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Autore: giusy8690    29/10/2014    0 recensioni
Tutti umani!
Ciao a tutte. Questa è la mia prima fanfiction sul Klaroline!
Sono Caroline, giovane donna di 24 anni. Nella vita sono una wedding planner. Sono single, per fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista. E questa è la mia vita…
Spero che vi piaccia :-)
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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II CAPITOLO

“Care sono io, Elena!” il suo tono era annoiato e incorporeo. Aprii il portone e aspettai che la mia amica salisse. Cercai di sistemare il divano e mi diedi due colpetti sul viso per colorarlo. Non volevo farmi vedere in uno stato pietoso. Ero stata per l’ultima ora a rimuginare sul mio vecchio passato e se Elena mi scoprisse mi avrebbe assillato con il “suo” tirare su dal morale.
Elena fece il suo ingresso con eleganza. Indossava un semplice jeans attillato e una magliettina grigia che risaltava le sue forme. Aveva un corpo da modella, piena nei punti giusti.
“Lo sapevo!” disse dando un’occhiata alla penisola vuota della cucina.
Auch! Forse mi aveva beccata…
“Tieni. Ho una fame!” mi diede due scatole profumate e mi accorsi dall’odore che erano pizze. Sospirai sentendomi risollevata. Si era solamente accorta che non avevo cenato…
Appoggiò la sua borsa nera sulla sedia e si diresse in cucina.
“Fai come se fossi a casa tua!” borbottai sperando di ferirla. Ma niente che io potessi dirle avrebbe fermato la signorina Elena Gilbert.
“Bonnie è preoccupata per te.” Affermò ignorando la mia frecciatina.
“Sto bene Elena. Quando torna?” cercai di divincolarmi dall’argomento.
“Sta dando gli ultimi esami ma ha promesso di farcela per il mio addio al nubilato.” Prese due bicchieri e aprì le due scatole.
Colsi l’occasione di parlarle della sua festa. “Oggi io e Stefan abbiamo visto un posticino…” mi avvicinai alla penisola e guardai le pizze. L’aspetto era davvero invitante. La mia era ripiena con mozzarella, funghi e prosciutto cotto, mentre la sua era con wurstel e patatine. La classica americana…ma con quel fisico che si ritrovava poteva mangiare anche un bue intero.
“Davvero? Spara!” con la mano mi invitò a sedermi di fronte.
Ok l’acquolina era arrivata, forse aveva ragione. Dovevo mangiare.
Mi accomodai sul mio sgabello nero laccato e addentai la mia pizza. Era davvero buona.
Gioivo silenziosamente per aver fatto passare la mia mancanza di cibo in secondo piano.
“Scusami se sono un po’…come dire?” fece una pausa dando un altro morso alla sua pizza. “Esasperante!” concluse.
Quest’ultima parola da lei pronunciata non me la sarei mai aspettata. Finalmente si era resa conto che stava facendo impazzire tutti, soprattutto me!
“Andrò a vederlo domani pomeriggio dopo il lavoro. Sarà una bella festa Elena!” le sorrisi rassicurandola.
“Mi fido del tuo lavoro Caroline e so bene che sarà tutto perfetto, ma…” era titubante se andare avanti. Non capivo bene il suo stato d’animo perché non ci ero mai passata, riuscivo solo ad immaginarlo.
“Ho paura che Damon prima o poi mi lasci….e se lui non fosse quello giusto per me? O meglio, se io non fossi quella giusta per lui” Fece cadere l’ultima parola in un sussurro. Io rimasi a bocca aperta, pronta per addentare un altro pezzo. Deglutii l’acquolina e le dissi ciò che pensavo in realtà su loro due.
“Elena, Damon ti ama e lo sai” la mia mano si posò sulla sua dandole la certezza che lei cercava. Ed ero sicura di questo.
Lei mi guardò per un paio di secondi sbattendo le sue lunga ciglia folte e poi fece un lungo respiro. “Forse hai ragione. Sarà il nervosismo del matrimonio. Sai ho un’ansia!”
“Ma dai?” la presi in giro ottenendo una risata da parte sua.

