Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: 9dolina0    21/10/2014    6 recensioni
«Il futuro di Chichi è drammaticamente avvolto da una coltre di nebbia attraverso la quale i miei poteri non possono penetrare. Vedo i malvagi incombere sul suo regno; vedo il sangue scorrere lentamente lungo le terre di Furipan e contaminare il vostro fiume; ma non posso vedere cosa ne sarà esattamente di vostra figlia. Perderà, usurpata dai malvagi, il controllo delle sfere del drago, ma che lei sopravviva o meno alla venuta di quegli esseri non posso in alcun modo saperlo. Tuttavia, riesco distintamente a scorgere accanto a lei la figura di un giovane forte e valoroso. Non so chi sia, né da dove venga, né se sarà davvero in grado di proteggerla. Cerca quel giovane e spera che possa davvero fare qualcosa. Ma sta’ attento a non confondere il designato con un malintenzionato: il destino di tua figlia potrebbe essere nelle sue mani.»
Amore, lotta, usurpazione e sentimenti...
Un destino da cambiare e una principessa da salvare.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bulma, Chichi, Goku | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha, Chichi/Goku
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo VII – Incontri al bacio

 

 

Era passata ormai una settimana da quando i malvagi o, meglio, i saiyan avevano messo piede sulle terre di Furipan e da allora né Muten, né Condor avevano più avuto notizie di Yamcha, Tensinhan e Jaozi.

Tutto sommato, a dispetto delle peggiori previsioni, la vita era proceduta in maniera relativamente tranquilla. Certo, ai saiyan piaceva essere serviti e riveriti e ciò aveva comportato un aumento di lavoro per tutti i terrestri. Ma, in fondo, se ciò era sufficiente a tenerli buoni, un piccolo sacrificio si poteva anche fare.

Già; ma per quanto tempo ancora avrebbero pazientato in attesa che la principessa rivelasse loro il segreto per usare le sfere del drago?

Muten non era uno sciocco e aveva capito che il principe era tutto, fuorché uno sprovveduto. Certo, in quel momento si trovava praticamente in trappola, dato che non aveva alcun potere sulle prodigiose sfere, ma l’anziano maestro avrebbe scommesso qualunque cosa che quel dannato ragazzo avrebbe scoperto, prima o poi, il modo per farle funzionare.

Perché tenere Bulma con sé al castello, altrimenti?

In un momento di relativa tranquillità mentale, Muten si chiese, tra l’altro, come procedesse la convivenza nella vecchia dimora di Giumaho. Vegeta, Son Goku – o come si chiamava – il padre di quest’ultimo e un energumeno pelato di cui non ricordava il nome avevano deciso di stabilirsi proprio lì, senza però buttare fuori i vecchi proprietari. E il principe aveva preteso che anche Bulma restasse.

Era chiaro: quel giovane principe senza scrupoli doveva aver capito perfettamente quanto la signorina Brief fosse arguta. In fondo, in poco meno di mezz’ora, quella scienziata aveva riparato completamente le astronavi dei saiyan andate distrutte con l’impatto sul suolo terrestre, e lo aveva fatto ricostruendo alla perfezione materiali inesistenti sul pianeta Terra.

Qualunque sovrano con un minimo di raziocinio, per quanto spietato, si sarebbe tenuto stretto un simile gioiello della scienza.

 

Il sole stava ormai tramontando sull’ancora ridente villaggio di Furipan e Muten aveva quasi terminato di arare la parte di campo che gli era toccata. Quei dannati invasori mangiavano come dinosauri! Le provvigioni di cibo che gli abitanti di Furipan avevano messo da parte l’anno precedente non erano sufficienti a sfamare ventuno alieni dalle fattezze umane.

Be’, se non altro, i saiyan avevano preferito mettere i terrestri a lavorare la terra e ad allevare bestiame piuttosto che farli fuori.

Probabilmente, a quei disgraziati la Terra piaceva; perché altrimenti stabilirsi lì? D’accordo, c’era sempre la questione delle sfere del drago in sospeso, ma ciò non bastava a giustificare il modo in cui il principe dei saiyan aveva cura di non distruggere il pianeta.

