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Autore: LucyaCuoreDinchiostro    31/10/2014    1 recensioni
Georgina è una pasticcera provetta, preda della sua fantasia e delle sue manie di grandezza che però, in qualche modo, la aiutano a sopravvivere.
Ma ecco, all'improvviso, un incontro che le rivoluzionerà...l'esistenza.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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JUST ANOTHER HALLOWEEN STORY




halloween






Georgina aveva dei sogni. Grandi, immensi, spropositati sogni. Puntava in alto, forse troppo a volte, dalla sua piccola postazione di pasticcera di un misero negozio di cupcake del Queens.
Il suo stipendio bastava a malapena per pagare l'affitto. Eppure, ogni giorno, immersa tra zucchero a velo e burro fuso, sognava ad occhi aperti. Diventava magicamente una celebre pasticcera, degna delle migliori trasmissioni televisive, quelli che tutte le donne seguono mentre governano la casa, quelle che ti fanno brillare gli occhi, mentre ti appunti gli ingredienti magici che faranno addolcire tuo marito, quando torna a casa dal lavoro. E la gente faceva a gara per superare la fila che si creava fuori dalle librerie per accaparrarsi una copia del suo nuovo libro di dolci. Tutti la idolatravano. Persino Ina Garten e Nigella Lawson bussavano alla sua porta per poter carpire qualche segreto culinario, qualche trucco di alta pasticceria che per qualche motivo faceva rassodare meglio la sua panna e non faceva smosciare i suoi soufflè al formaggio di capra e cannella.
<< Georgie? Ho bisogno di quei cupcakes al caramello salato! >> Lily la guardava dal basso del suo metro e cinquanta scarso come si guarderebbe una buccia di banana in purtrefazione che fuoriesce dal bidone dei rifiuti per strada. Dai suoi occhi tracimava furia liquida e attraverso lo spiraglio che aveva lasciato tenendo aperta la porta del retro con un piede, poteva vedere una ventina di persone in attesa. Solo per quei maledetti cupcakes. << Dammi cinque minuti altri, Lily. Sto per decorarli >> sventolò una mano in sua direzione e pochi secondi dopo la voce di Lily annunciava che i dolci tanto agognati stavano per essere consegnati. Georgina riempì la sac a poche con il frosting al formaggio e caramello e tolse il canovaccio umido che aveva posato sui cupcake alla vaniglia e cardamomo. Lo fece con delicatezza, come quando si scostano le lenzuola dal corpo di un amante, con la bramosia di guardarne le fattezze giunoniche e la leggerezza di chi sta compiendo un gesto intimo ed etereo. Una carezza lieve. Guarnì i dolci con la crema e poi con una generosa colata di caramello salato a incorniciarne la perfetta forma a piramide.
Li guardò tutti, ad uno ad uno, e soddisfatta li portò a malincuore nell'altra stanza, con il sollievo goloso di quaranta occhi famelici.
Quello di cui Georgina non si rendeva conto, però, era che quegli sguardi non erano solo per i suoi dolci, i suoi amati dolci. Erano anche per lei. Era talmente bella che chiunque la guardasse e poi assaggiasse i suoi dolci, pensava che lei si rifletteva in quello che cucinava. Aveva un dono che si manifestava già a partire dal suo aspetto, dalla sua radiosa bellezza e in ogni centimentro di mieloso paradiso che veniva creato dalle sue mani, c'era un pezzetto di lei.
Si tirò indietro i ricci con una pinza, formando una crocchia sulla nuca dorata. Rientrò in cucina e incominciò a tirare fuori altri ingredienti. Halloween si avvicinava e le sue creazioni per quello specifico giorno dell'anno anadavano a ruba. Pumpkin Pie Cupcakes. Questa l'idea che le frullava in mente da un po'. Unire un classico della festa del ringraziamento con un dolce che si prestava a qualsiasi tipo di ricorrenza come il cupcake, creando un dessert colorato e speziato, decorato con crema al burro e mini cioccolatini al burro d'arachidi, da servire nel giorno più orrorifico di tutto l'anno. Adorava halloween e tutti quei bambini che bussavano alla sua porta per chiederle "Trick or treat?". Lei, ovviamente, li rimpinzava di dolci.
Si mise all'opera, dimentica di tutto. Anche del suo prossimo titolo di regina dei dolci di cui immaginava di essere investita, delle feste a cui sarebbe stata invitata e delle ricette squisite che avrebbe inventato e che tutti i migliori chef del mondo avrebbero voluto rubarle. Adesso il burro, le uova e lo zucchero facevano da padroni.


