Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: saltandpepper    22/10/2014    11 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che ha mai conosciuto e mai creduto viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Noi ci limitiamo a tradurla!
Slash, Louis/Harry esplicito.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Dopo averla trovata in uno dei tanti siti di Fan Fiction Inglesi, abbiamo deciso di tradurla anche qui su EFP, sapendo che sicuramente a qualcuno avrebbe fatto piacere. Tutti i diritti di autore vanno alla fantastica Blindfolded.
 
____________________

Capitolo 32



Lo sto dicendo perché voglio che tu sia felice.

Martedì 28 Aprile
Trentasei settimane e tre giorni


Quando mi svegliai Martedì mattina, avevo una fastidiosa sensazione allo stomaco. Per un momento non mi ricordai della conversazione poco piacevole tra me ed Harry del giorno prima, ma poi mi inondò la consapevolezza di quello che era successo e chiusi di nuovo gli occhi lasciando uscire un lungo sospiro.
Il fatto che io e Harry non saremmo mai riusciti ad avere una conversazione ragionevole riguardo i nostri problemi proprio perché li mettevamo da parte, mi faceva sentire ancora più seccato e frustrato di quanto lo fossi mai stato. Mancava meno di un mese alla  ipotetica data in cui il bambino sarebbe dovuto nascere e ora, dopo aver vissuto pensando che Harry ed io fossimo d'accordo di dare in adozione il bambino, aveva deciso di non avere intenzione di farlo.
Erano le dieci di mattina ed ero già di cattivo umore.
Con un piccolo lamento a causa del male alla schiena, mi alzai e lasciai cadere le gambe fuori dal bordo del letto. Rimasi seduto lì per un po' di tempo, sfregandomi gli occhi e dando al mio stomaco qualche solita carezza del buon giorno, prima di alzarmi in piedi e- oh.
Sbattei le palpebre e guardai in basso dove le mie mani erano rimaste poggiate sul mio stomaco, il panico piombò istintivamente nella mia mente. C'era una sorta di lieve dolore a contrarre il mio basso ventre, come se una spugna dentro di me fosse stata spremuta ripetutamente più di una volta. La sensazione non era proprio dolorosa – forse solo un pochino -, ma era spiacevole e mi lasciò con una fastidiosa sensazione di disagio nel retro della mente, che avevo già provato una settimana prima. La sensazione era simile ma cento volte meno dolorosa. Grazie a Dio. Ma ancora, non poteva essere un buon segno, vero? O forse era normale sperimentare qualche strana sensazione così in là con la gravidanza? 
Così in là nella gravidanza.
Inghiottii.
Mancavano circa due settimane ormai, e poi tutto sarebbe... finito. Se ne sarebbe andato.
Questi erano gli stessi tipi di pensieri che mi avevano invaso la mente il giorno prima, così scossi la testa velocemente non sentendo il bisogno di entrare in un argomento che non avrebbe fatto altro che portarmi ad un livello di tristezza ancora più basso, molto più consono ad un funerale che ad un giorno qualsiasi nella vita di un ragazzo incinto di otto mesi.
Era un po' ridicolo comunque, vero? Ora ero l'unico ancora irremovibile sul fatto di dare in adozione il bambino; Harry aveva detto chiaramente che non voleva farlo, e che avrebbe voluto tenerlo e crescerlo, quindi l'unico 'ostacolo' qui ero io. Ero l'unico a pensare che fosse la decisione giusta, e quindi sentivo di non avere il diritto di sentirmi triste per il fatto che, tra due mesi, la mia vita sarebbe stata al cento per cento libera dal bambino. Con una semplice conversazione, ero riuscito a capovolgere l'intera situazione. Era un pensiero piuttosto spaventoso.
Ma era stupido. Dopo tutto il tempo passato cercando di far capire a Harry che dare il bambino in adozione sarebbe stato meglio per tutti, sarebbe stato stupido – per non dire egoista – andare da lui e dirgli che avevo cambiato idea. Non che avessi cambiato idea comunque; continuavo a pensare quello che avevo detto riguardo il bambino, Harry e me stesso. Sarebbe stato meglio se lo avessimo dato in adozione.
O, beh, per il bambino sarebbe stato decisamente meglio, e così lo sarebbe stato anche per Harry e per me, fisicamente parlando, ma sapevo che sarei stato male per tantissimo tempo dopo che il processo di adozione sarebbe stato completato. Ed ero abbastanza sicuro che per Harry sarebbe stato lo stesso.
Ma dare via il bambino rimaneva comunque la decisione migliore.
Sospirai e guardai in basso, verso il mio stomaco.
“Spero davvero che tu non finisca per odiarmi un giorno,” dissi piano.
Non intercettai nessun calcio, ma la stessa sensazione fastidiosa mi colpì di nuovo lo stomaco e mi accigliai leggermente. Rimasi nella stessa posizione per un po' di minuti, aspettando che succedesse qualcosa, ma no. Non si verificò più nessuna spiacevole o fastidiosa scossa ed io scossi un po' la testa, esasperato.
“Ti stai prendendo gioco di me, mm?” dissi e diedi al mio stomaco un altro piccolo schiaffo prima di incamminarmi – o dondolarmi – verso il mio armadio per vestirmi.
Passai la giornata seduto sul mio letto, appoggiato sopra una montagna di cuscini, leggendo e cercando di lavorare su qualche capitolo del mio libro di Inglese. Ogni tentativo si rivelò essere noioso e monotono, avevo iniziato a ripetere “vai avanti, vai avanti,” tenendo presente che mancavano meno di due mesi al diploma e che, se non avessi voluto finire la mia carriera scolastica con l'insufficienza nel cinquanta per cento delle mie materie , non avevo altra scelta che leggere.
E leggere.
E leggere.
Quando l'orologio segnò che erano quasi le quattro del pomeriggio, sentii un debole rumore della porta di casa venire aperta e poco dopo chiusa, e, pensando fosse Harry ad essere tornato da scuola, mi alzai dal letto ed uscii dalla stanza. Mi depressi constatando che, per camminare normalmente, avevo dovuto tenere una mano sulla mia schiena.
Con mio grande disappunto, non fu Harry che trovai all'entrata ma Anne, Adrian e Connor.
“Oh, ciao,” dissi quando i miei occhi incontrarono i suoi. “Pensavo... pensavo fosse Harry.”
“E' tornato a casa con Liam dopo scuola,” mi rispose mentre aiutava Adrian – o forse era Connor – a slacciare i lacci delle scarpe.
Le mie spalle crollarono e risposi con un mormorato “oh”. Non che fossi particolarmente impaziente di terminare la conversazione che avevamo iniziato la scorsa notte, ma per l'amor di Dio, ero stato da solo tutto il giorno e mi ero sentito solo. Io e Harry forse avevamo avuto una semi-litigata, ma lui continuava ad essere una buona compagnia. E mi continuava a mancare. Solo un pochino, però.
“Sarà a casa verso le sette,” disse lei, e c'era un sorrisino accennato sul suo volto che mi fece capire che sapeva quello che stavo pensando.
Annuii, continuando però a sentirmi un po' depresso, e stavo quasi per girarmi e ritornare nella mia stanza quando notai le borse della spesa piene ai suoi piedi.
“Hai bisogno di aiuto con quelle?” Dissi, facendo cenno verso di esse.
Almeno la mia educazione era rimasta intatta.
L'accenno di sorriso si tramutò in un vero e proprio sorriso a quelle parole, e scosse la testa.
“Sembra che sia già difficile per te stare qui in piedi, quindi no, faccio da sola.”
“Oh, ma io-”
“Vai e siediti da qualche parte,” mi interruppe e mi lanciò uno sguardo che diceva chiaramente “Sono stanca di discutere di queste cose con te.”
Chinai un po' la testa, ma sorrisi.
“Okay, ma fammi sapere se hai bisogno del mio aiuto per qualcosa.”
“A meno che la casa non vada a fuoco, non ti farò fare niente che abbia a che fare con lo sforzo fisico,” disse. “E questo è tutto.”

