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Autore: sese87    25/10/2014    7 recensioni
AU che traccia le vite dei protagonisti di Dragon Ball alle prese con il nostro mondo, dalla loro adolescenza all'età adulta.
*il cognome Arensay è un anagramma di mia invenzione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '1998'
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two

Two lost souls swimmin’in a fish bowl

_______________________________________________________

 

Hey you,

would you help me to carry the stone?*

 

 

In quel momento non avrei mai creduto che l’odore della palestra avrebbe tormentato le mie fantasie di donna ben dieci anni dopo. Che quella stessa luce al neon, chiara come la nolente verità, avrebbe raffreddato la confidenza che serbavo in me stessa, in una notte di aspettative disattese. 
E forse era chiaro anche allora che non sarei stata in grado di salvare Vegeta, nella presunzione di poter cambiare quella sua sofferenza con una pizza tra amici. I miei amici.
Gli chiesi ancora cosa avesse deciso, quasi offesa per la sua irriconoscenza nei mei confronti, per quella sua riluttanza a passare del tempo con me, quasi l’unica al mondo a poterlo capire; perché avrei fatto qualsiasi cosa per annebbiare il ricordo del padre con un presente di sorrisi, quando lui preferiva tormentarmi senza rispondere. Nel profondo, non lo avrei mai ammesso, credevo mi fosse dovuto almeno un abbraccio, soprattutto dopo avermi visto piangere per lui; mi consideravo, era vero, ormai parte indimenticabile della sua vita e non capivo perché lui non voleva riconoscerlo. Quasi stufa di doverlo sempre riconcorrere per tirarlo fuori dalla sua mente, la mia paura, pensavo, meritava empatia e mi sbagliavo. Sentivo che saremmo stati legati per sempre, in un cameratismo di dolore di cui, senza accorgermene, mi compiacevo con me stessa. Sentimenti complicati, troppo per poter essere afferrati nella loro egoistica essenza da una giovane ragazza ai primi assaggi di vita. Li scambiavo per amicizia e altruismo disinteressati, ma era soltanto voglia di passare del tempo con lui. Ora lo riconosco, non era compassione ma giustificazioni date a me stessa.
Tuttavia, era ancora il 1998, eravamo adolescenti, eravamo prede di emozioni potenti e me la presi. Quando il suo sguardo scorse oltre le mie spalle, avevo ancora la convinzione che avesse potuto accettare il mio stupido invito. La delusione sarebbe arrivata in un istante, fastidiosa come il dito indice che, da lì a pochi secondi, C18 avrebbe imposto a pistola contro la mia schiena “Ci provi sempre, vero?”. Poi Vegeta mi avrebbe dato le spalle, io lo avrei rincorso… lo ricordo come fosse ora… afferrandolo per un braccio, “Dai, ho anche ilKaraoke!”, dicevo. Ti dicevo.
E ora sei qui, Vegeta, lontano la distanza di un vetro. Mi tremano le mani, mi trema la voce, mi tremano i pensieri che, veloci, trascinano lacrime. Avrei voluto abbracciarti con la forza di un’attesa decennale, e invece sono qui con la paura di romperti anche solo con lo sguardo. Sei forte, tuttavia umano e dicono che forse morirai.
Nel caso tu non morissi… nel caso tu non morissi… nel caso tu non morissi… Vegeta…dovrei dirti che non m’importa niente di chi hai ucciso stasera. Di cosa hai fatto, perché. Ti direi: “Vieni a casa”, come fosse quella sera.
Non cederei alla forza della distanza che, da giovani, le nostre paure ci imponevano. Non ascolterei la mia testa, andrei dritta per il cuore.  