Magari ne aveva colto le potenzialità ma, alla luce dei fatti, Muten non poteva essere certo che ciò fosse necessariamente un bene.

 

Anche quella sera, come tutte le altre, Crilin aveva terminato di lavorare prima di lui e, come sempre, aveva raggiunto il suo anziano maestro. Al giovane allievo di Muten era andata piuttosto male: i saiyan si erano accorti che la sua forza era decisamente sopra la media e, pur essendo comunque superiori a lui in quanto a prestanza fisica, avevano pensato di sfruttarlo come cavia per i marchingegni creati da Bulma.

Quella ragazza era un pozzo di idee senza fine ma, evidentemente, il principe non era convinto al cento per cento di potersi fidare di lei. La strategia di Vegeta, in fondo, aveva un senso: semmai le creazioni della scienziata si fossero volutamente rivelate fallaci o, peggio, letali, a farne le spese sarebbe stato Crilin.

Bulma, insomma, si era ritrovata in trappola.

 

Crilin quella sera pareva più stanco del solito. Muten sapeva qual era il problema: il principe era molto forte e Bulma progettava i suoi marchingegni a prova di Vegeta. Non doveva essere semplice per Crilin testarli, tanto più che il giovane saiyan si era messo in testa di fare esperimenti riguardanti il campo gravitazionale.

 

«Accidenti, ragazzo, sembra che tu sia appena stato investito da un tir!»

 

«Credo che sarebbe stato decisamente più piacevole, Muten. Ah, se continuo così, non arriverò al mio prossimo compleanno!»

 

«Non dire sciocchezze! Vedrai che in qualche modo riusciremo a risolvere la situazione. Per ora sembra che i saiyan se ne stiano relativamente buoni.»

 

«Già, per ora

 

La perplessità che lesse negli occhi del suo allievo non piacque molto a Muten.

Era evidente: il ragazzo, oltre a essere molto affaticato per il duro lavoro che i saiyan gli avevano imposto, doveva essere anche a conoscenza di vari dettagli, sconosciuti a chi non frequentava assiduamente la corte. Sebbene, infatti, Crilin non dormisse lì, era ovvio che con la mansione che doveva svolgere trascorresse nel castello parecchie ore ogni giorno.

 

«C’è qualcosa che ti preoccupa, ragazzo?»

 

Crilin sospirò, cercando di tagliare sul proprio volto un sorriso di circostanza.

 

«Niente che tu non sappia già, Muten. Anche se, a dire il vero, non capisco quali intenzioni abbia Gok… cioè, Kakaroth

 

«Che vuoi dire?»

 

«Ho scoperto per puro caso che ha mentito a Vegeta dicendogli di non sapere dove siano nascoste le sfere. Tra l’altro, credo che le abbia fatte sparire dalla loro stanza, dato che i saiyan hanno perlustrato ogni angolo del palazzo. Quello che mi chiedo è se Chichi sia complice di tutto ciò o se il finto protettore le abbia di fatto sottratte anche a lei.»

 

Muten si mise a riflettere per un po’, rimanendo imbambolato in mezzo al campo.

Solo l’arrivo di un saiyan lo ridestò dai suoi pensieri, costringendolo a interrompere anche il discorso con Crilin.

 

«Ehi, vecchio, vedi di non battere la fiacca! Non vedi che hai quasi terminato il tuo lavoro?  Datti una mossa se ci tieni alla pelle!»

 

Crilin abbassò lo sguardo e strinse i pugni: detestava sentire con quanta mancanza di rispetto quegli esaltati scimmioni si rivolgessero al suo maestro.

 

«Muten, ti do una mano io, così finiamo prima.»

 

«Cosa!? Ma tu sei già stanco per il tuo lavo…»

 

«Appunto, cosa vuoi che sia un po’ di terra da arare in confronto a una stanza dalla super gravità?»

 

Il ragazzo prese l’aratro e si mise all’opera come aveva promesso. Muten ebbe un moto di compassione: oltre ad essere il più forte tra tutti gli allievi che avesse mai avuto, era decisamente anche il più magnanimo.