*

Alla fine, Harry non tornò a casa alle sette.
O alle otto.
O alle nove.
O alle dieci.
Quando si avvicinarono le undici ed ero sul punto di addormentarmi mentre ero seduto sul mio letto, presi il cellulare, trovai “Harry Styles” nei miei contatti e spinsi il tasto 'chiama'.
Louis? Tutto bene?” fu il saluto che ricevetti dopo qualche squillo.
“Si, sto bene,” dissi, la mia voce riempita di stanchezza.
Okay, quindi... perché mi hai chiamato?
Giocai un po' con l'orlo del mio maglione.
“Niente, mi stavo solo... sai, chiedendo perché non fossi già a casa.”
Sono da Liam. Mamma non te l'ha detto? Le avevo detto di dirtelo.
“Si, no, me l'ha detto,” dissi velocemente. “Ma ha detto che saresti tornato a casa alle sette, cosa che ovviamente... non hai fatto, quindi...”
Oh. Le ho mandato un altro messaggio per dirle che sarei rimasto qui per la notte. Immagino che non ti abbia avvertito.
Il mio cuore perse un battito a quelle parole e tossii.
“No, suppongo non lo abbia fatto.”
Esitai per un secondo.
“Quindi non ti vedrò fino a domani pomeriggio?”
Mi sa fino a domani sera.
Sembrava sentirsi colpevole.
Ho una partita di calcio alle cinque, e dopo ho intenzione di uscire con Lauren. Potrei andare a casa sua dopo e stare con lei fino a Sabato, quindi, uhm, si.
La sensazione che provai dentro il petto non potevo descriverla in nessun modo se non con un mix di disappunto, tristezza e solitudine, e dovetti inghiottire un paio di volte prima di rispondere.
“Oh, okay,” dissi, un piccolo tono di sconfitta si appiccicò alla mia voce.
Oh, no, Lou, mi dispiace,” disse implorante. “Avrei dovuto dirti che-
“No, no, va bene,” lo interruppi, cercando di far capire che stessi ‘bene’. “Non è che tu debba dirmelo ogni volta che vai da qualche parte.”
Beh, mi sento come se dovessi farlo, specialmente quando vado via per la notte,” disse. “Abbiamo le nostre cose, le nostre conversazioni e tutto il resto prima di andare a dormire, e avrei dovuto dirti che non sarei tornato per... beh, per la notte.
“Va tutto bene, Harry, davvero,” dissi, sta volta con un piccolo sorriso però. “Ti vedrò Sabato, quindi. O almeno credo.”
Si, assolutamente,” disse. “Faremo qualcosa di divertente, okay?
“Divertente?” Domandai scettico. “Riesco a mala pena a camminare.”
Okay, bene, ma possiamo almeno fare qualcos'altro piuttosto che stare in una delle nostre stanze.
“Aha. Tipo cosa?”
Tipo... Uscire e andare a mangiare qualcosa, andare a vedere un film, fare un picnic al parco, o... si, qualcosa di bello e semplice che non sia molto faticoso per te.
“Sempre positivo. Ma... si. Un picnic mi piacerebbe. Sempre se il tempo ce lo permetterà. E se porteremo un po' di cuscini. E se troveremo un albero sotto il quale io possa stendermi. E se possiamo guidare fin lì.”
Lo sentii ridere: era un suono caldo che fece sorridere anche me. Probabilmente mi faceva sembrare come un cucciolo malato d'amore.
“Sono sicuro che possiamo arrangiarci,” mormorò.
Ci fu un breve silenzio.
Quindi, perché sei ancora sveglio? In genere vai dormire alle dieci.
Le mie guance si riscaldarono leggermente.
“Ti stavo solo, sai... aspettando,” dissi esitante.
Lo sentii sospirare leggermente, e poi il suono di alcuni passi contro il pavimento di legno raggiunsero le mie orecchie. Passarono un paio di secondi ed io avevo iniziato ad essere un po' nervoso per il fatto che magari avesse interpretato male le mie parole, ma poi sentii di nuovo la sua voce.
Mi manchi anche tu,” disse semplicemente.
Il sangue mi inondò di nuovo il viso, ma stavolta per la felicità.
“Non ho mai detto che mi manchi,” dissi, prendendolo in giro.
No, ma so che è così. Non è poi così difficile capirti, nemmeno quando parliamo al telefono.
Stavo per ribattere con un commento sarcastico, ma prima che ci riuscissi, sentii una voce diversa dall'atro capo del telefono.
Harry? Perché sei scappato?
La voce suonava spaventosamente come quella di Liam. Cosa che avrebbe senso considerando che Harry era a casa sua.
“Ti sei allontanato da lui per dirmi che ti manco?” Chiesi, alzando le sopracciglia che lui non poteva vedere. Parliamo dello spreco dei muscoli facciali.
“Scusa,” disse. “E' solo che-
“Lo so, va bene,” dissi sorridendo. “Dovrei andare a letto comunque. Salutami Liam.”
Lui è un miserabile testa di cazzo comunque,” brontolò Harry, subito seguito da un indignato “ehi!” da Liam.
Beh, lo sei,” disse Harry acidamente. “E non mi dici nemmeno perché.
Perché non sono affari tuoi.
Sono il tuo fottuto migliore amico!
