Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi
Segui la storia  |       
Autore: Eco_90    19/10/2014    0 recensioni
Seguito di "Mo anam cara" Storie di spiriti, amori perduti e sogni infranti poi ricostruiti.
Dal testo:
"Aveva del lavoro da fare, lavoro normale: era la segretaria di una dottoressa. Ormai era quella la sua vita, non c'era più spazio per le nottate insonni al freddo solo per convincere un paio di presenze a sloggiare. Già, non c'era più tempo per quelle cavolate."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ecco il nuovo capitolo. Ho cercato eventuali errori rileggendolo più volte, ma avendo sonno gli occhi si incrociano e io non ci capisco molto. Spero comunque che possa piacervi, quindi vi lascio leggere in pace!
Buoanotte!! :3

Risvegliarsi in quel letto fu un sollievo. Era stata strappata da quel materasso così morbido e caldo, e ora finalmente poteva riabbracciarlo. Riuscì a godere appieno del tepore delle lenzuola e solo dopo molti tentativi andati in fumo, riuscì ad alzarsi. Si stiracchiò svogliatamente per poi dirigersi in cucina, era convinta che il frigo potesse celarle ghiottonerie di ogni genere, ma il sonno gioca brutti scherzi. Trovare l’elettrodomestico vuoto e freddo le portò un senso di desolazione che poche volte aveva provato. –Maledetta me. - disse colpendosi la testa con la mano. –Oggi dovrò fare la spesa. – Se c’era una cosa che Kelly odiava più che essere svegliata nel cuore della notte, era proprio fare la spesa. I negozi racchiudevano troppe persone, troppi corpi da evitare, troppi sorrisi finti da ricambiare, troppa scelta per il cibo.
Un brivido le salì svelto fino alla nuca al solo pensiero.
Uscire dal suo caldo rifugio fu traumatico, ma rivedere quegli edifici le fece tornare il sorriso. Era a casa, questo bastava!
-Bambolina, come vanno le cose?- il nonno era apparso e le camminava accanto, tranquillo, beandosi di quella bella giornata di sole.
-Tutto bene. Ci sono un paio di novità, ma niente di così scioccante. - aveva l’arai serena, guardava dritta davanti a sé come se si fosse prefissata un obbiettivo e stesse per raggiungerlo. Si era obbligata a farlo, nessun fatto negativo l’avrebbe scalfita: basta con drammi, pianti e storie senza sbocchi. Lei non era più quella di prima, certe cose non le servivano.
-Dove vai a quest’ora della mattina?- era strano vederla sveglia di prima mattina, di solito non un suo dito usciva dal letto prima delle tre del pomeriggio.
-il frigorifero è vuoto e devo mangiare, non c’è più mamma a cucinare per me . -
-Che persona matura, non avevo capito che fossi diventata grande tutto d’un botto.-
L’occhiata che lanciò a suo nonno fu molto esplicativa, le parole sarebbero state totalmente superflue.

Quel giorno avrebbe pranzato con Moira, doveva riadattarsi ai ritmi di quel posto e non c’era cosa migliore di un picnic al limitare del bosco.
Il telo spesso a scacchi rossi e blu contrastava con l’erba di un verde quasi accecante, ma la stoffa morbida era un sollievo contro la pelle, soprattutto rispetto ai rametti appuntiti che si trovavano sul prato.
Più volte aveva gridato in preda al dolore per colpa di quei piccoli e malefici stecchetti che le si conficcavano nei palmi delle mani.
- Com’è andata la spesa?-
Kelly le lanciò uno sguardo da cane bastonato, poi addentò con cattiveria il tramezzino che aveva poggiato nel piatto. –Perché ne vuoi parlare? Io l’avevo quasi rimosso. - scosse la testa e poi si sdraiò sul telo. Il cielo era limpido, il sole non era mai stato così caldo, strano, ma era talmente piacevole. –Hai già ricevuto delle chiamate nel cuore della notte?- Kelly sorrise voltandosi verso l’amica che, imitandola, si era sdraiata a sua volta. –Che c’è vuoi replicare lo scherzo della casa infestata?- scoppiarono entrambe a ridere. Era passato abbastanza tempo, ormai poteva dirsi pronta a scherzarci sù.
