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Autore: Lumik Lovefood    31/10/2014    2 recensioni
Sua madre aveva un tempismo perfetto per dargli notizie riguardanti la sua vita sentimentale. Più che tempismo, ora che ci pensava, approfittava dei momenti in cui lui non aveva grande lucidità mentale e spiattellargli le sue trentasette parole retoriche alla velocità della luce, e lui si ritrovava ad annuire meccanicamente, come quando le diceva di “sì”, solo per farla zittire. Frank si era sempre ripromesso di ascoltare la madre almeno per i primi diciassette secondi di discorso, ma puntualmente non ascoltava nemmeno i primi cinque, e così si ritrovava spesso e volentieri in situazioni a lui ostiche e del tutto incalcolabili della sua vita, come pranzo dai parenti, oppure accompagnarla a qualche zia malata di domenica mattina o, addirittura, di dare il benvenuto in casa al suo nuovo compagno-barra-promesso sposo.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fear to Trying




- Prologue -




Sua madre aveva un tempismo perfetto per dargli notizie riguardanti la sua vita sentimentale. Più che tempismo, ora che ci pensava, approfittava dei momenti in cui lui non aveva grande lucidità mentale e spiattellargli le sue trentasette parole retoriche alla velocità della luce, e lui si ritrovava ad annuire meccanicamente, come quando le diceva di “sì”, solo per farla zittire. Frank si era sempre ripromesso di ascoltare la madre almeno per i primi diciassette secondi di discorso, ma puntualmente non ascoltava nemmeno i primi cinque, e così si ritrovava spesso e volentieri in situazioni a lui ostiche e del tutto incalcolabili della sua vita, come pranzo dai parenti, oppure accompagnarla a qualche zia malata di domenica mattina o, addirittura, di dare il benvenuto in casa al suo nuovo compagno-barra-promesso sposo.
Osservava sua madre aggiustare una tovaglia in seta rossa sul tavolo del salone e guardare in controluce ogni mobile della casa per vedere se ci fosse anche solo mezzo dito di polvere su di essi. Ora che la osservava meglio, da quando sua madre era così maniacale nella pulizia? No che fosse una sporcacciona ma, comunque, cercava tra il lavoro e la sua vita personale di rendere la casa decente. E poi, da quando sua madre indossava vestiti ed, addirittura, si truccava? Frank guardò il profilo della madre, che indossava un abito beige corto fino al ginocchio, con la maniche a tre quarti ed una scollatura abbastanza generosa ed ovale. Gli occhi verde nocciola, che aveva ereditato con grande orgoglio, erano contornati da una leggera sfumatura nera e le ciglia erano lunghe e nerissime. Sembrava dimostrare almeno dieci anni in meno. Anche le rughe erano meno accentuate, gli occhi le brillavano di felicità ed il sorriso era sempre stampato sul viso.
Da quando sua madre era così? Da quando sua madre era felice?
Frank si sentì a disagio seduto su quel divano di pelle nera consumata. Da quando aveva preso ad ignorare sua madre? Da quando, non la osservava più e non notava più i suoi cambiamenti umorali o d'aspetto? Si sentì un'idiota completo. Si sfregò le mani sudate sui jeans logori e strappati ad entrambe le ginocchia, e si alzò dal divano per dare una mano a sua madre, che non riusciva ad aprire una bottiglia di vino.
“Lascia. Faccio io.” le disse semplicemente, sfilandole la bottiglia tra le dita.
Linda Iero sorrise, comprensiva, e gli passò una mano sulla schiena, come quando cercava di rassicurarlo da piccolo “Grazie Frankie.” gli mormorò.