Finimmo le pizze e le raccontai del nuovo incarico che mi aveva trovato Stefan. Parlammo del viaggio ai Caraibi e del compleanno del piccolo Salvatore.
Elena mi lasciò libera dopo le dieci di sera. La ringraziai della cena e le promisi che mi sarei fatta perdonare offrendole una cena a mia volta.
Mi aveva fatto bene parlare con lei, mi ero distratta dai miei pensieri ossessivi. Una volta rimasta sola, mi salì un amaro in bocca. Elena mi aveva detto scherzando che Stefan stava prendendo troppo sul serio questo viaggio “caraibico”. Non lo avevo mai visto da questo punto di vista, avevo sempre creduto che sarebbe stato un viaggio ristoratore e non romantico, come l’aveva chiamato lei.
Mi rifiutai di continuare a scervellarmi su questa cosa, avevo altre cose serie a cui pensare. Mi misi a letto e sprofondai nel morbido piumone sognando due occhi azzurri che mi scrutavano attentamente.
 

La giornata trascorse tranquillamente e la sig.ra Fell era insolitamente premurosa nei miei confronti. Sospettai del mio arrivo puntuale di questa mattina.
Stefan era indaffarato con le sue faccende cosi mi misi a trovare sul web il locale perfetto per la serata del nubilato.
Dopo aver letto un milione di recensioni, scelsi un locale trendy e alla moda situato vicino l’Empire state Building.
“Ehi che scrivi?” la voce di Stefan mi fece sussultare e una linea di inchiostro macchiò il mio bel bigliettino immacolato.
“Stefan!” lo rimproverai cercando di aggiustare lo scarabocchio.
“Scusami Care, pensavo che mi avessi sentito.” Alzò gli occhi al cielo per la frustrazione.
Stringo i miei occhi azzurri a fessura cosi da fulminarlo.
La sua espressione si intriga cercando di soffocare una risata, ma non ci riuscì dopo aver visto quella orrenda linea.
“Cosa scrivevi?” domandò cercando di trattenere un risolino. A guardarlo bene era davvero un bel ragazzo. Aveva ragione Elena. Le sue parole tornarono a tormentarmi il cervello cosi da causarmi un colorito acceso.
“Ho trovato il locale e stavo scrivendo l’indirizzo.” Dissi tutto d’un fiato guardando lo scarabocchio. Dovevo distrarmi da quegli occhi color smeraldo. “Farò un salto appena esco da qui.”
“Vuoi che ti accompagni?” si propose facendo il serio.
“No grazie.” Richiusi il foglietto, orgogliosa di aver ripreso il mio contegno.
 
Guardai l’orologio e vedendo che avevo appena finito il mio turno presi la mia borsa e la giacca e mi incamminai verso l’uscita.
 
“Forbes!” mi sentii chiamare appena uscita dal mio ufficio. La Fell veniva verso di me con passo deciso. “Il sig. Mikealson vuole prendere un appuntamento con te. Per stasera.” Aggiunse velocemente. In mano reggeva il suo cellulare da lavoro.
“Hmm….” Non sapevo cosa dire. L’avevo sognato e lui si era fatto vivo. Impossibile!
“Forbes non ho tutta la vita e anche il sig. Mikealson.” Alzò il telefono per farmi capire che era in linea. Io riuscivo solo ad annuire.
“Si, sig. Mikealson. La mia dipendente accetta l’invito. Qualsiasi orario per lei va bene.”
Coosa? Io non avevo accettato proprio un bel niente. La vipera zitella continuava ad ignorarmi parlando in modo dolce con quello lì. Dovevo dargli un nome, forse quello lì non era molto appropriato.
“Ok. Le darò il suo numero cosi non avrete problemi. Arrivederla.” Pigiò il tasto della chiamata e mi guardò furente.
“Vieni nel mio ufficio, non abbiamo tempo da perdere.” Mi ordinò. La seguii e mi diede un bigliettino da visita con il suo numero.
“È da stamattina che cerca di avere un appuntamento con te. Mi raccomando non farmi pentire della scelta!”
 
Nicklaus Mikealson, amministratore della Home Editorial Brothers M.
 