La piccola guerriera chiuse gli occhi per qualche secondo, il sole la stava accecando.
In lontananza poteva sentire il ruscello sotto il ponte che dal paese portava al bosco, scrosciare allegro. Le voci degli abitanti del posto erano lontane e ovattate, ma facendo attenzione si potevano sentire spezzoni dei loro discorsi. Passò distrattamente le mani sulle sue braccia, carezzandosi la pelle che aveva iniziato a scottare, poi qualcosa la portò a riaprire gli occhi.
Un bambino le stava tirando la gamba cercando di attirare la sua attenzione.
Sorrise e si mise seduta. –Ciao tu! E da un po’ che non ci vediamo. -
Il bambino aveva come al solito le guanciotte paffute e rosse e gli occhi grandi e brillanti. Corse verso di lei e lo abbracciò. Per la prima volta poté sentire le sue braccine stringersi attorno alle sue spalle, si emozionò a quel contatto, era stata una vera tortura per lei non poterlo toccare per fargli sentire che lei c’era e che era lì per farlo sentire amato, per consolarlo.
-Sei tornata! Ho seguito Moira per vedere se era vero, però tu non dirglielo sennò si arrabbia.-
Lei lanciò un’occhiata furba al bimbo e poi guardò Moira. –Scommetti che è felice di sapere che sei qui con noi?-
Dal canto suo la rossa si era messa a fissare la sua amica, sapendo ormai che sicuramente qualche fantasma rompi scatole era venuto per chiederle aiuto, rovinando il loro pomeriggio di tranquillità.
Il bimbo era agitato, l’idea che la sorella potesse prendersela con lui, o gridare come faceva prima lo terrorizzava. Lui non voleva infastidirla, gli faceva piacere passare del tempo insieme con loro, poi Kelly era sempre tanto gentile. La ragazza avvicinò il viso al suo orecchio, per non farsi sentire da Moira, e cominciò a bisbigliare delle cose. –Allora adesso io le dico che sei qui, tu stai buono e vedrai che lei non si arrabbierà. Capito?-
Il bimbo assentì, anche se pieno di dubbi.
-Moira, senti ti devo dire una cosa, ma giura che non ti arrabbi. -
La ragazza la guardò un po’ in cagnesco. –C’è uno di quei rompiscatole, vero?- a quelle parole il bimbo strinse il piccolo palmo sulla maglia di Kelly. Lei lo guardò con tenerezza e gli disse di stare tranquillo. –Ci penso io. - bisbigliò mostrandogli uno dei suoi sorrisi più dolci.
Tornò a rivolgersi alla rossa al suo fianco, continuando a sorridere bonariamente.
-No, non è un rompiscatole. E’ un bimbo veramente dolce e simpatico. -
A quel punto la rossa trattenne il respiro. Gli occhi divennero visibilmente lucidi e lei iniziò a strappare ossessivamente tutti i ciuffi di erba che trovava a portata di mano. –C’è Timothy?- la voce uscì flebile dalle sue labbra, incerta, come Kelly mai l’aveva sentita. –Si. Ha paura che tu possa arrabbiarti perché ti ha seguito, ma tu non sei infastidita, vero?-
Moira scosse vigorosamente la testa, non era mai stata così felice. Il suo fratellino era morto troppo piccolo, per colpa di una bruttissima polmonite. Non ci fu niente da fare, lo vide lasciarla sola, andarsene per non tornare mai più. Adesso invece grazie alla sua amica non era più così, adesso poteva parlargli. Avrebbe potuto rassicurarlo, sentirlo nuovamente vicino.
-Ovviamente non sono arrabbiata, anzi sono felicissima. Puoi dirglielo?-
Kelly sorrise, per poi fare un occhiolino al piccolo Timmy.