Frankie era il dolce nomignolo con cui era solita chiamarlo nei loro momenti intimi tra madre e figlio, e Frank ci era affezionato come non mai. Difficilmente lo avrebbe ammesso, ma voleva un gran bene alla madre, più di quanto ne dimostrasse alla stessa. Era il suo punto fisso, la sua roccia miliare quando aveva bisogno d'aiuto, di un consiglio o di un semplice abbraccio.
Stappò la bottiglia e le riconsegnò alla madre, nel momento stesso in cui sentirono delle ruote di una macchina entrare nel loro vialetto di casa e far scricchiolare la ghiaia di cui era formato e che spesso si era scontrata con le ginocchia di Frank quando tentava di andare in bici senza rotelle da piccolo.
Linda sussultò e posò la bottiglia di vino in modo secco e rumoroso sul tavolo, precipitandosi fuori casa. Frank fece un sospiro e la seguì, con diversi passi di distanza e meno entusiasta della madre.
Quando si ritrovò fuori, vide un BMW nero e lucido, parcheggiato in modo preciso e delicato sul vialetto, dietro l'utilitaria di casa Iero. Vide sua madre di fronte la portiera del conducente, che sorrideva felice. Dalla vettura scese un uomo alto e con i capelli neri puntinati di argento, che l'abbracciò stretta stretta, dondolandosi un po' sul posto. Frank sentì che si mormoravano qualcosa nell'orecchio, e che sua madre fece un risolino divertito e soddisfatto. Quando si staccarono, si guardarono intensamente negli occhi, e l'uomo poggiò la sua fronte su quella di Linda e gli sorrise. Frank distolse un attimo lo sguardo, mordendosi il piercing sul labbro. Sua madre prese l'uomo per mano per mano e lo allontanò dalla macchina, avvicinandosi all'altra portiera, da cui scese un'altra persona, più bassa del primo. Era una ragazza. Linda Iero la strinse in un abbraccio, per poi metterle entrambe le mani sul viso e congratularsi di qualcosa che Frank con riuscì a capire. Era talmente intento a guardare le due, che non si accorse che l'uomo di sua madre gli si parò di fronte, sorridendogli cordiale.
Ora che lo poté osservare meglio notò che, oltre ad essere molto alto, aveva il viso squadrato con una mascella pronunciata e gli zigomi duri, gli occhi erano di uno sconvolgente verde erba e dal taglio piccolo. Le labbra, increspate in un sorriso, erano sottili e pallide, come la pelle.
“Non vuoi un abbraccio, vero?” scherzò l'uomo, arricciando un po' il naso “Sono cose da femminucce.” e gli tese una grande mano, affinché gliela stringesse.
“Frank.” rispose il ragazzo, abbozzando un sorriso e stringendogli la mano.
“Scott Berman. Da non confondersi con barman, sono un medico.” scherzò ancora l'uomo, osservandolo da capo a piedi “Hai gli occhi di tua madre.” continuò poi, guardandolo in modo dolce ed evitando di dire qualcosa sul suo aspetto un po' particolare, fatto di tatuaggi, piercing e vestiti scuri strappati.
Frank si grattò la nuca “Grazie.”
Sua madre, nel frattempo, si era avvicinata stringendo le spalle della ragazza con un braccio, e sorridendo felice. La ragazza era bassina e mingherlina, con dei capelli castani legati in una cipolla distratta e con gli occhi del padre, solo più grandi e dolci. Aveva addosso una felpa rossa, in tono con le Converse, e dei jeans a sigaretta di un intenso blu.
Sua madre gliela parò davanti, sorridendo “Lei è Marnie, la figlia di Scott. Ha un anno in meno a te.”
Lei gli sorrise, timida, e tese una mano, aspettando che il ragazzo gliela stringesse,
“Frank.” mormorò questo, stringendogliela. Le sue dite erano fredde.
Linda invitò la ragazza a casa, ma prima fermò Frank per un braccio “Frankie, aiuti Scott a portare dentro la loro roba, mentre faccio vedere la casa a Marnie?”

