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Autore: _Fire    20/10/2014    9 recensioni
Questo cross-over può essere letto anche da coloro che non hanno visto Once Upon a Time, perché la trama verrà modificata, e verrà tutto spiegato nella storia; e da coloro che non hanno letto Shadowhunters (in quanto non ci sono spoiler sulla trama originale)
“Una foresta incantata popolata dai personaggi classici che conosciamo.
O che pensiamo di conoscere.
Un giorno si ritrovarono intrappolati in un luogo dove a tutti era stato rubato il lieto fine.
Il mondo reale.
Ecco com’è andata…”
[SOSPESA]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Camille Belcourt, Magnus Bane, Max Lightwood, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1.
Mai più un lieto fine.
 
-Mondo reale-.
«Sono Max. Tuo fratello
Alec sgranò gli occhi e fissò interdetto il ragazzino: Max continuava a stare fermo sulla soglia, spostando il peso da un piede all’altro con un largo sorriso sulla faccia.
Gli fece quasi tenerezza. Gli erano sempre piaciuti i bambini, anche se in quegli anni aveva trascorso la maggior parte del suo tempo da solo, immergendosi nel lavoro. Non era mai stato un tipo socievole, da quanto ricordasse, men che meno in quegli ultimi anni.
Alec dischiuse le labbra per dire qualcosa, anche se non sapeva esattamente cosa. Max dovette interpretare male il gesto, perché si intrufolò sotto il braccio alzato con cui manteneva la porta bianca ed entrò in casa.
«Ehi! Ehi, ragazzino! Ascoltami.»
Max continuava a camminare, girando introno al tavolo.
«Io…io non ho fratelli.» balbettò Alec. «Dove sono i tuoi genitori?»
«Dieci anni fa, hai dato un bambino in adozione per caso? Ero io.»
«Dammi un minuto.» mormorò lui in preda allo shock, mentre correva nella sua stanza.
Si sedette sulla sedia girevole blu dietro la scrivania con il suo computer da lavoro. Era una cosa tranquillizzante, e in quel momento ne aveva assoluto bisogno. 
La verità era che si ricordava. 
Dieci anni prima, aveva diciotto anni. Era maggiorenne, e quindi avrebbe potuto tenere Max, ma non ne era capace. Così lo lasciò all’orfanotrofio, ad adozione chiusa.
Pensava che non l’avrebbe più rivisto.
Ma, evidentemente, si sbagliava.
«C’è del succo di frutta? Vedo nel frigo.»
Scrollò la testa, confuso. Lui era in piena crisi, mentre quel ragazzino faceva come se fosse a casa sua. E tecnicamentelo era.
Uscì dalla stanza, cercando di sembrare il più calmo possibile.
«Uhm…» iniziò.
«Dovremmo andare, non credi?»
«A-andare?»
«Sì!» esclamò Max, posando la bottiglia del succo di frutta per agitare le braccia, come se volesse dire che la cosa era palesemente ovvia. «Voglio che tu venga a casa con me.»
Sgranò gli occhi, forse per la decima volta in quel breve lasso di tempo. «No-io-okay, basta, chiamo la Polizia.»
«Allora dirò che mi hai rapito.»
Per la undicesima volta, Alec sgranò gli occhi. Quel ragazzino era davvero furbo. «E ti crederanno perché io sono tuo fratello.» ragionò ad alta voce. «Non oseresti.» disse con un sorrisetto, specchiando gli occhi azzurrissimi in quelli in po’ più grigi di Max.
«Vuoi scommettere?»
«Mi piaci ragazzino.» disse lui, posando il telefono. «Ma devi sapere, che ho una specie di…superpotere. Riconosco quando qualcuno mente.» fece una pausa, e distese le labbra in un sorriso sornione. «E questo è il tuo caso.»
Riprese il telefono.
Il movimento delle sue dita era accompagnato da un bip ogni volta che premeva un numero.
«Ti prego.» fece Max, con voce supplicante. «Non chiamare la Polizia. Vieni a casa con me.»
Alec non se la sentì di abbandonarlo di nuovo. Il senso di colpa lo stava divorando, e il suo lato protettivo cominciava ad emergere.
Sospirò. «Dov’è casa tua?»
«A Storybrooke, nel Maine.»
Un altro sospiro. «D’accordo, ti riporto a Storybrooke

 
 §

 
-Foresta Incantata-.
Un uccellino si posò sul dito di Biancaneve, cinguettando, ma riprese il volo non appena entrò Jace.
«Biancaneve…non starai ancora pensando a quello che ha detto la Regina?»
Lei abbassò lo sguardo in risposta.
«Ehi.» disse lui, sorridendo. «Stiamo per avere un altro bambino.» le accarezzò la pancia. «Dovresti essere felice come lo siamo io, Alec e tutto il Regno.»
Allora, sua moglie finalmente parlò. Ma non erano parole rassicuranti. «E’ dal giorno del matrimonio che ci penso.»
«Questo è esattamente ciò che vuole! Ossessionarti! Ma erano solo parole.»
Lei chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie, forse già stufa di quella conversazione. «Tu non sai di cosa è capace. Mi ha dato una mela avvelenata solo perché ero più bella di lei.»
«Posso aiutarti?» chiese lui piano.
Lei sorrise, quasi soddisfatta. «Lasciami parlare con lui.»
«Con lui?» ripeté Jace. «Intendi-»
«Sì.»
«Non se ne parla. Assolutamente no. E’ troppo pericoloso! C’è un motivo –più di uno- per cui lo teniamo sotto chiave.»
«Ma lui può prevederlo. Tu non puoi assicurarmi che il bambino sarà al sicuro. Lui sì.»
Jace sospirò, sapendo che non avrebbe vinto quella battaglia.
Biancaneve si sistemò i riccioli rossi dietro le orecchie, aspettando una sua risposta.
«D’accordo.»
 