***

Strappò via il 29, ed ecco che finalmente quel 30 compariva davanti ai suoi occhi. Il 3 sinuoso seguito dal quel tondo e invitante 0, stampati sul piccolo calendario in un elegante grassetto nero. L'indomani sarebbe stato Halloween e lei doveva sbrigarsi a preparare almeno altri cinquanta dei suoi mitici dolci. Lily era quasi svenuta, quando ne aveva assaggiato uno e subito era corsa a pasticciare sulla lavagna fuori dalla vetrina. "Nuovi Pumpkin Pie Cupcakes! Golosi da MORIRE" e vari teschietti e teste di Jack 'o Lantern colorate intorno. Georgina sorrise e si guardò intorno, controllando che il laboratorio di cucina fosse esattamente come l'aveva lasciato la sera prima.
C'era qualcosa che non andava, ma non riusciva a capire cosa fosse. Gli stampi a cerniera per il cheesecake erano tutti sistemati uno dentro l'altro, cerchi concentrici e lucidi. Le fruste erano nello stesso posto in cui le aveva lasciate, dalla più grande alla più piccola. Anche le piccole formine per i biscotti che aveva dimenticato sul piano di lavoro erano ancora lì, nello stesso identico posto. Non un centimetro più in la'.
<< Mmmh >> mugugnò, in presa ad un'ansia strana, quasi profetica. Si diresse verso il piccolo bagno in fondo alla stanza e la porta era aperta, quando invece ricordava perfettamente di averla chiusa, o no? Certo, tornata a casa aveva alzato il gomito con la bottiglia di vino rosso e fruttato che aveva rubato al supermercato all'angolo della strada, ma che poteva farci? I cannelloni con i funghi dovevano essere accompagnati da un buon vino. Peccato che non fosse riuscita a rubarne una di bianco frizzante. Cercò di concentrarsi, ritornando a guardare l'uscio del bagno che la invitava ad entrare. La luce era spenta e la sensazione che là dentro si annidasse un mostro pronto a balzare fuori le faceva tremare le gambe come gelatina molle. Forse l'aveva dimenticato, in fondo.  Si armò di un grosso matterello e si sentì talmente sciocca che quasi le scappò un sorriso.
Perchè diavolo ti comporti così, Georgie? Non esistono i mostri e ci sei entrata mille volte in questo maledetto buco di cesso!  Ma l'istinto di sopravvivenza a volte ci porta a fare cose strane, come armarsi di un utensile da cucina contro un eventuale mostro con denti aguzzi e affilati.
Le si affannò il respiro e fu quasi tentata di urlare a Lily di raggiungerla, ma non voleva spaventare i clienti abituali del mattino, quindi tacque.
Un passo alla volta. Uno. Due. Tre. E...
...Click. Il rumore familiare dell'interruttore della luce le fece tirare un sospiro di sollievo.
Nessun mostro in agguato dietro la parete, l'uomo nero non esisteva mica. Le vennero i brividi su per la schiena e si rese conto che in quella stanza, però, aleggiava un freddo pungente. Strano.
Si voltò verso la piccola finestra che si apriva solo in obliquo e dalla quale filtravano i tenui e chiari raggi del sole mattutino. << Ma certo, che idiota. La finestra è aperta! >> si prese in giro da sola e si apprestò a chiuderla, contraendo le spalle per un altro brivido che le salì su per la schiena. Si scrollò e spense la luce, ritornando in cucina.
<< Che diavolo ci facevi in bagno con il matterello? >> volle informarsi Lily, appena entrata nella stanza con un fogliettino bianco che sventolava con la mano sinistra. Georgina arrossì e sorrise impercettibilmente. << Ma niente, pensavo ci fosse qualche animale! >> minimizzò, pur sentendosi ancora a disagio lì dentro. Lily fece spallucce e le consegnò il bigliettino. << Tieni, un cliente piuttosto strano è venuto ad ordinare una Pumpkin Pie per domani sera, con una decina di cupcakes al caramello >> fece scoppiare la gomma da masticare e se ne andò in fretta com'era venuta, evitando le ovvie lamentele di Georgie. << Domani avrei dovuto chiudere prima la cucina, Lily! Eravamo d'accordo! >> le urlò dietro. Voleva tornare in tempo per preparare i dolcetti per tutti i bimbi mascherati che avrebbero suonato alla sua porta per il tradizionale dolcetto o scherzetto, ciò voleva dire chiudere prima del tramonto per arrivare a casa in tempo, ma era ormai ovvio che non avrebbe potuto più farlo. Sbuffò con decisione, facendo svolazzare i ciuffi ribelli sfuggiti alla coda di cavallo di quella mattina. << Maledizione! >> sbattè un pugno sul piano di metallo e scosse la testa. Conosceva posti che di routine non aprivano affatto i battenti il giorno di Halloween, perchè non poteva essere così anche per loro? Non sapeva darsi una risposta. In fondo quel posto andava alla grande per essere un minuscolo locale in cui la specialità erano i cupcakes. E andava alla grande soprattutto grazie a lei. Digrignò i denti e si rassegnò, consolandosi con il fatto che di solito gli straordinari li pagavano bene.
Tentò di cacciare via tutti i cattivi pensieri e quella brutta sensazione che adesso aveva attaccato anche la bocca dello stomaco. Sorrise. Adesso era la regina dei dolci. Mrs Georgina Cane, autrice dei migliori libri di ricette di cupcakes del mondo, madre del miglior lemon curd cheesecake mai esistito e detentrice assoluta del premio istituito proprio grazie a e per lei, la frusta da pasticcere d'oro. Si inchinò al suo pubblico immaginario e cominciò ad illustrare nella sua mente un'elaborata ricetta di una crostata capovolta alle pere, con ricotta e noci pecan, cioccolato fuso a filo e composizioni di caramello cristallizzato. Erano tutti in visibilio, adoranti, in estasi.
Intrappolata nei suoi grandiosi film mentali, Georgina cominciò a creare.