 

***

 

«Così non va, Chichi. Ma è possibile che tu non riesca a fare di meglio? Hai una forza pari a quella di un moscerino!»

 

La principessa di Furipan stava tirando calci e pugni da circa tre ore, ma ancora, come ogni fottuto giorno, non era riuscita nemmeno a colpirlo. Più passava il tempo e più si chiedeva come accidenti fosse venuto in mente a Gok… a Kakaroth di impartirle lezioni di arti marziali.

Non ne aveva bisogno, oltretutto: per essere una terrestre lei era già spaventosamente forte; ma quel maledetto saiyan sembrava proprio non volersi accontentare.

Era come se si fosse messo in testa di tirarle fuori qualche potere nascosto.

La cosa, inizialmente, le aveva anche fatto comodo considerando che quello poteva essere l’unico modo per tenere salva la pelle più a lungo; peccato che lei non avesse uno straccio di potere nascosto.

Per quanto ancora sarebbe andata avanti quella farsa?

Tra l’altro, Chichi aveva il forte sospetto che il suo protettore volesse in qualche modo spodestare Vegeta. Gli aveva mentito sulle sfere del drago e aveva permesso a lei di restituirle al Supremo. Insomma, non era un atto molto leale nei confronti del proprio principe.

 

Un pugno dalla potenza fuori dal normale la colpì in pieno viso scaraventandola contro le pareti della vecchia palestra del palazzo, ormai di uso esclusivo di Kakaroth.

 

«Ma si può sapere che diavolo combini? Se continui così finirai col farti ammazzare!» urlò il saiyan sputando a terra.

 

La ragazza si asciugò con la manica della sua tunica un rivolo di sangue che le scendeva dal labbro superiore.

Era tutto inutile: per quanto potesse sforzarsi, Chichi non sarebbe mai riuscita a competere con un mostro del genere.

 

«Non fare la preziosa e rimettiti in piedi! Non era poi così forte quel pugno.»

 

Chichi, per l’ennesima volta da quando aveva cominciato gli allenamenti quotidiani, fece forza sui gomiti e si rialzò. Sentiva che non avrebbe retto ancora per molto e sapeva che prima o poi quel bastardo l’avrebbe uccisa se non avesse iniziato a regolare la sua forza.

Più passava il tempo e più si chiedeva cosa diamine si aspettasse da lei.

Certo, però, mettere a nudo le proprie debolezze in quel momento sarebbe stata una pessima mossa. Lei era la principessa di Furipan e aveva sulle spalle la responsabilità di un regno. In un modo o nell’altro avrebbe dovuto trovare a tutti i costi la forza di sopravvivere.

 

La ragazza non fece in tempo ad alzare lo sguardo che si ritrovò Kakaroth vicino.

Molto vicino.

Un’altra delle abilità di quel saiyan che lei proprio non tollerava era la sua eccezionale velocità.

La guardava negli occhi con sguardo severo, in parte beffardo. Davvero, la principessa non sapeva se si stesse arrabbiando sul serio o volesse prenderla in giro.

 

«Continuiamo l’allenamento!» cercò di urlare la ragazza; ma ciò che uscì fuori dalla sua bocca fu poco più di un sussurro.

 

L’ennesimo, patetico tentativo di tirare un pugno a Kakaroth si concluse con un buco nell’acqua; stavolta, però, il guerriero aveva preferito parare il colpo piuttosto che schivarlo.

La mano di Chichi era ancora chiusa dentro quella del suo protettore/aguzzino e, nonostante gli sforzi, la giovane principessa non riusciva proprio a liberarsi dalla presa.

E quel maledetto continuava a sorriderle sfacciatamente, burlandosi della sua patetica debolezza.

 

«Fossi in te chiuderei la bocca e risparmierei il poco fiato che hai ancora in corpo.»

 

La ragazza respirava affannosamente.

Era vero: ormai non aveva quasi più la forza nemmeno per parlare. Inutile mentire a sé stessa: Kakaroth voleva ucciderla a poco a poco, umiliandola e ferendo sia il suo corpo che il suo orgoglio. E lei presto avrebbe ceduto, nonostante il suo ego le intimasse di non mostrare alcun segno di sofferenza al suo aguzzino.

