Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: EleNicka_MM    26/10/2014    2 recensioni
Una figura umana uscì dal muro di tempesta. Sprigionava vento e ghiaccio dalle dita. Con un solo movimento della mano mandò Skye a cozzare contro il parabrezza di un'auto, davanti alla quale si accasciò priva di sensi. May premette il grilletto, ma una fortissima folata di vento le fece sbagliare mira. Il proiettile colpì la schiena fasciata dalla giacca nera di fronte a lei. Coulson crollò sull'asfalto, esanime. May urlò
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'Start Over: the serie'
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Aveva voglia di spaccare tutto, di distruggere a sprangate ogni cosa le capitasse a tiro. Non importa tutto l'allenamento fatto con May e tutte le sue pappardelle che insegnavano a mantenere il controllo.

Piangeva, tirando pugni alla sacca da box – le sarebbero sanguinate le nocche da lì a poco, non aveva in dosso i guantoni – mentre ripensava a cosa aveva visto su quel monitor, che aveva fracassato a terra qualche istante dopo....

“Procedere alla verifica....

PERICOLO!

Nome completo: James Nicholas Stone
Luogo e Data di nascita: Centennial (Colorado), 18 aprile 1979
Data primo documento risalente al profilo: 27/09/2014

CODICE DI IDENTITA' NON VALIDO

 

Skye si sentì avvicinare da alcuni passi leggeri.

« Scusa! » chiamò una voce

La ragazza si girò. I suoi occhi notarono una figura stagliata sulla porta dell'hangar.

« Agente Romanoff! » Skye afferrò un asciugamano e se lo strofinò sul viso per eliminare ogni traccia di sudore e lacrime, poi andò in contro alla nuova arrivata.

Natasha Romanoff aveva rimpiazzato la solita tuta il kevlar e latex con un paio di aderentissimi jeans push up e una canotta bianca che non lasciava nulla all'immaginazione. Sul braccio aveva appeso una borsa di pelle nera e un giubbino dello stesso materiale.

« Dai, ti prego, “Agente Romanoff”... manco parlassi con mia nonna! ». Natasha scambiò la stretta di Skye « Senti, sto cercando il direttore. Tu hai qualche idea su dove si sia imboscato? Gli devo parlare »

« Coulson è fuori » May scese le scale. Con uno sguardo intimò a Skye di non muoversi per nessun motivo, chiarendo il perché si stava recando al piano di sotto e si rivolse alla Romanoff: « I tuoi documenti sono di sopra sulla sua scrivania. Mi ha detto di dirti che la richiesta di congedo non può essere revocata e che, cito testuali parole, “se prova a rifiutare la lego ad una sedia di sotto in archivio e la obbligo a fare cinque turni alla settimana in archivio con Koenig” »

Natasha sbuffò: « Non può farmi questo. Io posso rimanere operativa ancora almeno per sei mesi! Non può obbligarmi a stare rinchiusa in quel circolo di pensionanti a New York! »

May sogghignò: « Immagino che non ci sia pericolo che Banner si trasformi... »

« Ci puoi giurare... l'unica volta che si è alzato un po' di più il livello di pericolo è stato quando i ragazzi gli hanno versato in faccia un secchio di acqua gelata alle 3 di notte... »

« Oddio... » commentò la donna « Beh, se cerchi l'ufficio di Coulson ti basta salire queste scale. Passi la prima porta a destra e ti trovi in davanti ad un marcantonio afroamericano che sta impazzendo come un bambino giocando ad Assassin Creed. Chiedi a lui e ti indicherà la strada »

Con un sorriso le due agenti congedarono Natasha. Poi, ritornando alla sua solita espressione, May si girò verso Skye: « Chiariamo due cose: non so cosa sia successo ieri in quell'ufficio e non me ne importa niente, sai dove trovarmi se hai bisogno di parlare. Comunque Coulson, Rogers e Barton se ne stanno occupando. E io ho bisogno di te, lucida e operativa »

« Coulson è via per questo? » chiese Skye, senza mostrare nessun sentimento.

« Sì, ma stai tranquilla, non è da solo. Ora devi scendere di sotto ad interrogare il prigioniero » le porse il badge per la disattivazione delle barriere primarie, che consentivano all'agente di parlare faccia a faccia con chi stava al di là, senza però correre nessun rischio.

Skye strabuzzò gli occhi: « Ma il direttore non aveva dato l'ordine assoluto di non intrattenere rapporti con quell'uomo? »

« Infatti » rispose tranquilla May « Quella è la chiave per l'altra cella... »

Skye abbassò lo sguardo sulla chiave magnetica. Era impressa la scritta:

Ward, Grant Douglas
7/jan/82
Cell: 1A  6c-reinforced
Danger: H++

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Coulson, Barton e Rogers erano seduti ad un tavolino della squallida caffetteria di fronte al civico 127. I due Vendicatori avevano saggiamente abbandonato le uniformi, optando per due completi in giacca e cravatta: quel giorno avrebbero dovuto impersonare tre perfetti uomini d'affari in riunione, durante la colazione.

