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Autore: Slvre99    26/10/2014    3 recensioni
Cosa succede se mettiamo insieme Merida, la ribelle, Jack, lo spirito della neve, Hiccup, il cavaliere di draghi e Rapunzel, la sognatrice? Risultato? Tante one shot per tutti i gusti.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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N.A. SCUSATE il tremendo ritardo, ma in queste settimane mi sono concentrata molto nello scrivere una long su HungerGamesAU. In compenso ho ripreso a scrivere questa one shot, che avevo abbandonato tre settimane fa. Parlerà dei pucciosi Hic, Mer, Punzie e Jack in una ModernAU. Spero che sia uscita decentemente, ma non spetta a me dirlo. Buona lettura! ^^


Dodici anni dopo
 

Loro erano speciali. Non come il solito gruppo di amici che si ritrovava il sabato sera in una discoteca o un pub. Loro erano speciali. Speciali come la neve nel deserto del Sahara. Un giorno passato insieme valevano mille con un’altra persona. Loro erano speciali. Erano ciò che tutti desideravano. Facevano parte di una grande, lunga amicizia infinita. 

 

Dodici anni dopo

 

< Bentornata, tesoro! > sorrise Elionor vendendo la rossa correrle ad abbracciarla sorridendo apertamente. Erano passati molti anni dall’ultima volta che si erano viste. Nulla era cambiato tra loro: lettera per Natale, videochat su Skype e biglietti di auguri ai vari compleanni. Un normale rapporto per quando si viveva a più di mille chilometri di distanza.

< Entra! Qui fuori si gela. > disse la mamma accompagnando la sua bambina nel grande soggiorno dei DunBroch. La stessa aria si respirava da anni. Tra quelle pareti quanti ricordi le saltarono in mente. Ora che abitava a Boston si era dimenticata tutto ciò che le ricordava casa, ma esattamente in quel momento si ritrovò sommersa dai momenti più importanti della sua vecchia vita. 

< Per quanto tempo resterai qui? > chiese gentilmente Elionor porgendogli una tazza di tè caldo. 

< Tre giorni. > rispose freddamente. Come se il freddo di Boston le avesse congelato il suo lato più dolce della sua personalità. 

< Mio marito non è potuto venire. > proferì Merida iniziando la conversazione in modo distaccato. 

< Come va il matrimonio? > domandò sedendosi di fronte a lei. 

< Alla grande. Il piccolo H. è rimasto dai nonni paterni. > espose fissando le rughe che avevano ricoperto il volto della madre in quegli anni. 

Era tutto molto strano. Merida non vedeva sua madre da quando era partita per l’università. Si era sposata molto presto e aveva avuto un meraviglioso bambino dagli occhi verdi come un prato fiorito. Velocemente si dimenticò chi fosse e non fece più ritorno nella sua vecchia città. Almeno fino a quel momento. 

< Vuoi riposarti? Ho riordinato la tua cameretta di quand’eri ancora la mia bambina. > sussurrò la bruna accompagnando la rossa su per le scale e un lungo corridoio luminoso. 

Non appena riaprì la porta un’altra ondata di ricordi le invase la testa. Le sue risate. I suoi pianti. Le sue grida. Il suo profumo. Quel posto l’aveva fatta percorrere da un brivido freddo per tutta la schiena. 

< Sono riuscita a lasciare tutto com’era prima della tua partenza. > sospirò accarezzandole i capelli. Era stata via molto e il tempo non aveva cambiato nulla. Pareva che l’indomani si sarebbe dovuta alzare presto e tornare tra i banchi di scuola. 

< Riposati un istante. > disse la madre e sparì. 

< Grazie. > sorrise e si lanciò sul letto morbido. 

Chiuse un istante gli occhi e si lasciò trasportare da quell’armonia di profumi che intasavano il suo naso. Com’era riuscita a stare via per tutto questo tempo senza mancarli casa?

Le mensole di quella stanza erano piene di fotografie incorniciati riguardanti il liceo. Si poteva vedere una Merida diversa, una Merida più felice. Si alzò di scatto dal tetto e prese delicatamente una foto ingiallita di quando aveva 16 anni. Nella foto si vedevano chiaramente due ragazzi: lei e il moro. Improvvisamente le si gelò il sangue. Una fitta le colpì il cuore facendole lasciare la foto sul pavimento. Non si era mai aspettata una reazione del genere. 

Uno scaffale pieno di libri ospitava un grande album fotografico verde. Lo si vedeva spiccare tra gli altri colori più tenui e scuri. Lo prese e lo posò sulla scrivania in ordine. Soffiò sulla copertina per togliere un po’ di polvere e lesse velocemente il titolo: The Big Four. Senza essere colta alla sprovvista di un’altra fitta girò alla prima pagina, completamente impolverata. 

 

24\12\2012

 

< Sorridete! > esclamò Hiccup puntandogli la macchina fotografica davanti agli occhi. I tre amici erano sdraiati sul divano della famiglia DunBroch, una famiglia ordinaria, ma con una figlia non nella media. 