 

«Ma si può sapere che vuoi?» Strattona il braccio per liberarlo dalla presa, «Ehi Yamcha, perché non te la vieni a riprendere? Mi ha stancato!» Ma prima che Yamcha colga l’insolenza, Vegeta decide di continuare il suo monologo a labbra tirate di rabbia: «Mi hai stancato Brief, mi sei sempre tra i piedi! Ma che diamine vuoi
«
Mh…Vacci piano, Vegeta, o si metterà a piangere di nuovo!», affonda C18.
«Glielo hai detto?», domando furiosa, più colpita dalle parole di C18 che da quelle di Vegeta, resa partecipe di quell’unico, intimo istante tra me e lui.
«Ehi, Bulma, tutto bene?», sopraggiunge Yamcha, osservando tutti e due in modo torvo.
«Non lo vedi? La tua ragazzetta mi pare piuttosto insoddisfatta!» Bercia Arensay, strafottente, leccandosi il labbro superiore. «Forse dovresti farti lei, piuttosto che la copia! Sarebbe ora, o continuerà a chiedere ad altri di spogliarla
«
Vegeta…», sospiro. 
«Come? Che cosa vuol dire, Bulma, Vegeta
«
Oh non te l’ha detto, forse?» Scoppia a ridere quest’ultimo. «Che mentre punisce te per esserti scopata un’altra, una sera si sarebbe volentieri fatta dare una botta da me!» La risata diventa più forte, gutturale, maliziosa. 
«Non è vero, Yamcha!», riesco solo a mentire, impreparata davanti a quello schiaffo morale che mi arriva proprio dal poco raccomandabile Vegeta. 
C’è molta gente intorno a noi; tra ragazzi e genitori impegnati a tessere le lodi dei loro figli ai professori, nessuno ci bada, venendoci incontro. Bloccandoci. E Vegeta non sta nemmeno gridando, afferma, con quella sua voce calma e velata, rendendo ancora più pesanti le parole. E la sue risa potrebbero essere intese come nate da una battuta spassosa, tanto è distaccato quel suo tono strafottente. 
«Siete solo patetici! Degli inutili mocciosi. E tu, Brief, ora che hai quasi assistito alla morte di mio padre, ti senti libera di rivolgerti a me come a un qualunque dei tuoi stupidi amici; sappi che non ho bisogno della tua pietà. Mettiti pure il cuore in pace, di mio padre non me ne importa niente, tanto meno di te. Anzi, sei talmente fastidiosa che avresti potuto morire quel giorno come una mosca qualsiasi
Quelle
sue parole mi arrivano talmente sproporzionate rispetto al mio invito che resto confusa, ferita e mortifica; per la prima volta incapace di reagire durante un litigio. Nondimeno, con Vegeta non sono mai sicura di poter vincere.
«
Adesso basta, Vegeta!» Sbotta a qual punto Yamcha, che finalmente crede di avere un motivo valido per mandarlo a quel paese sembrando l’eroe ma m’infastidisco delle sue interruzioni e glielo dico che non c’entra nulla lui, tra me e Vegeta. Il quale a un certo punto si avvicina, scansando Yamcha che gli si era parato davanti allo scopo di proteggermi, ma nessuno ha il diritto di proteggermi da Vegeta.
C18 lo richiama risentita mentre lui mi afferra il mento con una mano e, «Lo vedi», sussurra, sfiorandomi le labbra con il suo respiro. «Quanto sei ridicola?».
«
Oh lo dicevo io che siete fidanzati. Ma che bella coppia!» Irrompe a quel punto mia madre, procedendo al braccio di mio padre.
Vegeta si allontana, infastidito, lancia a mia madre tutto il suo disprezzo dagli occhi neri. «E la pizza, puoi anche ficcarla nell’orifizio che vorresti ti prendessi!» Mi dice, e ride ancora, di una battuta che è un insulto. Vedo Yamcha fremere di collera, vorrebbe rincorrerlo e picchiarlo ma suppongo tema di rompersi di nuovo il naso; C18, invece, gli corre dietro. Mia madre che come al solito non ha capito un accidenti «Cosa avrà voluto dire, caro? Però è così carino».
Nemmeno
io lo lascio andare. Gli corro dietro, perché tanto lo so che non è con me che ce l’ha e non gliela perdono. Devo sapere. Gli devo dire che è un arrogante, un vigliacco che ha paura di dover ammettere di essere triste.
