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Autore: PuffolaPigmeaBlu    19/10/2014    3 recensioni
Aisling ragazza normale con genitori separati.
Yannick e Juliette due gemelli bellissimi e misteriosi.
Elena ragazza geniale e riservata.
Damien gentile e spericolato.
Cosa li accomuna?
Semplice.
Poter diventare animali.
Essere dei Mutaforma.
-BENVENUTI NELLA GIUNGLA-
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                     3.

                                                    Elena D'Amico

Elena cercò di rimanere sveglia nonostante le parole della professoressa Agosti fungessero per lei da sonnifero.
La notte precedente, come tutte quelle venute prima nell’arco di un mese, l’aveva passata insonne: Juliette, che lei considerava una piccola dittatrice, aveva giurato che non le avrebbe fatto chiudere occhio fino a quando non fosse riuscita almeno a ripetere parola per parola la definizione di “complementare”. 
Elena avrebbe tanto voluto dirle che due ore di sonno avrebbero fatto miracoli sulla sua concentrazione, ma la verità era che aveva una paura immane ad aprire bocca se lei si trovava anche a soli dieci metri di distanza; 
Juliette avrebbe messo paura persino ad un orso e lei non era mai stata particolarmente coraggiosa, aveva sempre preferito mandare in avanscoperta gli altri per poi decidere se intervenire o no. Alcuni avrebbero potuto considerarla subdola, lei personalmente preferiva i termini intelligente e assennata. 
Si costrinse a prendere almeno qualche appunto su Russell, giusto per riuscire a capire qualcosa quando sarebbe andata a studiarlo, ma la sua coscienza non voleva proprio lasciarla in pace. Gli si ripresentava spesso in mente l’immagine della ragazzina che era arrivata a scuola il suo stesso giorno, accasciata sul pavimento in preda agli attacchi di panico. 
E pensare che aveva anche provato ad avvertirla per permetterle una via di fuga, sebbene sfuggire a chi ha l’abilità, ma soprattutto l’ordine, di ritrovarti anche in capo al mondo, sia inutile. 
Aveva visto il panico nei suoi occhi color ghiaccio, ed aveva capito che sarebbe stata spacciata. Elena era una delle poche fortunate ad aver sempre saputo cosa realmente fosse, da dove provenisse la sete di sangue che molto spesso le attanagliava le viscere, eppure non aveva mai fatto nulla per cercare di sviluppare i propri poteri, anzi, aveva sempre cercato di sfuggire al loro controllo, riuscendo ogni volta nel suo intento. Almeno fino a quando si era ritrovata accerchiata da tre della sua specie, solo molto più addestrati, ma soprattutto infinitamente più potenti di lei. Per lo meno due lo erano, i gemelli glaciali, Juliette e Yannick, che si trovavano al banco dietro di lei, impegnati in una conversazione fatta soprattutto di sibili, inudibile a qualsiasi orecchio umano, ma non alle sue, che avevano sempre saputo cogliere anche i minimi rumori fin dall’infanzia. 
Le sembrava che quei due ragazzi fossero indistruttibili, quasi come se non avessero avuto bisogni umani come mangiare o dormire. Le mettevano addosso una sensazione d’ inquietudine non indifferente. Da quello che aveva capito si trovavano al culmine della gerarchia, sia per discendenza che per potenzialità, e quasi tutti i loro coetanei del mondo segreto provavano un timore referenziale nei loro confronti. Quando suonò la campanella fu la prima a mettere giù la penna e ad alzarsi. 
Scrisse i compiti velocemente, poi si catapultò fuori dalla classe prima che i suoi demoniaci carcerieri avessero il tempo di seguirla. Fu tutto inutile, due secondi più tardi Juliette la prese sottobraccio ridacchiando e scuotendo la testa, quasi come se avesse saputo che nessuno sarebbe riuscito a sfuggirle. 
Improvvisamente si fece coraggio e le pose una domanda.
-Juliette, che ne è stato della ragazzina del mese scorso?- le sussurrò, e vide l’altra stringere i denti, irritata.
-E’ tornata a scuola dopo essere rimasta due giorni a casa- rispose, nascondendo la rabbia dietro un ghigno divertito.
–Se ti va possiamo andare a farle un saluto, sta proprio venendo verso di noi-.
Elena aveva voglia di scuotere il capo, e allontanarsi, il senso di colpa per il mancato soccorso le stava chiudendo la gola. 
La ragazzina le sorpassò senza dare segni di essersi accorta della loro presenza, come unico segnale Elena notò l’acceleramento del passo. Juliette aggrottò la fronte, quasi stupida del fatto che la ragazzina non avesse avuto nessun malore.
La sentì borbottare, troppo piano persino per le sue orecchie, riuscì a cogliere solamente poche parole: “ Non va come avevo pensato”. 
Probabilmente aveva pensato che fosse il suo specchio, ma ovviamente non era così. Si sentì leggermente rincuorata nel constatare che anche Juliette potesse sbagliare.
-Elena, hai finito di leggere almeno il primo dei libri che ti ho prestato?- le chiese Juliette, di nuovo con il suo solito tono disinteressato, anche se ovviamente era una finzione: quando Juliette non provava interesse per un argomento, non si fermava a chiedere delucidazioni, l’aveva imparato a proprie spese.
-Mi manca solamente un capitolo, ho intenzione di chiuderlo questa sera e magari iniziare a provare a leggere il secondo volume- rispose, cercando di non far trasparire nella sua voce alcuna nota di indecisione.
-Perfetto. Ma vedi di tener fede ai tuoi programmi- era distratta, Elena se ne accorse subito, infatti dopo pochi minuti le chiese di scusarla e si allontanò, diretta verso la sua classe, molto probabilmente cercando il fratello.
Elena rimase in corridoio, lo sguardo perso verso il cortile della scuola, pullulante di ragazzi, fissandoli senza realmente vederli. 