Dopo aver sistemato tutte le scatole all'interno della casa, i due raggiunsero nel salone Linda e Marnie, che sedeva imbarazzata sul divano che apparteneva a Frank fino ad un quarto d'ora prima. Il ragazzo si avvicinò alla madre e prese un bicchiere di vino che ella aveva riempito poco prima e ne bevve un lungo sorso.
“Marnie, vuoi qualcosa?” chiese la donna, gentilmente.
Lei alzò i suoi occhioni verdi e scosse la testa in segno negativo. Il padre le fu subito vicino, poggiandole una mano sulla spalla, con fare incoraggiante “Non essere timida...”
Lei lo osservò un po', poi si morse il labbro “Un bicchiere d'acqua andrà bene.” disse. Frank notò che aveva una voce sottile, ma ferma e ben intonata.
Linda gli diede un colpetto col gomito e Frank capì che doveva essere lui a portargli il bicchiere richiesto. Appena si allontanò dal salone, Marnie si alzò in piedi e lo seguì in cucina, mettendosi le mani nelle tasche posteriori dei jeans, ed affondando la testa nelle spalle. Frank prese dalla dispensa un bicchiere di vetro blu ed aprì il rubinetto dell'acqua, facendola scorrere e si voltò ad osservare la ragazza, intenta a guardarsi in giro, curiosa.
Ora che la guardava meglio, notò che era un tipo abbastanza comune, non aveva nulla di appariscente o particolare, a differenza sua, che vestiva sempre di nero, sfoggiava tatuaggi da ogni parte del corpo ed aveva dei piercing sul viso. Lei no. Aveva una faccia acqua e sapone, niente trucco o fronzoli come orecchini o collane; indossava una felpa ed un jeans normali ed aveva un colore di capelli molto comune. Quando tolse le mani dalle tasche, notò che non aveva nemmeno lo smalto alle unghie, vezzo di molte ragazze ma che lei non aveva minimamente calcolato. Lo guardò negli occhi, ed storse un angolo della bocca in quello che gli sembrava un sorriso, e si morse nuovamente un labbro. Il naso era piccolo ed all'insù, puntinato, come le guance, da piccole lentiggini che la rendevano simpatica agli occhi.
Frank si voltò e riempì il bicchiere, porgendoglielo poi.
“Grazie.” mormorò questa, bevendone un piccolo sorso, dopo averlo presa titubante.
“In realtà, non avevi voglia di nulla, vero?” sputò Frank, senza rendersene conto e, per fortuna, mantenendo un tono calmo.
Marnie abbassò lo sguardo a terra, fissandosi distrattamente le punte delle scarpe “Mi sembrava scortese.” soffiò poi.
“Tuo padre sembra simpatico...”
Lei accennò un sorriso “Grazie. Anche tua madre. E' stata molto gentile.”
Finì di bere, ed iniziò a sciacquarlo nel lavandino “Dov'è il sapone per i piatti?”
Frank le tolse il bicchiere di mano e chiuse il rubinetto dell'acqua “Oggi sei ospite. Da domani puoi lavare i piatti quando vuoi, anche al posto mio.” sorrise il ragazzo.
Marnie sorrise, imbarazzata, per poi asciugarsi le mani con un canovaccio. Tornarono entrambi nel salone, e videro i loro genitori seduti sul divano e si tenevano le mani, parlottando tra loro, felici e sorridenti.
Frank si schiarì la voce, ed i due si lasciarono le mani, come se fossero scottanti.
Linda sorrise al figlio “Scott mi stava raccontando della Florida. Marnie è nata lì.” e lanciò un'occhiata dolce alla ragazza, che sorrise appena.
“Da domani frequenterà la tua scuola, Frank.” si intromise Scott, guardando serio il ragazzo “Ti prego di aiutarla ad orientarsi.” - Frank annuì.
“Beh...” esclamò Linda Iero, alzandosi dal divano “Credo che tu voglia vedere la tua camera, Marnie.” e la prese a braccetto, portandola al piano superiore di casa Iero.
“Non aspettarti chissà cosa, però è molto confortevole ed accogliente... E potrai decorarla come meglio credi.”
“Basta che non demolisci casa, Marnie.” scherzò il padre, dandole una pacca affettuosa sulla spalla. Frank sorrise.
Tutti e quattro si diressero al piano di sopra e la donna aprì una porta, quella che stava affianco alla stanza di Frank, e la spalancò. La camera era della stessa dimensione di quella del ragazzo, e le pareti erano di un verde pallido immacolato. Ad un lato della stanza, c'era un'enorme libreria vuota con affianco una scrivania, che aveva dei cassetti sul fondo ed a cui avevano posato sopra un porta penne ed una lampada da studio. Il letto era posizionato sotto la finestra ed aveva delle lenzuola rosse pulite e profumate. La ragazza entrò titubante nella sua stanza, a cui Scott aveva già posizionato dei scatoloni contenenti le sue cose, e si diresse dritta verso la finestra, che aveva un enorme davanzale su cui ci si poteva sedere comodamente. Salì sul letto, togliendosi di scatto le scarpe, ed aprì le imposte, vi si affacciò ed ispirò l'aria.
Si girò verso Linda e le sorrise “Mi piace.” disse, semplicemente.
“Ti lasciamo disfare gli scatoloni, ok?” domandò la donna, sorridendo di rimando. Annuì.
Frank si grattò la nuca “Beh, io allora vado. Ho le prove col gruppo.”
“Hai una band?” domandò Scott, poggiandogli una mano sulla spalla “Cavolo, mi fai sentire vecchio. Anche io ne avevo una alla tua età. Cosa suoni?”
“La chitarra.” rispose distrattamente il ragazzo, allontanandosi un po' dall'uomo, cercando di essere comunque gentile.
“Anche io. Qualche volta, possiamo suonare insieme qualcosa.” continuò Scott, sorridendogli.
Frank borbottò qualcosa e poi si precipitò fuori casa, salutandoli con un striminzito “ciao”.