Questo non vuol dire che non mi è permesso avere segreti.
Certo che no, ma quando questo segreto ti rende così irritato, ho la sensazione che sia-
Posso parlare con Louis?
Tu- cosa? Perché?
Perché voglio parlare con lui.
Lui sa cosa sta succedendo?
Non sembrava per niente scandalizzato.
Se lui sa qualcosa su di te che io non so, mi offenderò seriamente.
Ovvio che lui non sa niente,” disse Liam, la bugia uscì fuori tranquillamente. “Ma voglio parlare con lui. Per favore?
Va bene, puttana presuntuosa,” brontolò Harry. 
Apparentemente Liam vuole parlare con te,” aggiunse, ora parlando di nuovo con me.
“Si, ho sentito,” dissi seccamente. “Passagli il cellulare.”
“Sei felice di liberarti di me, vero?
“Si.”
Bene.
Lo sentii ridere brevemente.
Ci vediamo Sabato allora, e faremo il nostro picnic?
“Si.” Esitai per un secondo.
Non vedo l'ora.
“Nemmeno io,” disse, un sorriso apparente nella sua voce.
Dai la buona notte ad Aidan da parte mia e digli che mi dispiace di non essere lì per dirglielo di persona.”
“Certo.”
Okay. Buona notte, dormi bene,” disse dolcemente.
“Anche tu,” risposi con un piccolo sospiro.
Ci fu qualche rumore, poi sentii Harry borbottare un silenzioso “Non parlare per molto, stare alzato fino a tardi non fa bene né a lui né al bambino” che probabilmente non avrei dovuto sentire e poi fu la voce di Liam che sentii dall'altra linea.
Ehi,” disse. “Come va?
“Bene, io sto bene,” dissi sprezzante, desideroso di agganciare in modo tale da poter andare a letto. “Apparentemente non si può dire lo stesso di te, però.”
Ancora una volta il suono di passi contro il pavimento in legno fu tutto quello che riuscii a sentire, poi una porta che veniva aperta, poi chiusa, e poi iniziò a parlare.
Molto.
Zayn è una testa di cazzo,” disse senza mezzi termini.
Apparentemente tenere per se i propri problemi non era uno dei punti forti di Liam.
Abbiamo sempre detto che lo avremmo tenuto per noi fino al nostro diploma e tutto, ma ora, tutto all'improvviso, lui vuole dirlo. Dice che ora manca poco, potremmo anche fare coming out ora così da non finire per sembrare due bugiardi quel giorno che saremo costretti a dirlo a tutta la città e a tutti i nostri amici qui intorno, perché lui è sicuro che quel giorno sta per arrivare. Ed è stato una testa di cazzo su tutto perché gli ho detto tante volte che non voglio fare coming out prima di essere ormai distanti da questo posto. Non mi sentirei sicuro se lo facessimo, e ho provato a dirglielo, ma lui ha continuato ad insistere e alla fine è finito tutto con me che gli dicevo di andare a farsi fottere se questo era ciò che pensava, e lui mi ha risposto che se era questo ciò che pensavo, allora avrei fatto meglio a stargli lontano.
Presi un respiro profondo e mi pizzicai il ponte del naso, cercando di ragionare su tutte le informazioni che mi aveva dato.
“Non avete... rotto, vero?” dissi alla fine.
Non lo so,” disse, colpevole e un po' disperato. “V-voglio dire, spero di no. Non sono- o, è solo che- preferirei fare coming out immediatamente piuttosto che perderlo, capisci? Non posso perderlo, davvero non posso. Non so cosa farei senza di lui, è troppo... troppo anche solo da pensare.
Fu straziante e triste sentire quanto fosse orribile tutta questa faccenda, e mi chiesi se anche io avrei finito per essere così alla fine, quando il mio cervello si sarebbe reso conto una volta per tutte che ciò che c'era tra me e Harry non si sarebbe mai potuto trasformare in qualcosa di reale. Ero abbastanza certo che questo non sarebbe successo presto, comunque.
“Non so davvero cosa dire,” dissi. “Ma... parla con lui. Forse può sembrare stupido e ingenuo, ma parlare di solito può risolvere questo tipo di situazioni.”
Si, ma... e se mi lascia?
“Non ti lascerà.”
Non puoi saperlo.
“Sono quasi sicuro.”
Come?
“Perché ho sentito il modo in cui parla di te, come se tu fossi appeso alla luna e alle stelle e come se fossi un santo. Non ti lascerà.”
Non puoi comunque-
“Okay, ascolta,” lo interruppi stancamente. “Tu sei stato il primo a dirmi, un po' di tempo fa, che avevo bisogno di parlare con Harry quando avevo dei problemi con lui, quindi ora ti rilancio indietro il tuo stesso avviso: parla con Zayn. Parla con lui e cerca di rimediare a tutta questa merda prima che sia troppo tardi.”
Potrei o non potrei essere in possesso di un po' più schiettezza del solito in quel particolare momento, perché quando iniziò a protestare ancora una volta, pronunciai un secco “ciao Liam” e poi riattaccai.
Beh, cosa posso dire? Ero stanco.

