorino mi segua, la porto al magazzino”


Zwigli condusse l’austriaco , ancora titubante, verso il “magazzino segreto” del casato : un semplice stanzone colmo di oggetti d’epoca ma di poco valore, gestito dai rinomati servi Vargas.


Zwigli si fece strada tra le stanze del casato e giunse al magazzino.


Roderich era ancora frastornato e sicuramente l’odore di polvere e l’atmosfera antiquaria dello stesso, non aiutava.


Da un mucchietto di cianfrusaglie, spuntò un sottile ricciolo color castano chiaro.


Il segno di riconoscimento di Feliciano, il minore dei due.


“Vee ,signorino  Roderich, Zwigli maggiore!” 

Il ragazzo si presentò ai due con un enorme sorriso e gli occhi semichiusi come sempre.


Poi chiamò il fratello con accento italiano.


Romano piombò sbuffando di fronte a Zwigli e Roderich, mantenendo in mano un pomodoro.


“EEhh Romano fratellino, non si mangia qui è maleducato!!”


Feliciano rimproverò a voce bassa il fratello anche se non era per niente convincente, avendo delle bricioline di cibo vicino alla guancia.


Romano si arrabbiò al rimprovero, cominciando a parlare a raffica in italiano.


Zwigli tossì esasperato e i due cessarono di blaterare.


“Siamo venuti qui perché abbiamo bisogno della più bella maschera veneziana per il signorino”


Quello di Zwigli era un ordine.


Gli occhi castani di Feliciano di aprirono per un attimo, come per indicare che finalmente era attento alle parole del “maggiore” quindi  si cimentò nella ricerca della maschera.


Romano lo seguì a ruota, invitando diffidentemente i due a seguirlo.


Dopo qualche minuto di ricerche Feliciano, esultando come un bambino, disse :


“Signorino, penso di averla trovataa!”


Zwigli gli si avvicinò osservando il prezioso oggetto che Feliciano stringeva fra le mani con orgoglio.


Era una maschera col volto bianco , la bocca coperta e dei particolari fronzoli a coronare la zona di occhi, guance e mascelle.


I colori predominanti erano il nero e il viola e nell’insieme  la maschera sembrava lucida come porcellana.


L’avrebbe dovuta indossare a breve.


Almeno con quel finto sorriso inciso nella cartapesta, avrebbe potuto mascherare la sua frustrazione.


Strano che il suo incombente matrimonio era capitato proprio nel periodo di Carnevale…


Quasi se n’era dimenticato , dovendo gestire tutta quella confusione.



“Allora cosa ne pensate, scansafatiche..ehmm


Disse Romano ma subito si accorse di ciò che aveva appena detto e cercò di rimediare alla sua scortesia, temendo di venir punito, ma Zwigli non ci fece fin troppo caso

e  si limitò ad annuire a Feliciano.


L’italiano prese un telo immacolato per avvolgere la maschera e poi la diede al maggiordomo svizzero.


“Andiamo, grazie del servizio”


Il maggiordomo salutò con freddezza  i due fratelli ,conducendo l’austriaco sconvolto con sé.


Romano diede un morso al suo pomodoro soddisfatto mentre Feliciano restò immobile a fissare la porta.


Roderich, sentendosi osservato, lo chiamò rigidamente :

“Feliciano, cosa succede?”


Il servo gli si avvicinò, guardandosi intorno e controllando che Zwigli fosse abbastanza lontano.


Poi prese coraggio e sussurrò delle parole :


“Signorino, quardi al di là del suo sorriso..”


“Che cosa…” sussurròl’austriaco , ma Zwigli gli intimò di sbrigarsi : la festa era alle porte.


La porta si chiuse.


Ancora una volta delle parole rubate. 



“Vada al suo alloggio, le attende un vestito da indossare, preparato dalle sarte. Si tenga pronto per l’orario prestabilito”.


Ordini, ordini e sempre ordini.



L’austriaco ascoltò distrattamente le parole del maggiordomo e poi entrò come un automa nella sua stanza.



Stringeva la maschera nelle sue mani.


Avrebbe indossato un nuovo volto quella notte.




Doveva solo ricordare di guardare al di là del suo sorriso…


Ma quale sorriso.





“Roderich..”


La voce del servo di corte fece sussultare il nobile austriaco, intento a sistemare distrattamente i suoi capelli castani.


Si diede un ultimo sguardo allo specchio, notando cerchi di color violaceo a coronargli gli occhi, il segno inconfondibile delle ultime notti  passate a fissare il soffitto con aria assente .


Non era pronto ad andare, ma non c’era più tempo .


Aveva indugiato anche troppo mentre il “maggiordomo” rimaneva per ore ad aspettare ,fuori alla maestosa porta in stile barocco ,in attesa che varcasse la soglia già pronto e abbigliato per la cerimonia.


“…Gli ospiti sono già in sala..”


Le parole del servo risuonarono attraverso il legno di castagno, risultando statiche e pungenti.


In tutta risposta, quello che tra poco sarebbe diventato un vero principe austriaco , spalancò l’imponente portone della camera.


Aveva indossato l’abito del ballo, elegante, ricco di cuciture e adornato con le più belle decorazioni dell’epoca. Così serio…così sbagliato.


Roderich  abbassò lo sguardo disgustato dagli appariscenti  risvolti del suo abito dalla stoffa violacea e da quell’insieme di fronzoli che mai come in quel momento avrebbe voluto ridurre in brandelli. 


“Qualcosa non va ?”