La cameriera, una ragazza alta e mora, con due grossi seni tenuti insieme da una piccola canottiera che arrivava sopra l'ombelico e con una gonna striminzita che le copriva il sedere tanto quanto una coperta matrimoniale avrebbe potuto coprire l'Empire State Building, portò loro tre tazze di caffè nero e del pane imburrato, lanciando delle occhiatine maliziose al capitano che, imbarazzatissimo, stava probabilmente cercando di trapassare con lo sguardo laser i vetri di fianco a lui.

Sorridendo cordialmente, Coulson ringraziò, e continuò a guardare furtivamente la porta del palazzo di fronte al bar. Aveva saggiamente parcheggiato la grande Lexus nera in modo che coprisse la visuale di quella determinata parte della vetrina a chiunque passasse su lato opposto del marciapiede, permettendo però a chi stava all'interno di osservare qualsiasi cosa attraverso i vetri oscurati.

Finirono in fretta la colazione e, quando videro James Stone aprire il portone, pagarono il conto e si precipitarono a seguirlo.

#

James cercò le chiavi nella tasca dei jeans e aprì il portone. Skye aveva decorato il mazzo con numerosi portachiavi, di quelli che vinci al McDonald's nell'Happy Meal. Notò dall'altro capo della strada un'enorme Lexus nera, che faceva davvero a pugni con la sfilza di pick-up e macchinine colorate parcheggiate tutti in torno. Chissà chi possedeva una macchina del genere... e soprattutto, chissà chi era così amante delle macchine da tenerla così maniacalmente pulita!

Aveva deciso di mantenere la copertura anche quando non era con la ragazza, per evitare strane domande: a New York era un tipo, diciamo, abbastanza conosciuto.

Salì i tre piani di scale fino ad arrivare all'appartamento di Skye. Le aveva chiesto se, con il consenso dei superiori, poteva rimanere in quell'appartamento, visto che era in città per lavoro. Lei aveva acconsentito, con la promessa di andarlo a trovare appena ne avesse avuto il tempo.

James detestava mentirle. Detestava doversi presentare a lei con un aspetto diverso, con l'amara consapevolezza che lei gli voleva bene. Aveva pensato a mille modi per rivelarsi, ma aveva scoperto il cuore di Skye. E non si meritava altre bugie.

Si asciugò una lacrima, da quando viveva con la ragazza era diventato sentimentale, e infilò le chiavi nella toppa, quando l'ascensore si fermò. L'appartamento di Skye era magnifico ed enorme, situato ai piani bassi di un alto grattacielo.

Nonostante la posizione, si godeva di un magnifico panorama, dalle pareti finestrate del salone e della camera da letto. Aveva due stanze da letto, due bagni e un grande open space che univa cucina e salotto.

Skye gli aveva spiegato che gli appartamenti degli agenti si trovavano generalmente ai piani bassi per permettere loro un rapido accesso alle vie di fuga principali, qualora ci fosse stata un'emergenza.

Stava per chiudere la porta, quando avvertì qualcuno alle sue spalle. Si voltò per assicurarsi l'identità dell'intruso, ma questo gli assestò un calcio a piè pari in faccia, spedendolo dritto a battere la testa sul pavimento.

#

Dopo aver studiato la planimetria dell'appartamento fornitagli da Stark (l'immobile apparteneva a lui) scoprirono di avere solo trenta secondi per entrare. Salendo dal retro dell'edificio riuscirono a scassinare la finestra appena qualche secondo prima che l'obbiettivo aprisse la porta.

Non appena questo la richiuse dietro di se e si girò, Rogers si appese al lampadario e gli calciò due suole di sneackers numero 47 sul viso, e lo mandò lungo e disteso.

L'uomo non perse conoscenza, ma alzò le mani in segno di resa di fianco alla testa, in un gesto che ricondusse la memoria di Steve ad un ricordo di qualche anno prima, in un'indimenticabile e movimentata sera a Stoccarda. Lasciò scorrere il pensiero e tornò a focalizzarsi sulla scena.

« Signor Stone, sono l'agente Coulson dello S.H.I.E.L.D. Credo che lei debba rispondere ad alcune domande... »

Stone annuì: « Credo che mostrarvi chi sono realmente semplificherà le cose »

Coulson lasciò cadere la pistola in terra e guardò inorridito la persona che aveva davanti.
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Skye tirò un immenso respiro e inserì il suo codice di identificazione nel dispositivo di fronte a lei. Aspettò che questo caricasse i dati e diede la sua scansione retinica e quella delle impronte digitali. La porta di fronte a lei si aprì con un rumore metallico.