§

-Mondo reale-.
Alec guidava il suo maggiolino giallo, andando il più veloce possibile.
Voleva solo riportare Max a casa, sperando che stavolta ci sarebbe rimasto.
«Ho fame.» fece lui d’un tratto. «Ci fermiamo?»
«Non siamo in gita. Accontentati, ragazzino, avrei anche potuto lasciarti su un pulman.»
«Io ho un nome. Max.» sbottò lui, cominciando a sfogliare un grosso libro rilegato in pelle marrone.
«Cos’è?» chiese.
«Uhm, non credo che tu sia pronto.»
«E’ solo un libro di favole.»
«Queste non sono favole, ogni cosa nel libro è successa davvero.»
«Sì, certo. Tu ne hai di problemi, ragazzino.»
«Vedi se mento.»
Lui lo guardò, ma non notò niente.
«Solo perché ci credi, non vuol dire sia vero.»
«Invece è proprio questo che lo rende vero! E tu dovresti saperlo meglio di tutti.»
«E perché?»
«Perché ci sei anche tu nel libro.»

 
§

-Foresta Incantata-.
Due figure avanzarono verso la cella dello stregone. Indossavano un lungo mantello nero con un cappuccio per coprire il volto.
Ma lui sapeva chi erano.
«Oh oh oh.» disse. «Biancaneve e il Principe Azzurro.»
Loro non si mossero.
«Oh, per favore! So che siete voi! Toglietevi quei ridicoli cosi.» sbuffò.
I due sposi abbassarono lentamente la stoffa nera.
«Siamo qui perché-»
«So perché siete qui!» gridò. «E’ per quello che ha detto la Regina, non è vero?»
«Dicci quello che sai, allora!» gridò Biancaneve ancora più forte lui.
Un sorriso folle comparse sul suo volto, e gli occhi verdi brillarono nel buio. «Ma com’è tesa la Principessa.» la schermì. «Vi aiuterò.» disse, ma prima che i muscoli dei due sovrani potessero rilassarsi, aggiunse. «Ma tutto ha un prezzo.»
«Cosa vuoi?» chiese Biancaneve con i nervi a fior di pelle, avvicinandosi alla sua cella.
«Voglio che mi facciate una promessa.»
«No!» disse Jace immediatamente.
«Accordato.» rispose invece la moglie tra i denti, con la faccia contro le sbarre, a poca distanza da quella del prigioniero. «Parla.»
«La Regina ha gettato un potente sortilegio. Presto sarete tutti in trappola, anzi no, peggio. La vostra sarà la prigione di tutte le prigioni. Il tempo. Quando si fermerà, tutto ciò che amiamo, ci verrà strappato per sempre.» rise. «Saremo intrappolati per l’eternità, mentre la Regina si godrà il suo bel lieto fine. Mentre voi, voi non avrete mai più un lieto fine.»
«Cosa possiamo fare?»
«Noi? Assolutamente niente.»
«E chi, allora?»
«Il vostro primogenito. Portatelo in salvo. Il giorno del suo ventottesimo compleanno, lui vi troverà. E avrà inizio la Battaglia Finale.»
I due sposi si guardarono, annuirono, e si girarono, ripercorrendo il corridoio a ritroso.
«Fermi!» gridò lui, grattando le unghie sulle sbarre di metallo. «Avevamo un accordo! Dovete promettere!»
«Non credo.» rispose gelido Jace, guardandolo solo per un istante. Poi si voltò, e continuò a camminare.
«Signorina, signorina!» gridò allora lui, rivolgendosi a Biancaneve. «Tu sai che ho ragione.»
«Cosa vuoi che prometta?» mormorò lei.
«Prometti che lo proteggerai a costo delle tua vita. Promettilo.»
Le mani dell'uomo tremavano. Quella promessa era tutto ciò che gli restava, la garanzia che non l’avrebbe perso.
Inspirò, con il cuore che batteva forte.
«Lo prometto.»
Espirò, rilasciando il fiato trattenuto.
Non era molto, ma gli bastava.
«E’ la vostra unica speranza.»
Biancaneve annuì, come a voler riconfermare la sua promessa; poi si calò il cappuccio sul volto e uscì dalla galleria seguendo il marito.
«E’ la nostra unica speranza.» sussurrò di nuovo lo stregone, prima di accasciarsi sul pavimento della sua cella.
 
 
 
 
 
 

 

 

Nota d'autrice:
Pubblico questo capitolo alle 23, super di fretta. Mi scuso in anticipo quindi per eventuali errori di battitura.
Mi scuso anche per l'attesa, e spero che questo capitolo sia degno delle vostre aspettative.
Nel prossimo capitolo, vedrete l'arrivo di Alec a Storybrooke. A proposito, avete capito qualcosa in più sui personaggi?
Vorrei davvero sapere cosa ne pensate, mi farebbe un enorme piacere.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto. Ringrazio Ari Youngstairs, Princess Leila, Vampiretta98, Life before his eyes, mrslightwood_, GretaCrazyWriter e Marty060201, che hanno recensito il prologo. Grazie, grazie, davvero, mi avete dato una grande spinta.

Anche oggi, un ringraziamento va ad Alice (Life before his eyes), senza la quale starei a piangermi addosso. So che stai leggendo, grazie per l'aiuto.
Un abbraccio forte ad ognuno di voi lettori.
Alla prossima,
Lucrezia.

 
   
 
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