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Autore: Emmy_Cr_    26/10/2014    3 recensioni
Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, Arthur Kirkland usciva dall'ufficio alle due, andava a prendere suo figlio Alfred a scuola e lo accompagnava alla lezione di hockey sul ghiaccio, al palazzetto vicino casa loro.
Si sedeva sugli spalti e aspettava, congelandosi fin nelle ossa, che le due ore e mezza di allenamenti finissero.
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Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, Francis Bonnefoy usciva dall'ufficio alle due, andava a prendere suo figlio Matthew a scuola e lo accompagnava alla lezione di hockey sul ghiaccio, al palazzetto vicino casa loro.
Si sedeva sugli spalti e aspettava, congelandosi fin nelle ossa, che le due ore e mezza di allenamenti finissero.
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FRUK. FRUK EVERYWERE.
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ATTENZIONE: Il rating diventa rosso nel capitolo 6!!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie ''cause FACE family is the rule'
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Quando Elizaveta Hedervarì aveva aperto la porta e si era trovata suo marito, abbattuto, con la camicia fuori dai pantaloni e la cravatta storta, aveva spalancato gli occhi scioccata, aveva spostato il piccolo Feliciano sull'altra spalla e gli aveva messo, materna, una mano sulla fronte. 
 
Quando dietro di lui erano spuntati Gilbert Beilshmidt, Ivan Braginski che aveva in braccio il piccolo Ludwig, si era spaventata veramente e si era spostata per farli entrare. 
 
- Volete un tea? 
A rispondere fu Ivan. 
- Credo che in questo momento sia meglio un bicchiere di vodka... Veta, lascia la bottiglia, forse è meglio. 
La ragazza annuì lasciando il bambino a suo marito che, stringendolo dolcemente a se, si sedette sul divano. 
 
Ancora un po' abbattuto si rivolse al bambino biondo che stava osservando con tanto d'occhi il piccolo Feliciano, che ricambiava lo sguardo curioso, beato tra le braccia di suo padre. 
 
- Ludwig? Lo vuoi tenere? 
 
Il piccolo annuì e si sedette sul divano vicino a Roderich allungando le braccia verso di lui, in attesa. 
Appena il fagotto gli si posò sul petto, un leggero rossore apparve sulle gote e un sorriso, appena accennato, sulle labbra di tutti gli adulti, pose fine alla tensione che si era creata. 
 
- Rod, che cosa è successo? 
 
L'austriaco si alzò in piedi e le prese dalle braccia Lovino e si riaccomodò sui cuscini, rasserenato dalla presenza del bambino tra le braccia. 
 
- Veta... io sono stato licenziato. 
 
La ragazza, che si aspettava di tutto, da una malattia incurabile ad un altro figlio avuto con l'amante della cugina della figlia della nipote di sua zia, tirò un sospiro di sollievo e, contrariamente alle aspettative di tutti quanti, prima si mise una mano sulla bocca, poi, non riuscendo più a contenersi, rise apertamente. 
 
- Tutto qui? Rod eri preoccupato per questo? 
 
Si avvicinò a lui, diede il bambino a Ivan, non si fidava di Gilbert nonostante avessero passato l'infanzia insieme e fossero tutt'ora migliori amici, e gli si sedette in braccio. 
Le mani del marito corsero a stringerla e la bocca cercò la sua. 
 
- Roderich Edelstein, abbiamo passato di peggio, ricordi? Sei stato licenziato? Pazienza, troverai lavoro da qualche altra parte, intanto ci sono io qui che porto i soldi a casa. 
 
Elizaveta sorrise al viso imbronciato di suo marito. 
 
- Ma sono io l'uomo di casa, il padre di famiglia! Devo essere io a proteggervi e a garantire per voi! Non tu! 
 
La ragazza alzò gli occhi al cielo e lo colpì, neanche tanto piano, sulla testa. 
 
- Piantala Rod, questi discorsi maschilisti non ti si addicono, se è questo il problema allora inizia subito a cercare qualcosa, no? Così io potrò tornare a fare finta di essere la pulzella in difficoltà e tu sarai l'eroe dei tuoi figli! 
 
L'idea piacque all'austriaco che sorrise raggiante baciando sua moglie. 
 
- Evitate per favore? Siete in presenza di minori!
 
A smentire la lamentela di Gilbert fu il suo stesso fratello che, non staccando gli occhi dal bambino che aveva in braccio, lo congelò sul posto. 
 
- Ma se ho visto tu ed Ivan insieme nella doccia, ieri? E non vi siete neanche preoccupati di chiudere la porta, ho sentito tutto...
 
Il tedesco sbiancò ancora di più e si girò verso il fidanzato che stava facendo divertire Lovino facendogli facce buffe e facendolo giocare con la sciarpa. 
 