Ma sarebbe stato da stupidi credere che lui non lo avesse capito da solo.

La sua debolezza iniziava a farle pena.

Quel dannato saiyan l’aveva costretta a fare i conti con sé stessa e a mettere in discussione la persona che era.

O che credeva di essere.

Dov’era finita la Chichi spavalda che si prendeva gioco di Yamcha e degli altri guerrieri terrestri? Anche questi ultimi, in fondo, erano più forti di lei, ma la principessa non si era mai fatta spaventare dall’abisso che c’era tra loro per quanto riguardava la forza fisica.

In altri ambiti, lei stravinceva alla grande.

Si era sempre ritenuta una ragazza intelligente, coraggiosa, responsabile e pronta a tutto. Era cresciuta con la consapevolezza che essere la custode delle sfere del drago le avrebbe portato un sacco di guai. Eppure, nonostante tutto, non le era mai passato per la mente di darsela a gambe. Avrebbe potuto farlo, in fondo. Dove sarebbero andati a cercarla i malvagi se lei avesse abbandonato Furipan quando la perla aveva cominciato a tingersi? Probabilmente, l’avrebbe fatta franca.

Al prezzo, però, di non salvare il suo regno.

Poteva abbandonare i suoi sudditi in mano a un finto protettore e un gruppo di alieni spietati?

Probabilmente, ragionandoci bene, il suo problema era proprio quello: lei desiderava ardentemente morire con il suo popolo. Perché, in fondo, aveva mai davvero creduto che da sola avrebbe potuto battere i malvagi? Nel profondo del suo cuore sapeva che anche un eventuale protettore fedele avrebbe potuto fare poco e nulla.

 

Le gambe le cedettero all’improvviso, facendola accasciare al suolo.

Kakaroth aveva accompagnato la sua caduta tenendo ancora stretta la sua mano nel pugno.

Era in ginocchio davanti a lei, che ormai a fatica riusciva a tenere alta la testa per guardarlo dritto negli occhi.

Quei maledetti occhi.

Non era alla sua altezza e non lo sarebbe mai stata, e la consapevolezza di non riuscire a detestare quel traditore come avrebbe dovuto la faceva sentire ancora più in difetto.

Con sé stessa, prima di tutto; poi col suo popolo.

Perché, certo, era facile professarsi vittima di uno sporco usurpatore e suscitare così la pietà della povera gente, costretta a subire la schiavitù dagli invasori; ma sapere comunque, in cuor suo, che lei avrebbe voluto essere qualcosa di più per Kakaroth che non una patetica prigioniera la faceva sentire terribilmente in colpa.

E il modo in cui quel maledetto le sorrideva in quel momento le faceva capire che lui se n’era accorto.

 

«Basta così» sussurrò appena il ragazzo, mollando la presa. «Non è nel mio interesse mandarti all’altro mondo, e questo lo sai bene anche tu.»

 

Chichi annuì con un cenno della testa, ma la furia che c’era in lei avrebbe voluto esplodere.

Era riuscita a suscitare pietà persino in un essere malvagio per natura; quanto poco valeva, dunque?

 

«Probabilmente, questo modo di allenarti non fa per te. Pazienza, vorrà dire che studierò un altro sistema per far venir fuori tutta la potenza che nascondi.»

 

«Goku…»

 

«Ti ho detto mille volte che non devi chiamarmi con quel nome.»

 

«Già, è vero. Ogni tanto tendo a dimenticare quanto tu sia ostile al finto bravo ragazzo che hai impersonato venendo a Furipan. Ti fa così tanto schifo il fatto che un terrestre ti abbia dato un nome, quando eri solo un bambino?»

 

Chichi ricevette il secondo, forte pugno di quella lunga giornata di allenamento.

 

«Se ti impegnassi nella lotta almeno quanto ti impegni nello sparare spropositi mi avresti già messo al tappeto da un pezzo.»