-Te l’avevo detto!-
Il bimbo iniziò a correre per il prato e a gridare per la felicità. Da quando era diventato un fantasma, la sua sorellona non era mai stata felice di averlo vicino. Tutte le volte che lei gridava lui correva via, piangendo e rintanandosi nell’angolino più buio della sua cameretta. Solo, senza nessuno che potesse consolarlo. Per la prima volta dopo anni di solitudine finalmente aveva passato un pomeriggio insieme a sua sorella, chiacchierando tranquillamente e giocando come qualsiasi altro bambino della sua età!
Finito il picnic e le chiacchiere, le due ragazze si divisero. Timmy la salutò dondolando in aria la sua manina paffuta, per poi tornare a seguire la sorella. Era sfinita nonostante la mattinata di puro riposo. Rientrata a casa il suo primo pensiero fu di rinchiudersi nella doccia. La musica le faceva compagnia, impedendole di pensare troppo. Restò parecchio sotto il getto tiepido senza lavarsi, solo facendo scrosciare l’acqua sul suo corpo, ascoltando il piccolo tic delle gocce che entravano in contatto con la sua pelle. Passò distrattamente la mano sulla parte esterna del suo avambraccio destro, toccando i bordi frastagliati della grande cicatrice riportata dopo quella notte. La notte in cui tutto era finito. Ricordare quegli avvenimenti non le provocò dolore, stranamente non sentì nulla. Era tranquilla, era trascorso un tempo sufficiente a non farla rabbrividire a ogni minima rievocazione di quegli attimi.
Prima di cenare decise di far sapere ai suoi genitori che era viva, e che nessuno l’aveva rapita.
- Kelly amore, tutto bene?-
-Si, vi ho chiamato proprio per dirvi questo, qui va tutto perfettamente!-
La madre sorrise dall’altra parte della cornetta tranquillizzando anche suo marito, facendogli capire che non c’era nulla di cui preoccuparsi.
-Senti tesoro, volevo chiederti una cosa: ti dispiace se tuo fratello viene qualche giorno da te?  Sai che voleva vedere il fiume Shannon da sempre, e passando da te ne avrebbe l’occasione.-
-Si mamma non c’è problema... di a Senan che può passare quando vuole.- l’avere suo fratello a casa sarebbe stato solo di aiuto per lei. Quel testone ne combinava sempre una, ma anche nei momenti in cui avrebbe dovuto sotterrarsi per l’imbarazzo, tirava fuori quell’aria da saputone che secondo lui lo faceva automaticamente passare dal torto alla ragione. Era più unico che raro.
Passò un mese dal suo arrivo; mese in fin dei conti abbastanza tranquillo e produttivo.
Aveva ripreso a lavorare, ma lavorare veramente, non come segretaria di una vecchia maleducata. In ogni caso non era la notte il momento per dormire, almeno non per lei. Era divertente tornare alle vecchie abitudini, ritrovare persone in maniche di mutande ad aprirle la porta, troppo spaventate per rendersi presentabili per il suo arrivo. Il pagamento poi, quello le era mancato. Non avrebbe visto tutti quei soldi neanche se avesse lavorato un anno intero dalla ciabatta, e pensare che lei li guadagnava in poche notti di lavoro. Aveva anche iniziato a spostarsi nei paesi vicini. Con una parte dei soldi guadagnati si era comprata una mini di seconda mano, ovviamente il modello più vecchio: gialla con due strisce centrali sul cruscotto di un verde bottiglia molto scuro. Alla fine il giallo le piaceva, e dubitava di poterla trovare fucsia.
In quel periodo oltretutto non aveva mai smesso di frequentare il pub di Ronnie, ma solo dopo aver chiesto mille volte se ci fosse, o no suo nipote. Aveva avuto fin troppe sorprese fino a quel momento, voleva evitare ad ogni costo l’ultima, poiché probabilmente sarebbe stata letale per lei.


***
Suo fratello l’aveva avvisata dicendole che in un paio d’ore sarebbe arrivato a destinazione.
Quando bussarono alla porta Kelly passò dall’avere un sorriso brillante a una smorfia vagamente disgustata.