< Vediamo, com’è uscita? > chiese l’albino togliendo la macchina fotografica dalle mani del moro. 

< Con la macchina progettata da te le foto sembrano tutte dei tali disastri! > brontolò Jack. Hiccup arricciò il naso e strappo la macchina fotografica di sua invenzione dalle mani distruttive dell’albino. L’aria natalizia che c’era in quella stanza era coperta dall’intenso profumo di biscotti allo zenzero e un tacchino appena sfornato. La famiglia DunBroch ospitava gli amici di Merida ogni anno. Non c’era Natale senza che Jack s’ingozzasse di biscotti e caramelle sotto l’albero dei DunBroch. 

 

***

Quella foto l’aveva lasciata trasportare in un unico grande ricordo dei Natali passati. Da quando era partita per l’università non fece più un Natale con i suoi migliori amici. Non era più tornata indietro. Qualche anno fa mandò qualche cartolina di Buon Natale, ma niente di più. 

Girò la pagina con insistenza e ritrovò nuovamente sommersa dai ricordi. La foto che occupava tutta la pagine era stata scattata quattordici anni prima di quel momento in un grande parco divertimenti. La faccia di una biondina gridava terrorizzata abbracciando la felpa dell’albino, mentre la rossa sorrideva felice alzando entrambe le mani. Com’erano uniti, una volta. 

 

5\02\2013

 

< Non possiamo farlo, è sbagliato! > protestò la biondina opponendosi alla folle idea dell’albino. 

< Non dirmi che hai paura di scappare da scuola e andare a divertirci in un parco divertimenti!? > sorrise spingendola verso le scalinate dell’accesso riservato ai professori. 

< Non ci potrebbero scoprire? > sussurrò Rapunzel accostandosi alla felpa calda di Jack. 

< Non passano mai i professori per di qua. Io la uso sempre per dileguarmi via. >

Rapunzel non era convinta. Lei non era mai scappata da nessun posto, e adesso stava facendo tutto solo per provare qualcosa di nuovo. 

< Merida e Hiccup dove ci aspettano? > bisbigliò la biondina stringendogli il braccio. 

< Fuori da scuola alle 11 in punto. > rispose scendendo due scalini alla volta. 

Come promesso dall’albino i due ragazzi erano puntualmente fuori dal grande cancello di metallo ad aspettarli con le braccia incrociate. 

< Vi aspettiamo da 10 minuti! > brontolò la rossa puntando il dito verso l’albino. 

< Sarei arrivato in tempo se Punzie non avrebbe fatto tante storie per seguirmi. > rispose lasciandosi sfuggire un sorrisetto. 

< E pensare che mi ero preparato alla perfezione all’interrogazione di storia. > disse dispiaciuto Hiccup. 

< Io dovevo essere interrogata in scienze! > sussultò Rapunzel preoccupata. 

< Smettetela voi due! > gridò Merida. Una risata generale li contagiò tutti. Persino la preoccupata biondina. 

Velocemente camminarono attraversando tutta la città per arrivare al grande parco divertimenti. La grande insegna puntualizzava che i minorenni potevano entrare solo con un adulto, ma tra loro nessuno era abbastanza grande da essere maggiorenne. La piccola biondina, Hiccup e Mer dovevano compiere 16 anni, mentre Jack ne aveva 17. Per riuscire a passare i controlli dovevano mentire e l’idea a Rapunzel non piaceva minimamente. 

< Quattro biglietti d’ingresso. > disse con voce roca l’albino rivolto verso la ragazza che stava alle casse. 

< Documenti prego. > rispose acida. Frost finse di frugare nel grande borsone ed estrasse delle vecchie cartacce stropicciate. La donna gli osservò un istante e poi gettò nel cestito quelle cartacce. 

< Mi dispiace, signor... Yughyurt. > iniziò alzando un sopracciglio. 

< Ma lei non sembra avere 46 anni. > ghignò e fece cenno ad un controllore di rispedirli a casa. 

< Arrivederci, è stato un piacere! > sorrise Hiccup e scappò. 

< Buona giornata! > continuò la biondina e raggiunse il moro lontano dalle casse d’ingresso. 

< MA CHE TI SALTA IN MENTE, FROST! > gridò arrabbiata la rossa verso l’albino in fuga. 

< POTEVI FARCI SCOPRIRE TUTTI! > continuò sempre con lo stesso tono. 

< Avevate un’idea migliore? > chiese ironico. 

< Potremmo entrare scavalcando qualche agente di polizia dal retro. > propose Hiccup. Tutti rimasero a fissarlo increduli di quello che avevano sentito. Il moro aveva appena proposto di andare contro ogni regola! 

< Ottima idea! > sorrise Jack. In men che non si dica, erano entrati passando dal retro e nessuno si era accordo di niente. Il piano di Hic aveva funzionato. 

< Andiamo sul Giro della Morte! > enunciò Merida rimanendo affascinata dalle urla dei ragazzini su quell’attrazione infernale. 

< Oh no, no. Io preferisco visitare qualche altro gioco più tranquillo. > sorrise preoccupata la biondina. 