Venerdì 29 Aprile
Trentasei settimane e quattro giorni


Il mio Venerdì lo passai in uno stato di... beh, estrema solitudine. Senza nemmeno avere la prospettiva di vedere Harry. Non mi preoccupai di alzarmi prima di mezzogiorno, e preoccupandomi solo di farmi una doccia per dare una ripulita al mio nido piuttosto unto di capelli e per recuperare un po' di rispetto per me stesso. Funzionò, in un certo senso, fino a quando mi lasciai ancora una volta cadere sul mio letto, con indosso i miei pantaloni della tuta ed il mio maglione, ed avevo una pila di libri di fianco a me. Poi ritornai alla mia vita che si era più o meno ridotta ad essere spesa su un letto con i miei libri di scuola. La mia vita prima del bambino e di Harry sarebbe anche potuta essere anti-sociale, ma almeno ero stato in grado di fare qualunque cosa avessi voluto fare – nella linea della ragione – cosa che sicuramente non avrei potuto fare in quel momento.
Fino all'ora di pranzo, verso le due, non accadde nulla di interessante. Stavo andando in cucina a farmi qualcosa da mangiare, e avevo appena preso un pacchetto di formaggio a fette dal frigo quando, di riflesso, lasciai cadere il formaggio sul pavimento e afferrai il mio stomaco con entrambe le mani, fissandolo. Quelle stesse contrazioni simili a quelle che avevo provato il giorno prima erano tornate, anche se ora un po' più prominenti. Ancora non erano dolorosissime, sempre più fastidiose, ma... mi fecero ancora diventare nervoso, quasi spaventato.
Mi morsi le labbra e rimasi lì, guardandomi lo stomaco con gli occhi spalancati per venti secondi buoni, prima che i dolori finissero.
Forse era qualcosa di cui avrei dovuto preoccuparmi? Se questo si fosse verificato ogni giorno, allora forse si. O forse, come avevo pensato ieri, era normale avere un paio di strane sensazioni quando si era così tanto in là in gravidanza. Mentre ero lì non successe più nulla, inghiottii l'ansia, ciò mi diede un leggero senso di rassicurazione e lasciai cadere sui fianchi le mani. Non era successo niente di nuovo. E non avrebbe assolutamente aiutato parlarne a Harry; sarebbe andato fuori di testa e avrebbe insistito che io facessi solo Dio sa cosa per essere al cento per cento sicuro che non ci fosse nulla di grave e... no, era totalmente inutile.
Distolsi lo sguardo dallo stomaco, ma questa volta fino a terra dove il formaggio si era sciolto, e sospirai tristemente. Non c'era nessun altro a casa e volevo davvero il formaggio alla griglia, con irritazione e un sacco di brontolii incoerenti sul fatto di essere grasso, mi accovacciai e-
Prontamente caddi sul mio culo. Il peso del mio culo era troppo per permettere alle mie gambe di gestirlo quando non ero dritto in piedi, a quanto pare. Rimasi seduto lì per cinque minuti buoni, fulminando con lo sguardo il formaggio e poi il mio stomaco, prima di raccogliere abbastanza forza di volontà per rialzarmi in piedi – questa volta con il formaggio in mano. 
Dopo che ebbi finalmente finito di mangiare il mio pranzo, trovai la strada verso la mia stanza e ritornai alla mia solita posizione sul letto, con i miei libri, i miei fogli e le mie penne. E lì rimasi fino a quando Anne tornò a casa da lavoro alle cinque ed un'ora dopo venne a dirmi che la cena era in cucina se avessi avuto fame.
Se avessi avuto fame.
Avevo quasi riso ad alta voce a quelle parole.
La cena fu silenziosa, ma buona e tranquilla, e pensai dentro di me a quanto fosse strano che non mi sentissi fuori luogo insieme alle persone con il quale ero seduto al tavolo che conoscevo da non più di un paio di settimane. Ed era particolarmente strano il fatto che non mi sentissi fuori luogo a star seduto ad un tavolo da pranzo con la famiglia di Harry senza che lui fosse presente. Era davvero bello, però, e anche se potrebbe suonare triste, mi sentivo più a casa e più gradito in questo tavolo piuttosto di quello in cui mi sedevo quando ero a casa di mia madre dopo che era errivato Ian.
Un pisolino sembrò una buona idea una volta finita la cena ed il mio stomaco era riempito di purè di patate, pollo alla griglia e insalate, e più o meno un secondo dopo che la mia testa toccò il cuscino, mi addormentai profondamente, finendo nel mondo dei sogni. O 'terra dei sogni' sarebbe stato più adatto visto che in realtà non avevo sognato niente.
Non mi svegliai fino a quando l'orologio segnò le nove e quarantacinque e, tutto quello che feci, fu sostituire i miei vestiti con la mia maglietta di pelo e i pantaloni del pigiama, ed andare sotto le coperte invece che sopra e mi addormentai quasi subito.
La fantastica vita della gravidanza.