Non era mai stata nella prigione del Parco Giochi. Era stata costruita seguendo il modello delle prigioni del palazzo reale di Asgard: una serie di corridoi sui quali si affacciavano le celle; i prigionieri potevano essere visti da fuori, ma nessuno di loro poteva vedere all'esterno, fino a quando chi stava all'esterno non avesse disattivato la protezione visiva. Ogni settore aveva una porta blindata che si poteva aprire solo dall'esterno e con una determinata tessera magnetica, che rinchiudeva i prigionieri in base alla loro pericolosità.

La cella di Ward era l'ultima del sesto settore. Era la cella con maggiori protezioni, progettata per trattenere i criminali più pericolosi.

Skye non percepì subito che c'era qualcosa di strano: vide la porta apenta ma, visto che era l'ora del pranzo, attribuì il fatto ad una guardia disattenta, che magari aveva ingenuamente lasciato l'uscio socchiuso dal momento che stava trasportando il vassoio con il cibo. Preparò una mezzo rimprovero per la guardia, ma nessuno le rispose dall'altro capo del corridoio. Tentò ancora di chiamare la guardia Wallace (era suo l'ultimo accesso al settore) ma il silenzio regnava. Skye tirò fuori la pistola e corse furtiva a vedere. La scena che si trovò di fronte agli occhi la spiazzò: di fronte alla cella di Ward, che era senza protezione, la guardia era accasciata contro il muro con in fronte i riconoscibili segni del colpo di un I.C.E.R. Il corpo di Ward era dall'altra parte della barriera: aveva l'I.C.E.R. di fronte a lui e una pistola in mano. Il sangue gli sgorgava da una ferita nello stomaco.

Skye corse verso il ragazzo. Vide che aveva gli occhi ancora mezzi aperti. Se lo coricò sulle gambe e cercò di fermare l'emorragia con la mano sinistra, mentre con la destra, tremante, prese il cercapersone e chiamò di sopra.

« S... s... »

Ward cercò di parlare, ma lei lo zittì, con la voce rotta: « Sssh, no. Lascia stare, lascia stare sono qui »

Grant respirò a lungo. I polmoni gli bruciavano, sentiva che non sarebbe riuscito a stare sveglio ancora per molto, ma recuperò tutte le forze per pronunciare un'ultima frase: « S-skye. T-ti a-a-mo. P-p-erdonami »

Aspettò la risposta di Skye, che lo accarezzò sulla fronte con le mani sporche di sangue. Riuscì ancora a scorgere la figura di May arrivare e guardare impotente la scena, poi precipitò nell'oblio.
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Coulson era completamente smarrito. Guardava sgomento la figura che si stava alzando da terra, sempre con le mani alzate e un'espressione distrutta in volto, molto diversa da quella che aveva scorto l'ultima volta che aveva visto quel viso.

Loki si mise di fronte ai tre uomini. Barton caricò una freccia nell'arco, pronto a scoccarla per poter punire finalmente l'uomo che gli aveva mandato per parecchi giorni il cervello in black-out, quel tanto che bastava per fargli cercare di uccidere Natasha e tutta la squadra.

Coulson mise una mano sull'arma del suo allievo e gliela abbassò. Poi si chinò a terra a raccogliere la sua pistola e, recuperato un briciolo di senno, la caricò e la puntò dritta in mezzo agli occhi di Loki, trattenendolo per un braccio e sibilando con aria truce: « Spiegami perché non dovrei farti saltare quel cazzo di cervello malato che ti ritrovi »

Steve rimase stupito dalla reazione di Coulson, che prese poi il semi-dio e lo scaraventò al suolo, per poi prenderlo a pugni, con le lacrime agli occhi.

Colpo, dopo colpo, dopo colpo sentirono le ossa del viso di Loki andare in frantumi. L'asgardiano non batté ciglio, ma si limitò ad incassare inerme ogni colpo che il direttore gli tirava.

Coulson era talmente concentrato a far provare tutto il dolore possibile a quell'essere che era disteso sul pavimento, che non sentì la porta dietro di lui aprirsi. Capì che nella stanza c'era qualcun altro quando una mano, possente ma delicata, gli si posò su una spalla, invitandolo silenziosamente a smettere.

Stark guardò pietosamente la scena. Tolse la mano dalla spalla di Phil, il quale si sedette al suolo, con la testa fra le mani. Non lo aveva mai visto perdere il controllo in questo modo. Recuperato un minimo di contegno, si girò verso Tony e verso tutta la folla che si era appena creata nell'appartamento: erano presenti tutti gli Avengers. Thor era affiancato da suo padre e da Lady Sif.