< Ma quale gioco tranquillo!? Andiamo a vedere una mostra al museo di storia naturale! > esclamò il moro tirando i tre ragazzi per la manica. 

< Le vostre idee sono ridicole. La Casa Stregata ci aspetta! > proferì l’albino. 

< Facciamo tutti i giri! Partiamo dal Giro della Morte! > disse la rossa sorridendo come una bambina. 

< E che il Giro della Morte sia. > concluse Jack. 

 

***

Le mancava profondamente tutto quel divertirsi in ogni dove, con vecchi amici. Chissà che hanno fatto fin a quel momento. Hiccup sarà diventato un progettista? Rapunzel si sarà sposata? Jack che fine avrà fatto? Dimenticati, tutti dimenticati. 

Svoltò più pagine con tristezza, fino ad arrivare a una foto di una sera stellata.

 

10\06\2014

 

< Hiccup, devo dirti una cosa. > disse la rossa fissando gli occhioni verdi del moro. 

< Dimmi! > sorrise accarezzandole il volto. Erano sei mesi che stavano insieme, niente poteva separarli.

< Io... > iniziò con voce insicura. 

< Partirò per Boston. > concluse tremano. Hiccup resto impassibile, per un secondo spiazzato dall’affermazione un po’ particolare di Merida. Partire per Boston? Troppo lontano per i suoi gusti. Come si sarebbero tenuti in contatto? Deve rinunciare a tutti i costi. 

< Stai scherzando? > chiese lasciandole le mani. 

< No... ma mi si è presentata una borsa di studio fantastica e non posso rifiutare! > rispose  con occhi gonfi. Lasciare i suoi amici e lasciare Hiccup era qualcosa di troppo doloroso da poter sopportare. 

< Sono felice per te. > mormorò il moro abbassando lo sguardo. 

< Quando parti? > chiese stringendole i polsi con delicatezza. 

< Domani. > sussurrò singhiozzando. 

< Perchè non me l’hai detto prima? > domandò con un filo di rabbia nella sua voce. 

< Non volevo che il nostro rapporto cambiasse... > 

< Cambierà! Ovvio che cambierà! Tu partirai per Boston e non ci rivedremo per non so quanto tempo! > gridò con frustrazione. 

< Non posso non andarci... > 

< E meglio che vada. > ghignò camminando lontano. 

< Ci vedremo domani? > chiese Merida con un filo di voce. 

< Non lo so! > rispose sparendo. 

 

*** 

 

Non si fece più vivo. Che fosse arrabbiato non lo sapeva, ma da quel giorno sentiva un vuoto dentro! Un vuoto più grande di quello che aveva colmato sposandosi. Lei amava Hiccup ed era terrorizzata all’idea di essere stata dimenticata come lei aveva dimenticato lui. 

Chiuse con forza quell’album e scese le scale il più velocemente possibile. Afferrò il giaccone dall’appendiabiti e corse in macchina. Sfrecciò per le vie di quella piccola città fino ad arrivare in una vecchia casina con un grande giardino. Bussò due volte alla porta. 

< Sono Merida, Merida DunBroch. > disse mentre il suo cuore scalciava senza sosta. Una giovane donna dai capelli biondo platino le aprì la porta. 

< Merida? > chiese rimanendo bloccata da quella donna che la osservava. 

< Oh per tutti i draghi! > esclamò la rossa. 

< Jack! Merida è quì! > urlò abbracciandola con forza e chiamando un uomo dai capelli bianchi. 

< Mi siete mancati troppo! > la rossa corse ad abbracciarli entrambi con un sorrisone spalancato sulle labbra. 

< Che è successo in tutto questo tempo? > chiese emozionata all’idea di sentir raccontare tutti i loro successi. 

< Troppe cose. Jack ha aperto una fabbrica di giocattoli internazionale ed io faccio la fioraia! > rispose la biondina. 

< Cos’hai fatto tu invece? > domando l’albino. 

< Io... mi sono laureata, sposata e ho un bambino di tre anni. > esclamò tutto d’un fiato. 

< Sono con te? Tuo marito e tuo figlio? > chiese Rapunzel. 

< No, sono rimasti a Boston. > mormorò. 

< Stasera che ne dite di venire tutti a casa mia?! Come facevamo 12 anni fa! > esclamò felicemente. I due accettarono e si riabbracciarono ancora una volta. 

< Sapete dov’è Hiccup? > domandò infine Merida. 

< Quell’inventore di Hiccup si è trasferito, pochi giorni fa, in un quartiere qui vicino. > proferì  Rapunzel scrivendo l’indirizzo su un foglietto. 

< Grazie e a stasera! > sorrise ancora una volta la rossa ed entrò in macchina. Accese il motore e partì verso quell’indirizzo. Velocemente arrivò davanti a una grande porta bianca. Sembrava appena riverniciata. Bussò tre volte sulla porta. Un ragazzo dai capelli scuri in canottiera spalancò la porta. 

< Sono Merida DunBroch e cerco Hiccup. > proderì sicura di se. 

< Ciao Merida... Sono io, Hiccup, > 

  
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