Quella voce.  Così fredda , profondamente segnata da un evidente accento tedesco , rauca e a tratti fastidiosa..per qualche motivo non poteva non attirare la sua attenzione ogni qualvolta la sentiva.


 “…S..sto bene..”


Le parole pronunciate furono simili a un singhiozzo , soffocate e sofferte : inutile dire che l’austriaco non sapesse affatto mentire.


Roderich sistemò , con un elegante gesto delle dita, gli occhiali sull’incavo del naso, cercando di distogliere lo sguardo dai penetranti occhi cremisi del servo.


L’austriaco  cominciò a camminare verso la sala, ma non gli era concesso incamminarsi senza accompagnatori, quindi il servo lo seguì.



Alla fine del lungo corridoio lo attendeva un’ enorme portone, dietro il quale si giocavano le carte del suo destino.


Il solo pensiero che entro poco si sarebbe trovato lì, in quell’enorme sala, dove uomini e donne spensierati avrebbero danzato incuranti della sua sorte, gli faceva salire brividi lungo la schiena, pungenti come aghi.


Sapeva che sarebbe arrivato il momento, quest’ansia era la causa delle sue notti insonni dopotutto .

La sua crescente convinzione che non avrebbe potuto mai essere se stesso, lo stava consumando.. 

A quel punto, qual era la differenza fra lui , a breve principe e un qualsiasi servo di corte?

Entrambi senza libertà, entrambi chiusi in una gabbia di obblighi e restrizioni soffocanti.

Solo che un servo non può avere nulla . Lui , invece ogni cosa..tranne l’amore.


Un matrimonio sì, ma senza amore…un contratto cartaceo, freddo … un patto economico.. ecco cosa gli preservava il futuro.


 Dopo il ballo di quella notte, sarebbe arrivato il giorno della celebrazione del matrimonio fra lui e l’ungherese Elizaveta Hedervary, la cui famiglia facoltosa da tempo premeditava questa unione per rendere la figlia una vera nobile.


Prima che Roderich potesse avanzare di più, raggiungendo passo per passo il portone che si concretizzava come un in orribile incubo,  una voce familiare lo sorprese : 
 “Roderich, la maschera”


Roderich sussultò alle parole dello svizzero che ,senza dire altro, gli pose la bellissima maschera fra le mani. Manifattura veneta, bianca come il latte e decorata con piume e fronzoli : niente di eccessivo e neanche troppo serioso, era perfetta.


D’altronde delle occhiaie e un viso visibilmente pallido e sciupato, avrebbero stonato sul viso di un nobile  durante una cerimonia importante .


Di certo il suo servo lo sapeva più di ogni altro e aveva provveduto anche questa volta a riparare la situazione.


Roderich  prese la maschera timidamente , tenendo ancora basso lo sguardo : un velo di tristezza gli oscurava il volto .


Prima di aprire l’immenso portone, indossò la maschera.


Era tutto così appropriato : avrebbe dovuto indossare una vera maschera stavolta, in sostituzione a quella che aveva sempre portato e che non si era mai rifiutato di indossare in tutti questi anni.


“Signorino, Guardi al di là del suo sorriso..”


Queste parole gli echeggiavano in mente come un perpetuo ritornello facendogli perdere le speranze e le forze per reagire.


E adesso un'unica cosa, fra le tante cose che gli occupavano la mente,   gli si focalizzò.


Il vuoto e poi …. Gilbert. 


Gilbert Beilschmidt.


Varcata quella soglia,l’avrebbe rivisto?



Era come se la sua presenza fosse imprevedibile al palazzo.

Non aveva idea di quando trovarselo davanti e questo lo inquietava.


Per qualche strana ragione non era mai sereno quando stava con lui.

Aveva paura, di lui magari.

Era come una nota stonata  in una composizione armoniosa.


E proprio in quel momento, un dolce suono invase lo spazio.



Proveniva dalla sale della festa.


Una melodia nostalgica, quasi triste eppure così dolce e romantica.


Non l’aveva mai sentita, era nuova per lui.


Senza preavviso, Zwigli spalancò le porte.

Nel mentre, Roderich si affrettò ad indossare la maschera e potè osservare il mondo attraverso quelle fessure di cartapesta.



Cosa vide?


Altri visi di cartapesta, con labbra sorridenti e occhi a mandorla, vestiti baldanzosi e bicchieri di vino tra le mani.


Camminando per la grande sala, tutti gli sguardi erano verso di lui.

Si guardò intorno : Zwigli era scomparso tra la folla.

Solo visi tutti uguali, maschere belle e gioiose, tutte uguali.



Erano ovunque.


E ridevano, mentre una musica nostalgica suonava da chissà dove.



E poi delle voci lo chiamavano : voci indistinte, da tutte le direzioni.

Sentiva il suo nome chiamato da cento voci diverse, prima lontano poi vicino.

“RODERICH!

Roderich!

RoDeRich!

Roderich..!



Roderich!”







“Roderich”


E poi…una voce distinta.



Una nota armoniosa in una composizione stonata.

Stavolta.

Ed era vicina.


Quella voce stava suonando per lui.


Angolo dell’autrice ^_^
Sorpreeeeeeesaaaaaa!
Questo capitolo non porta cambiamenti radicali perchè è una sorta di prologo di ciò che sta per accadere.
Mi raccomando, tenete a mente ciò che ho scritto qui quando leggerete i prossimi capitoli!
Scusate di avervi trattenuto, comunque fatemi sapere e fatevi sentire! 







  
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