Attese il secondo suono della campanella, poi rientrò in classe, pronta per il compito di matematica                    

***

Quando suonò la campanella dell’ultima ora Elena saltò su dalla sedia immediatamente, consegnò il compito finito ed disordinato, mise apposto lo zaino ed uscì nella calca del corridoio. Rischiò quasi di finire addosso a due ragazze che passavano in quel momento davanti alla porta della sua classe. 
Mormorò uno “Scusatemi” ed imboccò velocemente la porta delle scale. 
Uscì dall’istituto e si affrettò a scendere le scale della metro, strisciò la tessera magnetica sull’obliteratrice, attese che e scale mobili la portassero alla banchina e si mise ad aspettare il treno, sperando che la sua aguzzina non decidesse di seguirla anche lì. Quando finalmente il treno arrivò, dopo cinque minuti, tirò un lungo sospiro di sollievo ed entrò. 
Per una volta fu fortunata, trovando il posto a sedere, cosa rara all’ora di punta.
Chiuse gli occhi e spinse la testa all’indietro, appoggiandola al vetro freddo del finestrino, intorno a lei il chiacchiericcio degli studenti appena usciti da scuola e la voce meccanica che annunciava le varie fermate. 
Dopo Lucio Sestio si accorse che il chiacchiericcio, come al solito, era notevolmente diminuito. Sentì il cellulare vibrare, lo estrasse dalla tasca e rispose.
-Elena, sono Matteo- disse il suo fratello adottivo –Dove sei?-.
-Ho appena lasciato cinecittà, sto arrivando ad Anagnina- rispose, sperando che non fosse successo niente di brutto visto il tono di voce stranamente serio del fratello.
-Io sono ad Anagnina, ti vengo a prendere così ti eviti l’autobus-.
Elena quasi si commosse per la gentilezza che ogni volta quel ragazzo, che conosceva solo da pochi mesi, dimostrava nei suoi confronti. Non era abituata a persone che si prendessero cura di lei. 
Fin da quando era piccola aveva sempre dovuto fare tutto da sola.
-Ok. Grazie mille, a dopo- borbottò e chiuse la chiamata, inserendo gli auricolari e facendo partire il lettore musicale. 
Sorrise quando nelle orecchie le risuonò il falsetto di Axl Rose, il cantante dei Guns ‘n roses, che diceva di non piangere. 
Avevano lo stesso scopo, anche se per motivi differenti.
Arrivò ad Anagnina, il capolinea della metro, pochi secondi dopo, si inserì in mezzo alle persone che come lei cercavano di raggiungere l’uscita e salì al capoluogo degli autobus, dove vide la nuova Toyota Yaris color grigio fumo di Matteo, faceva pendant con il cielo che prometteva un violento temporale. 
Entrando nell’abitacolo venne invasa dal calore, sorrise pensando che ad Aprile a Roma solamente Matteo avesse il coraggio di tenere acceso il riscaldamento.
-Ciao, come è andato il compito?-.