***


<< Lily, ti dico che qui non è ancora passato nessuno, maledizione! Si è fatto dannatamente tardi! >> urlò, al telefono con la ragazza che ormai se n'era andata da un pezzo, lasciandosi dietro un fastidioso scoppiettio di gomma, che Georgie aveva continuato a sentire anche dopo che aveva chiuso la porta del negozio.
La voce concitata di Lily la infastifiva particolarmente, soprattutto perchè se la immaginava, mentre se ne stava in panciolle a ingollare cioccolatini e spotacchiare scaglie di cocco disidratato mentre urlava dentro la cornetta. << Georgina, quello ci deve quaranta dollari! Non puoi andartene finchè non arriva >> concluse l'altra. E Georgie sapeva che non c'era nulla da fare, visto che se anche avesse chiesto al proprietario, la risposta sarebbe stata la medesima. Era il padre di Lily.
<< Bene! >> urlò allora più forte << vorrà dire che li comprerò io! >> chiuse la chiamata senza attendere risposta e gettò il cellulare nella borsa appesa dietro la porta della cucina. Camminava nervosamente. Quei quaranta dollari le servivano. << Stupida stronza senza cuore! Prima o poi me la pagherà >> strinse i pugni e una lacrima le scese giù per il viso. La asciugò con un lembo del grembiule infarinato e si sfilò dalla tasca dei jeans dei soldi appallottolati. Li distese e ne contò quaranta, prima di mettersi i restanti venti di nuovo in tasca. Scrisse la ricevuta e depositò in cassa i soldi, con mano tremante. Avrebbe voluto farglielo vedere, a quella stronza, che cosa significava arrivare a fine mese a stento e mangiando riso in bianco tutti i maledetti giorni quando i soldi non bastavano a causa delle bollette o di una spesa imprevista. Imprecò ancora sottovoce e chiuse tutte le imposte, prese il cappotto e tutta la sua roba, compresa la busta con la torta e i cupcakes. Almeno avrebbe fatto felici un paio di bambini.
Quando ebbe dato anche l'ultima mandata alla porta di vetro del negozio, lo stesso brivido del giorno precedente le corse lungo la schiena, fino a farle formicolare i piedi. Cerco di non pensarci e si strinse nel cappotto e nella sciarpa gialla di lana. Abbassò la serranda e chiuse a chiave anche quella, prima di voltarsi di scatto e andare a sbattere contro un uomo imponente e profumato di vaniglia.
<< Ah! Oddio, scusi tanto. Non l'avevo vista >> si stirò un lato del cappotto, come se i brividi, che adesso erano notevolmente aumentati, avessero increspato anche quello.
L'uomo sorrise e scese il cappuccio che portava calato in testa. Un sorriso divino, angelico. Denti bianchi e candici, incorniciati da labbra di miele rosso e lucido. << Si figuri >> le bisbigliò, troppo intimamente perchè non si fossero già conosciuti da qualche parte. Georgina sorrise a sua volta e fece mente locale per ricordare. Magari lo conosceva davvero. Un altro brivido.
L'uomo sospirò. << E' un peccato. Sul serio. Sei troppo bella...troppo, profumata >> poi prese una grossa boccata d'aria, avvicinandosi pericolosamente. La strada era ormai deserta e i bambini non ce li mandavano di certo a bussare casa per casa, in quel quartiere desolato. Eppure qualche avventore della strada di solito c'era, ma quella sera sembravano tutti spariti come per incanto. << C-come, scusi? Io...i-io devo andare >> Georgina si congedò dallo strano uomo, con la speranza di poter fuggire prima che lui la inseguisse. Era un maniaco, ne era certa. Così bello e profumato. Profumato come un muffin alla vaniglia e uva fragola.
I passi ora erano incerti. La busta con i dolci le scivolò dal braccio e d'improvviso si bloccò. Le sue gambe iniziarono a procedere all'indietro, riportandola dritta tra le braccia di quell'essere spregevole che era certa volesse farle del male. Georgina tentò di urlare, ma la voce le venne meno. Non usciva alcun suono dalla sua gola. Solo un sibilo, un debole soffio di fiato caldo. Le lacrime cominciarono a sgorgarle dai grandi occhi verdi come un fiume in piena. Non mi faccia del male. Non mi faccia del male, la prego., pensava mentre ormai il calore e le grosse braccia dell'uomo la circondavano in una nuvola di profumi densi e dolci. Non lo farò, ti terrò con me. Non avere paura, sentì l'uomo risponderle, ma nessuno aveva parlato. Il pianto, seppur silenzioso, era talmente copioso che le aveva ormai arrossato gli occhi e la pelle delle guance e il freddo batteva proprio lì sul viso bagnato. Cominciò a singhiozzare, prima di essere stretta nella morsa d'acciaio dell'uomo bellissimo e terribile che, lo percepiva, sorrideva.