- N-non è vero noi.. noi non... no! Noi non abbiamo.. noi... 
 
Elizaveta ormai rideva di gusto tra le braccia di suo marito che non riusciva più a trattenersi. 
 
- Gilbert stai cadendo dalle nuvole! Ti fai fregare da un bambino di sette anni? 
 
L'aria si era definitivamente distesa, gli ospiti rimasero a cena da loro e Ludwig non si staccò da Feliciano se non quando il piccolo dovette mangiare, a quel punto lo rese a malincuore alla madre e attese trepidante che glielo rendesse. 
Quando dovettero andarsene, il piccolo tedesco tentò di portarselo via alla chetichella ma Gilbert 
lo bloccò in tempo. 
 
- Ludwig? Non pensi che sia meglio restituire Feli allo zio Rod e alla zia Veta? 
 
Rosso come un pomodoro maturo, il tedesco rese il bambino ai genitori e fece per andarsene, abbattuto. 
 
- Hei Lud? Puoi tornare quando vuoi lo sai? Feliciano sarà felicissimo di rivederti. 
 
Come a dare adito alle parole di Roderich, il piccolo strillò e rise agitando le gambine e le manine verso di lui. 
Rincuorato, e rosso dall'imbarazzo, Ludwig sorrise raggiante e corse in braccio al russo, che lo prese al volo e se lo issò sulle spalle. 
 
I coniugi Edelstein si ritirarono in casa, sorridendo ai loro figli. 
 
 
- Pensi che la zia Veta e lo zio Rod se la caveranno papa? 
 
Il francese sorrise a Matthew e gli diede un bacio sulla fronte. 
 
- Ma certo mon petit, lo zio Rod ha la zia Veta dopotutto, no?
 
Alfred si intromise, dall'altro lettino, posto a un comodino di distanza da quello di Matthew. 
 
- Ma se lo zio Rod non trovasse un altro lavoro? 
 
Francis si girò verso la porta, dove Arthur li guardava, appoggiato allo stipite. 
Dialogarono con gli occhi e alla fine, l'inglese cedette con un sospiro. 
 
- Diglielo. 
 
Il biondo si voltò nuovamente, sorridendo a centoventisette denti. 
 
- Ma lo zio Rod un lavoro lo troverà domani. Ho intenzione di assumerlo come giornalista di musica estera per la Travelling... dovrà redigere degli articoli sulla mu- 
 
- Hei rana, si sono addormentati... 
 
L'attenzione del francese si portò sui due bambini, placidamente dormienti, nei loro lettini, e sorrise, rimboccando le coperte ad entrambi e dando loro un bacio in fronte. 
Sentì le mani del suo inglese sulle spalle, che lo tiravano verso il basso, alla sua altezza. 
 
- Andiamo a letto, chenille? 
 
Vide gli occhi verdi socchiudersi e: - oui mon amour... on va...
 
 
Gilbert guardò Ivan mentre leggeva una storia a Ludwig, in attesa che il piccolo si addormentasse, mancava poco ormai. 
Poteva già vedere le palpebre chiudersi ad ogni respiro e la testa ciondolare verso il petto del russo che, con il suo profondo accento, calmava il bambino e lo rilassava. 
Mentre il tedesco era ancora occupato a guardare il suo fidanzato, gli faceva strano dire quella parola nonostante essa gli si sciogliesse sulla lingua come miele, Ivan chiuse il libro e rimboccò le coperte al bambino addormentato. 
 
- Andiamo a letto Gil? 
L'albino chiuse la porta della camera, gli allacciò le braccia al collo e: - Da... Poshli...
 
 
Dio!, quanto amava quando Arthur parlava francese! Ebbe almeno la decenza di uscire dalla stanza dei bambini e chiudere la porta, poi saltò ogni freno.
Arthur non pensava più a nulla già quando si chiudeva la porta di casa alle spalle, figurarsi quando le mani del francese lo sollevavano per le cosce e lo facevano sedere sullo schienale del divano. 
 
Sentiva la lingua di Francis farsi strada nella sua bocca, abbracciare la sua e giocarci come più gli pareva, mordendo e succhiando con avidità. 
Strinse le braccia al suo collo e lo tirò giù con lui, verso i cuscini del divano che sembrarono accoglierli a gloria. 
 
 
Ivan vide la sua sciarpa volare lontano, seguita dalla maglietta e dalla cintura. 
Sopra di lui, Gilbert era già nudo e pronto per farlo impazzire, come ogni volta che lo guardava. 
Quegli occhi rossi lo facevano sentire fuoco puro, lo intorpidivano e lo scioglievano allo stesso tempo. 
 
- Gil! 
 