- Liam ?- ovviamente non si curò di nascondere il suo fastidio.
-Dal tuo dolce sguardo capisco che Senan non ti ha avvisato della mia presenza, vero idiota?- urlò il ragazzo per il pianerottolo facendo innervosire ancora di più la piccola guerriera; che dal canto suo lo prese per la maglia tirandolo a forza nell’appartamento. –Ma sei pazzo? Ci manca solo che l’amministratore viene a rompermi le scatole.- il ragazzo si grattò vigorosamente la testa, gesto più che altro dovuto al grande imbarazzo. Era cambiato dall’ultima volta in cui si erano visti: i capelli neri più corti di quanto li ricordasse, la carnagione abbronzata, gli occhi scuri troppo penetranti per un tipo come lui. Anche il fisico era cambiato, aveva davanti a se un ragazzo di ventidue anni alto e muscoloso, non più un teppistello mingherlino e attaccabrighe di quindici anni. Si ritrovò piacevolmente sorpresa da quel cambiamento, anche se sapeva che chi nasce tondo non può morire quadrato. Nel frattempo era entrato in casa anche suo fratello, carico di cibo e borsoni. –Hai intenzione di stabilirti in eterno qui?- chiese la ragazza incrociando le braccia sotto al petto.
Lo sguardo furbo del fratello minore la fece sbiancare per qualche secondo, ma poi si riprese accigliandosi ancora di più e facendolo spaventare. –Tranquilla, scherzavo. Resteremo due settimane, poi potrai cacciarci. Comunque portiamo doni, non siamo poi così approfittatori.- disse indicando le buste piene di cose golose, in gran parte i suoi piatti preferiti. –Mamma ha paura che tu possa deperirti, o diventare obesa a forza di patatine fritte.-
-Tua madre va da un eccesso all’altro. – rispose lei iniziando a sistemare il cibo. –Comunque stasera si cena fuori, offro io . - i due ospiti sorrisero, sapevano che Kelly non li avrebbe trattati male, anzi.


***
-Guerriera, stasera porti ospiti?- Ronnie la accolse con un caloroso abbraccio, stropicciandole un po’ il vestito bordò che aveva indossato quella sera. –Si, ti presento mio fratello Senan.- disse, poggiando una mano sulla spalla del castano. –E il suo amico Liam .-
Ron strinse loro le mani, forse con troppa forza, date le espressioni di dolore malcelate dipinte sui loro visi. –Dovrebbe arrivare anche Moira!-
-Perfetto, quindi un tavolo per quattro. Seguitemi, vi porto al tavolo migliore del locale. - Ron li guidò fino all’angolino più appartato del locale, vicino a una grande finestra da cui in lontananza si poteva vedere il bosco. Moira arrivò poco dopo e anche Jack si fece vivo, salutò Kelly, congedandosi poco dopo con la scusa che suo figlio meritasse uno scherzo.
Fatte le dovute presentazioni, i quattro cominciarono a ridere e scherzare senza troppi problemi. Liam era un po’ silenzioso, almeno con lei, mentre suo fratello ci provava spudoratamente con Moira, cosa che sembrava non dispiacerle per niente.
La cena andò avanti tra chiacchiere e risate. Kelly era piena come un uovo, così decisero di uscire dal locale per fumarsi una sigaretta. Aveva ricominciato a fumare da quando era tornata a vivere con i suoi, la aiutava a non pensare. –Quindi come mai vi conoscete voi due?- chiese Senan a sua sorella. –E perché non mi hai mai parlato di Moira?- c’era una punta di minacciosità nella sua voce, come se lei l’avesse oltraggiato in qualche modo. –Beh vedi.- intervenne Moira. – All’inizio io sono stata abbastanza stronza con tua sorella tra scherzi di dubbio gusto e scenate varie, poi mi ha salvato la vita, e non potrò mai ringraziarla abbastanza.- gli occhi della rossa brillavano alla luce dei lampioni. Kelly si avvicinò alla ragazza poggiando la testa contro la sua spalla. Moira era rimasta scioccata da quell’esperienza, e ancora non aveva superato del tutto l’accaduto. –Sta di fatto che da quel momento tua sorella ed io siamo grandi amiche, anche se è sparita per più di un anno .- disse cominciando a ridere.