***


Un bacio sul collo, solo quello ricordava, quando rinvenne davanti alla serranda chiusa del negozio in cui lavorava. Quell'uomo misterioso l'aveva baciata sul collo, teneramente, facendo degli strani segni con la punta della lingua. Poi buio. Buio totale. Era stata fortunata. Tremendamente fortunata. Erano appena le undici di sera, a occhio e croce era rimasta stesa per terra un paio d'ore. La sciarpa era sparita e proprio sotto la mandibola sinistra sentiva un lieve dolore quando esercitava pressione con le dita. Si controllò nello specchietto che aveva nella borsa e notò un grosso succhiotto violaceo, tondo e perfetto. Sgranò gli occhi e scese con le mani a controllarsi sotto la gonna. Ma era tutto a posto. I collant non riportavano il minimo segno di smagliatura. Che avesse cambiato idea proprio prima di abusare di lei? Era possibile. Fortunata, davvero. Era stata molto, molto, troppo fortunata e ancora non ci credeva di essere ancora viva.
Qualcosa le pungeva nello stomaco ma non se ne curò. Doveva tornare a casa il prima possibile, avvolgersi in una calda coperta e spararsi a raffica tutti i dvd di Natale che possedeva. Le mettevano sempre allegria e c'erano sempre un sacco di dolci buonissimi in quei film. Si, si. Anzi, no. Prima doveva dirne quattro a quella dannata Lily e sbatterle in faccia la torta e i cupcakes, licenziarsi e mandarla al diavolo! Ah, e si che l'avrebbe denunciata! Era stato per colpa sua se a quell'ora l'avevano aggredita e quasi violentata. Colpa sua se si era persa Halloween e ancora una volta colpa sua se aveva paura anche di ripensare di metter piede in quel negozio maledetto.
Si sarebbe trovata un altro lavoro, decise, e l'avrebbero pagata di più e poi finalmente sarebbe diventata la pasticcera che meritava di essere.
Forte delle sue decisioni Georgina afferrò la busta dei dolci e si diresse a passo deciso verso casa di Lily McDonald. Una risata terrificante e sinistra si levò dietro di lei. Si spaventò così tanto che si mise a correre come una forsennata, con la certezza che quella risata appartenesse proprio a quell'uomo. Maledizione!
Crollò e scoppiò in lacrime ancora una volta. I singhiozzi le scossero di nuovo il petto come violente scosse di un sisma che partiva dal centro del suo corpo. Ma questa volta la voce le usciva fuori e quasi urlò, quando si rese conto di essere arrivata a destinazione. << Oh >> sussurrò, cercando di darsi un contegno, ma i singhiozzi non volevano saperne di calmarsi. Inspirò ed espirò un paio di volte, prima di spingere il pulsante del citofono. << Se? >> una voce svogliata e assente le rispose, seguita dallo scoppio di una gomma da masticare. << Lily, sono io. Aprimi >> le ordinò. Nessuna risposta, solo un leggero click e il portone che si apriva. Ma davvero? Così semplice? Georgina sorrise tra le lacrime, contenta del tono inflessuoso e autoritario che aveva usato. La porta d'ingresso era già aperta e un aroma intenso di pollo arrosto all'arancia si spandeva nell'aria. Georgie lo adorava ed era certa di stare morendo di fame, ma stranamente quell'odore non ebbe alcun effetto su di lei. Certamente perchè era furiosa e ancora sotto shock. << Che diamine ci fai qui? >> Lily comparve sulla porta, stringendosi una vestaglia rosa intorno al corpo formoso << E...>> la frase malevola le morì in gola. Si allungò verso Georgina e la fece entrare in casa. << Che...che ti è successo, dannazione? >> nella sua voce una leggera venatura di senso di colpa. Georgie cominciò a tremare e si rese finalmente conto di quanto fosse terrorizzata e seppe che le sarebbe stato impossibile tornare da sola a casa sua.