Oh, è l’uomo dei sogni dei miei genitori.
 
Il mio appuntamento con il sig. Mikealson era a Central Park. Non feci in tempo a tornare al mio appartamento visto che distava 2 ore di autobus, cosi rimasi senza cambiarmi e rifarmi il trucco.
Il mio cliente non mi fece attendere molto. Arrivò sulla sua posche cabrio nera.
Scese dall’auto e mi soffermai sul suo profilo. Era davvero bellissimo, dovevo ammettere. Indossava un jeans e una t-shirt nera, abbinata alle sue scarpe. Gli occhiali da sole che indossava lo rendevano più sexy di come lo ricordavo. I capelli corti e ricci svolazzavano nella brezza leggera.
Deglutii e scacciai quel rossore che mi stava incorporando le goti.
A differenza sua mi sentivo una barbona. Indossavo un abito color prugna e fortunatamente avevo messo le mie decolletè nere dal tacco 12.
“Sig.na Forbes, mi dispiace se le ho avvisata all’ultimo momento” si tolse gli occhiali e io rimasi incantata a quello sguardo di un celeste brillante.
“Non si preoccupi.” Dissi senza pensarci. L’unico pensiero che mi saltava in mente era di affondare le mie mani in quei ricci ribelli. Un altro brivido lungo la schiena.
Si sedette al mio tavolino e ordinò altri due martini bianco. Il mio bicchiere era quasi vuoto e forse mi avrebbe fatto bene berne un altro.
La cameriera saettò subito dietro al bancone e dopo cinque minuti ne uscì con due bicchieri pieni del liquido da lui scelto e un piattino di noccioline salate. Non capii il perché prima quella donna non me li avesse portati, dopotutto avevo preso un martini.
“Allora….come sta?” mi chiese sorseggiando il suo liquore.
“Oh mi dia del tu. Sto bene, un po’ stanca forse.” Fissai le mie dita intrecciate in grembo. Sembravo una bambina alla sua prima cotta. “E le-i?”
“Le darò del tu se lo fa anche lei.” Disse esitante. Annuii.
Inspirò seccamente e fece roteare l’oliva nel bicchiere. “Potrei stare meglio.”
 
Dopo quella risposta enigmatica, iniziammo a parlare del più e del meno. Mi disse che dovevamo conoscerci se volevamo fare un matrimonio per bene. La sua dolce “mogliettina”, cosi l’aveva chiamata lui, voleva un matrimonio degno di una principessa e dovevo dare il meglio per accontentare quella bionda con la puzza sotto al naso.
Non aveva tutti i torti, dopotutto mi pagavano per questo.
 
Mi lasciai andare raccontando della mia vita privata. Forse erano i martini che mi facevano essere cosi loquace.
“I miei vedevano il mio futuro diversamente: diplomarmi in ragioneria a pieni voti, essere la prima della scuola per essere a capo di una grande azienda, sposarmi con un uomo nobile, ricco e bello dove poter vivere felici e contenti ed avere dei figli biondi con occhi azzurri.”
 “Proprio come te.” Rispose senza scomporsi.
Peccato che questo sogno era troppo irrealizzabile. Mi sono diplomata in ragioneria ma non ero la prima della scuola e credo che sia stato questo ad impedirmi di elevarmi come leader. Avevo un uomo ma è finita male. Nessun figlio biondo e occhi azzurri.
“Tu invece? Come ti volevano i tuoi?” preferii farmi trasportare dall’alcol che mi stava dando alla testa. Ero diventata troppo schietta e diretta.
Per una frazione di secondo, notai un filo di tristezza nel suo sguardo. Scomparve prima che mettessi a fuoco l’immagine.
“La mia famiglia è più noiosa della tua. Forse quando si hanno dei fratelli e sorelle, i genitori non si soffermano su un solo futuro.”
“Io sono figlia unica.”
“Non avevo dubbi.” Sorrise facendo riapparire le fossette tenere.
 