Sabato 30 Aprile
Trentasei giorni e cinque giorni


La volta dopo che mi svegliai, qualcuno era apparentemente stato nella stanza, perché le luci sopra il comodino di fianco al letto, che ero perfettamente sicuro di aver lasciato accese, erano state spente, ed i miei vestiti, che avevo lasciato in una pila sul pavimento, erano piegati sopra la mia scrivania.
Passai venti secondi buoni chiedendomi che cosa mi avesse svegliato, perché ero sicurissimo non fosse stata la mia sveglia – uno sguardo fuori dalla finestra mi aveva confermato che era ancora  notte e quand'era stata l'ultima volta che mi ero alzato di mia spontanea volontà nel bel mezzo della notte?
Probabilmente otto mesi prima.
Rimasi confuso per un po' di tempo, e stavo quasi per chiudere gli occhi e ritornare a dormire quando ci fu un tonfo rumoroso seguito da un colpo ancora più forte che proveniva da qualche parte fuori dalla porta. Sentendomi un po' nervoso, tolsi le coperte dal mio corpo, rabbrividendo appena quando l'aria fresca nella stanza venne a contatto con la pelle delle mie braccia, mi alzai dal letto e attraversai la stanza.
Il corridoio fuori era vuoto, per quanto potessi dire, quando mi fermai fuori, ma le luci del soffitto erano accese, cosa che non succedeva mai durante la notte, e questo confermò che i suoni che avevo sentito non erano stati solo frutto della mia immaginazione. Con piccoli passi esitanti, pensando che sarebbe stato un po' scomodo se avessi dovuto camminare su... beh, Dio sa che cosa, iniziai a camminare lungo il corridoio, anche se non ero esattamente sicuro cosa stessi cercando.
Quando arrivai vicino alla cucina, sentii il suono di posate essere mosse, poi il frigo venire aperto e poi un altro rumore seguito da un flusso di maledizioni provenienti da qualcuno che sembrava tanto essere-
“Harry?”
Era in piedi, la schiena rivolta verso di me, ma al suono della mia voce, si girò ed incontrò il mio sguardo con un paio di occhi grandi e davvero... lucidi.
“Ehi,” disse suonando stranamente triste. “Ti ho svegliato?”
“E' tutto okay,” dissi mentre camminavo fin dove si trovava, in piedi di fianco al frigo aperto. “Perché sei a casa? Pensavo che fossi con Lauren stanotte.”
Prese un cartone di succo e chiuse il frigo prima di girarsi e appoggiarsi al bancone.
“Beh, sai, i piani cambiano e tutto il resto, non possono andare sempre come vuoi. Che cazzo di schifo.”
Era quasi sul punto di farfugliare, ed io alzai le sopracciglia leggermente verso di lui, verso i suoi occhi lontani, le guance stranamente rosse e i capelli scompigliati. E poi sospirai non appena realizzai.
“Sei ubriaco,” constatai.
“Si.”
Beh, era stato facile.
“Schifosamente ubriaco, a dire il vero.”
Sospirai di nuovo.
“Come mai?”
“Perché ho bevuto, ovviamente.”
“Ma non mi dire. Perché, esattamente, avresti bevuto?”
“Perché avevo voglia di farlo.”
“Non ami bere.”
Le sue spalle si alzarono e fece un passo di lato, però aggrappandosi velocemente al bancone.
“Non oggi,” mormorò.
Mi sfregai la faccia con le mani, iniziando ad essere un po' preoccupato, e feci un passo di lato per riuscire a guardarlo bene in faccia.
“Va tutto  bene?” Chiesi. “A parte il fatto che sei ubriaco, intendo.”
Scrollò semplicemente le spalle, continuando a guardarmi triste.
“E' successo qualcosa? Hai... perso la partita o altro?”
“No, abbiamo vinto.”
“Allora cosa-”
“Penso... penso che andrò a dormire ora,” mi interruppe, continuando però a sembrare un po' esitante, e senza dire un'altra parola, prese il cartone del succo di frutta e lasciò la cucina, apparentemente dimenticando di spegnere qualsiasi luce.
Ancora con le sopracciglia alzate, mi preoccupai di abbassare l'interruttore delle luci sul muro, lasciando la stanza al buio eccetto per i numeri digitali rossi del fornello che mi indicavano che erano le tre e mezza del mattino, e poi mi incamminai verso la stanza di Harry. Quando ci arrivai, lo trovai seduto sul letto, guardandosi intorno con occhi stanchi e gli angoli della bocca rivolti verso il basso. Chiusi silenziosamente la porta in modo da non svegliare nessun altro, e questo lasciò la stanza quasi nella totale oscurità, facendomi notare come ad Harry non sembrava importare se le luci fossero accese o meno.
Annaspai lungo il muro con una mano per un momento prima di trovare l'interruttore delle luci.