-Allora avevo riconosciuto la voce!-
Due ombre sbucarono dall’angolo del pub, le due ombre che Kelly non avrebbe mai voluto vedere, sicuramente non insieme.
Ogni suo muscolo s’irrigidì al solo suono di quella voce, cosa che non sfuggì a nessuno dei presenti. Lo stesso accadde all’interlocutore non appena si ritrovò davanti al gruppo. Aveva sentito solo la voce di Moira, quindi si era diretto a passo sicuro verso di lei. –Bi... Billy, come stai?- la rossa tentò di dissimulare l’imbarazzo e la tensione, ma queste erano talmente opprimenti che le risultò quasi impossibile. D’altra parte il ragazzo sembrò non averla sentita, era rimasto a fissare quella che ormai per lui era solo una sconosciuta. Kelly però non lo guardava, aveva subito abbassato lo sguardo, tentando di scappare ancora da lui, cosa impossibile ormai. –Tesoro, tutto bene?- la mano di Liam era scattata a cercare la sua, non sapeva neanche lui il perché, ma sentiva di doverlo fare. La ragazza alzò il viso, guardandolo stralunata. Non rispose a parole, accennando solo un lieve “si” con la testa. –Beh Billy, noi ora dobbiamo andare.- Tagliò corto Moira, salutando il ragazzo, che intanto, dopo aver visto la mano di Kelly stretta in quella di quel tipo così muscoloso, si era ritrovato a stringersi inconsapevolmente a Lory, che vicina a lui aveva assistito a tutta la scena senza dire una parola.

Arrivati sotto casa i quattro si divisero su richiesta di Kelly. Suo fratello andò con Moira e lei rimase sola con Liam.
 –Non farlo mai più.- il sibilo velenoso che uscì dalle sue labbra era intriso di disprezzo. –Scusami?- chiese il moro sorpreso da quella reazione. –Hai capito benissimo. Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno, men che meno del tuo, quindi la prossima volta evita. Mi hai creato un casino e neanche te ne rendi conto.- sputò acidamente.
-Scusami sai, psicopatica che non sei altro, ma io cercavo solo di darti una mano. Ti ho visto in difficoltà e ho agito di conseguenza, di solito si ringrazia, ma tu non cambi mai.- il ragazzo aveva iniziato ad innervosirsi , quella scema era tutta agitata e lui voleva tranquillizzarla ed ecco il ringraziamento. Anche quando erano più piccoli, succedeva sempre: lei piangeva, lui faceva il pagliaccio per farla ridere e lei gli sbraitava contro. Maledetta ingrata.
-Senti, fai così, fingi che io sia un signor nessuno. Non rivolgermi la parola ed io non t’infastidirò più. Sono venuto qua per godermi le ferie, non per essere attaccato da te. - detto, questo era salito su casa lasciandola lì da sola. Il cretino si era dimenticato che solo lei e suo fratello avevano le chiavi. Fratello che lasciò a chiacchierare con Moira... sicuramente l’avrebbe accompagnata a casa, e la sua presenza sarebbe stata solo un impiccio.
Salì le rampe di scale fino ad arrivare al suo appartamento. Seduto davanti alla porta Liam, stava imprecando sottovoce. –Se ti sposti magari ti faccio entrare.- aveva detto Kelly, l’arrabbiatura le era passata e ora si sentiva in colpa. La sua bocca era sempre pronta a dire troppo, mai una volta che fosse riuscita a mordersi la lingua biforcuta che si ritrovava. Appena dentro, il ragazzo si fiondò in bagno e a lei, non rimase che prendere due birre dal frigo e sedersi sul divano, aspettandolo.
-Volevo chiederti scusa.- disse non appena il ragazzo mise piede in salotto. Lui afferrò in malo modo la birra che lei gli stava porgendo e poi si mise a sedere sul lato opposto del sofà.