Dopo il quinto martini mi ricordai che dovevo correre all’Empire State Building.
“Sig. Mikealson…”
“Chiamami Klaus per favore!”
“Ok Klaus. Senti io dovrei andare ora. Ho un appuntamento in un locale”
“Oh certo. Anzi mi dispiace averti fatto perdere cosi tanto tempo” lasciò due banconote verdi nel piattino che conteneva la ricevuta fiscale, senza lasciarmi dare un’occhiata. “Andiamo!” mi ordinò dolcemente.
“Grazie.” Gli dissi arrivati al ciglio della strada dove era parcheggiata la sua porsche.
“Grazie a te!” sorrise. “Sei in macchina?”
“No no chiamerò un taxi non ti preoccupare.”
Il mio mezzo di trasporto era già fermo cosi gli feci cenno di attendere il mio arrivo.
“Ci vediamo la settimana prossima ok?” si avvicinò al mio viso e io mi bloccai impaurita. Cosa diavolo voleva fare? Poi posò le sue labbra sulla mia guancia fredda e quel tocco mi fece battere il cuore all’impazzata.
Dannata me! E dannati martini!
“Arrivederci Caroline!”
“Ciao Klaus.”
Lo guardai infilarsi nella sua macchina e sfrecciare nel traffico del tardo pomeriggio. Una volta sparito, ordinai all’autista di lasciarmi all’Empire State Building.
 
Il quartiere Midtown era un quartiere che non frequentavo molto, ma avevo sempre desiderato salire su quell’enorme grattacielo illuminato che avevo di fronte. Ogni volta che passavo di qua, ero sempre troppo impegnata nel lavoro per godermi 5 minuti della mia città.
Cercai la via esatta di Heartland Brewery e mi accorsi che il locale si trovasse proprio sotto all’Empire.
 
Il pub era carino anche se l’odore di birra era più forte del fumo di sigaretta. C’erano dei ragazzi che sistemavano il tutto per la serata. Addobbavano la sala con nastri argentati e rossi. Una ragazza bionda stava dietro al bancone e parlava animatamente con un ragazzo. Appena si accorsero della mia presenza, la bionda sviò il giovane e si recò verso di me.
“Ciao. Siamo ancora chiusi…”disse con tono infastidito.
“Salve! Si ho visto…”
“Ti serve qualcosa?” sembrava che la mia presenza le desse un gran fastidio.
“Veramente…si. Vorrei parlare con il proprietario del locale.” Presi coraggio per portare a termine quella missione.
“Sono io. Piacere Rebekah.” Mi tese la mano e cambiò subito espressione trasformandosi in una donna d’affari.
“Oh.” Rimasi stupita nel vedere il cambiamento di umore nella donna cosi gliela strinsi un po’ con mano tremante. “Caroline.” Mi presentai e le descrissi tutto il mio piano sull’addio al nubilato.
Trovammo un accordo per la serata che sarebbe stata la settimana prossima. Il matrimonio era alle porte ma non potevo fissare quell’appuntamento il giorno prima.
 
La via del ritorno era sempre più illuminata da luci infinite che saettavano veloci. Pensai alla lista su cose da fare: avrei dovuto avvisare Bonnie e tutto il resto delle nostre amiche.
Inviai un messaggio alla mia amica lontana ottenendo un ci sarò con tanti smile.
Ora l’unica cosa che dovevo fare era trovare una scusa per portare Elena in quel posto.
Avvisai Stefan e lui mi informò che sarebbero usciti anche loro in un posticino al quale non potevo ancora sapere il nome.
L’effetto dei martini stava sfumando e al posto di adrenalina e coraggio, prese un gran mal di testa. Per la prima volta da quando Bonnie era andata via, avevo fame.

Note dell'autore
Rieccomi con il II capitolo!! Prima di tutto vorrei ringraziarvi per aver letto la mia storia e ringrazio ancora le mie lettrici che mi hanno lasciato un piccolo commento.

In questo capitolo ha fatto la sua apparizione Elena e infine la cara Rebekah. Caroline grazie ad Elena ha dei dubbi su Stefan e chi lo sa, forse ha ragione la mora!
Spero che continuerete a seguirmi, e detto questo vi lascio! Un bacio
giusy

  
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