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Autore: Foglia 21    04/11/2014    1 recensioni
Può un sentimento superare l'ostacolo dell'odio e del passato? Può un'unione erigersi sulle fondamenta del sospetto e della diffidenza? Può l'orgoglio di due Re inchinarsi per favorire l'amore? Solo il tempo potrà dirlo.
"Fu in quella prigione buia che raggiunse la consapevolezza. Mentre litigavano, aveva visto, nell'attimo in cui gli aveva mostrato il suo vero volto, anche uno squarcio della sua anima. Quell'anima ora la sentiva vicina, lo aveva stregato."
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Legolas, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Thorin Scudodiquercia bevve d’un colpo il poco vino rimasto nel suo bicchiere, poi lanciò un occhio ai resti del suo pasto. Non si poteva certo dire che il Re degli Elfi fosse avaro con i suoi prigionieri, cosa del tutto inaspettata. Sospirò, gettandosi sul suo giaciglio e accarezzando con la mano la dura pietra accanto a lui. La sua indecisione stava compromettendo la buona riuscita della missione e i suoi compagni non facevano che ricordarglielo. Balin, suo vicino di cella, gli aveva intimato di cedere: “e non solo per la nostra missione”.
Il nano non aveva risposto a quella frase. Sapeva che gli altri stavano tralasciando un particolare. Quel particolare era un piccolo e astuto scassinatore, che sicuramente si trovava nei paraggi e meditava un piano per liberarli. Eppure, in una piccola e remota parte del suo cervello, egli non era del tutto soddisfatto di quella opzione. Voleva e doveva rivederlo.
Fu una forza sconosciuta a spingerlo. “Ehi, guardia!” L’elfo dai lunghi capelli bruni comparve fissandolo con un certo disgusto. “Voglio parlare con il tuo Re!” sbottò, astenendosi dall’insultarlo come avrebbe voluto. L’altro non disse nulla, ma si voltò e se ne andò, presumibilmente per richiedere il colloquio con Thranduil.
Non dovette aspettare molto prima che tornasse, assieme ad altre due guardie, che lo strattonarono a malo modo fuori dalla cella per condurlo alla sala del trono. Thorin ignorò le occhiate curiose degli altri nani e cercò di mantenere uno sguardo inespressivo.
Gli elfi, con sua sorpresa, lo condussero non alla sala del trono ma a quelle che immaginò essere le stanze private del Re, situate in una zona remota e tranquilla. Si fermarono fuori dalla porta e gli intimarono di muoversi.
Thorin entrò in un’ampia e luminosa stanza, al cui centro si trovava un tavolo con vari libri a ricoprirne la superficie. Tali libri erano una minima parte delle centinaia che dimoravano sugli scaffali alle pareti, intervallati da enormi finestre che affacciavano sull’oscura foresta. In un angolo troneggiava una porta che probabilmente conduceva alla camera da letto.
Lui se ne stava appoggiato ad un davanzale, con un bicchiere di vino tra le mani e la luce dorata delle lanterne ad accarezzarne i tratti. Era senza corona e i lunghi capelli erano scompigliati, come se vi avesse passato la mano più volte. Aveva abbandonato anche le solite ricche vesti, optando per una tunica argentea, più corta della precedente, e dei pantaloni neri.
Il nano pensò a quanto l’altro fosse bello in quel momento, maledicendosi poi per simili pensieri.
“Parla, Thorin Scudodiquercia.” disse l’elfo con tranquillità.
C’era qualcosa, qualcosa nei suoi occhi di ghiaccio, che rivelò al nano un turbamento interiore nell’altro. Quel turbamento era come una specie di prurito che gli impediva di stare tranquillo anche solo per un secondo.
Si avvicinò lentamente, gli occhi dell’elfo che stranamente sfuggivano ai suoi e che guizzavano da una parte all’altra come pesci in un lago. Sapeva che lui non avrebbe permesso a molti di vederlo così.
Quando gli fu di fronte poggiò una mano sul suo petto, come se fosse la cosa più naturale da fare. Il suo cuore batteva all’impazzata e ciò destò in lui una grande inquietudine.
Thranduil lo guardò serio, senza allontanare la mano e agganciando finalmente i loro occhi. “Ti rendi conto dell’immensa malvagità e dell’enorme pericolo che la tua missione sta per destare?”. Si osservarono in silenzio per qualche minuto. Sì, ne era consapevole.
Abbassò la mano e lui si allontanò, appoggiando il calice sul tavolo e raggiungendo un’altra finestra. “Guerra e morte.” Disse con una flebile sussurro.
Un’altra cosa che di lui non immaginava e che fosse così sensibile.
“Combatteremo e vinceremo.” Disse con convinzione.
L’altro si girò verso di lui, il volto ancora più pallido e una nuova luce negli occhi. “Sei un illuso, nano.” Sbottò iniziando a camminare per la stanza, finché l’altro non si mosse all’improvviso, raggiungendolo e spingendolo contro il muro. Entrambi avevano il fiato corto, il desiderio era quasi incontrollabile.
“Quando risponderai?” sussurrò Thranduil. Al nuovo silenzio che seguì, sospirò e lo scansò. “Guardie!” urlò e senza più degnarlo di uno sguardo scomparve dietro la porta della camera da letto.
Mentre gli elfi lo riportavano in cella il cuore di Thorin Scudodiquercia batteva all’impazzata.
 
 
 
 
Dunque…non so come sia venuto fuori questo capitolo! XD Come il precedente è un po’ breve, ma prometto di impegnarmi per migliorare questo difetto. Che dire, spero vi piaccia e spero mi darete la vostra opinione a riguardo. Baci e alla prossima! ;)
  
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