“Pensavo che saresti andato a dormire,” dissi.
Spostò il suo sguardo verso di me lentamente e gli ci volle un po' per mettermi a fuoco.
“Si,” disse con un sospiro profondo prima di alzarsi in piedi e togliersi prontamente i pantaloni, lasciandoli cadere ai suoi piedi. In qualche modo riuscì ad inciampare su di essi quando cercò di sedersi sul letto, e atterrò maldestramente sul pavimento.
“Fanculo,” mormorò prima di alzarsi goffamente e provando una seconda volta a liberarsi dei pantaloni. Sta volta con successo.
Io rimasi lì a guardarlo, sentendomi divertito, curioso e leggermente scosso, mentre lui si toglieva i calzini e la maglietta e mentre mi rivolgeva un'occhiata pietosa.
“La mia vita è stupida,” disse poi, improvvisamente. “E'... stupida. Non è più felice o... bella come lo era prima.”
Il mio cuore sprofondò, perché sembrava un sacco come se stesse per dirmi quanto gli avessi incasinato la vita. Tuttavia mi incamminai verso il letto e mi sedetti di fianco a lui, sentendo che le mie gambe avrebbero ceduto se fossi rimasto in piedi ancora a lungo.
“Hai ancora Lauren,” tentennai, alzando di pochissimo le sopracciglia.
“Questo è stupido,” farfugliò mentre sfiorava l'orlo dei suoi boxer. “Lei è spregevole con tutti tranne che con me, e non mi piace. Ed è così fredda e... disinteressata. Non parla e non fa mai niente di buono, solo compere, sistemarsi i capelli e fare sesso. E ho capito che ha dei bei capelli, quindi deve curarli per farli rimanere tali perché i capelli brutti non vanno bene, sono... brutti. E mi piace fare sesso perché è bello e mi fa sentire bene, ma solo con le persone che mi piacciono e Lauren non mi piace più, perché è spregevole e fredda e disinteressata, ed è triste perché una volta era buona e... non era fredda ed era più interessante.”
Mentre parlava, i miei occhi si spalancarono sempre di più, e quando si fermò,  la mia mascella era altrettanto spalancata.
A lui non piaceva più Lauren? Certo, mi aveva detto che sapeva fosse spregevole e tutto il resto, ma pensavo che vedesse in lei qualcosa che tutti noi non riuscivamo a vedere. Apparentemente no, se quello che aveva appena detto era vero.
“Se- beh, se le cose stanno così allora perché... perché non la lasci?” Chiesi esitante.
Sapevo che era un po' scorretto porgli quella domanda, pur sapendo che non volesse che io venissi a conoscenza della risposta, ora che era ubriaco e non aveva il solito autocontrollo, ma era una domanda su cui desideravo tanto avere una risposta, ed ora avevo effettivamente l'opportunità di averla. Ero un po' egoista, forse, ma dopo tutta la merda che avevo passato ultimamente per colpa di Harry, mi sentivo come se avessi il diritto di giocare la carta dell'egoismo.
Le sue sopracciglia si aggrottarono, facendolo apparire incredibilmente triste e cucciolo, e rimase seduto lì a guardarmi in silenzio per tanto tempo prima di rispondere sconfitto in un soffio di voce:
“Perchè ho paura.”
Questa non era la risposta che mi aspettavo, quindi alzai le sopracciglia.
“In che senso?”
“Se rompo con lei, non mi sarà rimasto più... niente, nessuno che io possa, sai, amare per tutti quelli che mi vedono.”
Strinsi la mascella, sentendomi un po' irritato da quelle parole.
“Continuerai ad avere me,” dissi, cercando di ridurre la durezza nella mia voce al minimo.
“Non posso amare te per tutti quelli che mi vedono,” mormorò. “È come se... Lauren fosse l'unica cosa nella mia vita rimasta... etero.” Sbattei le palpebre.
“Etero?”
Abbassò lo sguardo.
“Lei è l'unica cosa rimasta nella mia vita ad essere... cento per cento eterosessuale.”
Non potei evitare di sentirmi ancora più confuso.
“E'... E' questa l'unica ragione per cui stai con lei?” Chiesi. “Perché non vuoi essere gay?”
“Non sono gay,” borbottò. “Solo che... mi piacciono gli uomini. Occasionalmente.”
“Occasionalmente,” ripetei. “Quindi tu non vuoi essere gay occasionalmente, e questo è il motivo per cui-”
“E le persone ne parlerebbero,” mi interruppe, sembrando non aver capito niente di ciò che avevo detto. “Se rompessi con lei, lo verrebbero a sapere tutti e loro non possono venirlo a sapere perché sarebbe un disastro, ed i miei amici mi odierebbero e poi la mia squadra mi odierebbe sicuramente, e forse anche i miei genitori, e non posso lasciare che loro mi odino perché io non sono come te, ho bisogno di persone intorno.”