-E’ una situazione complicata ed io non so come gestirla. Per quanto il tuo gesto sia stato dolce e premuroso si è trattato comunque di un gesto sconsiderato che mi aggiungerà altri problemi. Però non è colpa tua, è iniziato tutto da me quindi è stato ingiusto da parte mia dirti quelle cose. Scusa.- il ragazzo parve riflettere a quelle parole, poi avvicinò la sua birra a quella di Kelly e le fece cozzare l’una contro l’altra. –Cin.- disse semplicemente.
Kelly dovette ricredersi, era cambiato in meglio, ma non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce.

Nei giorni seguenti si ritrovarono spesso a fare scampagnate per i boschi e piccoli bagni nei ruscelli vicino al paese.
-Kelly non fare la preziosa, siamo cresciuti tutti insieme sia io che Liam abbiamo visto come sei fatta quindi buttati che l’acqua è fantastica!- La sorella aggrottò la fronte, non gli piaceva essere ridicolizzata in pubblico, e poi si vergognava terribilmente del suo corpo. –Scusami perché tu sei lì e Moira è qui con noi?- continuò imperterrito Senan.
-Non farmi dire perché Moira è in acqua con voi.- rispose stizzita, ma ormai decisa a gettarsi anche lei in acqua, in fin dei conti una volta tolto il vestitino in pizzo avrebbe impiegato veramente poco per nascondersi sotto la superficie del ruscello.
I tre ragazzi stavano ridendo a crepapelle, così lei gettò a terra il vestito e corse verso di loro alzando onde enormi e buttandosi a pancia in giù in acqua.
La panciata fece male, ma il fresco dell’acqua la fece riprendere subito.
Riemerse con un sorriso enorme e iniziò a schizzare tutti quanti. –Ve la siete cercata brutti infami!-
Tra spruzzi, tentativi di affogarsi a vicenda e piramidi in acqua passarono un’oretta a mollo, fino a quando Kelly non iniziò a sentire freddo e uscì dal ruscello seguita a ruota da Moira. I due folli erano rimasti in acqua, avevano deciso di esplorare il posto, come facevano da bambini.
 Era strano avere giornate così calde. Non ricordava di aver mai sentito il sole scottare così sulla sua pelle, era una bella sensazione. Gli uccellini cantavano, le goccioline d’acqua sopravvissute all’asciugamano le rigavano il viso e le gambe. Era tutto perfetto, anche il bosco davanti a loro sembrava meno minaccioso del solito, non c’erano ombre o scricchiolii sospetti, solo uccelli, e qualche fantasma che passeggiava nel sentiero. Sembravano tutti sereni, intenti a vivere la loro vita, o la loro eternità in tranquillità.
 -Ti senti bene?- Moira la stava fissando con la coda dell’occhio, era stesa a prendere il sole sul suo asciugamano verde smeraldo, poco più acceso dell’erba che le circondava.
Il contrasto con i suoi capelli era fortissimo, i suoi ricci sparsi sul telo sembravano tanti fiori appena sbocciati, era una visione, come sempre.
-Si, tutto bene. Mi ero solo fissata a guardare una coppia di fantasmi del diciottesimo secolo che passeggiano tranquilli lì nella radura. Sembravano così innamorati!-
Indicò un punto in cui tra gli alberi riusciva a filtrare un po’ di luce del sole, ma ovviamente Moira riuscì solo a vedere un cespuglio rampicante pieno di fiori di un arancione pallido.