 

Goku prese tra le mani il volto di Chichi,

La vedeva bene in faccia, quella ragazzina sfrontata. Era arrabbiata, probabilmente anche delusa. Ma di certo questo vortice di sensazioni non dipendeva da lui.

Non completamente, per lo meno.

Durante quell’ultima settimana che aveva trascorso a palazzo nei panni, finalmente, di Kakaroth, nulla gli era sfuggito di tutto ciò che celavano le smorfie della principessa. Aveva capito quanto quest’ultima fosse testarda: incredibilmente cocciuta per quanto riguardava il suo ruolo sociale, affidabile, caparbia, un vero punto di riferimento per ogni suddito; ma quando si trattava di lui sembrava proprio che Chichi perdesse completamente la testa.

Con Napa non si comportava di certo così, nonostante fosse anch’egli un saiyan e nonostante l’enorme mole di quel saiyan d’élite lo rendesse particolarmente spaventoso.

E il fatto che una terrestre si fosse innamorata di lui non gli piaceva per niente. Come accidenti aveva fatto a suscitare in lei un simile sentimento? D’accordo, all’inizio aveva finto, e anche bene, di essere una persona diversa. Ma ormai era passata una settimana da quando aveva rivelato a tutti la proprio identità. A lui, per iniziare a odiare una persona, di solito bastava molto meno.

Che con lei fosse stato troppo buono? Forse. Anzi, riflettendoci bene, la risposta era senz’altro .

Ma lui l’aveva fatto per le sfere del drago, solo ed esclusivamente per le sfere del drago.

E allora perché, si chiedeva, vederla affranta in quel modo lo faceva arrabbiare?

Quel maledetto modo di ragionare alla maniera dei terrestri lo aveva influenzato troppo.

 

«Smettila di fissarmi. Che c’è? Ti piace davvero così tanto vedermi in queste condizioni?»

 

Goku non rispose immediatamente.

No.

Prima aveva bisogno di capire quanta amarezza si nascondesse dietro a quelle parole.

Era chiaro che a lei non piaceva affatto farsi vedere così. Lo si leggeva nei suoi occhi, che, nonostante non avessero ancora versato una lacrima – troppa era la dignità che si celava dietro a quella fragile e giovane donna – sprizzavano rancore da tutti i pori.

Rancore verso sé stessa e verso la sua stupida debolezza.

 

«Se è questo che vuoi, la smetterò di fissarti» disse a mezza bocca avvicinandosi a pochi millimetri dal suo viso.

 

Fu lei, a quel punto, a guardarlo, e a rendersi conto di quanto i loro volti fossero vicini.

Goku non aveva mai azzardato tanto. Si era divertito a provocarla fin dal primo giorno in cui si erano conosciuti, ma nel concreto non le si era mai avvicinato a tal punto se non per picchiarla.

Quasi la ragazza non si rese conto che Kakaroth la stava baciando.

Inizialmente fu un bacio leggero, appena strappato alle labbra inesperte di una principessa poco avvezza all’amore. Ma il saiyan che stava dilettando la sua bocca non era esattamente il tipo di persona che potesse definirsi dolce. Era crudele, infame e, come sempre ci si aspetta da uomini del genere, terribilmente passionale.

 

Lo shock di Chichi non fu forte a sufficienza da impedirle di ricambiare quel bacio, ormai tutt’altro che casto.

La principessa non aveva mai provato nulla del genere e l’emozione di scoprirsi finalmente donna aveva superato il dolore fisico dei pugni ricevuti.

Perché, sì… a dispetto di ciò che il cervello le implorava di fare, ogni fibra del suo corpo reagiva a quel bacio tremando di passione. Le sue labbra si erano ormai perfettamente amalgamate a quelle del saiyan, la sua lingua abbracciava con scarso pudore quella di Goku e le sue mani tremavano immobili al tocco ben poco pudico del ragazzo che, incurante della scarsa esperienza della giovane donna che stava aggiogando, scivolava con le dite sul seno della principessa.

Non era solo un vortice di sensazioni nuove ad aver catturato completamente Chichi: pensieri mai concepiti prima si stavano facendo largo tra i brividi di piacere accesi dal saiyan, costringendo in parte la principessa a spegnere il fuoco di emozioni che la stava divorando.