Elena sbuffò, parlare di matematica con un fratello che si era appena laureato in ingegneria la faceva sentire più ignorante in materia di quanto realmente non fosse.
-Era un compito di matematica, sarà il solito sei striminzito- biascicò, togliendosi la giacca poiché aveva iniziato a sudare.
–Piuttosto tu che ne sapevi del mio compito?- gli chiese, incuriosita.
-Diciamo che se vuoi tenere segreta una cosa dovresti evitare di appendere i post-it sul frigorifero- le rispose ridacchiando.  
Elena si chiese per quale motivo madre natura avesse dovuto farla nascere così tonta da non ricordarsi di levare la prova del reato -perché per lei la matematica era un reato punibile con la pena di morte-.
-Dimmi che Vanessa ed Emanuele non l’hanno visto, ti prego- lo implorò, facendolo ridere di gusto.
-Ci ho pensato io a levarlo, tanto tu il voto glielo dirai lo stesso!- le rispose. 
Elena pensò che glielo avrebbe detto se non fosse sceso sotto lo zero. 
In tal caso avrebbe evitato.
-Vedremo- lo sfidò con falsa sicurezza, poi alzò il volume della radio e mise fine alla conversazione. 
Si sentiva stanca, quasi come se stesse covando l’influenza.
Probabilmente era a causa del tempo. Rabbrividì quando pensò che aveva davanti un pomeriggio sui libri ed una nottata a casa di Juliette su altri libri. 
Fortunatamente Emanuele faceva parte della congrega e di conseguenza era al corrente di cosa combinava lei di notte, Vanessa sapeva come stavano le cose, quindi non si preoccupava quando rincasava alle quattro di mattina, appena in tempo per stendersi sul letto e far riposare la schiena un paio d’ore per poi alzarsi e ricominciare la giornata.
Non vedeva l’ora di finire l’addestramento.

Eccoci qui eccoci qui eccoci quiiiiiiiii!!! *si inginocchia e manda baci ovunque* ragazzi e ragazze, fancuilli e via dicendo, sono BennyloveAstral, Tecnica nonché Beta Reader delle autrici di questa stora *èleilaveraprotagonista*:) sono davvero contenta di sapere che la storia vi incuriosisce e vorrei ringraziare tutti coloro che hanno recensito e dare loro le mie più sincere cong...

MOMY: BENDETTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!

BENNY: O.O

MOMY: ORA TI UCCIDO IN MODO LENTO E DOLOROSO!  LA STORIA E' MIA E DI ALE, ESIBIZIONISTA DA STRAPAZZO!

ALE: Moca, calmati. Spaventi i lettori.

MOMY: Sì, lo so hai ragione...MA MI MANDA AI MATTI! -.-" Comunque, davvero grazie mille a tutti coloro che hanno recensito e che leggono questa storia, siete davvero i migliori *-*

ALE: Approvo.

MOMY: ^-^ a presto!

ALE: E comunque Moca la presentazione di Benni non era così male...

BENNY: *fa la linguaccia a Momy e le tira una crostata in faccia*

MOMY: ARGH! *rincorre Benny con in mano una mazza e istinti omicidi*

ALE: Ops.


  
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