Ansimò quando la bocca scese ad abbracciarlo, dalla base alla punta, in una carezza morbida e lussuriosa. 
 
Stava cadendo nel baratro. 
 
Ivan lo sapeva. Era troppo tardi per tornare indietro, si era innamorato ormai. 
Sarebbe stato vicino al tedesco fino alla morte, e oltre. 
 
 
- Francis! Più... veloce! 
- No, voglio farlo durare di più. 
 
Arthur lanciò un gemito frustrato e gli graffiò la schiena con le unghie. 
 
Azzardò a dare un'occhiata a cosa stava succedendo e dovette mordersi le labbra a sangue per non urlare. 
 
Francis gli teneva una coscia come se ne andasse della sua vita, l'altra gamba era malamente spalancata per dare spazio al biondo, che vi si spingeva in mezzo con lentezza, producendo schiocchi dolci ogni volta che affondava in lui. 
Arthur strizzò gli occhi e reclinò la testa all'indietro, aggrappandosi ai capelli lunghi dell'altro. 
 
- Francis... ti prego... ti prego... ah.. ahn! Nh! 
 
 
Aveva deciso di ascoltare le sue suppliche e aveva aumentato il ritmo. 
Il tedesco odiava quando Ivan andava così piano.
Non perchè non lo sopportasse, anzi, lo amava qualsiasi cosa facesse, ma la lentezza gli metteva un senso di malinconia addosso. 
Una malinconia tanto forte da fargli scendere delle lacrime dagli occhi. 
Allora lo pregava di andare più veloce e Ivan capiva tutto. 
 
Lo ribaltava, con un gesto secco, sul materasso e, con un mezzo ringhio, iniziava a spingersi in lui, non dandogli nè pace, nè tempo per abituarsi. 
Facendolo godere e basta. Facendogli dimenticare tutto, persino il suo nome.
 
 
- Arthur... ti amo, Arthur... 
 
Quando fai sesso sul divano è naturale muoversi, così i due amanti erano presto caduti dal divano e adesso erano in terra.
Arthur, per qualche strana legge fisica, era caduto sopra, facendo affondare Francis in lui, ancora di più. 
Si piegò verso di lui e si fece penetrare un'ultima volta, prima che entrambi venissero con un gemito lungo. 
 
 
- Ivan... ya lyublyu tebya
 
Il russo sorrise e si strinse alla schiena del tedesco, attirandola verso il suo petto e intrecciando le mani con le sue. 
 
- Ich liebe dich auch... Ich liebe dich auch...
 
Gilbert sorrise e chiuse gli occhi, sicuro che quella notte i suoi incubi non gli avrebbero fatto visita. 
E anche se lo avessero fatto, c'era un orso russo a proteggerlo.
 
 
- Francis?
- Oui? 
- Dovremmo alzarci da terra... ti verrà male alla schiena. 
 
Il francese sorrise e lo tirò verso di se, coccolandolo. 
 
- Non sto male, anzi sto benissimo. 
 
L'inglese gli tirò un'occhiataccia e si alzò. 
 
- Non era una proposta, era un ordine. Continuiamo a letto. 
 
Francis sorrise e si alzò, seguendo la sua "dolce", e scorbutica, metà. 
Una volta a letto, Arthur si appropriò del suo petto, stendendocisi sopra. 
 
- Ti amo Francis. 
 
Il francese sorrise all'affermazione che giunse da qualche parte nel suo petto e gli accarezzò con dolcezza i capelli biondi. 
 
- Anche io Arthur. 
 
Ma non gli arrivò più nulla. 
Osò lanciare uno sguardo al fidanzato e lo trovò addormentato su di lui, con il capo dolcemente reclinato sulla sua spalla. 
 
- Come avevi detto? Continuiamo a letto? Chenille... 
 
Sorrise e lo baciò prima di mettersi giù, coprendo entrambi. 
 
 
- Veta... i bambini piangono... 
- No.. Questo è il tuo turno... 
 
Roderich, steso di fianco, abbracciato a sua moglie, sospirò pesantemente e si alzò lanciando uno sguardo all'orologio. 
 
Le due. 
 
Aveva finito di dormire. 
 
- Fortuna che ti amo Veta...
- Che cosa hai detto? 
 
L'austriaco sussultò e si affrettò a correre verso la stanza dei bambini. 
 
- Niente amore! 
 
 
 
 
Priviet! Comment ça va?? Good?? Well!
Allora, voglio ringraziare chi ha messo questa storia tra una delle tre categorie veramente.. GRAZIE!!!!!!!!!!!
Sono contentissima che vi piaccia, ringrazio inoltre coloro che commentano e che sono sempre pronte a commentare, grazie!!!
Bacioni a tutti EM&C!
  
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