“Beh, detto così, non sembrano male.”
Gerard Way era il migliore amico di Frank, oltre ad essere il cantante della sua band, i My Chemical Romance. Lui, nonostante tutto, cercava sempre di fargli vedere il lato positivo delle cose, nonostante fosse la persona più negativa del mondo, al contrario del fratello, Mikey, che era più positivo di lui, ed anche più mingherlino.
“Non so... Ancora li riesco ad inquadrare.”
“Tua madre è felice?” gli chiese Mikey, improvvisamente, mentre accordava il suo basso seduto sul una poltrona rossa consumata e bucata peggio di una groviera.
“E' questo il punto! Sì, lo è, ed io non mi sono accorto di nulla fino ad oggi, che imbandiva casa peggio di una torta nuziale.” - si sentiva ancora a disagio con se stesso per non essersi reso conto di nulla, nemmeno avesse delle fette di zucca sugli occhi.
“E tu? Non sei felice che lei lo sia?”
“Non la vedevo così felice dal mio C- in matematica, al primo anno di liceo, Ray...”
Ray Toro era il secondo chitarrista della band, ed era un ragazzo alto, tutto ricci e buon senso.
“Quindi, avrai una sorella...” le parole di Gerard rimasero sospese, fino a quando l'amico non annuì “Ed è carina?” continuò il cantante.
Frank lo guardò male, per poi sospirare “Non so... Come definirla... E' normale.”