“Non sono sicuro se debba sentirmi offeso o lusingato,” dissi. “Ma Harry, nessuno ti odierebbe se dicessi di essere attratto sia dalle donne che dagli uomini, non i tuoi amici e certamente non i tuoi genitori. E chi se ne frega della squadra? Hai appena giocato la tua ultima partita, quindi cosa importa quello che pensano?”
Un triste broncio fu tutto quello che ottenni in risposta, e sospirai.
“Voglio solo che tu sia felice, okay?” dissi. “E se non sei felice con Lauren, penso che dovresti lasciarla.”
“Tu dici questo solo perché mi ami e perché mi vuoi tutto per te,” disse, però non con cattive intenzioni, solo come un dato di fatto.
Inghiottii.
“No, lo sto dicendo perché voglio che tu sia felice,” mormorai. “Con o senza di me, voglio solo che tu sia felice.”
“Anche io voglio essere felice,” disse stanco, chiudendo gli occhi ed  inclinando leggermente la testa. “Voglio davvero essere felice.”
Sorrisi debolmente.
“Dovresti sdraiarti ed andare a dormire,” dissi. “A meno che tu non voglia cadere sul pavimento.”
“Buona idea,” mormorò, ancora con gli occhi chiusi.
Rimase seduto lì per altri pochi secondi prima di sospirare ed alzarsi in piedi, il suo corpo sembrava diventato come quello di uno zombie. Mi alzai insieme a lui, solo per sicurezza, e spostai le coperte di lato per fare spazio a Harry. Per un secondo sembrò essere un po' confuso su cosa fare dopo, ma poi cadde sul letto, prima la faccia, e si mosse fino ad appoggiarsi sul cuscino con le braccia aperte come le stelle marine.
Stavo per coprirlo e lasciare la stanza quando lui aprì un occhio e mi guardò.
“Puoi restare qui,” disse mentre batteva debolmente la mano sul letto, nel posto di fianco a lui. “C'è spazio per tutti e tre.”
Per qualche ragione non riuscii a non pensare che non fosse giusto, probabilmente sarebbe stato più saggio da parte mia dire di no e avrei fatto meglio a tornare nella mia stanza, ma ero stanco ed Harry sembrava così triste e sapevo che dormire tra le sue braccia era comodissimo. Molto più comodo che dormire nel letto da solo.
“Si, okay,” dissi, e procedetti nel sedermi sul bordo del letto e stendendo le gambe sopra prima di sdraiarmi totalmente, circondando la pancia con un braccio per supportarla.
Harry era sdraiato sullo stomaco, ma il suo viso era rivolto verso di me ed i suoi occhi, che sembravano sempre più stanchi ogni secondo che passava, mi guardavano.
“Sei sempre dolce, Lou,” disse mezzo addormentato. “Con me e con tutti gli altri. A parte quando merito che tu faccia lo stronzo. E succede spesso, ma va bene perché me lo merito. È un bene che... cerchi di difenderti. Non lo facevi prima, ma ora lo fai, ed è un bene per te. Non per me, perché sei arrabbiato con me, ma va bene comunque, perché significa che un giorno troverai qualcuno che ti tratterà bene, perché non gli permetterai di trattarti male. È un bene, mi piace.”
Beh, okay, questo era davvero triste.
“Tu non sei così male, Harry,” dissi dolcemente, sorridendogli debolmente. “Ogni tanto mi fai arrabbiare, ma sei un bravo ragazzo.”
Ritornò a sorridere.
“E continui ad amarmi, vero?” disse, sembrando un po' nervoso. Alzai una mano e intrecciai le mie dita con le sue, stringendole piano.
“Si, continuo ad amarti.”
“Bene... meno male,” sospirò.
Continuò  a guardarmi per un po', come se stesse pensando a qualcosa.
“Sei bello, Lou,” disse poi. “Sei così bello, e... piccolo. Sei davvero piccolo, e delicato, e bello e piccolo. E delicato. Mi piace questo di te, che sei piccolo, che ti adatti a me come uno di quei materassi morbidi. E' dolce.”
Feci uscire una risata soffocata, più un sussurro, e risposi arrossendo con un semplice “grazie”.
“Di niente,” disse, la sua voce solo un sussurro. 
“Sei tipo... il mio bambino, sai?” continuò, guardandomi con occhi pesanti. “O... il mio bambino attuale è qui-” Lasciò che una mano andasse ad accarezzare il mio stomaco.
“-Ed io lo amo così tanto, perché è mio figlio, sai? Ma... tu sei il mio bambino, ed amo tanto anche te.” Le sue palpebre si chiusero dopo, ma lui continuò a parlare, però ora più in mormorii dei quali non riuscii più a comprendere le parole.
“E so che non sono stato... molto buono con te e ti ho trattato male, non che lo meritassi, ma... quando avrò rotto con Lauren, spero... spero che tu sarai ancora qui, e che continuerai a volermi.”