Perché, cavolo, va bene che lei non aveva la forza fisica per opporsi a quel bacio; ma, sfortunatamente, nemmeno lo voleva. Fino a pochi secondi prima credeva che la sua forza di volontà fosse decisamente più spiccata.

A cosa era servito chiedersi dove fosse finita la vecchia Chichi se quella nuova non provava disgusto per un bacio strappatole da un poco di buono?

La cosa peggiore era che nel preciso istante in cui assaporava le labbra del saiyan, la giovane principessa non era poi più tanto convinta che la vecchia Chichi fosse migliore di quella nuova.

Cosa ci aveva guadagnato a non cedere mai alla corte di un ragazzo, se non l’incapacità di fronteggiare a dovere il bacio di Goku? Aveva davvero desiderato di finire tra le braccia di un assassino trovandosi a perdere completamente la teta per lui? Perché, se forse in passato avesse già conosciuto l’amore, forse le audaci mani del saiyan che le stavano ormai sfiorando il ventre non l’avrebbero messa completamente in crisi.

 

Nell’unico attimo di lucidità che la principessa riuscì a concedersi, fece forza con le mani sul petto di Kakaroth nel tentativo di allontanarlo.

Era chiaro che in realtà non avesse la forza per farlo, ma il saiyan decise comunque di assecondare quel gesto e di sciogliere il bacio che lo stava unendo alla sua protetta.

Protetta. Come gli era saltato in mente di pensare di nuovo a lei in quei termini?

E perché diavolo l’aveva baciata?

 

Il ragazzo arretrò di qualche centimetro da lei e poi si alzò in piedi, dandole infine le spalle.

 

«Per stavolta è andata così. Ma se domani non riuscirai a colpirmi almeno una volta, giuro che ti ammazzo. E non sto scherzando.»

 

Chichi restò immobile a fissare il pavimento.

Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo verso l’unico ragazzo che l’avesse mai avvinta in quel modo. Tanto più che il suo scopo era soltanto quello di fotterle in qualche modo le sfere del drago.

Sapeva che mentre le diceva quelle parole, lui non la stava guardando. Ma lei, evidentemente, era tutt’altro che forte e spavalda come aveva sempre pensato di essere.

 

Il rumore sordo della porta della palestra che Kakaroth si era chiuso alle spalle non era bastato a permetterle di alzare lo sguardo.

Aveva fallito. Aveva fallito alla grande.

E provando piacere per mano di quel folle assassino, aveva anche tradito il suo popolo.

 

***

 

La voce di Giumaho, soffocata a stento in un esile bisbiglio, aveva di nuovo attirato le attenzioni di Mamanu.

Ormai erano giorni che lo stregone del toro tentava di mettersi in contatto con la veggente Baba, ma sembrava proprio che quest’ultima fosse sparita nel nulla.

O, meglio, avesse deciso di non farsi trovare.

Mamanu non era affatto certa che chiudersi in quella stanza a invocare il suo spirito avrebbe aiutato suo marito a scovare la megera; eppure non si era sognata nemmeno per un istante di smuoverlo dalle sue convinzioni. Giumaho si era messo in testa che solo lei avrebbe potuto indicargli la via della salvezza del regno e, nonostante Baba fosse stata chiara in passato nel dire che non si sarebbe fatta trovare se non dopo il ritorno della pace, lo stregone del toro non perdeva occasione di chiudersi nella sua stanza a intonare canti di invocazione.

 

Quella sera, però, aveva lasciato la porta aperta.

Mamanu non aveva voglia di entrare. Si limitò semplicemente a guardarlo, accucciata allo stipite, e a osservare la sua inutile perseveranza. Suo marito si stava logorando per salvare il regno di sua figlia. L’enorme dolore provocatogli dalla scoperta della vera identità di Goku non era infatti bastato a distoglierlo dal proposito di aiutare Chichi.

Già, Chichi.

Mentre Mamanu osservava di soppiatto il marito, non riuscì a non rivolgere un pensiero a quella ragazzina tanto audace quanto sfrontata che ora, improvvisamente, si era trovata faccia a faccia con un nemico molto più grande di lei.