Marnie ai suoi piedi aveva un enorme scatolone aperto e da cui vi cacciava fuori libri in continuazione, riponendoli accuratamente nella libreria che le aveva comprato Linda. Quando le sue dita accarezzavano le rilegature, si trovava stranamente bene ed in pace con se stessa. Aveva una mentalità molto aperta e positiva sulla vita, infatti quando il padre le disse che avrebbero abbandonato la Florida per trasferirsi nel New Jersey, lei non aveva fatto una piega, considerandola una buona occasione per ampliare le sue vedute e per imparare a vivere, iniziando da zero. E poi, lasciava pochi affetti lì, qualche amica e conoscente.
Sentì bussare alla porta della sua stanza e si voltò, vedendo la testa mora di sua padre farne capolino.
“Come va?” le chiese, sorridendole e chiudendosi la porta alle spalle.
Marnie alzò le spalle, gettando un'occhiata agli scatoloni ancora chiusi “Non ricordavo di avere tanta roba...” ammise poi.
“Vuoi una mano?” si propose Scott, prendendo alcuni libri dallo scatolone che stava svuotando e passandoglieli.
“Senza offesa...” iniziò la ragazza, prendendo i tomi “Ma sei abbastanza disordinata come persona.”
Il padre rise, alzando le mani “Mi scusi, signorina.” e gettò uno sguardo in giro per la stanza “Come ti sembra?”
“Comoda.” rispose Marnie, continuando a mettere in ordine i libri.
“Linda?” chiese stupito ed aggrottando un sopracciglio.
“Ah... Credevo ti riferissi alla stanza...” e guardò suo padre “Sembra gentile e... Si vede che ti vuole bene, papà.”
“Sono contento che ti piaccia.”
“Papà, deve piacere a te, non a me...” iniziò a dire la ragazza, ma fu fermata da una mano del padre.
“Sì, lo so... Ma la tua opinione per me è importante, ed io sono felice con Linda, dico sul serio, ma sarei ancora più felice se mia figlia lo fosse.” le spiegò, avvicinandosi ad essa e prendendole le spalle con la mani “Io la penso così, ed anche Linda è della stessa opinione.”
Marnie si morse un labbro “D'accordo.”
Il padre le sorrise “E che ne pensi di Frank?” chiese curioso.
La ragazza si morse il labbro inferiore “Non so... Non sembra normale.”








Salve, popolo di EFP! Buon Ieroween a tutti!
Allora... Non so sinceramente che dire su questa cosa... E' da un po' che fantasticavo ed avevo deciso di mettere tutto per iscritto, e di pubblicarlo solo a completamento, così da avere un ritmo di pubblicazione piuttosto omogeneo. Ovviamente, io sono nota per mandare alle ortiche tutti i buoni propositi e poi, oggi è il compleanno del nostro nano malefico preferito, quindi mi sentivo in obbligo di pubblicare questa cosa...
Come avrete notato, è un tipico cliché! La nostra Linda Iero che trova un nuovo amore con una nuova figlia, e bla bla... Ma a noi piacciono i cliché, vero? 

...

Ok, non a tutti, ma la maggioranza approva! Credo...
In ogni caso, questo è il prologo della storia. Non è molto lungo, ma serve per indrodurvi i personaggi e capire un po' la mia scrittura, suprattutti perchè è la mia fanfiction che scrivo su questo fandom e devo cercare di farmi conoscere (ah-ah!). Sono una grande appassionata di musica, derivo da una famiglia di appassionati di musica, non potevo non scrivere su una delle band più influenti della mia vita.
Ok, sto deviando il discorso, ma si nota che non so cosa scrivere?
Ad ogni modo, mi spiace deludere le fan della Frerard, ma questa sarà una Het (risata malefica), ma non è detto che in futuro non possa scrivere su di loro, dato che sono una delle mie OTP preferite e che m'ispirano di più.
Credo di aver finito... Per ora! Non so quando riaggiornerò, conto di farlo entro la settimana prossima, massimo quella prossima ancora, non so... Ho una connessione che fa pietà!
Titolo rubato palesemente ad una canzone di Frank, Stage 4 Fear to Trying.
Ringrazio The World is Ugly dei MCR, che mi ha ispirato per questa cosa.
Qui di seguito ci sono i miei contatti, giusto per tormentarvi ancor di più... E nulla, spero di rivedervi presto.

Vostra, Lu.


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