Fuori sta piovendo, sono nel parcheggio, C18 è lì che lo rincorre; dietro di me sento i passi e la voce di C17 che li richiama. Fa freddo, molto. Grido il nome di Vegeta, ma C18 lo pronuncia più forte di me, aggiungendo uno schiaffo che non arriva a destinazione.
Vegeta dice qualcosa, lo richiamo, ma è a C18 che parla. C17 li raggiunge. Li raggiungo. 
È troppo tardi, C18, con tutta la sua forza, dà una spinta a Vegeta, il quale non aspettandoselo, perde l’equilibrio e cade a terra. Si rialza, è furente. «Ma cosa credi che solo perché sei una femmina non sia capace di colpirti?» e la spinge a sua volta, con più forza, contro una macchina. 
«Vegeta, adesso basta, o te la vedrai con me!» Interviene C17 in soccorso alla gemella.
«
Fatti sotto, allora!» Lo provoca Vegeta.
«
Vegeta!» Lo richiamo anch’io.
«
Tu sta’ zitta, stupida!» Mi dice la ragazza.
«
Stupida a chi, maldetta strega?» Ribatto, lanciandomi contro di lei; le afferro i capelli e tiro forte.
L’altra risponde con un calcio negli stinchi. A quel punto sto per fare la contromossa, schiamazzando insulti come una povera gallina a cui stanno torcendo il collo, ma Vegeta mi afferra per le spalle allontanandomi da C18. C17 regge già la sorella.
«
Lasciami, lasciami!» Mi dimeno.
Anche gli altri, a questo punto ci raggiungono allarmati, tranne mio padre che mi chiede come mai non ho portato l’ombrello. Mi distraggo da quella domanda fuori luogo e mi calmo.
Sento le braccia di Vegeta scivolarmi addosso mentre allenta la presa. I nostri vestiti sono bagnati; noi quattro: Vegeta, C18, C17 ed io siamo, effettivamente, senza ombrello. Passata l’adrenalina, mi accorgo adesso del freddo e mi stringo nel maglione bagnato, quasi un riflesso incondizionato.
«
Stavamo solo parlando.» Mi difendo, appuntando i gomiti.
«
Non credere sia finita qui!», mi avverte C18, mentre si allontana. C17 scuote la testa, guarda Vegeta con ostilità per aver osato maltrattare la sorella tanto amata, e segue quest’ultima fino alla macchina che li avrebbe riportati a casa. Vegeta resta solo, diviso anche da me da un muro invisibile.
Ci guarda tutti con disprezzo, gira le spalle a se ne va. Fa alcuni passi, sotto la pioggia; si ferma; torna indietro.
«
Ehi tu!» Si rivolge a me. «Le mie chiavi di casa erano in quella macchina. Vengo da te.» Asserisce, quasi in un ordine.
«
Ma come ti permetti?» Lo riprende Yamcha. «Con che coraggio ti inviti da lei, dopo quello che è successo
«
Fammi il favore, impicciati degli affari tuoi!» Ribatte Arensay, incrociando le braccia al petto. «E tu, vecchio, perché non vai a prendere la macchina?» Domanda (ordina?) a mio padre il quale, vittima del suo solito temperamento indolente, ridacchia: «Ecco, mi pare un’ottima idea, figliolo!».
Una
volta all'asciuto nell’abitacolo, a coronare l’assurdità della situazione, Yamcha siede tra me e Vegeta.

 So you think you can tell*,
Heaven from hell,
Blue Skies from pain

 Vorrei fosse la mano di Vegeta quella che sto stringendo.

Do you think you can tell?

«Vegeta, mi piace molto come porti i capelli. Mi sono sempre piaciuti i ragazzi alla moda!» Cinghetta mia mamma imbarazzandolo.
Un risvolto di serata decisamente inaspettato.

 We’re just two lost 
Souls swimming in a fish bowlyear after year...
 Canta, invece, la radio.

 

 

Continua…

 

Finalmente l’aggiornamento è arrivato! Scusata tutti il mio solito, lunghissimo ritardo. Spero questo capitolo vi sia piaciuto e, se potete, lasciatemi una recensione: le vostre opinioni sono molto importanti per me! :)

 *Questa canzone è dei Pink Floyd, “I wish you were here”.Tuttavia, ho scritto questo capitolo ascoltando anche “Hey you”, sempre dei Pink Floyd, nel caso vi vada di sentire anche questa mentre leggete! ;)

 

   
 
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