E la giovane moglie di Giumaho non era nemmeno convinta che fosse la sola.

 

Sospirando, Mamanu si allontanò da quella porta e riprese la via del corridoio verso la sua meta iniziale.

In quel momento pensava a Chichi e le faceva una gran pena. La bella principessa di Furipan non poteva nemmeno lontanamente immaginare quanto lei e l’odiata moglie di suo padre fossero simili.

E, soprattutto, fossero incappate nel medesimo guaio.

In fondo, Mamanu non era affatto una stupida e aveva capito perfettamente che Chichi aveva perso la testa per Kakaroth. Peccato che il suo dannato orgoglio le impedisse di affrontare la realtà come avrebbe dovuto.

Per lei, invece, non era affatto una questione di orgoglio.

Lei era sposata, accidenti! E, oltretutto, non con un uomo qualunque.

Se avesse avuto la possibilità di concedersi una chance senza il peso di un matrimonio sulle spalle, lei lo avrebbe seguito in capo al mondo, fregandosene di chi fosse veramente e dello scopo per il quale era giunto fin lì.

In fondo, gli eventi portano le persone a cambiare, e sebbene non fosse totalmente certa di essere un evento abbastanza significativo per lui, Mamanu sapeva che vivere nel dubbio non avrebbe mai portato ad alcuna certezza.

 

La stanza era buia, come sempre, ma la flebile luce della luna piena le permetteva comunque di scorgere la sua elegante sagoma in piedi davanti alla finestra.

 

«Ti stavo aspettando. Oggi hai tardato più del solito… Meriteresti una bella punizione.»

 

Un sorriso compiaciuto si delineò sul volto di Mamanu.

Il saiyan non aspettò che fosse lei a raggiungerlo. Si avvicinò alla donna e chiuse la porta dietro di lei per poi avvincerla in un lungo bacio.

Bardack era per lei quel tutto che aveva sempre desiderato ma che non aveva mai avuto il coraggio di reclamare. Sentire le sue braccia stringerla in un abbraccio e provare l’ebbrezza del proprio respiro soffocato da un bacio passionale era quanto di più gratificante la donna avesse mai provato.

E lo aveva scelto.

Nessuno l’aveva obbligata a cedere a Bardack, nessuno l’aveva obbligata a tradire quell’uomo che il padre le aveva fatto sposare. Ma, per la prima volta in vita sua, nonostante fosse consapevole della grave colpa in cui era caduta, Mamanu sentiva davvero di essere felice.

 

CONTINUA

 

Angolo dell’autrice

Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui con un altro capitolo e con altri colpi di scena. Be’, forse tutto ciò che è accaduto qui era in realtà nell’aria, anche se la rapidità con cui ho deciso di dare una svolta agli eventi ha sorpreso persino me (lo ammetto: non è nel mio stile).

Dunque, qualche precisazione tecnica è d’obbligo.

Come avrete notato, in questo capitolo, più che nei precedenti, ho usato indistintamente sia il nome Goku che Kakaroth. La mia è una scelta voluta: ciò che mi preme, infatti, è far notare come il saiyan stia entrando in crisi, come cioè il Kakaroth che c’è in lui senta sempre più addosso il peso opprimente di quel Goku di cui vorrebbe liberarsi. Insomma, in alcune scene sta diventando difficile segnare un confine netto tra Goku e Kakaroth, per cui anche la scelta dei nomi da parte mia “risente” della crisi d’identità del ragazzo.

Per quanto riguarda Mamanu e Bardack, mi rendo conto di non aver approfondito a sufficienza ciò che sta succedendo tra loro, mettendovi di fronte al fatto compiuto. Chiaramente, nei prossimi capitoli avrò modo di spiegare cosa passi loro per la testa.

Non ho altre annotazioni tecniche da fare e credo che il capitolo, per quanto riguarda la trama in generale, parli da sé.

Ringrazio nuovamente tutti coloro che trovano il tempo di leggere la mia storia e, magari, anche di lasciare un commento.

Grazie di cuore,

9dolina0

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: 9dolina0