<< Io non....ecco, mi hanno aggredita >> tirò su con il naso e si accorse che piangeva di nuovo come una fontana. Lily sembrava terribilmente spaventata, gli occhi sbarrati e le labbra tirate in una linea sottile e bianca come un cencio. << Chi, Georgie? Chi ti ha aggredita? >> ora Lily le stringeva le spalle e l'aveva fatta sedere su un comodo divano bianco. Il calore del caminetto acceso la fece smettere di tremare e lo scoppiettio della legna che bruciava le diede conforto. Si voltò verso la ragazza dai lunghi capelli biondi e le sorrise debolmente. Poi notò una cosa strana e il suo stomaco brontolò, avvisandola che era davvero ora di mettere qualcosa sotto i denti. Avrebbe chiesto a Lily di poter mangiare qualcosa, magari l'avrebbe preparato lei. O...oh, si, i cupcakes. Tanto valeva. Ormai li aveva pagati. Distolse lo sguardo dalla ragazza e scartò la confezione di due cupcakes, ingurgitandoli quasi interi. << Bleah! >> sputò tutto sul tappeto, anch'esso bianco e si disse mentalmente che doveva scusarsi, ma il saporaccio che aveva nella bocca le rendeva impossibile anche solo spiccicare mezza parola. << Che c'è? Sono cattivi? >> Lily era stranita, spaventata, non sapeva come comportarsi. Andò a prendere un bicchier d'acqua e Georgina diede un paio di grossi sorsi, prima di tornare a respirare. Si prese del tempo per riflettere, per cercare di capire cosa non andasse. I suoi cupcakes erano i migliori, non si spiegava perchè facessero così schifo. Sapevano di...di uova marce. Lily si allontanò silenziosamente da lei, ormai impaurita e in ansia per la salute mentale di Georgie. Era colpa sua se si trovava in quello stato, però. Le diede le spalle e fissò il fuoco per qualche minuto, lasciando lo spazio all'altra di potersi riprendere e ricomporre. << Il bagno è in fondo al corridoio a destra, se ti serve >> disse distrattamente, prima di sentire dei passi alle sue spalle. Subito dopo un cupo brontolio proruppe da qualche parte del corpo di Georgina. Prima di poter reagire, Lily fu a terra, non riusciva a muoversi e della ragazza che lavorava con lei tutti i giorni, quella ragazza che schiavizzava e trattava come se fosse una sua proprietà, era stata ingoiata da una sua sosia dagli occhi rossi luminosi, i canini allungati e un ghigno malefico stampato in volto. << Georgie? Georgina? Che fai? Che...che diavolo fai? >> tentava di divincolarsi. La vena sul collo pulsava a ritmo frenetico e Georgina ne era incantata. Musica. Quella era musica per le sue orecchie...e per il suo stomaco.
Lily cercò di urlare ma la sua voce fu smorzata da un sonoro crack, quanto Georgie le spezzò il collo il un solo colpo. << Fame >> ringhiò, prima di affondare i lunghi e lucenti canini nella carne ancora calda della sua prima...ma non ultima vittima.
Dalla finestra, Dion osservava la meravigliosa creatura alla quale aveva dato vita con i canini scoperti e allungati, rilucenti alla luce della luna. Sorrise maliziosamente e attese. Non aveva avuto che un piccolo sorso del suo sangue dolce e profumato, ma in quel momento più che mai...seppe che ne era valsa la pena.








   
 
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