-Capisco. Comunque tuo fratello è  molto simpatico.- buttò lì quella frase con tutta la nonchalance  che fu in gradi di fingere. Kelly, divertita da quel suo atteggiamento e dalla quella sua uscita cominciò a ridere a crepapelle. –Si ho notato quanto ti sta simpatico mio fratello!- insinuò maliziosa. Moira dal canto suo la fulminò con lo sguardo, ma non fece in tempo ad aggiungere altro che i due piccoli esploratori usciti dall’acqua le raggiunsero. Neanche a farlo apposta suo fratello si accomodò sull’asciugamano di Moira, che lo guardò diventando rossa quasi quanto i suoi capelli. A quel punto Kelly non riuscì più a trattenersi, si alzo dal telo e corse fino al fiumiciattolo, solo arrivata alla riva si liberò ridendo sonoramente e gettandosi a terra. Erano due scemi, cotti l’uno dell’altra ma troppo tonti per chiarire subito le cose. Probabilmente le sarebbe toccato l’ingrato compito del cupido di turno, ma forse si sarebbe divertita a farlo. -Bambolina?- a quel richiamo smise subito di ridere, il tono che aveva usato suo nonno non prometteva niente di buono. –Dimmi.-
-Ci sono dei disordini nella vecchia casa della Fitzpatrick.- la ragazza lo guardò un po’ stranita, chi poteva essere? Quella casa ormai doveva essere uno dei luoghi più tranquilli del paese. La ragazza si trovò a ipotizzare un'infinità di possibilità, una meno probabile dell'altra. Ritornò alla realtà dandosi della stupida per essere entrata nel pallone per così poco. Fissò lo sguardo negli occhi profondi del nonno, traendone un po' di sicurezza.
-Andrò a controllare.-
Tornò di corsa dal trio che intanto aveva deciso di godere degli ultimi raggi caldi di quella giornata. –Ragazzi io devo andare.- disse molto frettolosamente. Moira e Senan non sembravano stupiti, l’avevano vista parlare da sola vicino la riva del fiume. –ok .-- rispose il fratello. –ci vediamo dopo a casa!- Liam guardò la scena spostando gli occhi dalla ragazza a suo fratello. –Scusa dove vai?- chiese sconcertato. -è Domenica.- aggiunse. –Il mio lavoro non ha orari né giorni festivi, lavoro quando mi chiamano, e se lo fanno non posso tirarmi indietro.-
Liam sapeva che c’era sempre stato qualcosa di strano in lei, spesso da piccolo l’aveva vista parlare da sola, ma aveva liquidato la faccenda con un semplice: “Ragazze.” Possibile che fosse stato così cieco da non capire che lei in realtà non parlava da sola? Possibile che stesse parlando con qualche entità? Lui a queste cose non ci aveva mai creduto, gli riusciva proprio difficile ma Kelly non era pazza, questo lo sapeva, quindi la spiegazione era solo una. La più ovvia, ma anche la meno credibile per lui.
Kelly corse fino alla vecchia casa, degli strani rumori si sentivano da fuori. Oggetti che sbattevano contro le pareti, vetri che si rompevano. Chiunque fosse lì dentro si stava dando un gran da fare.
Entrò un po’ titubante, i rumori provenivano da sopra, quindi come l’ultima volta dovette fare attenzione a dove metteva i piedi. Sembrava che fosse passato un terremoto, alcune assi del pavimento erano rotte, come l’ultima volta, ma il resto era tutto all’aria: sulle pareti non c’era quasi più carta da parati, le finestre erano state tutte rotte e qua e là c’erano segni scuri, lasciati dalle fiamme. Ciò che la sconvolse fu vedere che il piano di sopra non era messo meglio, e dire che l’ultima volta che lei ci aveva messo piede tutto sembra perfettamente in ordine e pulito.
Ora però i teli bianchi erano ammucchiati in una pila maleodorante e i mobili erano quasi tutti rotti. Un altro rumore la fece sobbalzare. Entrò nella camera padronale, trovando una figura alta in un angolo un po’ buio della stanza. Si fece ancora avanti, cercando di vedere meglio la sagoma di quell’entità, per poi restare sorpresa. Le parole le erano morte in bocca e il fiato che prima riempiva i suoi polmoni era sparito. Si appoggiò al comò di legno scuro alla sua sinistra cercando di capirci qualcosa, anche se non ci riusciva proprio. Le labbra iniziarono a tremarle visibilmente, e senza rendersene conto pronunciò il suo nome.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi / Vai alla pagina dell'autore: Eco_90