Occhio a me!

Eccolo quì, anche il 32 è andato. Mancano esattamente 10 capitoli alla fine ed io non ci posso credere (si, dopo c'è il sequel, ma It beats for two è It beats for two dai).
Sono qui a pubblicare il capitolo prima di mettermi a studiare fisica; domani compito nel quale andrò di merda, yay!
Mi dispiace di aver ritardato così tanto a pubblicare, ma sono stata sommersa da interrogazioni e compiti in sti giorni e la sera non avevo la forza nè fisica nè mentale per mettermi a pubblicare il capitolo. Oggi finalmente ho trovato un momentino libero e ne ho subito approfittato.
Non so voi, ma io questo capitolo lo amo particolarmente: un Louis solo soletto che ha voglia della compagnia del suo Harry che se ne va a dormire da Liam senza nemmeno avvisare il padre di suo figlio, un Liam preoccupato che è incazzato con Zayn ma che lo ama tantissimo nonostante tutto e un Harry che dice a Louis che gli manca. Harold, che ti succede? L'ultima parte poi, ci mancava poco che mi sciogliessi. FINALMENTE L'HA AMMESSO. Si, era ubriaco fradico, ma FINALMENTE HA AMMESSO CHE DI LAUREN NON GLIENE FOTTE UN CAZZO. Okay, scusate il linguaggio non appropriato ma questa volta ci sta davvero. Mi piace molto di più l'Harold patatino nell'ultimo pezzo che quello cretino che non capisce niente che c'è stato in tutti i precedenti capitoli. Andiamo... ma tutte le paroline dolci che ha detto a Louis? Aaaaah se le è meritate tutte, una per una. Dovrebbero farlo Santo a quel povero ragazzo, altrochè.
Ma il piccolo Aidan vuole venire fuori o no? :D
Bene, volevo ringraziare tutte voi, belle donne, che continuate a seguire la storia e a sopportarci. Sopportare sia noi che i nostri ritardi, vi amiamo tanto davvero.
Grazie a tutte quelle che ci scrivono qui, su Twitter e anche a quelle che perdono un po' del loro tempo per continuare a seguirci. Un bacione a tutte.
A presto,

Giulia.

 
  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: saltandpepper