Odino andò a porgere la mano a Coulson e lo aiutò ad alzarsi. Thor fece lo stesso con il fratello, il quale, con uno dei suoi trucchi, si era fatto tornare il viso ad un aspetto decente.

« Qualcuno può spiegarmi come mai mezzo mondo di lassù e a New York? » chiese sconcertato Occhio di Falco.

Loki si affiancò al padre e al fratello e iniziò a parlare: « Inizierei con il chiedervi immensamente scusa, per tutto, ma so che non verrebbero sentite. Non me lo merito. Sono venuto qua per informarvi che siete in pericolo. In grave pericolo! Ho cercato più e più volte di mettermi in contatto con mio fratello il quale, probabilmente dopo la mia non-morte, aveva non intenzionalmente cancellato il canale mentale attraverso il quale, a sua insaputa, riuscivo a comunicare con lui sulla Terra » Loki inghiottì il groppo che gli si era bloccato in gola e continuò: « L'uomo che avete preso in custodia l'altro giorno non è propriamente un umano. Il suo nome è Sisko*, figlio di Laufey, e mio fratello »

Il silenzio era teso e l'impazienza palpabile: « Sisko è, come me, cresciuto lontano dalla sua popolazione, qui sulla Terra dove, da fonti ancora sconosciute, ha imparato a padroneggiare gli elementi. Qualsiasi elemento: fuoco, acqua, terra, aria. Riesce tanto a fondere i metalli, quanto a condurre elettricità senza morire folgorato o ambiare la struttura di un materiale. Qualche tempo fa si è alleato con l'HYDRA, sotto la falsa identità di Xeno Oxis. L'agenzia aveva provveduto a cancellare tutti i suoi dati dall'archivio come da contratto »

Coulson prese finalmente la parola, con voce roca, ancora rotta dalla rabbia: « Perché proprio Skye? »

Loki abbassò la testa. Lady Sif prese il suo posto nella narrazione: « Loki doveva agire come temporaneo re di Asgard, e doveva farsi passare alcune informazioni fondamentali prima che ci fosse la necessità di rivelarsi. Lo so che questa cosa non le piacerà, agente Coulson, ma Skye è la persona meno forte psicologicamente della squadra. Tornando a noi, Sisko è malato mentalmente. Ha una profonda ossessione per le donne e è assetato di potere. Non è saggio trattenerlo sulla Terra. »

« Dobbiamo portarlo con noi » concluse Odino « Mi spiace per tutto il dolore che vi ha arrecato mio figlio in quest'ultimo periodo e quello che vi ha arrecato ancora prima. Loki è veramente cambiato e io ho fiducia in lui. »

Coulson ringraziò Odino con un profondo sguardo. Se lui diceva che ci si poteva fidare di Loki, ci si poteva veramente fidare di Loki. Fidarsi, non dimenticare tutto. Nessuno ce l'avrebbe mai fatta. Completamente ristabilito, il direttore si rivolse a Loki, che parve rimpicciolirsi, nonostante fosse di parecchio più alto: « Loki, tu verrai con noi, parlerai con Skye e subirai le conseguenze di averle mentito. Poi ti riprenderai il tuo caro fratellino psicopatico e leverai il culo da questo pianeta il più presto possibile. Chiaro? »

La risposta di Loki fu tacitata dallo squillo di un cellulare. Nonostante fosse quello di Coulson, Barton prese la comunicazione. Attese parecchio tempo con gli occhi sbarrati e poi riattaccò velocemente: « Phil, ci vogliono urgentemente alla base: Ward ha tentato di uccidersi! »
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L'agente asiatica gli provocava un folle piacere. Approfittò sorridendo del trambusto che aveva causato il tentato suicidio del suo vicino di cella - un tipo importante visto il modo in cui si erano tutti precipitati al piano di sotto – per creare un piccolo corto circuito al sistema di oscuramento della cella. Assorbì le onde sonore dell'allarme e, impassibile, osservò ciò che accadeva dall'altro lato della protezione. Non appena il ferito fu trasportato via in barella fece andare in corto anche la schermatura principale.

Si sentiva onnipotente. Quando provava emozioni forti riusciva a trasformarsi meglio. Il fumo in cui si trasformò fu aspirato via dal sistema di areazione. Era fuori, pronto a colpire di nuovo.


[Angolo autrice:
papparappa! Non sono morta! Solo che la giungla liceale mi distrugge e con l'inizio della nuova stagione la mia vena artistica è fuggia a Tahiti (anche lei dice che è un posto magico). Spero vi piaccia questo chap, e scusate ancora per l'attesa! Troverete la descrizione di Sisko nella pagina-personaggi!
Vi voglio bene genteee!
Kissss,
Ele]





*Sisko non è veramente un figlio di Laufey. E' un personaggio inesistente!

  
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